FANTASCIENZA STORY 239

NON FIDARTI DI NESSUNO (1998) – PARTE 07

STAR TREK: L’INSURREZIONE (Star Trek: Insurrection)

Il villaggio dei Ba’ku sull’omonimo pianeta. Un mondo i cui abitanti sono dediti alla coltivazione dei prodotti della terra, i forni cuociono il pane, il fabbro compie il suo lavoro, i bambini giocano felici nel villaggio posto sulle rive di un lago e immerso nel verde dei prati e la tranquillità delle montagne circostanti.

Invisibile agli occhi dei suoi abitanti e incastonata nella montagna sovrastante il villaggio, c’è una postazione segreta che sta spiando le mosse dei nativi. All’interno di essa ci sono membri della Federazione e anche appartenenti alla razza Son’a e da lì è anche possibile osservare alcune figure che si aggirano, invisibili, per il villaggio.

Il dispositivo di occultamento personale in loro possesso permette a queste persone di muoversi indisturbati in mezzo ai tranquilli e pacifici Ba’ku. L’aspetto dei Son’a è umanoide, ma i loro visi sono sciupati e deturpati da parecchi interventi di plastica facciale.

Dei colpi di phaser scuotono la tranquillità del villaggio e uno degli osservatori sta correndo sparando all’impazzata inseguito da altri che tentano di fermarlo. Malgrado gli ordini impartitigli dalla base segreta, egli si toglie il casco dopo essersi liberato facilmente dei suoi inseguitori. In questo modo gli stupiti Ba’ku vedono un volto camminare nell’aria, noi conosciamo quel viso: è quello di Data (Brent Spiner).

Con dei colpi di phaser assolutamente precisi l’androide, che si è liberato totalmente del proprio dispositivo personale di occultamento, distrugge i generatori della base invisibile rivelando così a tutto il villaggio la struttura e i suoi osservatori. I nativi sono stupiti e preoccupati del rapido svolgersi degli eventi.

L’Enterprise sta compiendo una missione diplomatica nel sistema di Eikon i cui abitanti stanno per entrare a far parte della Federazione per cui tutti gli ufficiali sono in alta uniforme per ricevere gli illustri ospiti nel bar di prora della nave allestito a sala rinfreschi. Dopo aver faticato, e non poco, ad allacciare il colletto dell’uniforme del proprio Capitano, la Dottoressa Beverly Crusher (Gates McFadden), il Consigliere Troi (Marina Sirtis), il primo Ufficiale Ricker (Jonathan Frakes, anche regista del film), si recano con lui all’incontro.

Una chiamata raggiunge il Capitano Jean – Luc Picard (Patrick Stewart) mentre si sta incamminando: è il Guardiamarina Perim (Stephanie Niznick) che lo chiama dalla Plancia.

Perim: “Plancia a Capitano Picard.”

Picard: “L’ascolto, Guardiamarina.”

Perim: “Il Comando chiede l’ora stimata d’arrivo nel sistema di Ghorem.”

Picard: “Il sistema di Ghorem?!”

Ricker: “Dobbiamo appianare una disputa territoriale.”

Picard: “No, non possiamo rimandare la spedizione archeologica su Anonan 2. Ci ritroveremmo nel pieno della stagione dei monsoni.”

Un Guardiamarina porge a Picard un rapporto da firmare.

Ricker: “Il Corpo Diplomatico è impegnato nelle trattative con il Dominio…”

Picard: “Oh, sì! E allora tocca a noi spegnere l’ennesimo focolaio d’incendio.(Sospira) Qualcuno ricorda quando eravamo solo degli esploratori?”

Il Capitano, con il suo seguito, sta per entrare nel locale quando incontra Worf (Michael Dorn) e, quasi contemporaneamente, Geordi LaForge (Levar Burton) lo chiama tramite il comunicatore per dirgli di avere un messaggio per lui, ma Picard non può tardare ulteriormente ed è quindi Ricker a venire a conoscenza che il messaggio è urgente ed è da parte dell’Ammiraglio Dougherty (Anthony Zerbe) e riguarda Data.

Picard riceve gli ospiti e gli viene posto in testa, a simbolo di riconoscimento onorifico, una curiosa “sciarpa” terminante in due trecce. Dopo che la delegazione si è allontanata egli si volta con aria afflitta verso il Consigliere Troi.

Picard: “Commenti?”

Troi: “Carino, con le treccie.”

Il quel momento LaForge si sta facendo largo in mezzo ai convenuti.

Geordi: “Capitano… permesso… Capitano, l’Ammiraglio Dougherty è a bordo di una nave nel Settore 4 – 4 – 1 e sta richiedendo gli schemi circuitari di Data.”

Troi: “Qualcosa che non va?”

Geordi: “Il messaggio non lo dice.”

Picard: “Data dovrebbe essere già tornato, ormai. L’osservazione del villaggio Ba’ku doveva durare una settimana. Geordi, può stabilire un collegamento protetto con l’Ammiraglio nell’anticamera?”

Geordi: “Sissignore.”

Picard si avvia con Geordi, ma uno degli ospiti lo ferma, il Capitano abilmente lo glissa e, mentre il ricevimento continua, parla in collegamento diretto con l’Ammiraglio Dougherty.

Dougherty: “…Non rispetta nessun protocollo della Flotta Stellare. Non risponde a nessuna delle nostre chiamate…”

Picard: “Avete idea di cosa abbia provocato questo comportamento?”

Dougherty: “Nessuna. Ora sta tenendo i nostri in ostaggio laggiù.”

Picard: “Potremmo essere nella vostra posizione fra due giorni, Ammiraglio.”

Dougherty: “Temo che non sia una buona idea. La vostra nave non è equipaggiata per questa regione. Ci sono problemi ambientali.”

Picard: “Che tipo di problemi?”

Dougherty: “Non abbiamo ancora identificato esattamente le anomalie. Questa zona è chiamata “La Macchia dei Rovi”. Abbiamo impiegato un giorno per trovare una postazione da cui inviarvi il segnale. Voi fornitemi gli schemi di Data, io vi terrò informati. Dougherty, chiudo.”

Picard si volge verso LaForge che è rimasto accanto a lui.

Picard: “Il suo chip emozioni?”

Geordi: “Non lo ha portato con sè.”

Picard: “Dia all’Ammiraglio gli schemi di Data.”

Geordi: “Sissignore.”

Con un cenno Picard ha chiamato a sè un Guardiamarina (Jennifer Tung).

Guardiamarina: “Sissignore?”

Picard: “Guardiamarina, vada subito in cucina e dica al cuoco di saltare la portata di pesce.”

Guardiamarina: “Sissignore.”

Rivolgendosi poi a Geordi:

Picard: “Vorrei che i nostri ospiti ci lasciassero appena lo consentirà l’etichetta. Chiederò a Worf di rimandare il suo ritorno sul Deep Space Nine così verrà con noi. Passeremo dal sistema 4 – 4 – 1 sulla strada per il sistema Ghoran.”

Geordi: “Sono in direzione opposta, Signore.”

Picard: “Davvero?”

LaForge afferra la sfumatura e si allontana. Picard si rimette la fascia in testa e rientra più sorridente che mai nella sala del ricevimento.

L’ammiraglia dei Son’a si sta avvicinando al pianeta Ba’ku. A bordo della stessa, oltre all’Ammiraglio Doigherty, c’è il capo degli alieni, Ru’afo (F. Murray Abraham) che in quello stesso momento si sta facendo “stirare” il volto da tre ragazze che fissano la sua pelle sulla nuca dandogli una parvenza più umana.

Ru’afo: “Non avrei mai dovuto approvare questa vostra ridicola postazione cammuffata. Le procedure della Federazione hanno reso questa missione dieci volte più difficile del necessario.”

Dougherty: “Le nostre procedure erano mirate a proteggere la popolazione del pianeta da inutili rischi.”

Ru’afo: “Bah, la popolazione del pianeta, seicento persone! Uhm… volete evitare inutili rischi? La prossima volta lasciate a casa il vostro androide.”

Voce: “Plancia a Capitano Ru’afo. Ci stiamo avvicinando al pianeta.”

Ru’afo: “Imposti un’orbita alta.. .(Il lavoro è terminato e Ru’afo si alza dalla poltrona) Si accomodi, Ammiraglio, le ragazze toglieranno vent’anni alla sua faccia!”

Dougherty: “Un’altra volta, magari…”

Ru’afo: “Il suo riserbo mi sorprende, Ammiraglio. Lei continua a negarsi tutti i vantaggi che può offrirle questa missione…”

Dougherty: “Preferisco aspettare finchè non potremo dividere quei vantaggi con tutti gli abitanti della Federazione.”

Improvvisamente delle esplosioni scuotono la nave. Si tratta di una scarica di phaser la cui origine è sconosciuta. Ru’afo ordina di alzare gli scudi, ma i colpi continuano mentre egli ordina di uscire dall’orbita. Il contatto visivo rivela che si tratta di una nave della Federazione. A bordo c’è Data…

L’Enterprise si sta avvicinando.

Plancia di Comando.

Perim: “Capitano, stiamo per perdere il collegamento con la Flotta Stellare.”

Picard: “Avete avuto i dati necessari dal Comando?”

Troi: “Ho scaricato tutti i file sulla postazione cammuffata e sui Son’a.”

