FANTASCIENZA STORY: APPENDICE 03 – PARTE 11

INEDITI CINEMATOGRAFICI E TELEVISIVI – PARTE 11

Inediti 1986-1990

Il film Hellfire (Usa, 86) ci mostra l’invenzione del secolo: Hellfire è un potente congegno che da solo riesce a produrre una fonte di energia pulita e inesauribile, ma se usato nel modo sbagliato potrebbe generare morte e distruzione. La salvaguardia di Hellfire è affidata a Kenneth McGregor, un investigatore privato assunto dalla bella Julie Miller per stanare e sconfiggere il fratello cattivo. William Murray, il regista, non ha creato un capolavoro, ma nel complesso la pellicola risulta divertente.

Produzione amatoriale e nostalgica è Midnight Movie Massacre (Usa, 86), diretto in principio da Larry Jacobs e completato da Mark Stock: questo film regala immagini dei gloriosi anni ‘50 a go-go. Wade Williams, il produttore, è uno di quei nostalgici che non può fare a meno di rivedere uno di quei film almeno ogni due giorni e si è proprio divertito anche nel montaggio, ma veniamo alla trama: siamo in un Drive In americano, nel 1956, e sullo schermo passano immagini di un commando spaziale alla ricerca di un pericoloso criminale galattico. All’improvviso entra in scena un alieno tentacoluto a bordo di un disco volante che non si fa scrupoli nell’uccidere tutti… ma questo non è il film sullo schermo, è la realtà! Ritroviamo alcune vere stelle di quegli anni come Ann Robinson e Robert Clarke, assieme a Charity Chase e Brad Bittiker.

Michael Part e Tadao Nagahama impegnano le loro forze in Starbirds (Usa, 86), un mediocre filmetto in cui alieni dall’aspetto angelico ordiscono un complotto per l’invasione della Terra; il loro pianeta è ormai perduto e loro, un gruppo di sopravvissuti, ha una sola via di scampo… sulla Terra appunto.

The Terror Within di Thierry Notz entra nel novero dei nostri amati dopo bomba e ci porta in una Terra la cui aria è praticamente diventata irrespirabile a causa delle piogge radioattive: alcuni scienziati tentano di rimediare al mal fatto ma un mostro mutante comincia a massacrare i pochi superstiti nascosti in un bunker.

Non si capisce bene di che genere sia questo Prison Ship: Starslammer o Prison Ship o Starslammer: the Escape (Usa, 86) in cui sesso, umorismo e violenza s’intrecciano vorticosamente: Sandy Brooke e Susan Stokey sono le recluse stellari a Starslammer, la prigione peggiore che ci sia, in cui le torture meglio eseguite vengono premiate con un ambito riconoscimento. Le recluse cercheranno di fuggire, escogitando un piano perfetto per gabbare tutti, anche il Presidente dell’Universo (John Carradine). Fra le tante ambientazioni del film, che sembra un mix fra Dark Star e The Deadly Spawn, c’è anche una location sul Pianeta Arous, famoso pianeta dell’altrettanto famoso mostro, dell’ancora più famoso film Brain From Planet Arous. La regia è di Fred Olen Ray.

Parliamo adesso di Getting Even altrimenti noto come Hostage: Dallas di Dwight H. Little; la storia in sé non ha niente a che vedere con la sci-fi che conosciamo, ma la motivazione del suo inserimento è data da un presupposto fantascientifico: un gas capace di sciogliere le persone. Questo potente gas è prodotto dai sovietici ma viene rubato da un pazzoide che minaccia di rilasciarlo nell’aria di Dallas se non gli verrà pagato un riscatto ingente, molto ingente. Per la cronaca, il pazzo in questione è Edward Albert.

Eccoci in Francia con Kamikaze (‘86), scritto da Jean Luc Besson, diretto da Didier Grousset e interpretato da Richard Bohringer e Kim Massee: sorpresa! Ecco uno scienziato pazzo disoccupato che, annoiato dalla televisione, entra in paranoia e inventa una pistola a cannone laser veloce più della luce che può uccidere qualsiasi persona che si presenti sullo schermo tv… Anche il Governo comincia a prestare la massima attenzione a questi strani casi di omicidio, mentre il pazzoide, sempre più ossessionato, si convince di essere un prescelto e, vestendosi da samurai, compirà la sua ultima opera di distruzione cercando di uccidere la giovane nipote che vive con lui; sarà sconfitto dalla sua stessa arma, impugnata dalla giovinetta.

Zone Rouge, altro film francese del 1986 dovuto alla regia di Robert Enrico, ci racconta il dramma di un carico di diossina che si riversa nell’acquedotto di una cittadina francese in seguito a un incidente causato da un’autocisterna. I cittadini iniziano a soffrire strani sintomi e il governo simula un gravissimo secondo incidente nella città stessa che viene distrutta da un enorme incendio, ma un investigatore arriverà a scoprire la verità.

