FU MANCHU, MISTERO D’ORIENTE

“Il Mondo sentirà ancora parlare di me!”

(“A.S.3 Operazione Drago” di Don Sharp)

Il 15 febbraio del 1883, presso una modesta famiglia di Birmingham, nasceva Arthur Henry Ward meglio conosciuto al pubblico con lo pseudonimo di Sax Rohmer, il creatore di Fu Manchu. Negli anni tra il 1913 e il 1959, l’anno della sua morte avvenuta per febbre asiatica l’1 giugno, pubblicò quasi venti romanzi su questo personaggio che lo rese famoso. Rohmer subì il fascino del mistero che permea i suoi scritti e che spaziano tranquillamente tra la magia e la fantascienza.

Fu Manchu fu il mezzo che permise allo scrittore di potersi allontanare dalla povertà prima e da Londra poi, iniziando una serie di viaggi che lo portarono in giro per il mondo. In Inghilterra s’interessarono subito al personaggio le cui connotazioni maligne crebbero con il crescere del “pericolo giallo”, una sindrome che invase l’occidente e che divenne tragica realtà alla fine del 1941 con l’attacco alla base navale di Pearl Harbour. Fu Manchu era uno scienziato geniale, diabolico, le cui mire di conquistare il mondo passavano attraverso perversi piani e invenzioni fantascientifiche. Il personaggio, infatti, assunse sempre più caratteristiche fantastiche e magiche le quali, ovviamente, non mancarono di attirare non solo legioni di lettori ma gli consentirono di approdare facilmente sul grande schermo.

Come era costume in quell’epoca il diabolico scienziato debuttò al cinema non in una pellicola singola ma in un serial di quindici puntate intitolato “THE MYSTERY OF DOCTOR FU MANCHU” di A.E.Coleby. Nei panni del protagonista, debitamente truccato, era l’americanissimo attore Harry Agar Lyons. Il presupposto della storia è prettamente fantascientifico perché la creatura di Rohmer si diletta a coltivare dei funghi giganteschi dai quali ricava un gas tossico. Era il 1923 e la serie ebbe un così grande successo che pochi mesi dopo ne uscì una seconda intitolata “FURTHER MYSTERIES OF DR. FU MANCHU”. Il regista di questa seconda serie fu Nayland Smith che aveva interpretato il ruolo di Fred Paul, l’invincibile nemico di Fu Manchu nella precedente edizione. Dopo l’avvento del cinema sonoro, il regista Rowland V.Lee (Il figlio di Frankenstein) girò una pellicola intitolata “IL DRAGO ROSSO” (The Mysterious Dr. Fu Manchu – 1929) dove il nostro “pericolo giallo” sta costruendo un bomba potentissima che è in grado di distruggere l’intero pianeta. Ancora una volta il suo diabolico piano sarà sventato e Fu Manchu morrà a causa di un veleno. Ma, attenzione, si tratta di un subdolo trucco perché il nostro ritornerà un anno dopo nel film, opportunamente intitolato “THE RETURN OF DR. MANCHU”.

In entrambi i film, il ruolo principale era ricoperto da Warner Oland, da quel momento in poi condannato a parti orientaleggianti.

Un formidabile successo di cassetta e probabilmente una delle migliori storie sul diabolico dottore fu “LA MASCHERA DI FU MANCHU” (The Mask of Fu Manchu) del 1932. Il film doveva essere diretto da Charles Vidor e questi aveva già iniziato a girare alcune scene ma la Metro Goldwyn Mayer, per ragioni contrattuali, volle che abbandonasse il set e il suo posto fu preso da Charles Brabin. Il protagonista era in quel momento assai in auge alla Universal, si trattava di Boris (Frankenstein) Karloff il che assicurava alla pellicola il successo ancora prima della sua uscita. Il film, come detto, fu un successo non solo grazie alla inquietante interpretazione di Karloff ma grazie anche all’attrice che aveva assunto il ruolo della figlia del malvagio scienziato, Fa Lo Shee, interpretata da una sinuosa e diabolica Mirna Loy che si trovò molto imbarazzata ad assumere un ruolo così perverso “da sadica ninfomane”, come lei ebbe a dire al regista.