Picard: (rivolto a Troi ed a Riker) Avete due giorni per diventare degli esperti. (I due si allontanano) Signor Worf, il nostro compito è progettare un piano sicuro per catturare Data.”

Worf: “Ho già chiesto al Comandante LaForge di modificare questo tricorder con uno dei servocomandi di Data. Il suo raggio d’azione è di quattro metri soltanto, ma lo può disattivare…”

Picard non nasconde la sua approvazione per l’iniziativa del Klingon.

Picard: “Bentornato a bordo, Signor Worf… (Si rivolge alla Plancia) Ridurre a un terzo, ci porti dentro.”

L’Enterprise entra nel vasto mare gassoso di pulviscolo cosmico e prosegue sicura la sua rotta.

Intanto Riker e Troi cercano di fare il punto della situazione con l’aiuto del computer.

Riker: “Mezzo secolo fa hanno sottomesso due razze primitive, i Tarlak e gli elloniani e le hanno integrate nella loro cultura come forza lavoro…Guarda qui, i Son’a sono famosi per aver prodotto massicce quantità del narcotico Ketracel Bianco… Si dice che le loro navi siano equipaggiate con armi isolitiche e bandite dall’accordo di Kitomar…”

Troi: “Per quale motivo siamo alleati di questa gente?”

Riker: “Buona domanda… Uhm… era tanto che non me lo facevi…”

Troi: “Cosa?”

Riker: “Quello che mi stai facendo al collo…” (lo sta massaggiando)

Troi: “Ti stavo facendo qualcosa al collo?”

Mentre il viaggio continua Picard deve svegliare Worf affinchè prenda posto in Plancia, dato che è iniziato il suo turno. Svegliatosi bruscamente il klingoniano urta con la testa una paratia e si scusa con il Capitano il quale gli promette che, per questa volta, non lo porterà di fronte alla Corte marziale. Poi si rivolge a Geordi e al Guardiamarina Perim.

Picard: “Quando abbiamo allineato, l’ultima volta, i sensori di torsione?”

Perim: “Due mesi fa, Signore.”

Picard: “Fanno uno strano rumore…”

Geordi: “In effetti sono fuori allineamento di meno di… dodici micron! Lei se n’è accorto!”

Picard: “Quando ero Guardiamarina riuscivo ad avvertire uno sfasamento di tre micron.”

Guardiamarina Uomo: “Signore… La nave Son’a con l’Ammiraglio Dougherty a bordo è nel raggio di rilevamento.”

Picard: “(rivolto a Worf che sta entrando trafelato in quel momento) Raddrizzi la tracolla, Comandante… Sullo schermo!”

Dougherty: “Comandante, non l’aspettavo.”

Picard: “È troppo importante per lasciare l’Enterprise in lista di attesa, Ammiraglio!”

Dougherty: “Vorrei avere notizie migliori. Il Comandante ci ha attaccato su una navetta da ricognizione, ieri. Ru’afo ed io abbiamo deciso d’inviare una squadra d’attacco.”

Picard: “Con il Comandante Worf stiamo lavorando a diversi piani tattici per salvare…”

Ru’afo: “Il vostro androide è diventato violento, Capitano. La mia nave ha riportato danni consistenti, deve essere distrutto!”

Dougherty: “Io so cosa rappresenta Data per la Flotta Stellare, ma il nostro equipaggio è alla mercè di quella gente sul pianeta.”

Picard: “Se il nostro primo tentativo di catturare Data fallirà lo disattiverò io stesso. Devo essere io a farlo, sono il suo Capitano… e suo amico.”

Dougherty: “D’accordo. Avete dodici ore, Capitano, poi vi voglio fuori dalla Macchia di Rovi. Nel frattempo noi ci dirigeremo fuori dal perimetro per chiamare rinforzi Son’a nel caso falliste.”

Picard: “D’accordo.”

Dougherty: “Buona fortuna, Capitano. Dougherty, chiudo.”

Worf e Picard escono con una navetta nello spazio antistante il pianeta.

Worf: “I sensori non captano nessuna nave proveniente dalla superficie.”

Picard: “Trasmetta un segnale covariante. Dovrebbe attirare la sua attenzione.”

Worf: “Userà gli anelli del pianeta per mascherare l’avvicinamento.”

Picard: “La radiazione metafisica degli anelli è in fase di estrema instabilità. Meglio stare alla larga.”

Picard si mette a canticchiare e Worf lo guarda stupito.

Worf: “Signore…”

Picard: “Ah, me la cantava mia madre quando…”

Un colpo scuote la navetta. Data li sta attaccando.

Picard: “Attenzione! Apra tutte le frequenze di chiamata… Data, parla il Capitano Picard, la prego risponda!”

Ma la caccia continua inesorabile e Data colpisce ripetutamente la navetta e il suo schermo.

Worf: “Se usiamo i cannoni tachionici lo costringeremmo a resettare le armoniche degli scudi e quindi potremmo teletrasportarlo!”

Picard: “Allora, proceda!”

Worf: “Colpito! Riconfigura le armoniche degli scudi.”

Picard: “Teletrasporto!”

Il tentativo dà esiti negativi.

Worf: “Ha attivato l’inibitore del trasporto. Prepararsi a entrare nell’atmosfera. Useremo i confini ionosferici per scuoterlo!”

Le due navette entrano nell’atmosfera del pianeta.

Worf: “Gli scanner sono disattivati.”

Picard: “Manovre evasive. Rotta 1 – 4 – 0 punto 3 – 1 !”

Sfuggire alla navetta di Data è estremamente difficoltoso, questi si affianca per un attimo al mezzo di Picard: i due si guardano dalle carlinghe poi l’androide sfreccia via.

Picard : “Sa pilotare una nave. Riesce ad anticipare le strategie tattiche. È chiaro che il suo cervello funziona. Abbiamo visto come reagisce alle minacce, mi chiedo come reagirebbe a…”

Un altro colpo scuote la navetta.

Picard: “Signor Worf, lei conosce Gilbert e Sullivan?”

Worf: “Ehm… no, Signore. Non ho avuto modo di conoscere tutti i nuovi membri dell’equipaggio…”

Picard: “Sono compositori, Worf, del Diciannovesimo Secolo.”

Sul quadro di comando della navetta appare la selezione musicale scelta da Picard.

H.M.S. Pinafore

Act. 1, Song 10

“A British Tar”

Picard: “Data stava provando una composizione di H.M.S. Pinafore prima di partire…”

Sotto gli occhi stupiti di Worf, Picard comincia a intonare il pezzo spronando Worf a fare altrettando mostrandogli le parole del pezzo musicale che appaiono sullo schermo:

And his earth should glow

And his fist be even ready

For a knockdown blow

che, tradotto, suona più o meno così:

E il suo cuore brillerebbe

E il suo braccio sarebbe pronto

Per sferzare un colpo.

Si tratta di una delle canzoni di un’operetta degli autori citati prima. Pur perplesso Worf canta a sua volta e anche Data si unisce al coro. Picard sussurra:

Picard: “Preparare morse d’aggancio.”

Data continua a cantare distraendosi così dalla manovra, mentre Picard continua a fargli eco. Worf prepara la manovra risedendosi al posto di guida. La navetta del Capitano esce dalle nuvole sotto quella dell’androide e l’aggancia.

Worf: “Accoppiamento energia oltre i limiti di tolleranza, se non lo sganciamo può distruggere entrambi gli apparecchi.”

Picard: “Io non lo lascio andare!”

Le due navette, solidamente agganciate, precipitano a vite verso la superficie del pianeta.

Worf: “Dobbiamo stabilizzare il campo di smorzamento!”

Picard: “Tutta la potenza sugli smorzatori inerziali!”

Worf: “L’autosequenziatore è stato danneggiato dalle scariche dei phaser!”

Picard: “Trasferimento comandi in manuale! …Autosequenza riallineata, attivo stabilizzatori!”

Worf: “Campo di smorzamento stabilizzato!”

Picard: “Massima potenza!”

Appena in tempo. Un attimo prima di precipitare al suolo le due navi riprendono quota.

Picard: “Ora, Signor Worf!”

Il Klingon abbatte il portello della navetta di Data e disinnesca l’androide mentre questi si stava scagliando su di lui.

Worf: “Capitano, il Comandante Data è stato reso inoffensivo.”

Picard risponde con un sospiro di sollievo. Poco tempo dopo una squadra, sempre guidata dal Capitano, scende sul pianeta dove tutto sembra assolutamente normale. I bambini giocano scambiandosi velocemente delle piccole sfere che lanciano con assoluta precisione l’uno verso l’altro in un armonico gioco di gomiti e braccia. Gli astronauti della Federazione e i Son’a sono trattati come ospiti ai quali vengono serviti i cibi dai Ba’ku anche se i secondi si tengono in disparte rispetto ai primi. La dottoressa Crusher osserva stupita il gioco dei fanciulli e commenta:

Troi: “Possiedono un’incredibile disciplina mentale, chiarezza di percezione…”

Degli abitanti del pianeta si avvicinano a Picard e ai suoi, tra essi ci sono Sojef (Daniel Hugh Kelly) e Aniji (Donna Murphy).

Sojef: “Mi chiamo Sojef.”

Picard (stringendogli la mano) Jean – Luc Picard. Questi sono i miei ufficiali, il Dottor Crusher, il Consigliere Troi.”

