FANTASCIENZA STORY: APPENDICE 03 – PARTE 10

INEDITI CINEMATOGRAFICI E TELEVISIVI – PARTE 10

Inediti 1981 – 1985

Cominciamo subito con un film di Bruce Kimmel intitolato The Creature wasn’t nice (Usa, 1981), conosciuto anche come Spaceship (Naked Space), in cui un malcapitato equipaggio composto da Cindy Williams, Gerrit Graham, Patrick Mcnee e Leslie Nielsen, incappa in una forma di vita aliena mutante… Non ci sarebbero problemi se il film fosse stato inteso come una pellicola sobria, ma l’humor di dubbio gusto rende la sceneggiatura piuttosto titubante e non risalta il vero finale del film; una nota veramente comica è la strampalata esibizione dell’alieno (interpretato da Ron Kurowski) che canta e danza al suono di I Want to Eat Your Face.

Immaginate che George Dawson, il vostro macellaio di fiducia, non abbia pulito le casse della merce, ma le abbia buttate tutte in un angolo. Immaginate che queste casse siano molto sporche. Immaginate che la sporcizia le invada. Immaginate che questa sporcizia si tramuti in baloneum, un elemento radioattivo molto tossico. Adesso guardate fuori dalla vostra finestra: cosa vedete? L’emozione vi avrà tolto il respiro, quindi ve lo diciamo noi: alieni mutanti, affamati di carne al baloneum che non si fanno scrupoli nel resuscitare il povero Howard Taylor, un borghese pronto per essere cremato, per farsi costruire una mini serra per coltivare piantine al baloneum… Raccapriccio e orrore! Solo un impiegato di Dawson riuscirà a fermare i mostri invasori grazie a un colpo di genio: trasforma la sua automobile a benzina in un razzo al baloneum poi sfreccia per l’atmosfera in cerca del disco volante degli alieni – sarebbe meglio dire tortiera volante, visto l’aspetto – e con abili mosse, riesce a far esplodere la tortiera. Tutto questo accade in The meat eater (Usa, 1982), un divertente film di Chris Windsor.

A tal proposito ci è venuta una considerazione da fare: avete mai notato che i mostri mutanti “nascono” sempre in luoghi appartati? Bidoni dell’immondizia del ristorante cinese in una stradina stretta e buia, depositi solitari di materiali radioattivi, capannoni chiusi da secoli in lande desolate, capannoni di stoccaggio sulla banchina del porto. Abbiamo anche ragionato su alcuni luoghi comuni del cinema, come ad esempio le bombe. Nei film di questi anni e poi, in seguito sempre di più, le bombe sono molto grandi, quasi sempre site in posizione orizzontale e con un display contaminuti a caratteri cubitali e rossi… non per far politica, ma differenziare i colori forse costa troppo? E che dire poi delle pistole? In molte situazioni si vedono persone che sparano con le mitragliette (molti colpi continui), altri con semplici pistole a tamburo (6 colpi) e altri ancora con pistole semiautomatiche (circa 15 colpi)… Ecco, succede che l’eroe in questione riesce a sparare oltre 10 colpi con una pistola a tamburo e circa una ventina con quella semiautomatica senza mai cambiare il caricatore! Potenza!

Sempre a proposito di eroi e pistole, crediamo siamo tutti concordi nell’affermare che un uomo solo armato di pistola ha la certezza quasi matematica di colpire altri dieci uomini, suoi avversari, armati di mitra… se poi l’eroe a mani nude deve affrontare cinque nemici, non ci sono problemi! I nemici sono sempre uomini galanti e molto educati e attaccheranno l’eroe a turno, uno per uno.

Vogliamo concludere elogiando la potente tecnologia dei terrestri e dei loro portatili… un computer portatile di nuova generazione è generalmente in grado di sovrastare tutti i più sofisticati sistemi informatici alieni.