Il 1987 si apre con una coproduzione franco-belga con Le Big Bang (The Big Bang) diretto da Picha e prodotto da Boris Zsulzinger. Il film è quasi un cartone animato pieno di stupide volgarità e nudi eccessivi, che tratta di un improbabile supereroe spedito sulla Terra per fermare la Quarta Guerra Mondiale, combattuta tra gli uomini conservatori della Russia e le donne matriarcali dello stato della Virginia. Dietro questa trama insolita si cela il lavoro di moltissimi cartoonist come Philippe Benoit, Michel Bertiaux e Pascal Jardin.

Visitants di Rick Sloane (Usa, ’87) racconta di un paio di alieni sfortunati che si ritrovano a vivere in un sobborgo americano: dovranno adattarsi al nuovo mondo e al nuovo modo di vivere. Fra gli interpreti troviamo Marcus Vaughter, Johanna Grika e Nicole Rio.

L’ultimo film di Stefano Vanzina, in arte Steno, è di fantascienza, ma non risulta distribuito. È del 1987 e s’intitola Animali Metropolitani. Siamo in un futuro estremamente lontano è l’uomo, così come noi lo conosciamo, non esiste più. È tornato a essere una scimmia. All’Università di Buffalo il Professor Orango e il suo collega Scimmia mostrano ai loro studenti un filmato antichissimo risalente al dominio dell’uomo sulla Terra.

Un’epidemia pericolosa e contagiosissima costringe un ospedale alla quarantena; causata da una strana forma insettoide venuta dalla Micronesia e accresciutasi grazie a un particolare ormone. L’insetto si ingrandisce e si sviluppa divenendo un mostro gigantesco, aggirandosi tra i corridoi alla Alien dell’ospedale. Blue Monkey o Insect o Invasion of the Body Suckers (Canada, ’87) è il titolo della pellicola di William Fruet interpretata da Don Lake, Sandy Webster, Joe Flaherty e John Vernon.

Alien Outlaw ricorda molto da vicino i film western, ma in questo caso siamo veramente nel piano della fantascienza perché, nella pellicola di Phil Smoot, si parla di una banda di fuorilegge extraterrestri che atterra nella provincia americana. C’è poco da discutere con loro: la regola è uccidere o essere uccisi, solamente la pistolera di un western show riuscirà a risolvere la situazione.

Cyber City OEDO 808 (Cyber City Oedo 808) di Yoshiaki Kawajiri è un cortometraggio di animazione di 46 minuti che contiene molte scene di profanazione. Cyber poliziotti vengono incaricati di risolvere strani crimini di natura tecnologica. L’animazione sopra la media fa di questo film una chicca per appassionati ma i troppi dettagli dei corpi disegnati lo rende crudo.

Gli investigatori privati esistono anche su altri pianeti, è questo il caso di Alien P.I. (Usa, 1987); in vacanza sul nostro pianeta, un investigatore del pianeta Styx s’imbatte in un crimine intergalattico, riguardante tra l’altro anche un antico disco Egizio. Il film è di Viktor, con Nikki Fastinetti e John Alexander.

Parlando di ispirazioni, questo film Friendship’s Death (Usa, 87) si rifà a Ultimatum Alla Terra di Wise: un giornalista britannico (Bill Paterson) incontra in Giordania una donna oramai alla deriva (Tilda Swinton); lei non è quello che sembra, in realtà si dimostra essere un extraterrestre incaricata di stabilire un contatto con le forze armate della Terra per consegnare un messaggio: dissuadere la popolazione dall’utilizzare le armi. Purtroppo la donna è atterrata nel posto sbagliato, il suo obiettivo era il MIT (Massachusetts Institute of Technology), ma adesso si ritrova in mezzo ai militanti dell’OLP islamico; non le resterà altro che identificare quella lotta per la pace in una sua battaglia e perire per qualcosa in cui crede. Diretto da Peter Wollen per la sceneggiatura di Colin McCabe, il film rivisita Klaatu in versione femminile, ma la pellicola fa acqua in molte parti.

Soultangler (Usa, 87) è solo un pretesto per mostrare bei corpi di giovani ragazze sottoposte da un dottore pazzoide che vuole rubare l’energia vitale delle anime delle sue cavie. Molta violenza gratuita e poco sale in zucca fanno del film di Pat Bishow un’esperienza da non ripetere.

Chi non è mai stato in campeggio? Chi non è mai stato felice di andarci per approfondire la conoscenza con l’altro sesso? Chi passerebbe una sola notte a Demon Woods? I ragazzi protagonisti di Demonwarp l’hanno fatto… e ci sono rimasti! Spesso i nomi ingannano (vedi il famoso Crystal Lake Camp), ma andare proprio nella tana del lupo, anzi del mostro! Comunque, i giovani campeggiatori avranno a che fare con una creatura venuta da un altro pianeta, in cerca di tenere parti anatomiche (cuori, che avevate capito?) da strappare. La regia è di Emmett Alston e nel cast troviamo George Kennedy, Pamela Gilbert e Billy Jacoby.

