FANTASCIENZA STORY: APPENDICE 04 – PARTE 03

SERIAL CINEMATOGRAFICI – TV & PILOT & CARTOON INEDITI E NO – PARTE 03

1961 – 1968

L’universo televisivo è così vasto da rappresentare quasi un mondo a sé stante. Negli Stati Uniti i serial TV SF hanno riscosso un successo enorme, grazie anche alla voglia dilagante di fantascienza diffusasi nei primi anni ’50, preludio all’allunaggio umano nel luglio del 1969. Le idee dei creatori spaziavano dal minuscolo nemico alieno alle bolle senzienti, dalle astronavi intelligenti ai poteri della mente e non si può certo dire che i risultati portati sul piccolo schermo siano stati inferiori alle aspettative riscuotendo un elevato successo di pubblico. In Italia alcuni di questi telefilm, di questi serial, sono arrivati con notevole ritardo e solo grazie all’avvento delle TV private, verso la metà degli anni Settanta.

Esistono anche pilot, cioè film o telefilm pilota per una serie mai nata per varie ragioni e uno di questi inediti esempi è rappresentato da The Adventures of Superboy di George Blair. Ventisei minuti datati 1961 per mostrarci le avventure del famoso supereroe da ragazzo, ma, per essere completi il più possibile, è bene ricordare che tre anni prima, e cioè nel 1958, abbiamo avuto un altro pilot rimasto tale e che aveva a che fare proprio con l’eroe venuto dal pianeta Krypton. Si trattava di The Adventures of Superpup, un inedito di Cal Howard e una sorta di satira mancata su Superman.

Tra gli inediti segnaliamo Plateau of fear di Kim Mills (1961), miniserie in sei episodi su degli strani delitti che si sono verificati in una centrale andina e occorre scoprirne la causa…

Way Out (1961) è un altro serial inedito in 14 episodi presentati da Roald Dahl, famoso scrittore di libri per ragazzi e collaboratore di Hitchcock per il suo omonimo serial. Qui abbiamo delle storie horror e fantascientifiche autoconclusive.

Una delle poche serie apparsa in Italia è Supercar (Supercar – 1961) di Gerry e Sylvia Anderson che ha come protagonisti i pupazzi animati di loro creazione. In questo caso l’astronauta pilota Mike Mercury guida un avveniristico mezzo in grado di volare, di immergersi e di muoversi anche sul terreno per difendere la Terra da ogni pericolo naturale o no.

Nel 1961 appare sugli schermi televisivi inglesi della ITC Agente Speciale (The Avengers), serie peraltro fortunatissima con quasi sei anni di programmazione al suo attivo, avvincente spy story in bianco e nero con ottimi spunti fantascientifici. Nel 1967 la serie fu venduta negli Stati Uniti e il maggiore budget a disposizione consentì l’introduzione del colore e una maggiore cura nei dettagli. Il protagonista della serie, John Steed (Patrick Mcnee, cugino di David Niven) è un emulo di James Bond: piacente, distinto, abile lottatore e con un fiuto da segugio, coadiuvato da bellissime donne (Honor Blackman, la Pussy Galore di 007: Missione Goldfinger; Diana Rigg, nel ruolo più famoso di Emma Peel e moglie di James Bond in 007: Al Servizio di Sua Maestà Britannica; e quindi Linda Thorson), tutte pronte a combattere il crimine. Due piccole curiosità: risulta che negli Stati Uniti gli episodi in bianco e nero non siano mai stati trasmessi e inoltre la serie fu ripresa nel 1976 con lo stesso protagonista, visibilmente invecchiato e affiancato da altri due giovani agenti, ma non ebbe vita lunga e la programmazione terminò nell’arco di un anno. I registi di questa serie furono molti e noi ne citiamo alcuni tra i più famosi: Roy Ward Baker (regista Hammeriano di Vampiri amanti, L’astronave degli esseri perduti, Asylum), Robert Fuest (L’abominevole Dottor Phibes), Don Sharp (Il Mistero del castello, Fu Manchu – AS3 Operazione Tigre, Quei Fantastici pazzi volanti).

A For Andromeda sono sette inediti episodi inglesi datati 1961 per uno sceneggiato tratto dal romanzo di Fred Hoyle dove dei segnali provenienti dalla nebulosa di Andromeda permettono a uno scienziato di costruire un computer tecnologicamente avveniristico e in più lo studioso riesce a comprendere che i segnali gli rivelano la procedura per poter creare un organismo vivente. Nel segreto più totale l’esperimento ha luogo…

Ed è inglese anche quest’altra serie inedita intitolata The escape of R.D.7 (1961) dove, in cinque episodi di trenta minuti l’uno, una scienziata ritiene di aver scoperto un virus in grado di sterminare i topi in modo che non possano diffondere a loro volta delle infezioni, ma un incidente di laboratorio causa l’infezione di un dipendente, morso da uno dei ratti a cui era stato inoculato il preparato. Convinta della giusta direzione intrapresa nelle sue ricerche la donna, malgrado le sia stato proibito continuare, decide di provare su sé stessa il virus.

Dai creatori di Spazio 1999, Gerry e Sylvia Anderson, ecco arrivare la Fireball (G.B., 1961, trasmesso dalla ITC), una navicella spaziale capitanata dal Colonnello Zodiac, pilota della Galaxy Patrol, che protegge il Sistema Solare dagli attacchi di Mister e Miss Superspy, criminali galattici. La serie, in 39 episodi, è girata in Supermarionation, il sistema ideato dagli Anderson per muovere i pupazzi. Nel 1962, sempre grazie al mitico duo, ecco Stingray (a colori) ambientato nel regno degli abissi, divertente e futuristico con scenari ed effetti speciali a cura di Derek Maddings. Poi, nel tardo 1963, ancora con marionette animate con maestria in Planet Patrol, in bianco e nero, arriva la pattuglia galattica dedita all’ordine e al rispetto della legge nel nostro Sistema Solare.

Restiamo nel 1962 con l’inedito serial di storie fantascientifiche autoconclusive intitolato Out of this world presentate da Boris Karloff, tredici episodi ispirati a racconti di famosi autori di SF (Asimov, Simak, Bradbury, Dick, ecc…).