Sojef: “Volete mangiare qualcosa?”

Picard: “No, siamo venuti a… salvare quelle persone.”

Sojef: “Ah, come volete… ma devo chiedervi di lasciarvi disarmare, questo villaggio è un Tempio della Vita.”

Dopo un attimo di esitazione Picard ordina al suo gruppo di consegnare le armi.

Picard: “Preparate gli ostaggi per il trasporto sulla nave.”

Beverly: “Devono essere messi in quarantena prima di salire a bordo.”

Mentre gli altri vanno a eseguire gli ordini Picard si ferma a parlare con i tre nativi.

Picard: “Avevamo avuto l’impressione che fossero trattenuti contro la loro volontà.”

Aniji: “Non siamo abituati neppure ad avere ospiti, figuriamoci a trattenerli contro la loro volontà.”

Sojef: “La forma di vita artificiale non li lasciava andare via, in effetti ci ha detto che erano nostri nemici e che ne sarebbero arrivati altri.”

Aniji: “Siete nostri nemici?”

Sojef: “Aniji…”

Picard: “Il mio popolo segue una rigida politica di non interferenza con le altre culture. È la nostra prima direttiva.”

Aniji: “La vostra direttiva, evidentemente, non v’impedisce di spiare altre culture.”

Picard incassa il rimprovero e replica:

Picard: “La forma di vita artificiale è un membro del mio equipaggio, sembra che si sia ammalato…”

La risposta del terzo nativo, Tournel, sorprende il capitano dell’Enterprise.

Tournel: C’è stata una variazione di fase nella sua matrice positronica che non siamo riusciti a riparare.”

Aniji: “Io credo che il Comandante abbia difficoltà a credere che saremmo in grado di riparare un congegno positronico.”

Sojef: “Le nostre capacità tecnologiche non sono evidenti perché abbiamo scelto di non impiegarle nella nostra vita quotidiana. Noi pensiamo che quando si crea una macchina per fare il lavoro di un uomo si toglie qualcosa all’uomo.”

Aniji: “Ma una volta esploravamo la Galassia, proprio come voi.”

Picard: “Conoscete la propulsione a curvatura?”

Aniji: “La conosciamo, sì, ma dove può portarci la curvatura se non lontano da qui?”

Picard si guarda attorno estremamente imbarazzato.

Picard: “Chiedo scusa per la nostra intrusione.”

Il Capitano si allontana e risale a bordo per parlare con l’Ammiraglio Dougherty.

Picard: “…E poichè conoscono la propulsione a curvatura, gli effetti sulla loro società saranno minimi.”

Dougherty: “Ha fatto un ottimo lavoro, Capitano, ora fate le valige e tagliate la corda… Come sta Data?”

Picard: “È fermo. LaForge sta completando la diagnostica.”

Dougherty: “Mi invierete il vostro rapporto domani. Torniamo indietro incontro a voi. Impostate la rotta per il randez – vous così potrete trasferire l’equipaggio e le attrezzature, andando via.”

Picard: “Voi non avete finito qui?”

Dougherty: “Beh, resta solo… qualche dettaglio da definire. Dougherty, chiudo.”

Mentre Picard guarda dalla grande vetrata il pianeta inanellato, Troi riceve la visita di Riker il quale vorrebbe altri massaggi. I due parlano di un passato che vorrebbero far tornare…

Picard ha contattato Geordi il quale ha terminato le riparazioni su Data. I due si stanno dirigendo nel cilindro di contenimento dell’androide.

Geordi: “Ho dovuto ricostruire la rete neurale di Data e sostituire questi… (Gli mostra dei chip) Contengono le tracce mnemoniche.”

Picard: “Come sono stati danneggiati?”

Geordi: “Da un’arma Son’a, non c’è dubbio, questo ha provocato il cattivo funzionamento di Data.”

Picard: “Ma nel rapporto i Son’a sostengono di non aver sparato finchè non si è verificato il guasto.”

Geordi: “No, io non credo che sia andata così.”

Picard: “Perché gli avrebbero sparato senza un motivo?”

Geordi: “So solo che funzionava normalmente finchè non gli hanno sparato, poi si è attivato il suo sistema”Fail Safe.”

Picard: “Fail Safe?!”

Geordi: Le sub-routine morali e etiche hanno sopraffatto le funzioni di base.”

Picard: “Mi sta dicendo che sapeva ancora cosa è bene e cosa è male?”

Geordi: “Senza dubbio. Il sistema è progettato per difendere Data da chiunque possa tentare di approfittare della sua perdita di memoria.”

Picard: “Eppure ci ha attaccato e ha detto ai Ba’ku che eravamo una minaccia… Le danno fastidio gli impianti?”

Picard ha notato che Geordi si era passato una mano sulla tempia in segno di fastidio. Come sappiamo l’ufficiale ha sostituito il suo visore con degli impianti ottici che gli danno una visione delle cose che lo circondano uguale a quella che aveva prima senza costringerlo a portare un’apparecchiatura così scomoda.

Geordi: “Ehm… non è niente, credo di essere stanco.”

I due sono ora davanti al contenitore nel quale si trova Data, tenuto fermo da potenti ganci. L’androide è ancora disattivato, ma a questo provvede subito Geordi.

Data: “Geordi… Capitano!”

Picard: “È sull’Enterprise, Data.”

Data: “Credo che manchino diverse tracce mnemoniche… (vede i chip sul palmo della mano di Geordi). Eccole lì.”

Geordi apre i fermi.

Picard: “Data, qual è l’ultima cosa che si ricorda?”

L’androide si mette a cantare.

Picard: “No… della missione.”

Data: “Indossavo una tuta isolante e raccoglievo dati fisiometrici sui Ba’ku. L’ultimo ricordo è che salivo tra le colline seguendo dei bambini.”

Picard torna su Ba’ku con Data e con l’aiuto di Sojef ed Anji si fanno guidare da uno dei bambini, Artim (Michael Welch), verso il luogo dell’accaduto. L’androide nota che il piccolo, il quale li sta portando verso una diga, cerca di tenersi lontano da lui.

Data: “Non c’è ragione di temermi. Ora funziono secondo i normali parametri.”

Artim: “Cosa?”

Data: “Mi hanno aggiustato… Comandante, il bambino ha paura di me.”

Picard: “Non c’è niente di personale, Data, se lo ricordi: questa gente ha rifiutato la tecnologia.”

Data: “Sono la personificazione di tutto ciò che hanno rifiutato.”

Picard: “Fino a questa mattina quel giovanotto, probabilmente, non aveva mai visto una macchina, figuriamoci una che parla e cammina.”

Quando Worf si mette in contatto con Riker, il secondo ufficiale non può nascondere un moto di disappunto. Si trova in una vasca da bagno a due piazze con Troi la quale gli sta disfando la barba. I due bevono champagne e tutt’intorno è illuminato da candele. Possiamo capirlo…

Worf: “Plancia a Riker.”

Riker: “Posso richiamarla, Signor Worf?”

Worf: “C’è l’Ammiraglio Dougherty in linea, Signore.”

Riker: “Me lo passi… Sì, Ammiraglio?”

Dougherty: “Perché non avete lasciato l’orbita?”

Riker: “Il Capitano Picard è ancora a Terra, Signore.”

Dougherty: “A fare cosa?”

Riker: “Non vuole andarsene finchè non avremo una spiegazione esauriente del malfunzionamento di Data. Il suo futuro nella Flotta Stellare potrebbe dipendere da questo.”

Dougherty: “Ricordi al Capitano che le sue dodici ore sono scadute.”

Riker: “Sissignore.”

Dougherty: “Dougherty, chiudo.”

A bordo della nave Son’a uno dei medici sta cercando di curare Ru’afo ma è costretto ad ammettere che ogni ulteriore tentativo sta per rivelarsi infruttuoso.

Medico: “Il suo corpo produce ormai troppe tossine. Abbiamo raggiunto il limite della manipolazione genetica.”

Ru’afo: (guardando fisso Dougherty) Non avrò più bisogno di manipolazioni genetiche se i nostri amici della Federazione ci consentiranno di completare questa missione!”

Il gruppetto guidato da Artim è nel frattempo arrivato alla diga che si trova ai margini di un lago.

Data: “Le funzioni del Tricorder sono limitati dai pesanti depositi di Cherbonite (Carbonite) su queste colline.”

Picard: “Se facessimo una scansione delle radiazioni passive?”

Data: “Curioso… Sembrano esserci forti emissioni di neutrini provenienti dal lago.”

Per controllare meglio i suoi strumenti Data s’immerge nelle acque del lago. Artim lo osserva stupito dal pontile vicino alla riva.

Artim: “Può respirare sott’acqua?”

Picard: “Data non respira.”

Artim: “Non arrugginisce?”

Picard: “(ridendo) No.…”

Dopo aver esplorato il fondo e accarezzato un pesce, l’androide riemerge a pochi metri di distanza dal gruppo.

Data: “Capitano, CAPITANO!? Credo di sapere cosa provoca l’emissione di neutrini.”

Grazie a un argano Data apre le chiuse e il livello delle acque si abbassa mostrando così uno strano oggetto sommerso normalmente invisibile, ma reso parzialmente distinguibile grazie all’acqua che ancora lo bagna.

Data: “In origine era chiaramente una nave della Federazione, Capitano.”