Se siete annoiati dai soliti film vi consigliamo vivamente l’opera di Jeffrey Lau Men Gui da Sha (Operation Pink Squad 2: The Haunted Tower , 1987): tre bellissime ragazze (le Charlie’s Angels del futuro) devono sgominare un pericoloso malvivente dai poteri favolosi. Le ragazze s’imbatteranno in una serie di persone e situazioni che spaziano dal comico al grottesco, ma alla fine riusciranno nella loro missione.

Ancora sullo stile di Twilight Zone è questo Sommarens Tolv Manader (The Twelve Months of Summer, Svezia, 1988) prodotto e diretto da Richard Hobert, un film per la televisione che parla di un esperimento sulle facoltà mentali. Un gruppo di persone viene rinchiuso in un edificio, subendo ogni sorta di esperimento; alla fine di tutto gli uomini saranno lasciati liberi di tornare a casa, ma nessuno di loro sarà più in grado di parlare la lingua del loro paese, parleranno una lingua strana, incomprensibile.

E in tema di stranezze dobbiamo segnalare The Supernaturals (Usa, 1988) diretto da Armand Mastroianni, in cui un gruppo di soldati moderni si trova a dover combattere contro un esercito di zombie confederati della Guerra Civile. Ma andiamo con ordine: uno spirito malvagio si è impossessato dei corpi di alcuni rivoltosi confederati; al capitano Nichelle Uhura Nichols viene affiancata una piccola squadra di combattenti, tra cui LeVar LaForge Burton, per esorcizzare quegli spiriti e debellare completamente l’esercito; dovranno combattere una lunga ed estenuante battaglia, ma alla fine, come sempre, i buoni vinceranno!

John Saxon, l’onnipresente, si cimenta nella regia di Death House del 1988: aiutato dal mago Fred Olen Ray compone un film dai contenuti scarni, ma pieno di imprevedibili colpi di scena. L’Intelligence sfrutta alcuni detenuti per compiere su di loro esperimenti genetici per elevarli allo stadio di super combattenti invincibili, ma il risultato non è propriamente quello sperato: i prigionieri si trasformano in zombi, molto forti sicuramente, ma sempre zombi.

Beyond the Rising Moon (Star Quest, Usa, ’88) ci porta nel ventunesimo secolo e ci presenta un eroe alterato geneticamente che cerca di risolvere i problemi dello spazio… e poi non si dica che anche nello spazio mancano i buoni! Mediocre regia di Philip Cook.

Metamorphosis (Evil Spawn o The Deadly Sting, 1988) di Kenneth J. Hall e Fred Olen Ray è tratto dal vecchio film di Roger Corman The Wasp Woman. Anche in questo caso una donna, dopo che si è iniettata una sostanza che dovrebbe garantirle eterna bellezza, si trasforma in un mostruoso insetto assetato di sangue ovviamente umano.

Poi, sempre del 1988, abbiamo il film tedesco Eis, diretto da Berthold Miterrmayr: nella notte di Capodanno del 1979, Sander viene arrestato dalla polizia di un piccolo paese alpino e incarcerato. Diciotto 18 giorni dopo viene trovato in una cella della locale stazione di polizia che però sembra abbandonata: non ha mangiato nè bevuto per tutto questo tempo. Scoprirà di essere stato usato come cavia per testare un nuovo medicinale da usare in tempo di grandi crisi come, ad esempio, durante una guerra nucleare o batteriologica.

Julie Corman, come già detto, è una scopritrice di talenti e così ha lanciato il già promettente regista Terence H. Winkless in un film dal budget non molto elevato: The Nest (Usa, ’88). Su di un’isoletta sperduta nell’Oceano si stanno sperimentando vari tipi di insetticida… ma l’erronea combinazione di alcuni elementi fa sì che l’insetticida alteri geneticamente gli insetti dell’isola. Sarà difficile combattere contro una specie che esiste da oltre sei milioni di anni…

E sempre della famiglia Corman si parla con questo Nightfall (‘88), prodotto ancora dalla moglie… fiasco! Ispirato all’omonimo racconto di Asimov, di quest’ultimo rimane pressappoco lo scheletro; il regista Paul Mayersberg (sceneggiatore de L’Uomo che Cadde sulla Terra) cerca di tirar fuori il meglio dalla storia di una popolazione aliena sull’orlo di una distruzione, ma non reggono gli effetti e la trama non sempre è coerente. Come di consueto, la Concorde, casa di produzione di Corman, non mette a disposizione grossi capitali e la ristrettezza economica in cui cast e regia sono obbligati a lavorare si fa sentire…

Concludiamo la trilogia dei film prodotti dalla Concorde con un perfetto collage di B’s degli anni ‘50: con Not of This Earth (‘88) si introduce il problema dell’AIDS come malattia sociale e imminente pericolo. «Nessun uomo sulla Terra potrebbe vivere con una così bassa quantità di globuli rossi nel sangue!» è la frase pronunciata dall’infermiera Beverly Garland e che introduce a una raccolta di immagini tratte ai precedenti film di Corman. Jim Wynorski cerca ancora una volta di dare un’impronta tragicomica alla pellicola, ma l’effetto maggiore che otterrà in seguito sarà una discussione parlamentare sulla regolazione sanitaria.