Come lo stesso titolo suggerisce The Andromeda Breakthrough (G.B., 1962, BBC) è la trasposizione in serial nonchè il sequel dell’ormai famoso A For Andromeda girato l’anno precedente. Anche in questo caso alcuni scienziati hanno decifrato il radiosegnale proveniente dalla Galassia di Andromeda e, seguendo le istruzioni, hanno costruito un sofisticato computer per creare una donna artificiale (Susan Hampshire). Sono state girate solo sei puntate di un’ora ciascuno e rigorosamente in bianco e nero, anche se il produttore John Elliott avrebbe voluto presentarne altre due serie… fu stroncato dalla critica prima ancora di poter chiedere altri fondi.

The Big Pull del 1962, miniserie inglese inedita con William Dexter, parla di un astronauta americano che rientra sulla Terra dopo aver attraversato le fasce di Van Allen: tutto sembra essere andato bene, ma l’uomo muore senza che ne venga trovata una causa. Anche lo scienziato che aveva ideato la capsula scompare. Poco dopo si scopre che i due, grazie all’intervento di un alieno, sono diventati una cosa sola. E’ l’inizio dell’invasione: altri uomini verranno uccisi e altri scompariranno misteriosamente salvo poi tornare come pericolosi nemici alieni fusi in un unico corpo.

Sempre del 1962 abbiamo l’inedito City beneath the sea, sette puntate di trenta minuti interpretate da Gerald Flood, Stewart Guidotti, Caroline Blakiston, Haidyn Jones, Aubrey Morris, Dennis Goacher e imperniate su un giornalista e il suo assistente i quali vengono rapiti e portati nella base segreta sottomarina del solito scienziato pazzo che mira alla conquista del mondo. Ovvio che i due gli metteranno i bastoni tra le ruote. La serie ebbe anche un seguito intitolato Secret Beneath the Sea.

Curiosa serie belga questa De Tijdcapsule, inedito del 1963 e imperniato in dodici episodi sui viaggi nel tempo.

E, sempre a proposito di inediti, eccoci a Dimension of fear di Don Leaver. Si tratta di quattro episodi inglesi, sempre del 1963, con una storia intrigante: esiste un centro segreto vicino a un piccolo e tranquillo villaggio inglese e in esso si studiano i problemi relativi alla metodologia dell’alimentazione in assenza di gravità. L’attività del centro e la tranquillità del villaggio vengono sconvolti da due omicidi, uno dei quali è quello di un’astronauta. Sono dei delitti misteriosi che aprono la strada verso un mondo parallelo.

Ray Waltson, Bill Bixby e Alan Hewitt, compaiono in My favorite martian (CBS, 1963), una divertente sf-comedy che ci trasporta in pieno mistero ufologico proponendoci la storia di un UFO che si schianta sulla Terra e l’unico testimone è un giornalista che pensa di ricavarne uno scoop sensazionale. Salvato l’alieno e portatolo a casa, il giornalista cerca di convincerlo a raccontare la sua straordinaria avventura, ma l’alieno non accondiscende. Fattosi passare per “Zio Martin”, riesce, ancora una volta a ottenere l’aiuto del suo salvatore per riparare la sua navicella: in tutto sono tre fortunate stagioni (fino al 1966) per un totale di 107 episodi e immancabili disavventure finalizzate alla permanenza o alla partenza dello strano ospite. Il tema sarà ripreso nel 1998 con il film Martin, il marziano.

Come già anticipato, Kim Mills si occupa del sequel di City beneath the sea dirigendo una miniserie in sei episodi nel 1963 e intitolandola Secret beneath the sea. È la storia dell’operazione di recupero di un materiale rarissimo sul fondo oceanico, un elemento estremamente importante per il volo spaziale in quanto offre una grande resistenza all’attrito e alle alte temperature.

Ancora del 1963 è il serial inglese inedito intitolato Sierra Nine di Marc Miller. Sono tredici episodi che hanno come protagonista una segreta organizzazione chiamata Sierra Nove appunto, il cui compito è quello di tenere sotto osservazione gli studi e le invenzioni degli scienziati in modo che ciò da essi scoperto o creato non finisca nelle mani di nazioni o a gruppi terroristici.

The Outer Limits fu trasmessa, per la prima volta, nell’inverno del 1963 dall’ABC e venne presto considerato il fratello minore della celeberrima Ai confini della realtà, mixando abilmente, spiegazioni scientifiche e creature aliene dal trucco credibile. Questa serie, composta da 49 episodi della durata di circa un’ora, ha visto militare Cliff Robertson (vincitore del Premio Oscar come protagonista de I due mondi di Charly), Donald Pleasence (cult actor insieme a Vincent Price, Christopher Lee e Peter Cushing nel settore sf-horror), Martin Landau (il Comandante Koenig di Spazio 1999 e splendido interprete di Bela Lugosi in Ed Wood, liberamente tratto dalla storia vera del regista Ed Wood definito il peggior regista del mondo), Barbara Rush (intrepida eroina di Destinazione… Terra) e i sempreverdi Leonard (Spock) Nimoy e William (James T. Kirk) Shatner della futura serie Star Trek. Crediamo sia doveroso ricordare che due episodi della I stagione, The Architets of Fear e A Feasibility Study, e tre puntate della II stagione, Behold, Eck!, Demon with a Glass Hand e The Invisible Enemy, sono stati girati da Byron Haskin, regista di La Guerra dei Mondi, S.O.S. Naufragio nello Spazio e Dalla Terra alla Luna. Malgrado gli episodi fossero in bianco e nero, gli effetti speciali progettati dalla Projects Unlimited la Ray Mercer Company furono strabilianti. Ogni creatura diveniva così realistica che perfino il produttore Joseph Stefano ne aveva timore. La prima stagione fu un vero successo, tanto è vero che la ABC volle replicarlo nel 1964, ma una decisione di programmazione spostò la serie dal lunedì sera al sabato notte in contemporanea al Jackie Gleason Show, un varietà popolare famoso e di successo. Ciò segnò le dimissioni del produttore Stefano, al quale subentrò Ben Brady che improntò la serie su un filone molto più fantascientifico che umoristico facendosi altresì apprezzare per il basso costo (appena 150 mila dollari a episodio) e la discreta riuscita. Sfortunatamente non fu apprezzato a tal punto da continuare. The Outer Limits fu soppressa alla metà esatta della seconda stagione di programmazione.