I due salgono sul pontile per dirigersi verso una specie di piroga. Sojef ferma Artim che stava per andare con loro.

Sojef: “Non c’interessano queste cose…”

Aniji gli passa davanti.

Aniji: “A me, sì.”

La donna raggiunge i due sulla curiosa piroga dalla larga piattaforma.

Picard: “Io credo che sarebbe meglio…”

Aniji: “Vengo con voi.”

Remando vigorosamente Picard e Data si dirigono verso il misterioso mezzo e vi entrano con Aniji.

I tre si trovano davanti alla replica del villaggio Ba’ku.

Data: “Questa è una proiezione olografica… incompleta aggiungerei.”

Picard: “Quella che vede è un’immagine generata al computer, creata da fotoni e campi di forza.”

Aniji: “Lo so cos’è un ologramma, Capitano. Mi chiedo perché qualcuno voglia ricreare uno dei nostri villaggi.”

Picard: “Data, se lei seguendo i bambini avesse scoperto questa nave?”

Data: “Potrei essere stato colpito per proteggere il segreto della sua esistenza.”

Picard: “Perché dovrebbero duplicare questo villaggio se non per ingannare i Ba’ku?”

Aniji: “Ingannarci?”

Picard: “Per allontanarvi da questo pianeta. Vi addormentate una sera al villaggio e vi svegliate il giorno dopo su questo… ponte ologrammi volante, deportati in massa. Nel giro di pochi giorni sareste trasferiti su un pianeta simile senza neanche accorgervene.”

Data: “Perché la Federazione o i Son’a vorrebbero trasferire i Ba’ku?”

Picard: “Ah, non lo so.”

Un colpo di phaser interrompe la discussione e Picard spinge la donna fuori dalla nave spaziale facendola cadere nelle acque del lago. Poi i due sparano contro l’aggressore, un Son’a, colpendolo. Allontanandosi dalla nave mimetizzata il Capitano dell’Enterprise lancia un ordine:

Picard: “Computer, termina programma. Disocculta nave!”

Intanto, in acqua, Aniji corre il pericolo di affogare perché non sa nuotare. I due si tuffano per salvarla.

Quindi Picard e Data tornano a bordo dell’Enterprise e ad attenderli in sala teletrasporto c’è Worf sul cui viso spicca un curioso e rosso gonfiore.

Picard: “Signor Worf, gli ostaggi non hanno detto niente a proposito di una nave occultata, durante il loro interrogatorio?”

Worf: “No, Signore.”

Picard: “Li interroghi di nuovo… Ha preso parte ad una rissa, Signor Worf?”

Worf: (imbarazzatissimo) No, Signore, è un ghorc.”

Picard: “Un ghorc?!”

Data gli sussurra all’orecchio il significato della parola. Non è altro che un foruncolo.

Picard: “Oh, beh… si nota appena.”

Data: “Sì…”

Seguiti da Worf i due si avviano verso l’ascensore mentre uno sbarbato Riker li raggiunge e riferisce a Picard della chiamata di Dougherty. Mentre stanno salendo Riker ha modo di far crescere ulteriormente l’imbarazzo di Worf per il suo Ghorc.

Riker: (guardandolo) Voi Klingon fate tutto in grande, vero?”

Worf: (ignorandolo) Il Dottor Crusher ha chiesto di parlare con lei appena tornato.”

Picard apre il comunicatore.

Picard: “Picard a Crusher.”

Crusher: “Capitano, gli ostaggi Son’a hanno rifiutato di farsi visitare, li ho fatti confinare nei loro alloggi.”

Picard: “E i nostri uomini?”

Crusher: “Stanno bene. In effetti stanno più che bene: metabolismo potenziato, tono muscolare migliorato, grande energia… Direi che li invidio.”

Picard: “Molto bene, Dottore. Picard, chiudo. Worf, non rilasci gli ufficiali Son’a finchè non avrò parlato con  Ru’afo.”

Worf: “Sì, Signore.”

Mentre Data accarezza incuriosito il viso glabro di Riker, Picard entra nel suo alloggio ordinando al computer della musica, un mambo per la precisione e mentre accenna a dei passi di danza guarda la sua figura allo specchio e nota qualcosa di diverso: i suoi capelli (pochi) stanno tornando ad essere castani.

Verso sera Picard torna al villaggio bussando alla porta dei nativi e quando Aniji gli viene ad aprire la sua domanda è precisa, senza preamboli.

Picard: “Quanti anni hai?”

E così Sojef, Aniji e Tournel rivelano a Picard il loro segreto.

Sojef: “Siamo venuti da un sistema solare sull’orlo dell’autoannientamento, dove la tecnologia aveva creato armi che minacciavano di distruggere qualsiasi forma di vita. Alcuni di noi partirono alla ricerca di una nuova patria, una patria che fosse isolata dalle minacce di altri mondi. È stato trecentonove anni fa…”

Picard: “E non siete invecchiati di un giorno da allora…”

Sojef: “Veramente, io ero molto più vecchio quando siamo arrivati, dal punto di vista della condizione fisica.”

Aniji: “C’è una particolare radiazione metafisica che proviene dagli anelli del pianeta. Rigenera continuamente la nostra struttura genetica. Dovreste averne notato gli effetti, ormai.”

Picard: “Abbiamo appena incominciato… (Rivolto ad Artim) E tu avrai settantacinque anni…”

Artim: “No, ne ho dodici.”

Tournel: “La radiazione metafisica non ha effetti finchè non si raggiunge la maturità.”

Picard: “Per molti stranieri quello che avete qui è più prezioso di una… barra di platinum. Ho paura che sia questo il motivo per cui qualcuno sta cercando di portarvi via il vostro mondo.”

Artim: “La forma di vita artificiale aveva ragione.”

Picard: “Se non fosse per Data sareste già stati tutti trasferiti, probabilmente.”

Tournel: “E come potremo mai difenderci?”

Sojef: “Nel momento in cui prendessimo un’arma diventeremmo come loro, perderemmo tutto quello che siamo”

Picard: “Forse non sarà necessario. È chiaro: gli architetti di questa cospirazione vogliono che resti un segreto non solo per voi ma anche per la mia gente. Io non intendo permetterlo.”

Si sta avvicinando l’alba e Picard sta riaccompagnando Aniji a casa propria.

Aniji: “Abbiamo sempre saputo che per sopravvivere divevamo restare isolati. Non è stato facile. Molti dei più giovani vogliono sapere che cosa c’è fuori. Sono attratti da storie di un ritmo di vita più veloce.”

Picard: “Molti, tra la mia gente, che hanno un ritmo di vita incredibile, darebbero tutto per rallentarlo.”

Aniji: “Ma non lei.”

Picard: “(sorridendo) Qualche volta…”

Aniji: “Lei non corrisponde alla nostra immagine dello straniero, Picard.”

Picard: “Beh, a difesa degli stranieri va detto che ce ne sono molti altri come me.”

Aniji: “Chi non sarebbe tentato dalla promessa di un’eterna giovinezza? Ben pochi, credo.”

Picard: “Lei mi attribuisce meriti che non ho. Certo, sono tentato, chi non lo sarebbe? Ma alcuni dei capitoli più oscuri della storia del mio mondo hanno visto il trasferimento forzato di piccoli gruppi di persone per soddisfare le esigenze di un gruppo più ampio. Speravo che avessimo imparato dai nostri errori ma, per alcuni di noi, non è così… (Guarda la stoffa su un telaio) È uno straordinario lavoro di artigianato…”

Aniji: “L’hanno fatta gli allievi. Sono quasi pronti per diventare apprendisti. Fra trenta o quarant’anni alcuni prenderanno il loro posto fra gli artigiani.”

Picard: “Trent’anni di apprendistato! La disciplina mentale del vostro popolo si è sviluppata qui?”

Aniji: “Altre domande? Ecco l’esploratore… Se si fermerà abbastanza questo cambierà.”

Picard: “Davvero?”

Aniji: “Smetterà di ripensare a quello che è successo ieri e di fare programmi per domani. Vorrei farle una domanda: lei ha mai vissuto il momento perfetto nel tempo?”

Picard: “Un momento perfetto?”

Aniji: “Quando sembra che il tempo si fermi e che si possa vivere quel preciso istante.”

Picard: “Vedere il mio pianeta dallo spazio per la prima volta…”

Aniji: “Sì, esatto. Niente di più complicato della percezione. Voi esplorate l’universo, noi abbiamo scoperto che un singolo momento nel tempo può essere un universo in sè stesso pieno di forze prodigiose. Molti non hanno sufficiente coscienza del presente per accorgersene.”

Picard: ” Vorrei avere a disposizione qualche secolo per imparare…”

Aniji: “Abbiamo impiegato un secolo per imparare che non ci vogliono secoli per imparare.”

Picard: “C’è una cosa che non capisco: in trecento anni non ha mai imparato a nuotare.”

Aniji: (sorridendo) Ancora non ho trovato il tempo…”

Sono giunti davanti alla porta di casa della donna. Aniji la apre, entra, poi si volta a guardare Picard.

Aniji: “Mi chiedo se lei sia consapevole della fiducia che suscita, Jean – Luc Picard. Nella mia esperienza è insolito per uno…”

Picard: “…Uno straniero?”

Aniji: “Un uomo così giovane.”