Bel lavoro è questo Alien Space Avenger (Usa, ’88) scritto, prodotto e diretto da Richard Haines; la pellicola ci mostra la storia di quattro alieni imprigionati in una prigione spaziale di massima sicurezza. Riusciti carambolescamente a evadere, s’impadroniscono di una navicella e viaggiano attraverso lo spazio… ma come nei migliori classici, la navetta si “rompe” e i quattro sono costretti ad atterrare su di un pianetoide, che guarda caso è la Terra, assumono sembianze umane e si mettono alla ricerca dell’unico componente che potrebbe farli ripartire: l’uranio. Jamie Gillis è l’unica che rimane a galla in questo cast mediocre (Robert Prichard, Gena Mastrogiacomo e Mike McClerie).

I misteri delle civiltà scomparse sono sempre stati affascinanti, non trovate? La pensa così anche il regista Fred Olen Ray che si rifà a una serie del 1935 per questo The Phantom Empire (Usa, 1988) in cui i membri di una spedizione alle Bronson Caverns scoprono la città di R’lyeh; qui sono accolti dalla regina (aliena) e dal suo fido braccio destro: Robby il robot, assieme a un gruppo di giovinette vestite solo con un bikini di pelliccia. Molti sono i richiami ai film del passato come Planet of the Dinosaurs e Ray sembra vantarsene anche troppo.

Specchio, specchio delle mie brame. Chi è la più bella del reame? È Vivian Lanko, protagonista quasi assoluta di The Rejuvinator (o Rejuvenatrix, Usa 1988) di Brian Thomas Jones, dove la non più giovane Vivian ingerisce un liquido chimico, inventato apposta per lei da uno scienziato, e comincia la sua trasformazione in una donna più giovanile e piacente. Ma a lungo andare il siero della bellezza si trasforma in un pericolo e muta la donna in un essere mostruoso e… il resto lo possiamo immaginare.

Paul Donovan dirige Laurie Paton, Armando Capo e Lee Broker in una simpatica storia di fantascienza dal titolo A Switch in Time o Norman’s Awesome Experience (Canada, ‘88) in cui uno scienziato, un fotografo di moda e una scorbutica modella vengono proiettati in una stazione di ricerca del passato, dominata dagli antichi romani! L’intrusione dei tre con le loro modernità (walkman, rock’n’roll.) porterà la fiacca popolazione a ribellarsi al dispotico dominio romano.

Di boschi e radure si parla nella pellicola in Super 8 di Max Devlen Ozone: Attack of the Red Neck Mutants (Usa, 1988) e si parla di due bei ragazzotti che in quei luoghi ameni s’imbattono in creature mutanti. E queste creaturine cercheranno di prendere degli umani sul pianeta Terra… chi vincerà?

Quando si dice il risparmio… Charles Pinion ha prodotto, sceneggiato, interpretato, curato la fotografia e diretto Twisted Issues del 1989, la storia di un ragazzino ucciso da alcuni suoi coetanei; vi sembra che la vicenda si possa concludere qui? Certo che no! Un medico sperimenta sul corpo del bambino un farmaco di sua invenzione che riporta in vita il ragazzino con molte turbe mentali e con un’alterazione genetica che lo trasforma in un mutante.

Proseguiamo con The Borrower, pellicola finemente sviluppata da John McNaughton (1989); qui troviamo degli alieni vagamente assimilabili a quelli visti ne L’Alieno, ma questi sono molto più crudeli e fetenti. S’impadroniscono dei corpi di uomini d’affari, di ricchi e potenti, sgusciando nelle loro membra attraverso una ferita inferta nel collo. Solo quando una poliziotta (Rae Dawn Chong) s’imbatterà in loro le sorti saranno decise… inutile dire che saranno i buoni a vincere e debellare le creature.