Eitoman arrivò dal Giappone con furore nell’ottobre del 1965, ma è del 1963. Capo di un’efficientissima squadra di polizia del ventunesimo secolo è Tobor, indistruttibile robot in cui è stata infusa l’anima di un ex-agente, Peter Bradley, ucciso dal famigerato criminale Saucer Lip. La regia è di Sho Onishi & Shoji Sasaki.

Nacque nel 1963 anche il Dr. Who, la storia di uno scienziato esploratore che viaggia attraverso il tempo e lo spazio, che riscosse un discreto successo, ma in Italia vennero trasmessi solo alcuni sporadici episodi.

Parallelamente a Outer Limits, la ABC cominciò a trasmettere Voyage to the Bottom of the Sea al lunedì sera. La serie, prodotta da Irwin Allen, che è stata una delle più dispendiose dal punto di vista finanziario e lavorativo, ebbe due titoli: Avventure in fondo al Mare, poi modificato per non confonderla con quella con Lloyd Bridges del 1957 e re-intitolata, come il film d’altra parte, Viaggio in Fondo al Mare. Il sottomarino Seaview e il suo equipaggio, capitanato dall’ammiraglio Nelson Harriman (un ottimo Richard Basehart, nel ruolo che nel film fu di Walter Pidgeon) e dal capitano Lee Crane (David Harrison, l’interprete de L’Esperimento del Dottor K), devono affrontare ogni genere di nemici per salvare la razza umana da una catastrofica disfatta. Nella prima stagione televisiva il Seaview affrontò sabotatori, agenti nemici e calamità naturali di vario genere, ma dalla seconda stagione in poi (gli episodi sono in totale 110, dal 1964 al 1968), quando iniziò a essere trasmesso a colori, L. Billy Abbott, il curatore degli effetti speciali, cominciò a scatenarsi in un caleidoscopio di mostri colorati, umanoidi anfibi, dinosauri giganti, mummie, creature degli abissi profondi e lupi mannari. Gli indici d’ascolto salirono e sia la ABC che la 20th Century Fox (i produttori), si rifecero ben presto delle spese sostenute per la costruzione dei modellini. Basti pensare che furono spesi ben 180.000.000 di dollari solo per la costruzione dei tre modelli del sottomarino. Lo stesso Abbott vinse due Emmy per gli effetti speciali del Seaview. Fu veramente un successo inaspettato anche in Italia, dove gli episodi furono trasmessi dalla seconda stagione in poi. Ritroviamo alcune special guest molto famose come: Richard Carlson (Destinazione… Terra, Il Mostro della Laguna Nera, Il Labirinto, Il delitto del Faro, La Vendetta di Gwangi e regista e interprete de Gli Esploratori dell’Infinito); Viveca Lindford (Creepshow e Stargate), James Doohan (il grande Scotty della serie Star Trek), George Sanders (Il Villaggio dei dannati e Galaxy Horror), la nostrana Barbara Bouchet, John Cassavetes e Vincent Price. Il produttore e regista Irwin Allen era già balzato agli onori delle cronache per alcuni prodotti antecedenti come Il Mondo è meraviglioso (The Animal World), un documentario la cui prima parte era ambientata ai tempi preistorici e gli animali erano stati realizzati da Ray Harryhausen e Willis O’Brien. Allen era destinato a una carriera produttiva e registica variegata e interessante: L’avventura del Poseidon del 1972, L’Inferno di Cristallo nel 1974, un grande successo commerciale, ma anche la fantascienza con Mondo Perduto del 1960, i cui effetti speciali furono curati, ancora una volta, da L.B. Abbott; Allen si occupò anche di serial TV famosi: Lost in Space (1965), Kronos (The Time Tunnel) nel 1967 e La Terra dei Giganti (Land of the Giants – 1968).

Del 1963 e trasmesso anche in Italia è il cartoon Astroboy, un robot-bambino creato dal Dottor Astro per salvaguardare il pianeta Terra ed i suoi abitanti dall’attacco di mostri spaziali.

Di super poteri è dotato invece Johnny Quest (1964), cartone animato in cui un ragazzo combatte i cattivi con l’aiuto delle sue risorse galattiche, storie deboli, ma non prive d’inventiva.

Passata inosservata a tutti, Space Angel, sempre del 1964, era qualcosa di più di una semplice serie a cartoni: un vero angelo degli spazi siderali contrastava con l’amore (e raggi cosmici) i malvagi invasori della Terra.

Curioso e forse primo esempio di serial fantascientifico australiano, ovviamente da noi inedito, è questo The Stranger di Gil Brealey: dodici episodi per raccontarci la storia di un alieno che giunge sulla Terra con l’intenzione di chiedere aiuto ai terrestri per la sua razza la quale vorrebbe emigrare sul nostro mondo. Dopo un periodo di incomprensioni fra i due popoli, verrà raggiunto un accordo.

Kaiju Agon, inedito del 1964 per la regia di Norio Mine e Fuminori Ohashi ci parla del mostro Agon che, come ogni mostro che si rispetti, attacca il Giappone con la sua furia devastatrice e alla quale, inizialmente, niente e nessuno riesce ad opporsi.

Altro inedito inglese del 1964 questo R3 che annovera tra gli interpreti Richard Wordsworth e cioè Victor Carroon di L’Astronave Atomica del Dr. Quatermass. Si tratta di varie storie ambientate in un Centro di ricerche scientifiche e sociali.

In Italia invece si produce Obbiettivo Luna per la regia di Marcella Curti Giardino (1964) con Ivano Staccioli, Roberto Chevalier, Loretta Goggi, Stefano Bertini e Silvana Giacobini. Erano cinque episodi da trenta minuti per un programma inserito nella TV dei Ragazzi e ispirato alla miniserie Target Luna: il figlio di uno scienziato scozzese si sostituisce al pilota del primo razzo lunare e, con le istruzioni che gli arrivano da Terra, compie un’orbita attorno alla Luna e rientra felicemente sulla Terra.

Altra serie televisiva degna di nota in questi anni, ma quasi trascurata dalle televisioni, fu Organizzazione U.N.C.L.E., conosciuta anche come Quelli dell’U.N.C.L.E. o anche come L’Uomo dell’U.N.C.L.E. (The Man from U.N.C.L.E.): spionaggio e thriller dal sapore fantascientifico dove i due superagenti Napoleon Solo (Robert VaughnI magnifici sette e I Magnifici sette nello Spazio) e Illya Kuryakin (David McCallum – serial TV Zaffiro e Acciaio e Dogs) danno battaglia a un’organizzazione criminale denominata Thrush. La sigla U.N.C.L.E. sta per United Network Command for Law and Enforcement, ovvero “Comando Unito per il Rispetto della Legge”. Nata il 22 settembre del 1964 resistette fino al 15 gennaio 1968.