La donna chiude la porta e Picard torna indietro incontrando poi Geordi che, in cima a una collina, sta guardando estatico il sorgere dell’alba.

Picard: “Geordi…”

Geordi: “Capitano, a quanto pare non erano i miei impianti che non funzionavano… a non funzionare erano i miei occhi. Quando il Dottor Crusher ha rimosso le connessioni oculari ha scoperto che le cellule intorno al mio nervo ottico avevano…”

Picard: “…Cominciato a rigenerarsi…

Geordi: “Forse non durerà… Allora, in questo caso, volevo… volevo, prima di ripartire… Sa che non ho mai visto un’alba? Almeno non come la vede lei…”

I due osservano il nascere del sole sulla superficie del pianeta.

Quattro navi Son’a hanno corcondato l’Enterprise sempre in orbita attorno al pianeta. Dougherty e Will adulto entrano nell’ufficio del Capitano.

Ru’afo: “Devo dedurre che non ha intenzione di rilasciare i miei uomini, Capitano!”

Picard: “Abbiamo trovato la nave ologrammi.”

I due si guardano.

Dougherty: “Ru’afo, perché non lascia che io e il Capitano…”

Ru’afo: “NO! (Si mette una mano sulla fronte dove si è aperto un taglio) Questa missione è stata una continua farsa da parte della Federazione. Lei rilascerà i miei uomini o questa alleanza terminerà con la distruzione della vostra nave!”

Dougherty e Picard restano soli.

Dougherty: “La trovo bene, Jean – Luc, riposato.”

Picard: “Non le permetterò di trasferirli, Ammiraglio, porterò la cosa al Consiglio della Federazione.”

Dougherty: “Io agisco su ordini del Consiglio della Federazione.”

Picard: “Come può esserci l’ordine di abbandonare la Prima Direttiva?”

Dougherty: “La Prima Direttiva non c’entra. I Ba’ku non sono indigeni di questo pianeta, non erano destinati alla immortalità. Noi li riconsegneremo semplicemente alla loro naturale evoluzione.”

Picard: “Chi diavolo siamo noi per determinare il prossimo corso della evoluzione di questa gente?”

Dougherty: “Jean – Luc, ci sono seicento persone laggiù. Noi potremmo usare le proprietà rigenerative di questa radiazione per aiutarne miliardi. I Son’a possiedono una procedura per raccogliere le particelle metafisiche degli anelli del pianeta.”

Picard: “Un pianeta nello spazio della Federazione.”

Dougherty: “Esatto. Noi abbiamo il pianeta, loro la tecnologia, una tecnologia che non possiamo duplicare. Questo ci fa diventare soci.”

Picard: “I nostri soci sono solo una banda di delinquenti!”

Dougherty: “Sulla Terra il petrolio ha trasformato una banda di delinquenti in signori del mondo, la propulsione a curvatura ha trasformato un gruppo di Romulani in un impero… li controlliamo i Son’a, non è questo che mi preoccupa.”

Picard: “Qualcuno probabilmente ha detto la stessa cosa dei Romulani un secolo fa.”

Dougherty: “Con la metafisica la durata della vita sarà raddoppiata, sarà sviluppata una scienza medica completamente nuova. So che il suo Ingegnere Capo ha l’uso degli occhi per la prima volta nella sua vita, vorrebbe portarglielo via?”

Picard: “Ci sono particelle metafisiche in tutta la Macchia di Rovi, perché deve essere proprio questo pianeta?”

Dougherty: “È la concentrazione degli anelli che fa funzionare il meccanismo. Non mi chieda di spiegarglielo, io so solo che iniettano negli anelli qualcosa che innesta una radiazione termolitica, dopodichè il pianeta sarà inabitabile per generazioni.”

Picard: “Ammiraglio, rimandi la procedura. Lasci che i miei uomini sviluppino la tecnologia…”

Dougherty: “Ci hanno già provato le nostre migliori menti scientifiche. Non riusciamo a trovare nessun altro modo per farlo.”

Picard: “Allora i Son’a possono stabilire una loro colonia sul pianeta fino a che non troveremo…”

Dougherty: “Ci vorrebbero tredici anni di normale esposizione per cominciare ad invertire la loro condizione. Alcuni non sopravviveranno tanto a lungo e poi non vogliono vivere in mezzo alla Macchia dei Rovi, chi lo vorrebbe?”

Picard: “I Ba’ku… Stiamo tradendo i princìpi su cui è stata fondata la Federazione, è un attacco al suo stesso cuore… Distruggerà i Ba’ku come è accaduto ad altre culture in ogni altro trasferimento forzato nel corso della storia.”

Dougherty: “Jean-Luc, stiamo solamente trasferendo seicento persone…”

Picard: “Quante persone ci vogliono, Ammiraglio, prima che diventi un errore, eh? Un migliaio? Cinquantamila? Un milione? Quante persone ci vogliono, Ammiraglio?”

Dougherty: “Le ordino di proseguire per il Sistema di Ghoren, le ordino anche di rilasciare gli ufficiali Son’a. Inoltri tutte le proteste che vuole, Capitano… quando l’avrà  fatto sarà già tutto finito.”

Dopo che Dougherty se ne è andato Picard entra nel proprio alloggio e si toglie i gradi dal colletto. Sulla nave Ammiraglia Ru’afo si sta facendo rimettere a posto pelle e denti quando entra in plancia  Gallatin (Gregg Henry).

Ru’afo: “Gallatin! Allora? L’irreprensibile Capitano della Flotta Stellare alla fine ti ha rilasciato!”

Gallatin: “Sì.”

Ru’afo: “Hai incontrato qualche problema sulla superficie?”

Gallatin: “No, Signore… Ma non è stato facile stare fra di loro.”

Ru’afo: “Lo credo, ma non scordare quello che ci hanno fatto! Tra un paio di giorni li avremo radunati tutti, non dobbiamo più preoccuparci della nave ologrammi. Tu prepara le celle di detenzione.”

Gallatin: “Sissignore.”

Ru’afo:(rivolto alla addetta alla plastica facciale) Mi mancheranno queste nostre sedute di plastica facciale, mia cara.”

La donna mette in funzione l’apparecchiatura  e la pelle di Ru’afo si tende.

È notte e Picard sta armando la propria navetta personale, ma una voce lo sorprende durante il suo lavoro.

Data: “Riconfigurare la griglia di trasporto per evitare di essere scoperto è stata una mossa intelligente, Signore, ma il trasportatore viene usato raramente dopo le due di notte.”

Picard si volta e vede davanti a lui i compagni di sempre: Geordi, Riker, Troi, Worf, Crusher e Data.

Troi: “Porta a fare un giro la navetta del Capitano?”

Worf: “Sette tonnellate di esplosivi allo strizio, otto lanciarazzi distronici e dieci disintegratori idromagnetici.”

Riker: “Credevamo partisse per una battuta di caccia.”

Picard: “Tornate ai vostri alloggi… è un ordine.”

Riker: “Niente uniforme, niente ordini.”

Geordi: “Capitano, come potrei guardare un’altra alba sapendo quanto è costata la mia vista a questa gente?”

Data: “Sono costretto ad osservare che le anomalie ambientali possono aver stimolato certi istinti di ribellione tipici della giovinezza che potrebbero condizionare il giudizio di tutti, tranne il mio, ovviamente.”

Beverly: “Va bene, Data, cosa dovremmo fare?”

Data: “Prepararci, pronti e armati.”

Picard guarda con orgoglio i suoi uomini e annuisce soddisfatto.

Picard: “Non inizieranno la procedura finchè il pianeta sarà ancora abitato quindi dobbiamo fare in modo che il pianeta resti abitato. Will, Geordi, tornate indietro e date voce a quello che sta accadendo qui, fate conoscere al Consiglio i Ba’ku. È troppo facile fingere di non vedere la sofferenza di un popolo che non si conosce.”

Riker: “Torneremo prima di quanto si aspetti.”

Picard: “Noi resisteremo quanto potremo.”

La navetta di Picard con i suoi uomini manovra per scendere verso il pianeta mentre l’Enterprise si allontana.

La cosa ricorda molto da vicino, oltre alle guerre indiane, la vicenda di Alamo, un pezzo tra i più noti della storia americana dove un manipolo di Texani, per difendere la loro indipendenza e per permettere al grosso dell’esercito texano di organizzarsi, fronteggiarono il gigantesco esercito del generale Santana resistendo per giorni dentro a una vecchia missione abbandonata chiamata Alamo. Morirono tutti, Jim Bowe, Bill Travis e, soprattutto, il famoso esplorarore Davy Crockett, ma in seguito l’esercito invasore fu massacrato dai Texani al grido di: Ricordatevi di Alamo.

Sulla nave ammiraglia Ru’afo si sta preparando per l’attacco quando entra Gallatin.

Ru’afo: “L’iniettore funziona perfettamente in tutte le simulazioni.”

Gallatin: “Signore, mentre lasciavano l’orbita uno dei loro mezzi d’appoggio è sceso sulla superficie.”

Ru’afo: “Cosa?”

Gallatin: “Sembra che sia la navetta del Capitano, cinque persone a bordo.”

Ru’afo: “Non aspetteremo domattina, prendi le navette e porta via tutti dalla superficie… Gallatin… Se Picard o qualcuno dei suoi interferisce, eliminalo.”