La Germania si fa avanti con una satira sull’ingegneria genetica, basata su un reale esperimento condotto in America su alcuni batteri mangiatori di cellulosa. Nel film di Rainer Erler Zucker (Sugar, ‘89) alcuni microrganismi vengono impiegati in un esperimento per trasformarli geneticamente; il risultato è però quello di ottenere dei piccoli esseri che producono zucchero dalla carta… Magari brevettandoli…

L’America del futuro assomiglia alla Svizzera, divisa in zone totalmente indipendenti e gli eccessi sono vietati; sono vietate le assemblee troppo rumorose e sono vietate tutte le forme di intrattenimento (almeno in Demolition Man erano vietati il sale, il peperoncino, il sesso…), ma riottosi di Megaville non si fermano e proseguono nel loro intento illegale di assembramento. Billy Zane (Titanic) viene spedito dal suo fratello maggiore Daniel J. Travanti (il glorioso capitano Furillo di Hill Street) proprio a Megaville, sotto falsa identità. Come in Atto di Forza anche qui l’eroe dovrà fronteggiare i dubbi e le incertezze sulla sua identità. Il regista è Peter Lerner ed il titolo è Megaville (Usa, ’89).

Il lavoro del becchino del paese spesso non è visto di buon occhio, ma per guadagnare qualche soldo anche il più spaventato dei ragazzi si adatta a fare da assistente. In Night Life di David Acomba (Usa) il ragazzo in questione è Scott Grimes e sarà proprio lui a dover ricomporre i corpi di alcuni suoi coetanei morti in circostanze strane; succede però che proprio quella notte (mai una volta che nei cimiteri si lavori di giorno…) una tempesta magnetica scombussola l’equilibrio organico dei corpi riportandoli in vita, mutandoli in zombetti assassini.

Mutant of the Bounty (Usa, ‘89) si riferisce a un sassofonista a bordo della nave stellare Bounty, nel 2048, idealmente trasformato in una macchina trasmittente che, accidentalmente, entra in funzione, inviando segnali spaziali. Il capitano della nave letteralmente muore di paura alla vista di questo strano essere, ma il suo aspetto orribile nasconde ancora un po’ di bontà e il resto dell’equipaggio non si lascia condizionare solo dall’aspetto, ma gli si mostra amico; anche il piccolo robot schizoide stringe amicizia con questa “strana macchina”. Robert Torrance dirige questa storia di mostri stranamente buoni e il successo al botteghino è discreto, considerando che il basso budget ha ristretto tutto al minimo.

I film di questi anni si fanno sempre più violenti e non è un caso che molti vengano bollati “R” negli Stati Uniti per la troppa violenza e le oscenità di ogni tipo, questo perché la mentalità umana mira alla spettacolarità senza scrupoli, mostrare scene violente anziché farle intendere; con questo non vogliamo sollevare nessuna polemica, ma solo sottolineare che quasi tutti questi film (americani soprattutto) non arrivano nel nostro paese a causa della doppia censura che devono passare. Generalmente un film censurato e bollato “R” in America, non arriva in Italia e, anche se vi arrivasse, in novanta casi su cento la nostra censura lo spedirebbe al mittente con tanto di sovrattassa. Fa parte di questo filone anche questo Brain Dead (Usa, ’89) con Bill Pullman, Bud Cort, George Kennedy e Bill Paxton, per la regia di Adam Simon; un ricercatore viene pressato dai suoi superiori per testare le nuove tecnologie sul cervello umano, per aprire una catena di comunicazione nei principali centri nervosi e recettivi. Ma qualcosa va storto e il dottore si ritroverà vittima di un’apparente paranoia.

Film come se piovessero sembra essere il motto di Roger Corman che, con la sua Concorde, porta sullo schermo Time Trackers (Usa, ’89), diretto da Howard Cohen e interpretato da Will Shriner e Kathleen Beller; ispirato al precedente Bill & Ted’s Excellent Adventure, anche qui troviamo un gruppo di scienziati dell’anno 2033 che tornano indietro nel tempo per contrastare un altro scienziato desideroso di cambiare il passato per poter dominare nel futuro (ricorda un po’ la tattica dei Borg o ci sbagliamo?).

Bob James ha scritturato Eric Estrada e Heidi Payne per questo film Alien Seed (Usa, ’89) che di fantascienza ha solo il pretesto per poter mostrare nudità gratuite. Un alieno ha bisogno delle donne del pianeta Terra per impratichirsi con le tecniche amorose…

Anche questo film Alienator (Usa, ’89) di Fred Olen Ray è un flop colossale, per la banale trama e per la pessima recitazione di John Phillip Law. Dicevamo la banalità della trama… ecco, un robot cibernetico, molto simile al Terminator di Schwarzy, viene programmato per uccidere un uomo, un terrestre, un ribelle che da sempre agogna la libertà in tutti i suoi sensi.

Die Skorpionfrau (Alacrana o The Skorpion Woman, Germania, 1989) diretto da Susanne Zanke è l’adattamento in chiave moderna di Tarantula di Jack Arnold. La donna in questione è una scienziata che sperimenta alcune pozioni su scorpioni per renderne innocuo il morso, ma uno di questi esperimenti andrà male, causando un terribile incidente in laboratorio.