Probabilmente fu proprio My Living Doll di Laurence Dobkin ed Ezra Stone (CBS, 1964) a ispirare il noto serial degli anni ’80 Super Vicky (Small Wonder), la bimba-robot che impara a vivere giorno per giorno nella sua famiglia adottiva: così, come per la seconda, anche il robot della serie è una donna, una bellissima donna di nome Rhoda che deve essere istruita dal suo creatore per affrontare la quotidianità della vita… bellissima favola e altrettanto bellissima interprete (Julie Newmar), in quella che può considerarsi la prima serie sexy della storia.

Lost in Space (da cui è stato tratto il film omonimo, del 1998, con Gary Oldman e William Hurt, diretto da Stephen Hopkins della Lucas Film) narra la tormentosa avventura della famiglia Robinson, catapultata negli spazi da un agente straniero che, suo malgrado, si trova anche lui intrappolato sulla nave spaziale vagabonda. Stanchi di una Terra sovraffollata il Dottor Robinson (Guy Williams, lo Zorro della Disney, nonché Capitan Simbad), con la moglie June Lockhartm (figlia di Gene, star di Something to sing about e Miracolo sulla trentaquattresima strada e che ha recitato anche nel serial TV Lassie) e i loro tre figli Billy (Bill Muky), Judy (Marta Kristen) e Penny (Angela Cartwright, sorella di Veronica: Gli Uccelli, Alien, Uomini Veri, ecc…), insieme all’amico co-pilota Don West (Mark Goddard), decidono di trovarsi un tranquillo eremo nello spazio, si ibernano e partono: ma qualcuno non vuole che il loro viaggio abbia un felice termine e proprio il Dr. Smith (Jonathan Harris, popolare per le serie TV The Third Man e Bill Dana Show) tenta, invano, di far esplodere il loro mezzo. Si ritrova così, compagno di avventure, in un universo fatto di pericoli impensabili e con la segreta speranza di riuscire, un giorno, a tornare a casa. Tutti gli 83 episodi (la prima stagione fu trasmessa in bianco e nero) furono curati personalmente da Allen con l’aiuto di L.B. Abbott per gli effetti speciali. Particolari le guest di questa serie: troviamo infatti un giovanissimo Kurt Russell (Il Computer con le scarpe da tennis, Spruzza, sparisci e spara, 1997: Fuga da New York, La Cosa e Fuga da Los Angeles), John Carradine (un numero infinito di pellicole, fra cui: La Sposa di Frankenstein, La Vendetta dell’Uomo invisibile, La casa degli orrori, La casa dalle ombre lunghe, Il Pianeta del Terrore, ecc…), oltre, naturalmente, al favoloso robot che accompagna i naufraghi spaziali nelle loro avventure. Il primo telefilm fu trasmesso il 15 settembre del 1965 e l’ultimo l’11 settembre del 1968.

Un’infinità di titoli, in Italia, contraddistingue questo serial principalmente intitolato Get Smart (Get Smart), ma conosciuto da noi anche come: Get Smart – Un Detective tutto da ridere, Get Smart – Un Agente tutto da ridere, Un Poliziotto tutto da ridere, Get Smart Agente Speciale, Agente 86 Max Smart, Agente Speciale 86 – Un Disastro in licenza, Prendete Smart. Era una sorta di parodia del genere spionistico della durata di 137 episodi prodotti da Mel Brooks, a partire dal 1965, e interpretati da Don Adams e Barbara Feldon.

James Gregory e Michael Dunn, per la regia di Harvey Hart, portarono al successo Selvaggio West (The Wild Wild West), del tardo 1965, un fanta-thriller alla 007 ambientato nel West e che ha conosciuto anche un remake cinematografico nel 1999.

Altro inedito del 1965 è questo piccolo serial inglese intitolato Legend of Death di Gerald Blake in cinque puntate imperniate su questa storia: la costruzione di un avveniristico aereo a propulsione nucleare è in pericolo, in quanto il solito scienziato pazzoide sta compiendo degli esperimenti sulla tolleranza alla radioattività degli esseri umani, utilizzando un impianto atomico su un’isola necessario per la costruzione del velivolo. Toccherà al figlio dell’industriale costruttore sventare la minaccia.

Undermind (1965) è un inedito serial inglese in 11 episodi imperniato su misteriosi segnali provenienti da una fonte aliena nel profondo spazio e che hanno il potere di compiere una sorta di lavaggio del cervello alle vittime colpite. Una di queste cerca di uccidere il protagonista del serial, ma è invece lui a morire. Però ce ne sono tanti altri…

Out of the Unknown sempre del 1965 e conosciuta anche come Journey to Unknown è, purtroppo, una serie inedita. Era molto ben fatta, di produzione inglese e le varie storie, quarantanove in tutto in bianco e nero e a colori, erano tratte da racconti di Asimov, Ballard e Bradbury e tra gli sceneggiatori figura Nigel Kneale.

Inedito è anche questo mini-serial ancora inglese e intitolato Object Z per la regia di Daphne Sadwell (1965). In sei episodi ci viene presentata una storia per molti versi simile a La Morte viene dallo Spazio di Paolo Heush: un misterioso oggetto sta viaggiando in rotta di collisione verso la Terra. L’unico modo per fermarlo è quello di lanciare, da ogni parte del mondo, le batterie missilistiche per poterlo distruggere.

Il serial ha avuto anche un sequel l’anno successivo e intitolato molto originalmente Object Z Returns sempre per la regia di Daphne Sadwell: anche questo in sei parti da trenta minuti e qui abbiamo altri tre oggetti che stanno facendo rotta verso la Terra, ma in questo caso si tratta di astronavi di provenienza misteriosa e sconosciuta. Una volta giunti in orbita attorno alla Terra cominciano a emettere delle radiazioni congelanti.