Picard e i suoi stanno organizzando l’evacuazione del villaggio mentre Data monta gli inibitori di trasporto.

Il Capitano sta esaminando con Aniji e Sojef una carta dei dintorni.

Picard: “Queste vene di cherbonite che corrono lungo le colline disturberanno i loro trasportatori e quando il terreno ci consentirà di allontanarci dai depositi allora useremo gli inibitori del trasporto per compensare. Le montagne hanno la più alta concentrazione di cherbonite. Da lassù il teletrasporto è praticamente impossibile.”

Aniji: “Ci sono grotte su quelle montagne.”

Picard: “Allora se ci arriviamo dovremmo riuscire a resistere a lungo ma… ma loro tenteranno di fermarci prima.”

Data: “Capitano, abbiamo attivato gli inibitori del trasporto intorno al villaggio.”

Picard: “Bene.”

Inizia l’attacco dei Son’a e una valanga di fuoco si abbatte sul villaggio.

Worf: “Abbiamo perso tre inibitori di trasporto, c’è una breccia nel campo.”

E da questa breccia i Son’a azionano il teletrasporto cominciando a portarsi via i Ba’ku.

Sulla nave ammiraglia Son’a, Ru’afo, Gallatin e Dougherty stanno seguendo gli avvenimenti.

Gallatin: “Stanno seguendo i depositi di cherbonite. Usano l’interferenza per bloccare il teletrasporto.”

Ru’afo: “Suggerimenti?”

Dougherty: “Portatemi giù, fatemi parlare con Picard.”

Ru’afo: “Parlare! Dovremmo mandare una squadra d’assalto e catturarli con la forza!”

Dougherty: “Questa non è un’opzione accettabile! Se qualcuno resta ferito tutto l’appoggio che abbiamo dalla Federazione…”

Ru’afo: “Federazione… procedure della Federazione, regole della Federazione… Si guardi allo specchio, Ammiraglio: la Federazione è vecchia. Negli ultimi ventiquattro mesi siete stati minacciati da ogni singola potenza del quadrante: i Borg, i Cardassiani, il Dominio… Fiutano l’odore di morte che avvolge la Federazione; perciò avete accettato la nostra offerta, perché darà alla vostra Federazione una nuova vita! Allora, quanto è importante per voi, Ammiraglio? Perché ci sono scelte difficili da compiere adesso. Se l’Enterprise darà notizia della valorosa battaglia del suo impavido Capitano a favore degli indifesi Ba’ku, i politici della vostra Federazione apriranno un dibattito pubblico, i vostri alleati vorranno dire la loro… Devo continuare?”

Gallatin: “C’è un’alternativa: i Marcatori Isolineari. Consentirebbero ai nostri trasportatori di agganciarli.”

Ru’afo: “Dovremmo marcarli tutti quanti. Ci vorrebbe tempo e noi non ne abbiamo. L’Enterprise è a sole diciannove ore dalla portata delle comunicazioni con la Federazione.”

Dougherty: “Ordinerò a Riker di tornare indietro.”

Riker: “Il Primo Ufficiale di Picard! Crede veramente che l’ascolterà? Le mie navi hanno la possibilità di intercettare l’Enterprise prima che raggiunga il perimetro. Potrei ordinare… che la scortino fin qui, ma forse Riker non sarà d’accordo.”

Dougherty: “Mandi le sue navi.”

Una lunga fila di profughi risale le colline del pianeta in una marcia lunga ma decisa.

Il piccolo Artim è particolarmente incuriosito da Data.

Artim: “Ti piace essere una macchina?”

Data: “Io aspiro ad essere qualcosa di più.”

Artim: “Io lo so perché. Perché così gente come noi non avrà più paura di te.”

Data: “Forse…”

Artim: “Tu non ti stanchi mai?”

Data: “Le mie cellule di alimentazione si ricaricano continuamente.”

Artim si appoggia su una roccia per un breve riposo mentre Data si siede accanto a lui.

Artim: “Io non m’immagino come ci si senta ad essere una macchina.”

Data: “Ti stupirà sapere che spesso anch’io ho cercato di immaginare come ci si sente ad essere un bambino.”

Artim: “Davvero?”

Data: “Davvero.”

Artim: “Per esempio, hai le gambe più corte di tutti gli altri.”

Data: “Ma sono in uno stato di crescita costante. Ti riesce difficile addattarti?”

Artim: “Addattarmi?”

Data: “Le specifiche di un bambino non sono mai le stesse, cambiano continuamente. È un miracolo che non inciampiate nei vostri stessi piedi.”

Artim: “A volte c’inciampo.”

Data: “Le mie gambe sono lunghe esattamente ottantasette virgola due centimetri. Erano ottantasette virgola due centimetri il giorno che sono stato creato. Saranno ottantasette virgola due centimetri il giorno che sarò disattivato. Il mio funzionamento dipende da specifiche che non cambiano. Io non vivrò mai l’esperienza di crescere o di… inciampare nei miei piedi.”

Artim: “Ma tu non hai mai avuto i grandi a dirti quello che devi fare, o a mandarti a letto, o a farti mangiare le cose che non ti piacciono.”

Data: “Io accetterei volentieri di essere mandato a letto se in cambio potessi sapere come è essere un bambino.”

Artim: “Le macchine non giocano mai?”

Data: “Sì, io gioco a dama e le mie routine di scacchi sono piuttosto avanzate.”

Artim: “No… cioè, non hai mai giocato e basta, per divertirti?”

Data: “Gli androidi non si divertono.”

Artim: “Senti, se vuoi sapere come è essere un bambino devi imparare a giocare.”

Artim riprende il cammino lasciando Data piuttosto perplesso.

Finalmente riusciamo a sapere gli strani sintomi che scuotono Worf. Il Klingoniano si trova in uno stato che può essere appaiato a quello della pubertà terrestre. Dopo aver espresso la richiesta di far riposare i Ba’ku, Worf preferisce allontanarsi.

Mentre tutti si riposano Picard scruta la zona con un canocchiale telemetrico.

Aniji: “È dietro quel crinale che cominciano le grotte. Possiamo nasconderci lì.”

Picard: “Ormai i Son’a avranno già la scansione della zona, lo sapranno quanto noi.”

La donna appoggia la mano sulla testa di Picard.

Aniji: “Erano trecento anni che non vedevo un uomo calvo.”

Picard: (sorridendo) Come mai non ti sei mai sposata? E non dirmi che è solo perché non hai avuto ancora tempo.”

Aniji: “Che fretta c’è?”

Picard: “Devo avvertirti che sono sempre stato attratto da donne più vecchie di me.”

La donna gli mette una mano sulla sua. Il tempo sembra fermarsi. L’acqua di una piccola cascata rallenta fino a quasi fermarsi. Aniji prende un fiore e ne sparge il polline con un soffio e le piccole particelle sembrano sospese nell’aria, un uccello sta muovendo le ali con estrema lentezza.

Picard: “Come hai fatto?”

Aniji: “Niente più domande.” 

Le navette Son’a appaiono nuovamente all’orizzonte e sganciano i marcatori di teletrasporto i quali sono in grado di sparare dei rilevatori di posizione contro gli uomini della Federazione e i Ba’ku. Coloro che vengono colpiti vengono immediatamente teletrasportati sulla nave ammiraglia. Aniji indica agli esuli una grotta e tutti vi si rifugiano. Nel frattempo l’Enterprise continua il suo viaggio tallonata da due navi da guerra Son’a. Per cercare di sfuggire ai nemici Riker ordina di entrare nella nebulosa la quale è composta di detriti di comete e sacche di gas Metreon, estremamente instabile.

Tutti i Ba’ku sono intanto entrati nella grotta e Picard, Crusher e Worf fronteggiano i marcatori. Pur avendo il fucile scarico Worf colpisce uno degli oggetti con il calcio della sua arma, frantumandolo.

I caccia Son’a stanno usando delle armi illegali contro l’Enterprise, esse sono in grado di produrre uno strappo nel subspazio capace di riuscchiare l’Enterprise. Riker ordina di espellere il nucleo a curvatura per ricucire lo strappo e la manovra riesce causando però dei danni all’Enterprise.

Dentro la grotta Picard e i suoi uomini hanno creato un campo di forza in grado di fermare i marcatori, ma le mavette Son’a cominciano a bombardare la montagna sovrastante per cui Data, Worf e Picard cercano una seconda uscita seguendo il percorso di un piccolo ruscello e trovandosi di fronte a una parete verso la quale si dirige il rilevatore dell’androide.

Data: “Sto rilevando un flusso di azoto e ossigeno dietro quella formazione di calcite, Capitano.”

Picard: “Reggerebbe la struttura se aprissimo la strada con i phaser?”

Data: Credo sia sicura, Signore.”

Il fuoco incrociato delle tre armi apre un foro nella parete, dietro la quale si scorge un’apertura che dà su un pendio. Picard ordina a Worf di portare lì i fuggiaschi.

Sull’Enterprise, intanto, l’inseguimento continua.

Riker: “Geordi, quelle sono sacche di gas Metreon?”

Geordi: “Sì, Comandante, altamente volatile. Suggerisco di tenerci a distanza.”

Riker: “Negativo. Voglio usare il collettore Boussard per raccoglierne quanto più possibile.”               

Geordi: “Quale sarebbe lo scopo?”