The Bite conosciuto anche come Curse II: The Bite di Federico Prosperi, ma firmato Fred Goodwin del 1989, ci introduce nel mondo dei serpenti quando assistiamo al morso di una di queste creature ai danni di un uomo che sta viaggiando attraverso gli Stati Uniti con la sua compagna. Il morso del rettile trasforma la sua vittima in una sorta di nido vivente di questi serpenti che si riprodurranno all’interno del corpo ospite.

E se i sogni si avverassero? Se i sogni in questione sono belli, pieni di soldi, belle donne e bellissimi uomini, non ci sono problemi, ma se si parla di maniacali ossessioni omicide, allora il discorso cambia! Professore universitario raccoglie un manipolo di studenti e li accompagna in una fattoria fuori città per poter studiare le scienze oniriche in tutta tranquillità; peccato che in Nightwish di Bruce R. Cook (Usa, 1990) i sogni dominanti siano i secondi e che gli omicidi si susseguano a un ritmo frenetico… Ma vi abbiamo detto che la località in cui il gruppo soggiorna pare sia infestata da presenze aliene? No? E che il posto si chiama Valle della Paura? Nemmeno? Che sbadati!

In Francia, nel 1990, esce un film dal titolo Bunker Palace Hotel diretto da Enki Bilal e interpretato da Jean-Louis Trintignant, Carol Bouquet, Maria Schneider e Hans Meyer; la trama è semplice: in una fortezza segreta si tiene una riunione molto importante, presieduta dall’industriale Trintignant che raccoglie le lamentele di molte persone trovatesi a fronteggiare robot difettosi che assalgono l’uomo e macchine impazzite. Ma il colpo di scena è in arrivo: Trintignant è un robot! La critica lo ha definito: «…un film pulp… molto pulp…» … pure troppo.

Philippe Mora dirige questo Communion (Usa, 1990), basato su un famoso caso ufologico di cui sarebbe stato vittima Whitley Strieber, autore di un libro autobiografico; diversificato nella trama ma ugualmente efficace, la pellicola narra di uno scrittore di fantascienza che crede di aver avuto un contatto con una mente aliena durante un trauma indotto. Questo influenzerà la sua vita, portandolo alla ricerca di quella che secondo lui è la verità; e la verità gli si proverà davanti quando, nel suo appartamento, alcuni alieni gli faranno visita. Il film è interpretato da Christopher Walken e Joel Carlson.

Immaginate di essere sui banchi di scuola, fuori fa un freddo incredibile, l’impianto di riscaldamento è stato appena rimesso in funzione, ma assieme all’aria calda dai bocchettoni esce anche un misterioso gas tossico che vi trasforma in zombetti di colore celeste puffo… a parte il colore, ci sarebbe veramente da preoccuparsi! Accade in Ghoul School di Timothy O’Rawe (Usa, ‘90) e credeteci se vi diciamo che il terrore si diffonde rapidamente; solo un manipolo di ragazzi sono scampati alla trasformazione e dovranno lottare contro questi pericolosi puffi giganti.

Rivisitazione del Dr. Mabuse è questo Dr. M (Germania-Italia-Francia, ‘90) di Claude Chabrol con Jennifer Beals e Alan Bates; il dottore citato è Marsfeldt, un pazzoide che spera di conquistare il mondo e ha posto la sede dei suoi loschi piani in un night club di Berlino.

Soft porno di produzione greca è questo Erastes sti mihani tou Hronov (Lovers Beyond Time) di Dimitris Panayotatos con Christine Skaza e Nadia Deliyanni; manager musicale di successo cerca nuovi talenti, ma la protagonista poveretta deve fronteggiare gli orgasmi a sorpresa provocatile dal suo ex amante, defunto tre anni prima. La giovane scoprirà che lei e il suo amante sono ormai una cosa sola e scoprirà anche che il suo amante usa una macchina del tempo per poterla fare sua (nel passato).  Ehh… sarà una dura lotta!

Rimaniamo in tema di soft porno con l’opera pessima di Adam “Rif” Rifkin (conosciuto anche come Rif Coogan): Invisible Maniac. Qui il docile e arrapato professore liceale Noel Peters, stanco di dover solo sognare le sue allieve maggiorenni, inventa un poderoso siero dell’invisibilità che gli permette di entrare negli spogliatoi delle ragazze e guardarle al naturale. Ma sembra che la scuola sia un po’ tutta sotto sopra: la preside dell’istituto è una ninfomane inguaribile che non perde tempo nell’insidiare i bei giovinotti e il bidello è un guardone; bidello e preside finiranno nei pasticci quando il professore avrà un attacco di pazzia da libidine…

L’imprevedibile Douglas Schultze appone la sua firma su Hellmaster o Soulstealer (Usa, ‘90), come preferite… comunque, la storia ci presenta un professore universitario che torna dopo molti anni alla vecchia università dove aveva compiuto delle ricerche scientifiche sullo sviluppo mentale. Il professore riprende le sue ricerche ma si accorge ben presto che l’alterazione dei soggetti li porta ad uno stato zombesco. Nel cast troviamo il solito John Saxon coadiuvato da Amy Raash.

