IL GRANDE MAZINGA

“Il Grande Mazinga” (in originale “Gureto Majinga”) è una serie anime con super robot creata dall’autore giapponese Go Nagai composta da 56 episodi, che si inserisce nello stesso universo narrativo al quale appartengono anche “Mazinga Z” (serie precedente) e “Atlas Ufo Robot” (serie seguente). Contemporaneamente al cartone animato, trasmesso nel 1974 da Fuji TV, fu sviluppato anche il manga, in quattro volumi, che Nagai affidò, come era accaduto già per il remake “Mazinga Z”, al suo collega Gosaku Ota. Il lavoro di Ota sviluppa meglio il carattere di alcuni personaggi e si rende parzialmente autonomo rispetto alle vicende dell’anime.

La regia degli episodi era stata affidata a Tomoharu Katsumata (“Devilman”, “Cutey Honey”, “Gaiking”, “Cyborg 009”, “Capitan Futuro”, “Ken il guerriero”, “I Cavalieri dello Zodiaco”), Nobuo Onuki, Takeshi Tamiya (“Babil Junior”, “Capitan Harlock”, “Cybernella”), Tetsuo Imazawa e Masayuki Akehi (“Galaxy Express 999”, “Jeeg, robot d’acciaio”), mentre della sceneggiatura si erano occupati Keisuke Fujikawa, Tohojiro Andou e Susumu Takajira. Il character design dei personaggi era di Keisuke Morishita, mentre le musiche furono composte da Chūmei Watanabe (“Kamen Rider”, “Gackeen, il robot magnetico”, “Arbegas”, “Laserion”, “Dangaio”).

Ma vediamo la trama. La storia inizia in pratica esattamente dal punto dove terminava quella di “Mazinga Z”, anche grazie a un episodio cinematografico che fa da ulteriore ponte fra le due serie, ovvero “Mazinga Z contro il Generale Nero”.

La Terra è sotto la minaccia dell’impero di Mikenes, un antico popolo mediterraneo che un cataclisma aveva costretto a rifugiarsi per millenni nelle viscere del pianeta, affidando la loro sopravvivenza a un sole artificiale. In età recente, un gruppo di ufficiali guidati dal Generale Nero, che hanno convertito i propri corpi in quelli di giganteschi automi, si impadronisce con la forza del regno e ne trasforma la popolazione (compreso il loro monarca Kerubinus) in soldati robot o in mostri da combattimento, con l’evidente scopo di iniziare una guerra di conquista per tornare in superficie e sottomettere gli abitanti della Terra.

A capo dei Mikenes – anche se non prende mai parte ai combattimenti – è un colossale essere di fiamma noto come Imperatore delle Tenebre, probabilmente una potenza infernale. È stata sicuramente la sua influenza a risvegliare i Mikenes da un lungo sonno e a spingerli all’azione, anche se essi sanno (come afferma lo stesso Generale Nero) che solo in questo modo potranno finalmente lasciare il sottosuolo e avere un luogo migliore e più luminoso dove vivere.

I Mikenes avevano prestato dapprima un certo aiuto al Dottor Hell, impegnato nella sua lotta contro Mazinga Z, per fargli fare il cosiddetto “lavoro sporco” nella speranza che togliesse di mezzo quello che ritenevano un ostacolo per i loro piani di conquista. Dopo la sconfitta dello scienziato però, decidono di sferrare un attacco diretto alla Terra. I loro mostri distruggono Tokyo e altre metropoli mondiali e, nell’arco di due violenti scontri, danneggiano in modo gravissimo Mazinga Z, nuovamente intervenuto sul campo di battaglia. A questo punto, però, compare all’improvviso un nuovo robot di nome Grande Mazinga, fatto costruire segretamente da Kenzo Kabuto, che tutti ritenevano morto e che invece in gran segreto stava lavorando a questo nuovo potente super robot, che affronta con inusitata energia i giganti micenei e riesce ad abbatterli. Da quel momento ha inizio una nuova guerra… e di conseguenza la seconda serie animata.