Singolare capolavoro di Piotr Kamler è Chronopolis (Francia, 1982), un film interamente realizzato con la tecnica della stop motion per una storia dai contorni quasi assurdi: nello spazio esiste una fantastica città abitata da esseri immortali che passano il loro tempo alterando le routine del tempo, ingarbugliando il tempo astratto rendendolo solido e reale solo per utilizzarlo nei loro sport cosmici. Kamler è stato l’ideatore e il realizzatore del film, una commedia di circa 70 minuti che richiama il senso estremo dell’eternità.

Anna to the infinite power (Usa, 1982, diretto da Robert Wiemer) è quasi un preludio di Gattaca: La Porta dell’Universo (Usa, 1998) in quanto vuole cercare di dare una risposta a una domanda inquietante: l’individualità è determinata solo da una sequenza nel codice genetico? Anna (Martha Byrne) vittima inconsapevole di esperimenti genetici, cercherà di scoprire se stessa attraverso un cammino che le farà esplorare tutta la sua vita.

Che in Australia abbiano una predilezione per i computer è normale, ma che costruiscano anche computer pensanti è un po’ troppo futuristico… ad ogni modo questo sci-fi thriller narra di un computer che assiste ad un omicidio e dovrà fare di tutto per poter scagionare il suo inventore dall’accusa. Crosstalk (Australia, 1982) è pieno di discorsi inutili e dialoghi sciocchi, ma la buona volontà del regista Mark Egerton, al suo debutto, fa sì che il tutto risulti ben condito da una buona dose di satira; Kim Deacon e Gary Day sono i protagonisti meglio inquadrati, anche se il resto del cast ha degli sprazzi di genialità.

Paradis pour tous (Francia, 1982) è un film sfortunato: concepito come risposta francese alle grandi scoperte mediche americane, il regista Alain Jessua ha dovuto più volte fronteggiare le disavventure della troupe (trovarobe misteriosamente scomparsi, elettricisti ricoverati per intossicazioni alimentari), degli attori (Patrick Dewaere si è suicidato alcuni giorni dopo la fine delle riprese e Fanny Cottençon si è ripetutamente assentata dal set per problemi di droga) e dei finanziatori (la AJ Films dimezzò il budget). La trama è pacata, riflessiva e narra di un farmaco particolare che avrebbe il potere di alterare lo stato d’animo degli ansiosi avendo come unico effetto collaterale la trance completa della mente. Tornate in sé le vittime inconsapevoli abbisognano di una nuova pillola, ma alla lunga lo stesso farmaco si rivela un temibile veleno che provoca allucinazioni e stati di epilessia.

Entriamo nel mondo dei cartoon giapponesi per segnalare un inedito di Tomoharu Katsumata e Masamitsu Sasaki: Arcadia of my youth (Jap, 1982). Capitan Harlock è tornato ancora una volta con la sua nave Arcadia per combattere contro l’impero del male, le scene di violenza e di morte si sprecano in questo cartone animato della durata di 130 minuti; la versione mai editata di questo film è disponibile solo in pellicola in giapponese con i sottotitoli in inglese. Attenzione! È in commercio da tempo una videocassetta della Yamato Video che a prima vista sembra essere la stessa, ma non lo è; questa versione non è mai stata pubblicata da nessuna casa, poiché i diritti di copyright sono stati acquistati da un collezionista canadese che ha ritirato la maggior parte delle copie in 16mm esistenti del film (in 35mm non esiste). Il tutto è, in realtà, un collage di un serial intitolato Waga seishun no Arcadia o Mugen Kido SSX. Ne parleremo più avanti per saperne di più.

Cosmic Princess per la regia di Lee H. Katzin, Charles Chricton e Peter Medak (1982) non è altro che ancora un collage di episodi del serial Spazio 1999, assemblati per arrivare a una durata di novanta minuti. Si tratta di una manipolazione attuata proprio per il mercato americano e gli episodi sono: Separazione – Psychon – I Naufraghi. Il lavoro viene rifatto, nello stesso anno e sempre per la TV americana, con Journey trought the Black Sun, tre episodi (Rotta di Collisione, Il Sole Nero e Magus) diretti da Ray Austin, Lee H. Katzin e Charles Chricton.