Le sit-com americane hanno sempre cercato di insegnare la vita attraverso gli occhi dei protagonisti, da qui vari spaccati di quotidianità e variopinte forme di divertimento. La fantascienza non poteva certo essere immune e così ecco apparire nel 1966 My Mother the Car, serial a colori in trenta puntate con protagonista Jerry Van Dyke, in cui il giovane Van Dyke, avvocato, acquista da un concessionario di automobili, una Porter del ’28, auto all’apparenza normale, ma che nasconde al suo interno un’anima umana. La macchina altro non è che la reincarnazione di sua madre e il giovane avvocato dovrà difenderla dalle insidie del mondo, come curarla da un’amnesia dovuta allo scontro con un palo della luce o sostenerla dopo una sbronza di lubrificante. Ma l’ostacolo maggiore sarà impedire alla propria famiglia di cedere l’auto a un vecchio collezionista in cambio di una nuova Station Wagon. La serie non fu proprio un successo: data la mancanza di nuovi elementi, infatti, in ogni episodio il solo e unico protagonista rimane Jerry Van Dyke e il pubblico sembrò non apprezzare l’idea del regista Rod Amateau di non inserire altri personaggi. La serie terminò nell’autunno del 1966, dopo un solo anno di programmazione.

Ancora dal Giappone abbiamo l’inedito Kaiju Buusuka di Kazuho Mitsuta, 47 episodi con la supervisione agli effetti speciali di Eiji Tsuburaya: questa volta il mostro viene creato da uno scienziato quale delizioso e gigantesco compagno per dei suoi piccoli amici. Alimentando un’iguana con un preparato speciale, ecco che la creatura diventa un mostro gigantesco, ma buono.

Siamo in Giappone e ci restiamo e siamo sempre nel 1966 con l’inedito Maguma Taishi. Si tratta di 52 episodi a colori per narrare di un alieno di nome Rodak che vuole conquistare la Terra, ma tre super robot accorrono in difesa del mondo.

E in Giappone restiamo con Urutora Kyuu, ennesimo inedito giapponese del 1966 diretto da Koji Kajita, Samaji Nonagase e Hajime Tsuburaya… quest’ultimo è il figlio di Eiji, tecnico, come lui stesso, degli effetti speciali della Toho Film. Sono 28 episodi a colori su un giornalista, uno scrittore di fantascienza e un pilota dell’aviazione che indagano su fatti misteriosi e apparentemente privi di spiegazione.

Adam Adamant Lives è un altro serial inglese inedito del 1966 in 29 episodi da 50 minuti ed è molto simile a quello già citato di Agente Speciale: il nostro agente segreto, Adam, è rimasto in stato di sospensione vitale per 64 anni ed è stato condannato a questa sorte dal suo mortale nemico “La Faccia” il quale nasconde il suo vero volto dietro una maschera. La condanna per Adam doveva essere terribile in quanto reso immortale da un preparato iniettatogli dal criminale, avrebbe dovuto passare la sua acquisita immortalità coscientemente imprigionato nel ghiaccio, ma l’incidente casuale che lo libera fa anche in modo che il mondo acquisisca un valido combattente della giustizia.

Passiamo a un altro inedito e altra miniserie inglese sempre del 1966. Sei episodi intitolati The Master di John Braybon e John Frankau ci parlano delle facoltà telepatiche di un mutante, un vecchio di più di centocinquanta anni, che sono usate per tentare di dominare il pianeta.

Il compianto Bruce Lee (Dalla Cina con Furore, Il Furore della Cina colpisce ancora, I Tre dell’Operazione Drago) interpretò con Van Williams una serie di 26 episodi dal titolo Il Calabrone Verde (The Green Hornet – 1966), dove Green Hornet, alias Britt Reid, alias Van Williams, proprietario di una stazione televisiva, di un quotidiano e di una macchina accessoriata alla James Bond, la Black Beauty, una Chrysler Modello Imperial del valore di circa cinquantamila dollari d’epoca, si maschera per combattere il crimine che infesta l’America. A causa di un pessimo orario di programmazione, però, la serie non ebbe il successo sperato e la ABC non incassò mai abbastanza da coprire le spese di produzione. Vale la pena comunque ricordare che, nel 1940, era stata varata una prima versione della serie intitolata, appunto The Green Hornet per la regia di Ford Beebe e Ray Taylor e The Green Hornet Strikes Again di Ford Beebe e John Rawlins, entrambi del 1940 e dai quali furono ricavati due lungometraggi.

Di nuovo passiamo a un inedito del 1966. Si tratta di It’s About Time con Frank Aletter: a bordo di una capsula spaziale in orbita attorno alla Terra, due astronauti finiscono in una sorta di buco nero temporale e si ritrovano sul pianeta in un’epoca primordiale e devono imparare ad adattarsi a una vita primitiva grazie anche all’aiuto di una famiglia di cavernicoli. Una volta riparata l’astronave, i due tornano nel loro secolo portandosi dietro la famiglia aborigena con tutti i guai che ne conseguono.

Genera delle serie alternative anche il nostro famoso agente dell’U.N.C.L.E. ed ecco infatti, sempre nel 1966, Agenzia U.N.C.L.E. (The Girl from U.N.C.L.E.): sono 29 episodi con altri agenti, ma sempre appartenenti all’organizzazione dei nostri due eroi principali.

Una specie di serial, presentato alla TV dei ragazzi, è l’italiano È arrivato Mister John per la regia di Lelio Golletti. È la storia di un robot, dono del solito zio d’America, che viene spedito in Italia alla famiglia Rossi. Da quel momento nascono i guai perché la creatura meccanica si rivela un portatore di disastri.

Poi abbiamo un altro programma fantascientifico che è andato in onda, sempre nella TV dei ragazzi, dal 6 febbraio 1966 e che s’intitolava I Legionari dello Spazio per la regia di Italo Alfaro. Era una serie in cinque episodi interpretata da Carlo Croccolo e imperniata su un gruppo di legionari che devono sconfiggere Oreussa, una perfida regina galattica che ha usurpato il trono ad Assuero, regina buona… costumi poco credibili e fondali di plastica.

Parliamo ora della curiosa catalogazione del film di Franklin Andreon che è passato in televisione come Dimensione 5 (Dimension 5, riportato però anche come Dimension 3 e che ha, come titolo originale, sia Dimension 5 che Dimension 4. Comunque, qualunque sia il numero di queste dimensioni, il film datato 1966 e interpretato da Jeffrey Hunter, partito come idea iniziale di essere il pilot di una serie, narra le vicende di un agente segreto che possiede una cintura capace di farlo viaggiare nel tempo. Egli deve sventare i piani malefici di un’organizzazione chiamata “Drago”, la quale vorrebbe scagliare una bomba nucleare su Los Angeles. Inutile dire chi vincerà, vero?