Come mecha design, il Grande Mazinga riprende ed evolve la tecnologia di Mazinga Z: corazzato con una nuova superlega (chiamata Nuova Zeta o NZ), è anche più alto (25 metri) e meglio armato: può ad esempio lanciare potentissime scariche elettriche e scagliare un boomerang che porta sul petto. Possiede inoltre la capacità di volare da solo grazie a due ali retrattili che porta sulla schiena, mentre Mazinga Z doveva attendere l’invio del Jet Scrander, uno speciale modulo al quale agganciarsi.

La nuova base di difesa terrestre viene stabilita nella Fortezza della Scienza (o delle Scienze), un complesso sulle rive giapponesi dell’Oceano Pacifico che può anche immergersi e volare con la parte superiore. A dirigerla è proprio Kenzo Kabuto, figlio di Yuzo (l’anziano costruttore di Mazinga Z), nonché padre di Koji Kabuto (il pilota di Mazinga Z, in Italia ribattezzato Ryo) e del fratello minore Shiro. Creduto morto a seguito di un incidente nucleare, Kabuto è in realtà sopravvissuto grazie all’adozione di un corpo meccanico. Oltre a costruire il Grande Mazinga in gran segreto, mentre il figlio combatteva contro le orde del Dottor Inferno, egli ne ha anche cresciuto e addestrato il pilota, Tetsuya Tsurugi, un orfano dal grande coraggio ma dal carattere molto impetuoso. Kabuto cela per lungo tempo a Shiro la sua reale identità e riversa parte del suo affetto paterno su Tetsuya, fatto che avrà conseguenze drammatiche nel finale della serie.

Come in Mazinga Z, al Grande Mazinga viene affiancato un secondo robot di sembianze femminili, ma di minore potenza: si chiama Venus Alfa ed è pilotato da Jun Hono, una ragazza mulatta (è figlia di una giapponese e di un africano) che vive anch’essa alla base, senza che tra lei e Tetsuya nasca un legame sentimentale diverso da un’amicizia/rivalità.

Ai due si aggiungono infine il Boss Robot, che dopo l’esperienza al fianco di Koji e Mazinga Z, si sposta in un capannone a poche centinaia di metri dalla fortezza, e molto più avanti anche il Junior Robot, un automa costruito da Kenzo Kabuto per il figlio Shiro, ma assai raramente impiegato nei combattimenti viste le sue modeste possibilità. La sua apparizione e il suo aspetto si devono a un concorso della casa di produzione, che aveva invitato i giovani spettatori del cartone a disegnare un robot per Shiro.

Sia Tetsuya che Jun si mettono ai comandi dei robot entrando nella loro testa con speciali navicelle (il Brain Condor per il Grande Mazinga e la Regina delle Stelle per Venus). Tetsuya dispone anche di una speciale motocicletta armata con pugni a razzo.

I combattimenti vedono generalmente impegnati prima Venus e Boss che quasi mai riescono a fermare i mostri guerrieri di Mikenes, e quindi l’intervento del Grande Mazinga, il quale si trova a suo agio sia sulla terra sia nei duelli aerei. I Mikenes dispongono invece di una base sottomarina (cui affiancheranno poi una base avanzata a forma di isola, fatta costruire dal Duca Gorgon) e si portano sull’area degli scontri con una gigantesca fortezza volante di oltre 600 metri di diametro, chiamata Mikeros. A dirigere l’attacco sono uno o più dei sette Generali del regno, che rappresentano le sette classi dei mostri di Mikenes (Yuri Caesar per i mostri umani, Drayato per i rettili, Vardallah-Birdler per gli uccelli, Lord Rygan per i mammiferi, Scarabeth per gli insetti, Anghoras per pesci e anfibi e Hardias per gli spiriti delle tenebre). Particolare di rilievo: i Generali hanno le stesse dimensioni dei loro mostri! In posizione più defilata è invece il ministro Argos che si occupa di missioni di spionaggio.