Cast tutto al femminile è quello assoldato dalla regista Lizzie Borden per Born in flames (Usa, 1983) con Honey, Adele Bertei, Jeanne Satterfield, Flo Kennedy, Becky Johnston e l’allora sconosciuta Kathryn Bigelow (futura regista di Point Break con Keanu Reeves e Patrick Swayze). In un futuro non molto lontano il nuovo Governo costituito è in mano a “The Party”, gruppo di democratici rivoltosi che non disdegnano la conquista di altri stati tramite la guerra. L’Esercito delle Donne è pronto a combattere per difendere i diritti e i più deboli e delle donne in particolare.

Trasportati in un universo parallelo, tre persone (John Saxon, Key Lenz e Richard Hatch) dovranno utilizzare la moderna tecnologia e la vecchia artiglieria per sconfiggere il malvagio signore del luogo. In Prisoners of the Lost Universe (Usa, 1983) tutto questo accade sotto il vigile sguardo del regista Terry Marcel.

Restiamo nello stesso anno ma spostiamoci in Francia con una bella pellicola girata da Francis Leroi e interpretata da Anny Duperey, la quale impersona il medico di una piccola isola sulla quale accadono degli strani incidenti. Molte sono le teorie che vengono formulate per spiegare questa catena di sciagure, si dice che sia anche colpa di un ormone umano, ma la verità è che si tratta di un ragazzino dotato di poteri paranormali. Il titolo è Le Demon dans l’ile.

Che gli aficionados dei film di mostri si guardino dalle meteore! In The Deadly Spawn (Usa, 1983) una grossa meteora si abbatte sulla Terra portando con sé un’orda di voraci alieni che si troveranno ad affrontare un’intera famiglia del New Jersey e un ragazzetto appassionato di B-Movies. Douglas McKeown ha girato questa pellicola solo nel formato a 16mm (per 78 minuti di durata) rifiutandosi categoricamente di stamparla anche a 35mm; la ragione principale è, a detta dei soliti bene informati, che il regista non volesse far circolare il suo film in locali troppo popolari ma preferisse che il suo piccolo gioiello rimanesse una chicca per i veri appassionati… Magari gli amici di Charles George Hildebrandt e Tom De Franco (gli interpreti) avrebbero voluto diversamente, ma dopo aver ricevuto un lauto (molto lauto) compenso, non si preoccuparono più. L’anno successivo McKeown e Hildebrandt girarono il seguito Return of the alien’s deadly spawn, abbagliati dalla possibilità di un successo (vano) strepitoso. Stavolta la pellicola arriva in tutti i cinema anche in formato a 35mm.

Charles Band è il regista di Metalstorm: The destruction of Jared-Syn (Usa, 1983) con Jeffrey Byron, Tim Thomerson, Kelly Preston, Mike Preston e Richard Moll. Un ranger del futuro è spedito in una oscura missione per recuperare un prezioso cristallo rubato da Preston e custodito nel Deserto del Diavolo. Unica nota positiva è l’utilizzo sfrenato del 3D.

Roger Corman affida al regista Howard R. Cohen la direzione della sceneggiatura di Space Raiders (Usa, 1983), che pare più una scopiazzatura di Guerre Stellari, con tre impavidi paladini (Vince Edwards, David Mandelhall e Patsy Pease) che debbono sconfiggere il cattivo di turno (Tom Christopher).

Storia fritta e rifritta quella di alcuni alieni che s’impadroniscono dei corpi di terrestri ignari per nutrirsi di sangue trasformando gli ospiti in zombie ambulanti. La pellicola dal titolo Bloodsuckers from outer Space (1984) è stata girata da Glenn Coburn, basata sulla buona sceneggiatura dello stesso regista, la cui fotografia e le scenografie sono ben curate: il sangue si spreca nei punti giusti e le scene da far accapponare la pelle sono ben dosate, ma la storia, come abbiamo detto, è trita e ritrita, Poco convincente l’interpretazione di Tom Myers, Dennis Letts e Laura Elis.