Con Profiler – Intuizioni mortali (The Profiler) siamo sempre nel 1966: è una serie a colori di 79 episodi di circa sessanta minuti l’uno imperniata sul personaggio di Sam Waters che svolge il suo lavoro di psicologa criminale presso l’ufficio di polizia, ma la donna possiede anche la facoltà di poter vedere dentro la mente degli assassini e guardarli mentre compiono i loro delitti. Pur essendosi ritirata dall’attività, viene convinta a ritornare per far parte di una squadra che dà la caccia ai serial killer.

Ancora nel 1966 arriva la serie televisiva di Batman con il fantomatico uomo pipistrello e il suo giovane aiutante, rispettivamente interpretati da Adam West e Burt Ward, trenta minuti di divertimento fra carambolanti avventure e soffice ironia. Molti personaggi famosi vollero far parte del cast occasionale dato il sempre crescente successo del serial: l’unico ruolo in cui potevano recitare era naturalmente quello dei “cattivi” per cui personaggi come Caesar Romero e Burgess Meredith furono in seguito scritturati per ruoli semi fissi, dato che interpretavano criminali ricorrenti come il Jolly e il Pinguino. Burt “Robin” Ward ottenne la parte quasi per caso: faceva il barista in un locale adiacente la produzione, così, portando caffè, the e succo di pompelmo, si fece notare e immediatamente il regista Tom Gries lo scritturò e il “juice man” (uomo del succo, come fu soprannominato) cominciò la sua escalation al successo.

Nel 1966 è ancora Irwin Allen a firmare una nuova serie televisiva. S’intitola Kronos (Time Tunnel), basato e adattato da un’idea di Herbert George Wells, e fu trasmesso la prima volta il 9 settembre 1966 e si concluse il 1° settembre 1967. Un gruppo di scienziati impersonati da James Darren, Robert Colbert, Whit Bissell (Il Mostro della Laguna Nera, L’Uomo che visse nel Futuro, L’Invasione degli Ultracorpi, 2022: I Sopravvissuti e tanti altri…) e John Zaremba, inventano una poderosa macchina che può trasportare i passeggeri avanti e indietro nel tempo. Sperimentandola il Dottor Tony Newman (Darren) si ritrova sul ponte del Titanic, un paio di giorni prima della catastrofe. Allo scopo di riportarlo indietro viene spedito anche il Dottor Doug Phillips (Colbert) e, insieme, cercano in ogni modo, di convincere il Capitano a cambiare rotta e il corso della storia, ma inutilmente. Così, poco prima dell’affondamento e quando per Newman e Phillips sembra tutto perduto, i loro amici riescono a prelevarli e i due piombano di nuovo nel vortice del tunnel temporale. In questo modo si trovano a vivere punti salienti della storia. Nel trentesimo e ultimo episodio, quando i due sembrano destinati a tornare finalmente a casa, si ritrovano nuovamente su ponte del Titanic: tutto ricomincia da capo e ricomincia anche la trafila di successi anche per Allen ed Abbott il quale conquista il suo terzo Emmy Award per gli effetti speciali, premio che non riuscì a ottenere per La Terra dei Giganti.

Sarebbe quasi impensabile non citare l’universo variopinto e cosmopolita di Star Trek, saga stellare ideata da Gene Roddenberry che trascinò gli spettatori a bordo della nave spaziale Enterprise, attraverso il cosmo ed il suo ignoto. Per cui torniamo indietro nel tempo perché esso fu trasmesso per la prima volta dalla NBC l’8 settembre 1966. Il serial si accaparrò immediatamente la simpatia dei telespettatori che seguirono tutti e 76 gli episodi in un crescendo di emozioni e intervenendo massicciamente quando si era pensato di sospendere la serie. Solo l’episodio pilota The Cage, definito troppo cervellotico, non fu trasmesso dai network e solo in seguito è stato rieditato. Una seconda chance data a Roddenberry di riscrivere l’episodio pilota fu la scelta giusta e da lì il successo: nel frattempo il precedente protagonista della serie, il Comandante Christopher Pike (l’attore Jeffrey Hunter), non fu disponibile e questo fece la fortuna di William Shatner. Alcune sequenze di The Cage furono utilizzate nell’unico episodio doppio della serie: L’ammutinamento. Dagli anni ’60 la nave stellare Enterprise ha subito modifiche e cambiamenti per poterla adattare a nuove situazioni e nuovi periodi storici e dall’iniziale idea di Roddenberry è nato tutto un mondo del futuro che si è estrinsecato in successivi serial TV e in film di alto livello di cui parleremo in seguito.

Il 9 gennaio del 1967 appare sui teleschermi la prima puntata di Mr. Terrific, una produzione CBS che doveva surclassare l’ABC in periodo nero. L’eroe della vicenda, più simile a SuperPippo che a Batman, è Stanley Beamish (Stephen Strimpell), un mansueto benzinaio, che viene usato come cavia da uno scienziato del governo che inventa ed esperimenta una pillola dalle straordinarie proprietà, ma che ha effetto solo sul povero Stanley e per un periodo limitato: un’ora per la precisione. Chiuse dopo una stagione malgrado tra i registi ci fosse anche Jack Arnold.

Jaianto Robo (titolo Usa: Johnny Sokko and his Flying Robot), serial inedito del 1967 in 26 episodi, ci racconta di una potente astronave che penetra non avvistata nell’atmosfera terrestre e raggiunge il fondo dell’oceano. A bordo vi sono degli alieni guidati da un sinistro invasore che vuole distruggere i terrestri facendo tornare in vita un mostro preistorico che giaceva in letargo sul fondo. L’alieno cattura dei terrestri fra i quali c’è un agente segreto. Il gruppo, tenuto prigioniero su un’isola, riesce a impadronirsi di un gigantesco robot con il quale sconfigge il mostro che stava per mettere a ferro e fuoco la città di Tokyo.

Kaijuu Ouji per la regia di Keinnosuke Tsuchiya è un inedito del 1967, ventisei episodi per parlare dell’amicizia fra un ragazzo e un cucciolo di dinosauro e, grazie a questo, molti altri mostri malvagi verranno sconfitti.