Nonostante riporti spesso danni rilevanti, il Grande Mazinga esce vincitore da ogni battaglia, e sotto i suoi colpi cadono prima il principe Kerubinus (che, indotto dai Mikenes a combattere sotto la falsa promessa di riavere il suo regno, finisce poi per lanciarsi in un attacco suicida contro di loro), quindi Gorgon (al cui posto arriva la Marchesa Yanus, esperta di intrighi) e poi lo stesso Generale Nero, che affronta il robot terrestre in un epico duello all’arma bianca. L’Imperatore delle Tenebre decide allora di richiamare dall’inferno il Dottor Hell (Inferno nella versione italiana), che viene trasformato nel Grande Maresciallo del Demonio e incaricato del comando delle operazioni al posto del valoroso predecessore. I suoi mostri, della cui progettazione – a differenza del Generale Nero – egli si occupa direttamente, si rivelano più potenti dei precedenti, e arrivano spesso a un passo dalla vittoria finale.

Le ultime puntate della serie sono di grande intensità. Usando la nuova base volante Demonica, i Mikenes sferrano un durissimo attacco alla Fortezza delle Scienze, nel corso del quale lo stesso Kabuto resta ferito. In soccorso arriva il dottor Yumi, il direttore dell’Istituto di Ricerche Fotoatomiche dove ancora si trova Mazinga Z. Di fronte al precipitare degli eventi, Yumi gioca l’ultima carta, facendo tornare con un volo supersonico Koji Kabuto dagli Stati Uniti. Il ragazzo si rimette ai comandi di Mazinga Z, ricostruito in gran segreto grazie all’aiuto di Kenzo Kabuto e ripotenziato con la stessa lega del Grande Mazinga e il suo contributo è determinante per respingere i nemici.

Pochi giorni dopo, l’intero stato maggiore di Mikenes scende in campo per lo scontro decisivo. Malgrado la perdita di tutti i mostri guerrieri, i micenei riescono nell’intento di dividere fra loro i due Mazinga e sono sul punto di distruggere il robot di Tetsuya. Separatosi dagli altri, il dottor Kabuto solleva allora la sua fortezza e la scaglia in un attacco suicida contro Demonica, inchiodandola a terra e capovolgendo le sorti della battaglia. Malgrado lo sconcerto di Koji per il gesto del padre, i due robot reagiscono, distruggono i generali di Mikenes che escono anch’essi a combattere, cingono d’assedio la fortezza nemica e la investono con i mortali Raggi Gamma. Ad essi si aggiungono anche Venus e Dianan A, richiamata da Sayaka, che ha frattanto raggiunto la base. La devastante esplosione di Demonica uccide i suoi occupanti e segna la fine della lunga guerra, anche se del Grande Imperatore non si saprà più nulla (la sua figura viene ripresa più avanti solamente nel manga di “Ufo Robot Goldrake”, disegnato sempre da Ota).

Resi gli ultimi onori a Kabuto, il Grande Mazinga e Mazinga Z si ritirano dalla scena: nell’episodio cinematografico “Ufo Robot Goldrake contro il Grande Mazinga” li vediamo collocati nel Museo dei Robot nei pressi di Tokyo, dove sono diventati simboli di pace.

Come dicevamo il Grande Mazinga è dotato di moltissime armi micidiali, un equipaggiamento superiore a quello di Mazinga Z, cosa che lo rende una perfetta macchina da guerra per combattere i Mikenes. Vediamole tutte quante.

Per cominciare il Pugno Atomico (Atomic Punch): i pugni si distaccano dall’avambraccio del robot e, comandati a distanza, possono colpire il nemico assumendo un moto rotatorio grazie alla lama/timone di cui sono dotati. Oltre a questo il Grande Mazinga usa anche il Pugno Atomico Rotante (Drill Pressure Punch), con la fuoriuscita comandata, sulla loro superficie laterale, di lame sagomate a turbina che conferiscono all’arma una rotazione ad altissima velocità. Ideati dal professor Tonda e inaugurati nella puntata “Operazione Pugno Atomico”, sono una variante potenziata del Pugno Atomico, già peraltro usato da Mazinga Z.