Se Thierry Notz con The Terror Within aveva segnato un buon incasso, lo stesso non si può dire del regista Andrew Stevens (anche interprete principale) con The Terror Within 2 (Usa, ’90): una specie di scienziato paranoico si troverà a dover combattere contro alieni mutanti stile Alien e virus killer… Nel cast anche Stella Stevens e Burton Gilliam.

Alligator II (Usa, ’90) è un brutto sequel del film di Teague del 1980: la trama è in parte ripresa, con un coccodrillo mutante che, vicino al suo laghetto, fa strage di persone… Molto ingenuo nella trama e senza spunti validi è stato un flop per il regista Brandon Clark e non ha certo dato lustro agli interpreti Dee Wallace, Joseph Bologna e Richard Lynch.

Fred Olen Ray ingaggia la prorompente Edy Williams come protagonista assoluta di Bad Girls From Mars (Usa, 1990)… c’è da dire che il resto del cast (Oliver Darrow, Brinke Stevens) muore quasi subito per lasciare spazio alle doti della Williams. La trama è quella di sempre: marziane super sexy e cattivissime cercano nuove specie sulla Terra.

Ricordate il film di Wes Craven Sotto Shock? Il detenuto viene ucciso sulla sedia elettrica, ma poi ritorna in vita grazie proprio all’elettricità; nel film di Jimmy Li il redivivo di turno è Shing Fui-On, un poliziotto ucciso mentre stava cercando di sventare una rapina. Trasportato all’ospedale, tutte le cure sembrano inutili, ma solo grazie a una scarica elettrica il suo corpo riprende a funzionare, tramutandolo in un essere dotato di una forza sovrumana, assetato di vendetta. Cercherà in ogni modo di farsi giustizia sommaria fino a stanare i suoi uccisori e sterminarli. Il titolo della pellicola è Blue jeans Monster, altri interpreti sono Gloria e Amy Yip.

Frankenhooker invece è quasi il più divertente dei film di Frank Henenlotter del 1990, dove un balordo scienziatoide, preoccupato dal fatto che la sua compagna ha perso la testa sotto una falciatrice (ah, l’amore…), la reincolla con un liquido di sua creazione assieme ad altri pezzi di corpo presi da prostitute uccise da lui stesso.

Continuiamo a parlare di fantascienza e serial killer: David Schmoeller nel 1990 porta sullo schermo The Arrival, una pellicola veramente interessante, a metà tra una storia di vampiri e una copycat story: John Saxon interpreta ancora una volta un poliziotto, burbero, solitario e con le bolas quadrate, il suo compito è quello di scovare un misterioso, efferato assassino. L’assassino in questione è un arzillo ottantenne, ringiovanito da un organismo alieno che, per nutrirsi, necessita del sangue di donne giovani (e anche belle).

Ecco una bella trilogia di film dal color rosso sangue: Basket Case, Basket Case 2 e Basket Case 3: The Progeny diretti da Frank Henenlotter. Il primo della serie è stato girato nel 1982, con il malcontento generale della produzione (Alpha – Edgar Ievin) che non credeva minimamente nella riuscita del film; ma si dovettero ben presto ricredere. La storia non è originalissima, forse è fantascientifica solo in parte, ma i contenuti e gli spunti sono veramente al cardiopalma; Duane e Belial sono due fratelli, gemelli, siamesi per la precisione, sono stati separati alla nascita da una équipe di medici che non ha considerato gli eventuali risvolti psicologici sui due. Duane è un ragazzo normale, ma Belial è una sorta di mostro deforme, con una lunga escrescenza carnosa (simile a una coda) e due moncherini al posto delle braccia e dei denti spaventosamente aguzzi; la deformità di Belial e la spiegazione parziale dell’inserimento del film in questo volume, è data da una sostanza non meglio identificata che la madre dei due ha ingerito durante i primi mesi della gravidanza: la sostanza era comprensiva di un organismo semplice, ameboide, ma intelligente che seleziona l’organismo ospite in base ad una osmosi placentare, preferendo un ospite debole fisicamente, in modo da poter apportare dei cambiamenti molecolare alla sua struttura. Belial è costretto inoltre a essere trasportato dentro un cestino (da qui il basket case). Si vogliono vendicare e non si faranno scrupoli. Il secondo capitolo della saga (Medusa/Shapiro, 90), interpretato ancora da Kevin Van Henteryck, vede Duane e Belial che fuggono dalla brutale New York, teatro delle loro barbarie, piena di ricordi orrendi e si rifugiano in una tranquilla cittadina, ospiti di una comunità popolata da freaks… troveranno una pace apparente finché saranno raggiunti da un detective e un reporter ficcanaso. Il finale shock offerto da Henenlotter ci mostra un disperato Duane, oppresso dal peso della vita che non riesce a vivere una vita regolare senza il piccolo deforme Belial… consunto dal tormento prende ago e filo e si ricuce al fratello. È il 1992 ed ancora Henenlotter firma il terzo capitolo Basket Case 3: The Progeny; sulla locandina del film appare un’inquietante didascalia: «It’s time to build a bigger basket!» (E’ tempo di costruire un cestino più grande)… ed è veramente così! Belial è diventato padre, padre di orribili mostri che dovrà difendere contro i preconcetti della gente, minacciando di soverchiare l’ordine pubblico montando una rivolta portata avanti da tutti gli altri freaks che i gemelli hanno incontrato nella loro vita.