Ancora dal Giappone giunge questo inedito Kousoku Esupaa del 1967: ancora ventisei episodi stavolta imperniati su un super eroe con poteri al servizio del bene.

E, sempre nello stesso anno, sempre inedito e sempre dal Giappone, ecco Urutora Sebun: 49 puntate a colori dirette da Hajime Tsuburaya, Toshitsugu Suzuki, Kazuho Mitsuta e Samaji Yaganese. Fra gli interpreti segnaliamo: Koji Moritsugu, Yuriko Ishimi, Shoji Nakayama, Bin Furuya, Kenji Sahara e Akihiko Hirata. L’eroe di questa serie proviene nientemeno che dalla Galassia M-78 ed è venuto sul nostro pianeta solo per trascorrervi una tranquilla vacanza, ma si rende conto presto che quella che manca alla Terra è un supereroe e, detto fatto, arriva Ultra Sebun.

La NBC propose invece la serie di Captain Nice (Captain Nice – 1967, trenta minuti per ogni episodio). Un chimico della polizia inventa per caso un super intruglio che lo trasforma in un eroe volante ogni qualvolta il crimine imperversa in città. Carter Nash (William Daniels, il medico di L’uomo da sei milioni di dollari) s’infila il costumino appositamente fatto da sua madre e sventa i criminosi piani dei malfattori. Divertente ed esilarante, Captain Nice impersona la parodia di molti stereotipi americani del tempo con mille paure e falsi-veri moralismi. Diverrà poi lo spunto per il divertente Ralph Supermaxieroe degli anni ’80.

Del 1966 è Frankenstein Jr. and the Impossibles di Hanna & Barbera. Un dolcissimo mostro di oltre quattro metri d’altezza combatte gli extraterrestri aiutato da tre agenti terrestri sotto copertura (i tre formano un gruppo rock). Il Giappone offrì la sua versione di robot buono da combattimento con Gigantor, ma non fu molto apprezzato: stranamente le animazioni non sembravano eseguite in maniera ottimale, anzi lasciavano molto a desiderare.

Per la gioia di saperlo anche i cartoni animati giocarono un ruolo molto importante. The Amazing Three (1967) fu commercialmente un disastro, ma i ragazzini americani ne andarono matti: è la storia di tre alieni che, scesi sulla Terra sotto forma di animali e con l’intento di annientarla, diventano amici di Kenny, un ragazzino umano.

Sulla scia del successo inarrestabile di Superman arrivano, nei primi mesi del 1967, anche i cartoni animati del supereroe allergico alla Kryptonite: The New Adventures of Superman, trasmesse per due stagioni.

Alla difesa della Terra concorsero anche I Fantastici 4 (The Fantastic Four – 1967), composti da l’uomo gomma, l’uomo torcia, la donna invisibile e la Cosa, un essere fatto apparentemente di mattoni e dotato di forza erculea, ma fu poco apprezzato dai ragazzi.

Frankenstein Jr. (1966) e Gli Ercoloidi (The Erculoids – 1967), pur essendo stati ben accolti dal pubblico, non ebbero vita lunga, mentre, se torniamo indietro nel tempo e restiamo sempre nel campo dei cartoon, I Jetsons, i cui creatori, Hanna e Barbera, firmarono successivamente anche Space Ghost (1966) e i Flinstones, furono uno dei primi sci-fi cartoon ad essere trasmesso per lungo tempo in tutte le televisioni e ancora oggi rimane un prodotto commercialmente ottimo.

Anche i Marvel Super Heroes (1966), come Capitan America, Thor, Iron Man, l’Incredibile Hulk, si rivelarono essere cartoon fedeli alle storie originali dei fumetti, ma, mentre Capitan America fu trasmesso per lungo tempo anche nel nostro paese, gli altri furono lasciati nel dimenticatoio.

Restiamo nel 1967 e, precisamente, in ottobre per ricordare il serial a cartoni animati Spiderman, trasmesso dall’ABC.

Ed ora siamo, precisamente, al 10 gennaio del 1967: “Gli invasori. Extraterrestri provenienti da un pianeta morente. Loro destinazione: la Terra. Loro scopo: impadronirsi del mondo. David Vincent li ha visti. Tutto cominciò una notte in una campagna solitaria cercando una strada che non trovò mai. Era troppo stanco per proseguire il suo viaggio. Tutto cominciò con l’atterraggio di un UFO da un’altra galassia. Ora lui sa che gli Invasori sono sulla Terra, lui sa che hanno preso sembianze umane: in qualche modo dovrà convincere il mondo incredulo che l’incubo è già incominciato”. Così comincia il serial Gli Invasori (The Invaders), prodotto da Alan A. Armer per la Quinn Martin Production in 43 episodi tutti a colori interpretati da Roy Thinnes (Doppia immagine nello Spazio, X-Files – File 6: Masterplan, nel ruolo del guaritore e The Invaders – Gli Invasori sono tra noi, dove riprendeva, in un cameo, il personaggio di David Vincent). Lo stile del telefilm segue il filone delle invasioni aliene che terrorizzano i terrestri anche se, nel secondo ciclo televisivo, lo sfortunato David Vincent riesce a formare un piccolo gruppo di anti-alieni, convincendoli della veridicità delle sue affermazioni. Edgar Sconville (Kent Smith – Il Bacio della Pantera di Jacques Tourneur), diviene suo fedele compagno e alleato nella lotta contro gli invasori. Scarno il numero delle guest star famose: troviamo un giovane Gene Hackman (Superman), With Bissell e John Zaremba (provenienti entrambi da Kronos). La serie chiuse i battenti l’11 settembre 1968.