Parliamo di un bel filmetto chiamato The Vindicator conosciuto anche come Frankenstein ’88, diretto da JeanClaude Lord (1984) e interpretato da Teri Austin, Richard Cox e Pam Grier; rincorrendo lo stesso soggetto de Il colosso di New York, il regista ci mostra la testa di uno scienziato, morto in un incidente di laboratorio, innestata sul corpo di un cyborg, donandogli una forza spaventosa. Tramite questa nuova forza il cyborg commetterà una serie di omicidi, fermati solo dall’intervento della vedova dello scienziato.

Fred Schepisi dirige Timothy Hutton e Danny Predator 2 Glover in Iceman (1984): una squadra di ricerca scopre in Antartide il corpo congelato di un uomo di Neanderthal; il corpo, trasportato in un apposito laboratorio, viene scongelato secondo alcuni particolari criteri criogenici. Il dibattimento arriva quando un antropologo e uno scienziato vogliono condurre esperimenti diversi sull’uomo. Il trucco del Neanderthal è stato affidato a Ian Baker, fedele seguace dell’omonimo Rick.

In Inghilterra la Children’s Film Unit sponsorizza una serie di film sullo stile di Teenage Cavemen, in cui una comunità dall’aspetto primitivo si trova a combattere contro piaghe e calamità naturali; in questo Dark Enemy (1984) di Colin Finbow però, c’è una componente diversa, ovvero il poderoso bambino che riuscirà a sconfiggere il regno delle tenebre.

Pellicola confusa questo film tedesco intitolato Decoder (1984) per la regia di Muscha. Un D.J. cibernauta chiamato Decoder è alla ricerca di nuove sonorità che leghino una fantomatica catena H nello spazio virtuale. Egli pensa di averla trovata in un inno celtico usato da un gruppo di guerriglieri cittadini. Si mette in contatto con loro, ma questo provoca la rottura del suo rapporto con la sua ragazza che lavora in un quartiere a luci rosse.

E anche la Danimarca sforna un film, Forbydelsens Elemen, conosciuto anche come The Element of Crime, di Lars von Trier (1984), molto simile a un successo del passato (Alphaville), dove un futuro bellicoso e spietato mette alla prova giovani multietnici nel pieno rispetto delle “regole”… e poco in forma sono anche le finanze della Harwood che, dopo aver prodotto The Lost Empire (1984) di Jim Wynorski, ha dovuto stendere un velo penoso sull’esito del film stesso; nato come storiella divertente, ci troviamo di fronte a tre personaggi (un uomo, una donna e una bestia) che combatteranno, fra sollazzi ed english humour, uno scienziato pazzo.

Se gradite un film di fantascienza con un pizzico di avventura, uno spruzzo di fantasy, alcune gocce di azione e una colonna sonora da brivido Radioactive Dreams (Usa, 1984) di Albert Pyun fa per voi. In un’era postatomica vivere i tre quarti della propria vita equivale ad aver vissuto troppo, ma se l’esistenza è piatta sembra solo un lungo oblio; Michael Dudikoff e John Stockwell sono due ragazzi che hanno appena varcato la soglia del terzo quarto ma non se la sentono di finire i loro giorni in modo comune. Finiscono in mezzo a una guerra tra bande spietate composte da surfisti mutanti, donne bicicletta in topless e figli dei fiori cannibali.

Se invece preferite un film da guardare di sera, magari dopo cena, ecco quattro polli giganti intergalattici che approdano sulla Terra per “beccare” giovani ragazzi all’uscita della scuola; le loro fidanzate si ribellano e cercano in tutti i modi di cucinare i pollastri. Revenge of the teenage vixens from outer space (Usa, 1985) di Jeff Ferrell con Lisa Schwedop vi può offrire un sicuro divertimento.