Riker: “Lo scopo sarebbe… quello di cacciarlo in gola ai Son’a!”

Daniels: “Comandante, se una delle loro armi colpisce quel gas…”

Riker: “È l’unico modo per uscire di qui, Signor Daniels!”

Geordi: “Questa potrebbe passare alla storia come “Manovra di Riker!”

Riker: “Se funzionerà.”

Il gas viene sganciato dall’Enterprise dopo averlo precedentemente risucchiato. Le armi dei Son’a  lo incendiano.

Una delle navi esplode e l’altra resta gravemente danneggiata.

Intanto sulle colline ha luogo una sparatoria tra gli uomini della Federazione e un gruppo di Son’a con la vittoria dei primi. Mentre la Dottoressa Crusher sta esaminando le ferite di uno di loro fa una strabiliante scoperta.

Beverly: “Capitano, dia un’occhiata a questo scanner medico, il suo profilo del DNA.”

Picard: “Come può essere possibile?”

Beverly: “Dovremmo chiederlo a loro.”

Intanto nella grotta Artim sta cercando il suo piccolo animaletto che era sfuggito dalla sua sacca, torna indietro e lo trova mentre giunge anche Aniji. Picard e Data vanno loro incontro. L’androide si carica il bambino mentre una frana seppelisce il Capitano e la donna. I sassi che ostruiscono l’ingresso vengono spostati mentre Picard rinviene e si accorge che Aniji è gravemente ferita. Picard, disperato, le prende la mano fra le sue.

Picard: “Aniji… resta con me… aiutami a trovare la forza di tenerti in questo mondo… Resta con me, resta aggrappata a questo momento…”

Picard non potrà mai essere certo di essere stato lui o la donna ancora semincosciente, ma il tempo rallenta e, in questo modo, Beverly riesce a raggiungere Aniji in tempo per salvarla.

Poi il gruppo riprende la sua marcia e si trovano di fronte a un gruppetto di marcatori schierati di fronte a loro, un rilevatore colpisce Aniji e Picard che vengono teletrasportati sulla nave Son’a.

L’Ammiraglio Dougherty si avvicina al Capitano che è ancora assieme agli altri Ba’ku rapiti. tra essi c’è anche Sojef.

Dougherty: “Ordini loro di arrendersi e le prometto di evitarle la corte marziale.”

Picard: “Se una corte marziale è l’unico modo per far sapere alla gente della Federazione quello che sta succedendo qui, allora ben venga!”

Arriva anche Ru’afo.

Ru’afo: “L’Enterprise ha distrutto una delle mie navi, l’altra è in fiamme e richiede soccorsi!”

Picard: “L’Enterprise avrebbe sparato solo per difendersi, Ru’afo deve aver ordinato l’attacco. Non posso credere che abbia dato quell’ordine senza il suo consenso, Ammiraglio, mi chiedo chi di noi due finirà davanti alla corte marziale.”

Dougherty: “È inutile, così non facciamo alcun progresso.”

Ru’afo: “Ha ragione, ma tutto questo finirà ora! I Ba’ku vogliono restare sul pianeta? Ci restino. Io lancerò l’iniettore!”

Dougherty: “Lei non lancerà un bel niente!”

Ru’afo: “Tra sei ore ogni essere vivente in questo sistema sarà morto o morente.”

Picard: “Uccideresti la tua stessa gente, Ru’afo? I tuoi stessi genitori, fratelli, sorelle? Non lo sapeva Ammiraglio? I Son’a e i Ba’ku sono la stessa razza.”

Sojef: “Picard ce lo ha appena detto: il nostro DNA è identico. Chi eri tu? Golna, Rotin?”

Ru’afo: “Quei nomi, quei bambini, sono scomparsi per sempre.”

Dougherty: “Ma di che cosa sta parlando?”

Sojef: “Un secolo fa alcuni dei nostri giovani avevano deciso di seguire le orme degli stranieri. Hanno cercato di assumere il controllo della colonia e quando hanno fallito…”

Ru’afo: “…Quando abbiamo fallito ci avete esiliato e condannato a morte lenta.”

Aniji: “Sei Rotin, non è vero? C’è qualcosa nella tua voce… e tu sei il suo amico Golna, aiutavo tua madre a farti il bagno quando eri un bambino… Lei mi parla ancora di te…”

Picard: “Lei ha trascinato la Federazione nel mezzo di una orrenda faida. I giovani sono ritornati per cacciare gli anziani che un tempo avevano cacciato loro, solo che il desiderio di vendetta di Ru’afo si è spinto al parricidio!”

Ru’afo se ne va con un gesto brusco e Daugherty lo segue lamentandosi ad alta voce.

Dougherty: “L’ho fatto per la Federazione… L’abbiamo fatto solo per la Federazione!”

L’Ammiraglio cerca di fermare Ru’afo in plancia.

Dougherty: “Portiamo via di qui questa nave, questa missione è finita.”

Ru’afo: “Non è finita.”

Dougherty: “Sì, è finita.”

Ru’afo colpisce violentemente Dougherty, quindi lo scaraventa contro una parete e lo immobilizza su una delle poltrone per le operazioni di plastica facciale.

Dougherty: “Se lanciate l’iniettore mentre il pianeta è ancora abitato la Federazione vi perseguiterà.”

Ru’afo: “No, la Federazione non saprà mai cosa è successo qui.”

Ru’afo aziona l’apparecchiatura e la pelle di Dougherty si spacca. Rientra in plancia rivolgendosi a Gallatin:

Ru’afo: “L’Ammiraglio Dougherty non sarà dei nostri a cena. Attivi il collettore… Questo ordine le crea qualche problema?”

Gallatin: “Posso parlarle da solo?”

I due si spostano in una saletta appartata mentre Ru’afo ordina a uno dei suoi uomini di avviare il collettore.

Gallatin: “Trasferirli è una cosa ma ucciderli tutti…”

Ru’afo: “Nessuno li odiava più di te, Golna.  Abbiamo fatto molta strada insieme, questo è il momento che abbiamo aspettato per lunghi anni. Separa il personale della Flotta Stellare e chiudili nella stiva di poppa e assicurati che Picard li raggiunga.”

Gallatin: “Gli scudi in quel settore non li proteggeranno dalla reazione termolitica.”

Ru’afo: “Grazie per avermelo ricordato.”

La nave inizia così i suoi preparativi, due grandi ali si dispiegano nello spazio trasformando l’ammiraglia Son’a in una suggestiva, gigantesca e mortale farfalla. Gallatin va a prendere Picard e i due percorrono un corridoio che li porta al turboascensore.

Picard: “Deve essere stato strano per lei quando era al villaggio, circondato da tutti gli amici e familiari che conosceva tanti anni fa, ognuno rimasto identico ad allora… Come guardare di nuovo con gli occhi dell’infanzia… E ora è qui, a chiudere quegli occhi, a cercare di non vedere come il risentimento ha cambiato i Son’a, come ha trasformato Ru’afo in un pazzo e lei… ha trasformato lei in un vigliacco. Un uomo che rinnega la propria coscienza.”

I due sono ora davanti al turboascensore.

Gallatin: “Entri.”

Picard: “Un vigliacco! Senza il coraggio morale d’impedire un’atrocità, lei mi ripugna!”

Gallatin: “È così che lei spera di salvare la sua vita?”

Picard: “Non voglio salvare la mia vita. Vorrei salvare la sua… Può ancora tornare a casa, Golna…”

L’uomo spegne il disintegratore che teneva puntato contro Picard.

Gallatin: “Chiudere le porte del turboascensore… Quello che mi chiede di fare è impossibile!”

Picard: “Lei sa come disabilitare l’iniettore?”

Gallatin: “Dovrei essere sulla plancia. L’equipaggio è fedele a Ru’afo, un attacco fallirebbe.”

Picard: “Forse potremmo attirarlo fuori…”

Gallatin: “Non importa dove si trova, se si accorgerà di qualcosa si sovrapporrà ai miei ordini con una parola al suo comunicatore.”

Picard: “Se non si accorgesse che sta succedendo qualcosa? Può farmi arrivare a una trasmittente? Ho bisogno di parlare con Data e Worf che sono sul pianeta. Ci servirà il loro aiuto.”

Gallatin accetta di aiutarlo e porta il capitano sul ponte dodici dove avviene la conversazione tra il Capitano e i suoi uomini. Il risultato è, mentre mancano tre minuti all’accensione dell’iniettore, che una navetta con a bordo Data sale dal pianeta per attaccare l’ammiraglia di Ru’afo, il quale si avvede immediatamente dell’inutilità del gesto e decide di ignorarlo. L’androide si mette in contatto con il suo capitano il quale, assieme a Gallatin, sta strisciando dentro un lungo tubo.

Data: “Data a Picard.”

Picard: “L’ascolto, Data.”

Data: “Capitano, stanno ignorando il mio attacco.”

Picard: “Continui a sparare scariche tachioniche contro la griglia degli scudi, Worf è in posizione?”

Data: “Sì, Signore. È pronto per il teletrasporto simultaneo.”

Picard: “Ci stiamo avvicinando alla plancia. Picard, chiudo.”

Gli attacchi di Data mandano fuori fase gli scudi. Ru’afo ordina di distruggere la navicella e di resettare le armoniche degli scudi. La navetta viene colpita.