In seguito la Loy approderà ad altre interpretazioni raggiungendo una fama più che meritata. A noi piace ricordarla come la partner di William Powell in quei deliziosi film sul personaggio dell’Uomo Ombra.

Che il film avesse dei momenti di sadismo è indubbio, visto che le vittime dei due subiscono ogni sorta di efferatezze: murate vive, operazioni mortali, morsi di tarantole e scorpioni e chi più ne ha più ne metta. Poi, nel 1940, la casa americana “Republic Pictures” chiuse un contratto con l’autore per portare sullo schermo una serie d’episodi riguardanti naturalmente Fu Manchu e nacque così il serial “Dreams of Fu Manchu” da noi conosciuto in versione solo cinematografica ridotta con il titolo “FU MANCHU MISTERO D’ORIENTE” del 1942. Ne fu interprete Henry Brandon e anche questo serial fu un gran successo commerciale. Il personaggio subì delle importanti innovazioni che vennero poi solitamente mantenute nelle storie seguenti. Fu Manchu era in pratica immortale, questo grazie a una mistura di sua invenzione.

Una bellissima occasione fu persa nel 1954 quando la Republic girò un episodio pilota intitolato “DOCTOR FU MANCHU” girato da quel William Cameron Manzies che noi ricordiamo per “Vita Futura o Nel 2000 Guerra o Pace?” e “Gli Invasori Spaziali”. Tra gli interpreti il cast annoverava Sir Cedrick Hardwicke e John Carradine nella parte di Fu Manchu, anche se lo scrittore avrebbe preferito Basil Rathbone ma questi aveva rifiutato per non essere sottoposto a un trucco così pesante, un poco come capitò a Bela Lugosi quando rifiutò il ruolo di “Frankenstein”.

Il pilot, per quanto riguarda William Cameron Manzies e gli attori, rimase tale e fu realizzato in 39 episodi da trenta minuti l’uno durante la stagione 1955-1956. Il debutto della serie avvenne con l’interpretazione di Glen Gordon nel ruolo di Fu Manchu e non fu certo da considerarsi un successo.

Un altro famoso interprete del cinema dell’orrore si accostò, nel 1965, al personaggio di Rohmer: si trattava di Christopher Lee che diede lustro al personaggio in una serie di film di successo. Il primo fra tutti fu “FU MANCHU A.S.3 OPERAZIONE TIGRE” (The Face of Fu Manchu) di Don Sharp. La pellicola doveva essere la prima di una lunga serie diretta da Don Sharp, ma così non avvenne…

Il regista firmò solo questo film e il successivo intitolato “IL GIORNO DEI FAZZOLETTI ROSSI” (The Brides of Fu Manchu) del 1966. Don Sharp ebbe l’intelligenza di sapersi arrangiare usando come ambientazione “cinese” il “Kilmainham Jail”, un vecchio carcere che negli anni successivi diventerà un museo. Grazie al suo senso delle inquadrature e all’apporto di Frank White in veste di scenografo egli portò sulla scena un Buddha gigantesco e una serie di veri strumenti di tortura da utilizzare nelle sequenze ambientate in quello che poi sullo schermo sembrò essere il Palazzo di Giustizia di Shanghai.

La serie proseguì con altri film di carattere sempre meno interessante ma nobilitati in ogni caso dall’interpretazione sempre dignitosa di Christopher Lee. Nel 1980, infine, l’attore Peter Sellers (1925-1980) interpretò “IL DIABOLICO COMPLOTTO DEL DR. FU MANCHU” (The Fiendish Plot of Dr.Fu Manchu). Il film, grazie alle bizze di Sellers, cambiò tre volte regista passando da Richard Quine a John G.Avildsen fino a passare definitivamente a Piers Haggard. Qui Fu Manchu è un vecchio barbogio di 168 anni d’età dalle lunghe unghie nere. Il film ebbe un pessimo riscontro di pubblico e il personaggio non fu certo nobilitato da due ultime pellicole interpretate da Jacinto Molina, in arte Paul Naschy, che l’attore – produttore girò nel 1987 e nel 1989.

Giovanni Mongini