Dunque, di A Nymphoid Barbarian in Dinosaur Hell (1990) sappiamo poco: il regista è Brett Piper, la protagonista principale è Linda Corwin e il plot narra di questa minuta fanciulla che combatte contro degli inverosimili dinosauri… Sappiamo però molto di più dei backstage! Alex Pirnie (produttore e interprete) voleva un film in cui l’eroina da sola riuscisse a sconfiggere i mostri con la forza dell’amore, ma commercialmente la pellicola non avrebbe reso; quindi pensò di cambiare la trama sostituendo i mostri con degli uomini muscolosi ma stupidi. La rivolta di un paio di attrezzisti (muscolosi ma apparentemente non molto brillanti) costrinse ancora Pirnie a rivoluzionare il tutto! Si giunse alla stesura finale solo dopo un paio di mesi di intenso lavoro…

Dello stesso anno è Syngenor (Usa) di George Elanjian che vede la solita idea megalomane di alcuni ingegneri militari senza scrupoli che danno la caccia a un essere sintetico fuggito dal laboratorio in cui è stato creato. L’essere intrappolato in quella vita-non-vita si ribellerà alle costrizioni dei militari e degli scienziati che lo hanno progettato.

Un film italiano, prodotto per il mercato estero, è questo The Black Cat (Il gatto nero) del 1989, conosciuto anche come Edgar Allan Poe’s The Black Cat. La pellicola non è mai giunta in  Italia sotto alcuna forma, questo perché il produttore inglese (Golan) non ha mai pagato il dovuto alla casa di produzione italiana la quale, grazie anche alle manovre oscure del suo amministratore, ha dovuto chiudere i battenti. Regista del film è Lewis Coates, ovvero Luigi Cozzi, da un suo soggetto originariamente chiamato Out of the Deep. Il titolo inneggiante a Poe e le brevi sequenze sono state volute alla fine da Golan per poter dire che il soggetto era tratto da un racconto dello scrittore stesso. Ma parliamo della trama: Levana, essere malvagio, dopo una lunga catena di delitti, combatte un’estenuante guerra mentale con una mutante.

Der Acthe Tag, pellicola tedesca diretta da Reinhard Munster (1990) è la storia di una giornalista Vere Pukall (Katharina Thalbach) che ha un appuntamento con lo scienziato De Vries (Peter Simonischek), ma purtroppo lo trova morente stroncato da un’overdose. DeVries avrebbe dovuto informarla su degli esperimenti genetici illegali tuttora in corso. Man mano che la giornalista continua nelle sue indagini, la situazione si fa sempre più pericolosa: viene minacciata di morte, gli amici l’abbandonano e anche suo figlio sembra non volerla più assistere nella sua ossessione. Alla fine Vera scopre che De Vries ha clonato dal patrimonio genetico del nonno, ex ufficiale nazista, due gemelli. Quando i due vengono presentati in TV da una multinazionale farmaceutica in mezzo a vaneggiamenti per una razza pura e sana e il vantaggio quindi ottenibile con la nascita in provetta, la giornalista perde definitivamente il suo scoop.

Una coproduzione tra la Repubblica federale tedesca, la Russia e la Svizzera ha dato come risultato questo curioso film intitolato Trudno byt Bogom (Es ist nicht leicht ein gott zu sein, 1990) per la regia di Peter Fleishmann: l’umanità del Terzo Millennio vive in perfetta armonia, non ci sono più guerre, le malattie sono state tutte debellate, il volo spaziale è all’ordine del giorno. Viene scoperto un nuovo pianeta ove vive una razza umanoide in uno stato di civilizzazione pari al nostro Medio Evo. Una missione spaziale viene inviata su questo pianeta per studiarne la popolazione. Gli astronauti si calano in ruoli di nobili signori per non essere scoperti dagli indigeni, ma la cosa non gli riuscirà molto bene.

(11 – continua)

Giovanni Mongini