Un paio di mesi prima, e precisamente l’1 giugno dello stesso anno, cominciò una nuova serie di telefilm dal titolo Il Prigioniero (The Prisoner), 17 episodi per una sola stagione sulle vicende dell’agente segreto identificato solo dal suo numero: 6 (Patrick McGoohanI Demoni dell’aria del 1957, L’Inafferrabile Primula Nera del 1963, Base Artica Zebra del 1968 e la serie TV Danger Man). Numero 6 lavora per il governo: è un bravo agente. Viene rapito e deportato in uno strano villaggio sito in una penisola dove la vegetazione incornicia ironicamente la storia. Numero 6 possiede delle informazioni di estremo valore e nessuno deve carpirle. Innumerevoli sono i tentativi di fuga, meramente repressi dalle Rover, giganti bolle senzienti. Solo nell’ultimo episodio l’agente lascia la penisola, si dirige a Londra guidando velocemente la sua auto, proprio come all’inizio di ogni episodio, sta finalmente fuggendo dal villaggio, adesso l’unica trappola è lui stesso: la sua prigione è il suo essere. È uno dei telefilm più strani mai prodotti, girato interamente nel Regno Unito, dove fu trasmesso, per la prima volta, nel 1962 e ambientato in una cittadina di nome Portmeirion, vicino alla Cardigan Bay. Il pittoresco villaggio in cui Numero 6 è prigioniero, ospita enigmatici abitanti con stravaganti comportamenti, quasi fossero marionette nel paese delle favole; sconvolgente la scoperta che tutti gli abitanti un tempo ricoprirono la carica di agente nei servizi segreti. La serie ebbe termine, negli Stati Uniti, l’11 settembre 1969.

Spectreman (Spectreman) è un serial giapponese del 1967 e narra le vicende di un super eroe metà essere umano e metà robot che combatte i malvagi. Gli effetti speciali sono di Eiji Tsuburaya, fatti al risparmio, ma è indubbiamente il precursore di tutte quelle serie spaziali (Mazinga, Goldrake, ecc..) che invaderanno gli schermi di tutto il mondo. Le regie degli episodi sono affidate a vari autori e la serie avrà un seguito qualche anno dopo.

Serie tedesca questa de Le fantastiche avventure dell’astronave Orion (Raumpatrouille – Die Phantastichen Abenteur Des Raumschiffes Orion – 1967). Solo sette episodi di un’ora e in bianco e nero, ragione per cui fu rifiutata negli Stati Uniti: siamo nel futuro e l’umanità sta dominando lo spazio esterno e quello interno del proprio pianeta. L’astronave Orion sta combattendo nello spazio profondo per debellare gli invasori che stanno minacciando l’espansione spaziale terrestre e il suo stesso pianeta.

Passiamo ora a Capitan Ultra (Captain Ultra – 1967), serie a colori giapponese di 24 episodi da trenta minuti l’uno dove un coraggioso Capitano combatte, a bordo della sua astronave, i diversi alieni minacciosi che popolano l’universo.

Vorremmo segnalare anche una divertente serie animata prodotta esclusivamente per la televisione italiana nel 1967: Acquaman (solo sette minuti per episodio), un uomo posto a guardia del mondo di Atlantide, nato da padre umano e da madre atlantidea, combatte il crimine comandando telepaticamente le creature marine e, nel maggio dello stesso anno, la NBC americana propose Birdman, un altro cartone animato basato sugli extrapoteri regalati agli uomini: il dio egizio Ra dona a un ragazzo il potere di volare come ringraziamento per averlo salvato da morte certa, così il ragazzo, in compagnia del Galaxy Trio (il Galaxy Trio in Italia è stato trasmesso da alcune emittenti private, ma senza il personaggio di Birdman).

Gli inglesi crearono Captain Scarlet and the Mysterons, dove molti pupazzi, mossi con il Supermarionation, sono capitanati da Scarlet che si inoltra con una squadra sul pianeta Marte in missione esplorativa, ma i Misteriani, abitanti del rosso pianeta, scambiano l’esplorazione per un attacco e dichiarano guerra a Scarlet e alla Terra.

Il sabato mattina i ragazzini americani potevano imparare la storia della scienza con Dodo – The Kid from Outer Space, istruttivo cartone animato che spiegava il progresso scientifico attraverso Dodo, un ragazzo spedito dal pianeta Hena Hydo sulla Terra per aiutare il Professor Fingers ad accelerare il cammino dell’evoluzione.

L’anno successivo, il 1968, esce il cartoon Fantastic Voyage, ventisei episodi tratti dall’omonimo film di Richard Fleisher del 1966 (Viaggio Allucinante): un commando del C.M.D.F. (Combined Miniature Defence Force) è pronto ad annientare i batteri e i microbi che attaccano la navicella Voyager.

Dal Giappone giunge l’inedito Kaiki Daisakusen in 26 episodi datati 1968 e con la supervisione agli effetti speciali di Eiji Tsuburaya: durante la ricerca per scoprire i più riposti misteri e trovare la verità sui miti e le leggende, un gruppo di studiosi incontrerà ben altri pericoli legati all’ottusità e alla vanagloria umana.

Ancora giapponese, stesso anno, sempre inedito è il serial Maiti Jakku (Mighty Jack) di Kazuo Sagawa. Si tratta di tredici episodi a colori imperniati sul “Potente Jack”, il quale non è altro che un super sottomarino, ma è anche un formidabile missile in grado di volare e di immergersi con estrema facilità e viene usato per combattere un gruppo di criminali e terroristi tecnologicamente avanzati dal misterioso nome di “Q”.

Andiamo avanti: ecco la nona serie animata di Gerry Anderson, Joe 90 (G.B., ITC, 1968, 30 episodi a colori). Un bambino di nove anni può essere programmato a seconda dei criteri necessari di volta in volta, per intraprendere delle missioni da agente segreto.

La Terra dei Giganti (Land of the Giants – 1968), trasmessa in Italia da una tv privata, è un serial interpretato da sette attori allora sconosciuti che durante un volo suborbitale diretto a Londra, incappano in una tempesta magnetica e si ritrovano in un mondo simile alla Terra, ma di ben dodici volte più grande. Nei due anni di programmazione, dal 22 settembre 1968 fino al 6 settembre 1970, per un totale di 51 episodi, i malcapitati passeggeri affrontano animali e insetti giganteschi, trappole fatte con semplice scotch e giganti che danno loro spietatamente la caccia. Una piccola curiosità: alcuni episodi della serie sono stati scritti da Richard Shapiro che, negli anni a seguire, firmerà serie TV di ogni genere.

Terminiamo con il serial TV Tris d’assi (Champions) del 1968. Straordinari poteri hanno ottenuto i tre protagonisti di questi episodi e, grazie a queste doti, date loro da una antica civiltà tibetana, essi possono compiere la loro opera a favore della giustizia e risolvere quindi anche casi particolarmente difficili e pericolosi.

(3 – continua)

Giovanni Mongini