Il Gran Tifone (Great Typhoon) è invece una folata d’aria emessa dalla bocca di Mazinga, tanto potente da riuscire a sollevare il nemico da terra, mentre il Missile Centrale (Nerble Missile) è un missile lanciato dal bacino del Grande Mazinga.

Abbiamo poi la Spada Diabolica (Mazinger Blade), una spada che esce da entrambe le gambe del Grande Mazinga; il Calcio Distruttore, una grossa lama tagliente che fuoriesce dagli stinchi del robot rendendone i calci più devastanti; e la Punta d’Acciaio, una punta di metallo che esce dal ginocchio di Mazinga dall’alta resistenza che può conficcarsi nella corazza dei mostri nemici.

Altre micidiali armi usate molto spesso sono: il Grande Boomerang (Great Boomerang), ovvero la piastra rossa a forma di “V” sul petto che viene lanciata come un boomerang; il Raggio Gamma (Brest of Burn), un potente raggio di calore emesso dalla stessa piastra rossa a forma “V” sul petto che arriva a una temperatura di 40000 gradi e che all’occorrenza può anche essere convertito in un Raggio Congelante (utilizzato nell’episodio 51 per bloccare un’eruzione di magma vulcanico); e infine ricordiamo il Doppio Fulmine/Missile Laser (Thunder Break), dove tramite un satellite orbitante, il Grande Mazinga raccoglie l’energia elettrostatica presente nell’atmosfera negli elettrodi ai lati della testa e la lancia contro il bersaglio incanalandola attraverso le dita. Praticamente si tratta di un vero e proprio fulmine: solo i nemici adeguatamente protetti possono resistere a questo genere di arma. È solamente con quest’arma che il Grande Mazinga potrà aver ragione del mostro guerriero Sorgos, il più temibile tra le creature di Mikenes (nell’episodio “Coraggio oltre la morte”). Il Doppio Fulmine, infatti, è in grado di generare potentissimi campi elettromagnetici, in grado di destabilizzare anche corone di plasma ad altissima temperatura.

Inoltre, come arma supplementare, il Grande Mazinga può disporre del Great Booster, con una apertura alare di 28 metri, che può raggiungere una velocità massima di 5000 km/h e che può lanciare il Booster Beam, un potente raggio laser. Il Great Booster, detto anche “Super-razzo”, è uno speciale Scrander costruito per aumentare la velocità di volo del Grande Mazinga. Dotato di ali a geometria variabile e di un temibile sperone anteriore, può essere usato anche come arma lanciandolo contro il nemico. Inoltre può essere controllato a distanza dalla Fortezza delle Scienze.

La sigla italiana della serie era cantata dai Superobots, gruppo musicale attivo dal 1979 che, fino al 1984, si è dedicato alla realizzazione di sigle per i cartoni animati (utilizzando a volte anche altri pseudonimi) tra cui “Jeeg Robot” (cover dell’originale cantata da Fogus), “Ken Falco”, “Guerre fra galassie”, “Daltanious”, “Blue Noah”, “Supercar Gattiger”, “Trider G7”, “Koseidon”, “Starzinger”, “I-Zenborg” e “Megaloman” (queste due con lo pseudonimo “Megalonsingers”), “Fantaman”, “Gordian”, “UFO Diapolon”, “Babil Junior”, “Ginguiser”, “Guyslugger” (queste ultime come I Drago).

I Superobots erano una specie di “gruppo contenitore” fondato ufficialmente da Meakin e Tamborrelli e successivamente amministrato dallo stesso Meakin e da Massimo Cantini. Il collettivo era composto da artisti e musicisti interni alla RCA, storica casa discografica, che si avvicendavano di volta in volta nella realizzazione delle sigle. Tra i principali autori dei testi vi erano Franco Migliacci, Massimo Cantini, Franco Micalizzi e Franca Evangelisti; Meakin, Tamborelli e i Fratelli Balestra agli arrangiamenti, i quali erano anche i principali interpreti dei brani; Sara Kappa, Fabiana Cantini e Rino Martinez come interpreti; Roberta Petteruti e Simona Pirone ai cori.