Parliamo ora un attimo dei nostri cari amici zombi, dolci e fameliche creature… e se poi il corpo dello zombie in questione è quello di una bella ragazza le prospettive cambiano… moltiplicate per tre e otterrete Nightmare Weekend, gustosa pellicola vagamente splatter di Henry Sala (1985). Tre affascinanti fanciulle s’imbattono in uno scienziato impegnatissimo con i suoi esperimenti sul cervello umano. Le tre, colpite dalla supposta genialità dell’uomo, accettano di farsi travasare la memoria l’una con l’altra, ma il risultato non sarà quello sperato e le ragazze si tramuteranno in zombi.

Dalla sapiente mano di John Carpenter, stavolta come sceneggiatore, esce un bellissimo film diretto da Harley Cokeliss, Il giorno della luna nera (Black Moon Rising, Usa, New Line, 1985), con un cast d’eccezione: Tommy Lee Jones, Linda Hamilton, Bubba Smith, Nick Cassavetes e Robert Vaughn; un noir in cui troviamo ancora buoni e cattivi (tanto per non sbagliare…) fronteggiarsi per il possesso del prototipo della Black Moon, un’auto velocissima con optional straordinari.

Sulla falsa riga di Guerre Stellari viene girato in breve tempo in Australia questo 2084 (1985), in cui una congregazione di ribelli combatterà i malvagi dominatori sul pianeta Ordessa. I protagonisti sono John Tarrant, Deep Roy, Cassandra Webb e una penosa imitazione di C-3PO. La regia è di Roger Christian.

Questo film è quasi una rivisitazione delle caste medievali e dei dissapori sociali: stiamo parlando di Diesel di Robert Kramer, un film francese del 1985. In una città del futuro con tutti i pregi e i difetti che il futuro comporta, il solo padrone e tiranno è il perfido Diesel. Il malvagio in questione è anche un assiduo frequentatore del bordello di corte, dove non disdegna belle e prorompenti ragazze gratuitamente ai suoi ordini, ma questo status di grazia non è destinato a durare a lungo dal momento che i cortigiani, aizzati dalla maitresse, spodesteranno il dittatore.

Ancora un’ispirazione tratta da War Games per Marshall Brickman con The Manhattan Project (Usa, 1985): uno studente del liceo, Christopher Collet, desidera partecipare alla fiera annuale della scienza di New York; ruba un composto al plutonio e costruisce la prima bomba atomica fai da te, mettendo in subbuglio l’intera America quando il giovane viene scoperto.

Non sempre si possono realizzare film di successo e non si può pretendere che si realizzino tutti intelligenti, esistono anche le idiozie come Morons from outer Space (GB, 85), dove alcuni alieni, persisi nello spazio, vengono a visitare la nostra Terra. La regia è di Mike Hodges, con James B. Sikking, Jimmy Nail e Joanne Pearce.

Le diversità tra uomo e donna sono lampanti per la maggior parte degli esseri umani, ma per gli alieni possono divenire oggetto di estrema curiosità; come in Spaced Out (Usa, 1985) dove l’equipaggio tutto al femminile di una nave spaziale fracassatasi sulla Terra prende in ostaggio due uomini e una donna. Le aliene, accortesi della differenza tra uomini e donne appunto, daranno il via a tutta una serie di esilaranti gag sexy-comiche. Barry Stokes e Tony Maiden sono i due fortunati ostaggi, mentre Glory Annen è la nuda e bella comandante della nave stellare. La regia, invece, è di Norman J. Warren.

Dello stesso anno è Starship (Usa) di Roger Christian, film per fortuna mai visto nel nostro paese, in cui un esercito di lavoratori alieni su di una colonia mineraria si ribella contro il cattivo di turno (John Tarrant) che vorrebbe rimpiazzare gli operai con dei robot.