Il loro primo grande successo fu proprio “Il Grande Mazinger”, che vendette oltre seicentomila copie e si posizionò alla ventiseiesima posizione dei singoli più venduti del 1980 in Italia.

Il nome di Superobots veniva utilizzato per i 45 giri realizzati per il filone robotico, ma visto il successo raggiunto dalle sigle, nacque l’esigenza di usare degli pseudonimi per differenziare i dischi e non inflazionare il mercato. Per questo motivo nel 1980 Meakin fondò con Mike Fraser il gruppo parallelo dei “Rocking Horse” per la produzione “non robotica” nel quale si avvicendavano sostanzialmente gli stessi artisti: Aldo Tamborrelli, Vito Tommaso, i Fratelli Balestra e Lucio Macchiarella. In seguito vennero utilizzati ulteriori pseudonimi quali Superband, Sarah & Co., Megalonsingers e I Drago.

Una leggenda metropolitana raccontava che a cantare la sigla TV fosse stato Piero Pelù dei Litfiba. L’artista ha smentito più volte la cosa, anche perché all’epoca aveva circa 17 anni: la verità è che invece era lo stesso Migliacci che esclamava nella sigla i vari “Maaaazinga!”.

Tornando al cartone animato, il Grande Mazinga appare anche in altri quattro film quasi contemporanei alla serie (“Il Grande Mazinga contro Getta Robot”, “Il Grande Mazinga contro Getta Robot G”, “Ufo Robot Goldrake contro il Grande Mazinga” e “Ufo Robot Goldrake, Getta Robot G e il Grande Mazinga contro il Dragosauro”), e molti anni più tardi nell’OAV di sette episodi “Mazinkaiser” e nell’OAV unico “Mazinkaiser contro il Generale Nero”. Quest’ultimo è una spettacolare rivisitazione – della durata di circa un’ora – dell’OAV degli anni Settanta. Il ruolo del Grande Mazinga qui è peraltro limitato, dato che viene presto danneggiato in una battaglia nella baia di New York e costretto a lasciare il passo a Mazinkaiser.

L’influenza del personaggio si ritrova poi anche in “Mazinsaga”, un recente manga di Nagai – rimasto però incompiuto – che rielabora la storia di Mazinga Z: il robot bionico protagonista, seppure chiamato Z e animato da Koji (c’è anche Tetsuya, ma in una parte minore) assomiglia molto più al Grande Mazinga che non al capostipite della serie.

Entrando nel dettaglio di tutti i sequel e le versioni alternative dei Mazinga, dopo la trilogia Mazinga Z/Grande Mazinga/Goldrake, troviamo fra manga, anime e OAV: “God Mazinger” (1984), “Mazinsaga” (1990), “Z Mazinger” (1998), “Mazinkaiser” (2001), “Mazinger Angels” (2004), “Mazinger Angels Z” (2008), “Mazinger Edition Z: The Impact!” (2009), “Shin Mazinger Zero” (2009), “Mazinkaiser SKL” (2010).

E non scordiamoci dei team-up, dei film contenitore e dei lungometraggi: “Mazinga Z contro Devilman” (1973), “Mazinga Z contro il Generale Nero” (1974), “Il Grande Mazinga contro Getta Robot” (1975), “Il Grande Mazinga contro Getta Robot G” (1975), “UFO Robot Goldrake contro il Grande Mazinga” (1976), “Il Grande Mazinga, Getta Robot G, UFO Robot Goldrake contro il Dragosauro” (1976), “Mazinga contro gli Ufo Robot” (1978), “Gli Ufo Robot contro gli invasori spaziali” (1979), “Mazinkaiser contro il Generale Nero” (2003)… a voler ben guardare, una saga infinita!

Davide Longoni