Ancora del 1985 è la pellicola di Scott Apostolou Mutants in Paradise con Ray Mancini e Anna Nicholas; in questa storia un ragazzo tenta un esperimento per creare un uomo a prova di nucleare instillando nel sangue antigeni anti radiazioni. La cosa strana è che non esistono mutanti né alieni di sorta.

Alien Warrior (Usa, 1985) di Edward Hunt racconta la storia di un padre che spedisce il figlio sul pianeta Terra per affrontare nel combattimento, che vale la salvezza della Galassia, un’entità perversa e malvagia; Brett Clark e Pamela Saunders cercano di dare il meglio di sé nella recitazione, ma la sceneggiatura fa acqua da tutti i buchi.

Eccoci di nuovo allo scienziato matto che si trasforma in un gigante mangiatore di uomini: stavolta è Frank Crowell a impersonare il pazzo in Attack of the Swamp Creature (Usa, 1985) di Arnold Stevens.

Non farebbe piacere a nessuno essere chiuso in quarantena, anzi, in sessantena da un gruppo di ricercatori desiderosi di studiare lo stress post nucleare sugli abitanti di un’isoletta del Pacifico. In Operation Dead End (Germania, 1985) però le cavie, non vengono salvate alla fine dell’esperimento, ma cominciano a manifestare squilibri mentali e tendenze suicide. Una regia molto buona di Nickolai Mullerschon e una buona interpretazione di Gunter Maria Halmer.

Lance Lindsay dirige un’ennesima imitazione di Alien: durante una missione su Marte, viene recuperato un cristallo che ben presto si rivela essere un involucro per una mostruosa creatura che distruggerà l’equipaggio. Il finale è però quantomai insolito: la creatura tentacoluta riuscirà ad accedere al computer di bordo ma, imbattutasi in alcuni canti gospel, si convertirà al cristianesimo e diventerà un alieno buono dal cuore d’oro, pronto a fare del bene all’umanità. Le interpretazioni di John Smith e Justine Campbell non danno però risalto a Star Crystal (1985).

Un buon film è sicuramente Starchaser: The legend of Orin (Usa, 85), con la storia di Orin, schiava galattica, che si ribella al suo padrone con lo scopo massimo di liberare dalla schiavitù tutti gli oppressi. In seguito è stato editato un cartone animato in 3D che narra le avventure di Orin attraverso la Galassia, tra magia e fantascienza. La realizzazione del film è stata curata da Charles Flekal, la regia da Steven Han e il cast conta tra le sue file un bravo Les Tremayne.

Besuch bei Van Gogh di Horst Seamann (1985) è una storia abbastanza originale: il ventiduesimo secolo è un mondo perfetto, anzi perfettissimo, se il termine potesse essere usato, tranne in alcuni piccolissimi particolari. Le piante e gli animali si stanno estinguendo contro nuovi virus e batteri e gli scienziati non hanno armi e l’energia ha costi proibitivi. Non circolando più denaro anche l’energia viene barattata con ciò che vi è di più prezioso, per esempio un quadro di Van Gogh, che vale due milioni di Unità Energia. Il vicepresidente dell’ente energia ha una brillante idea: mandare la sua amica, la dottoressa Marie, indietro nel tempo per acquistare dei quadri dell’artista quando ancora non avevano valore. I vari viaggi di Marie si trasformano però in una affascinante scoperta di valori perduti, la natura, gli animali e l’arte, che fino ad allora aveva visto con occhi diversi.

Die einsteiger, diretto nel 1985 da Siggi Gotz, è una pellicola tedesca incentrata su Mike, il quale ha inventato un Videointegratore ovvero un congegno che permette di essere risucchiati nel bel mezzo di un film a piacimento. I nostri eroi si troveranno nel mondo di: Indiana Jones, Rocky e Per favore non mordermi sul collo… Possiamo immaginare il resto.

(10 – continua)

Giovanni Mongini