Data: “Data a Picard. Stanno ruotando le armoniche degli scudi. Cercherò di tornare sulla superficie, Signore.”

Sulla Plancia della nave ammiraglia dei Son’a e mentre mancano pochi secondi alla separazione, appare per un brevissimo istante, una luce intensa, poi l’iniettore viene lanciato sugli anelli i quali cominciano a subire la disgregante reazione a catena.

Ru’afo: “Esattamente come il simulatore ha previsto!”

Ma qualcosa non funziona in quanto nessuna radiazione viene captata e quindi raccolta dalla nave. Ru’afo capisce poco dopo che cosa è successo: sono in un ponte ologrammi che simula perfettamente la plancia dell’ammiraglia Son’a e si trovano esattamente a bordo della nave che era stata trovata nel lago su Ba’ku.

Ru’afo: “Siamo stati trasportati sulla nave ologrammi quando abbiamo resettato gli scudi. Tutto quello che abbiamo visto era un’illusione.”

Il Gruppo Iniettore Uno è stato disattivato e Ru’afo urla di rabbia. Intanto, a bordo della vera nave ammiraglia Worf, Gallatin e Picard osservano la scena.

Worf: “I sottosistemi dell’iniettore a bordo del collettore sono fuori linea.”

Picard: “Disoccultare nave ologrammi e attivare raggio traente.”

Worf: “Sì, Signore.”

Gallatin: “L’equipaggio sa che è successo qualcosa. Ho isolato la plancia.”

Ru’afo vede ogni tentativo di tornare sulla sua nave frustrato e allora decide per un’altra mossa. Intanto Picard ordina a Worf di distruggere il collettore.

Worf: “Sì, Signore… I sistemi delle armi sono stati disattivati.”

Gallatin: “L’equipaggio sta dirottando i comandi della plancia.”

Worf: “Capitano, c’è un problema a bordo del collettore. La sequenza di lancio è ripartita.”

Gallatin: “Gli scudi sono stati alzati. C’è qualcuno a bordo… è Ru’afo.”

Picard: “Possiamo bloccare la sequenza di lancio da qui?”

Gallatin: “Non senza i codici d’accesso.”

Picard: “C’è un dispositivo di autodistruzione?”

Gallatin: “Sì, ma senza codici dovrebbe essere attivato dalla matrice di controllo superiore, sul collettore.”

Picard: “Signor Worf, cerchi un modo di superare gli scudi col teletrasporto.”

Gallatin: “Dovrete farlo esplodere manualmente. Avrete due secondi di tempo.”

Worf: “Potremmo passare attraverso i suoi generatori di scudi, ma entro i cento metri di distanza.”

Picard: “Ci porti in posizione.”

Gallatin annuisce e Picard si prepara.

Picard: “Resti al suo posto, Comandante. Dovrà teletrasportami indietro.”

Gallatin: “Ci stiamo avvicinando al collettore. Un minuto prima della separazione verdrà  unirsi i serbatoi criogenici. Una scarica di phaser potrebbe infiammare i gas di scarico.”

Mancano ora due minuti e quindici secondi prima della separazione. Ru’afo è ai comandi del collettore mentre arriva Picard. I due s’inseguono lungo il cilindro nascondendosi tra i tralicci e facendo fuoco l’uno contro l’altro. L’equipaggio è riuscito a entrare nella plancia dell’ammiraglia Son’a e Worf viene immobilizzato dopo una lunga lotta, ma riesce ad avvertire con un grido il suo Capitano. L’Enterprise è ormai a poca distanza da Ba’ku. A bordo stanno verificando la situazione.

Daniels: “Sto captando segni vitali del Capitano Picard a bordo del collettore.”

Riker: “Enterprise a Picard.”

Picard: “Numero Uno!”

Riker: “Ci avviciniamo alla sua posizione, ha bisogno d’aiuto?”

Picard: “Avrò bisogno di un passaggio fra un minuto.”

Riker: “Stiamo arrivando.”

Manca un minuto ora alla separazione. Picard raggiunge i comandi del collettore mentre la nave di Ru’afo attacca l’Enterprise.

Perim: “I sensori registrano oltre cento Ba’ku a bordo e un solo Klingon.”

Riker: “Mirare ai motori centrali e al supporto vitale. Rotta di collisione!”

Sul collettore Ru’afo punta il disintegratore contro Picard.

Ru’afo: “Fermo!”

Picard: “Ru’afo, siamo troppo vecchi per queste cose!”

Ru’afo: “Dopo oggi non sarà più un problema per nessuno dei due.”

Mancano trenta secondi.

Picard: “Davvero rischieresti di dare fuoco al gas di scarico? Va bene, lo farò io!”

Picard punta il phaser contro i gas e spara. Ru’afo urla e l’esplosione lo scaglia nel vuoto, ma riesce ad aggrapparsi a uno dei tralicci. L’Enterprise passa vicinissima alla nave Son’a e le piazza dei colpi ben precisi e mortali poi vola verso il suo Capitano il quale ha appena terminato la sequenza di autodistruzione e sa che la sua nave è ancora troppo lontana. Nonostante questo inserisce l’ultima sequenza.

Riker: “Aspetti, Capitano, siamo dietro l’angolo.”

Picard: “Mi dispiace. Tempo scaduto.”

L’autodistruzione è attivata. Ru’afo è risalito sulla piattaforma mentre una serie di esplosioni comincia ad avanzare verso la postazione dei due. L’Enterprise supera la rapida avanzata  che sta per disintegrare il connettore, recupera il suo capitano mentre Ru’afo salta in aria con la sua arma. Picard entra nella Plancia della sua nave.

Picard: “Ci ha messo tanto, Numero Uno.”

Riker: “La Federazione mi ha chiesto d’informarla che interromperà il trasferimento dei Ba’ku finchè non avrà condotto un’indagine approfondita.”

Daniels: “Signore, la nave di Ru’afo ci sta chiamando.”

I due rispondono all’unisono.

Riker & Picard: “Sullo schermo.”

Sul visore appare Worf, libero.

Worf: “Capitano, l’equipaggio Son’a vorrebbe trattare il cessate il fuoco. Forse c’entra qualcosa il fatto che ci restano solo tre minuti d’aria.”

Picard: “C’è n’è in abbondanza qui, Signor Worf, sarete teletrasportati.”

Il popolo dei Ba’ku è tornato nel proprio villaggio e l’equipaggio dell’Enterprise sta seguendo la scena e dando l’ultima assistenza.

Riker: Quando ci saremo allontanati da questa radiazione metafisica cambierà quello che proviamo?”

Worf: “I vostri sentimenti sono gli stessi da quando vi conosco, questo posto li ha fatti, per così dire, rifiorire.”

Sojef sta pensando ai Son’a.

Sojef: “Vorrei che ci fosse un modo per riportarli a casa.”

Picard: “Lo chieda a loro.”

Sojef: “Ho paura che ci sia troppa amarezza da ambo le parti.”

Da lontano vedono Beverly accompagnare la madre di Gallatin davanti al figlio.

Aniji: “Madre e figlio… È opera tua?”

Picard: “Potrebbe avviarsi il processo di guarigione.”

I tre vedono con soddisfazione Gallatin e la madre abbracciarsi.

Aniji e Picard si allontanano dal gruppo.

Aniji: “Che cosa farò senza di te?”

Picard: “Vorrei poter restare ma questi sono… tempi difficili per la Federazione, non posso abbandonarla nelle mani di chi potrebbe minacciare tutto ciò che ho passato una vita a difendere. Devo tornare, anche solo per prendere tempo con il Consiglio della Federazione, ma… ho ben trecentodiciotto giorni di franchigia che mi aspettano e ho intenzione di usarli…”

Data e Artim stanno giocando a nascondino in mezzo ai covoni di paglia, ma è arrivato il momento di andare, Beverly lo chiama.

Sojef: “Signor Data, io spero di rivederla.”

L’androide stringe la mano che l’uomo gli porge.

Artim: “Ah, Data, ricordatelo: devi divertirti un pò ogni giorno.”

Riker: “Ottimo consiglio.”

Ora sono tutti pronti per partire. Picard li raggiunge.

Picard: “Picard a Enterprise, sette per il trasporto…”

Guarda un ultima volta il dolce viso di Aniji poi, con voce ferma, esclama:

Picard: ” Energia!”

L’Enterprise si allontana nello spazio…

Gli effetti speciali, come in ogni pellicola della saga di Roddenberry, fanno da contorno essenziale alla realizzazione della trama stessa. A dire la verità non si sono viste innovazioni degne di nota, abbiamo ritrovato le ambientazioni stellari che conosciamo da sempre e abbiamo potuto ammirare il modello computerizzato delle navi stellari, ricche ancora una volta di particolari e di lucette minuscole che ne accrescono lo splendore.

Considerando che molti dei film oggi in circolazione sono stati girati in buona parte o completamente in digitale, molte delle pecche di colore sono state risolte grazie soprattutto all’ausilio del computer; non fa eccezione la tecnica del Laser Paint utilizzata per migliorare e pefezionare la risoluzione grafica dei laser delle astronavi. Grazie a questa tecnica (sviluppata dalla Real Media Lightening di Pasadena) le sfocature sono state ottimizzate per non scolare sullo sfondo, questo evita che in successive riproduzioni il colore tenda a sfocarsi troppo andando a invadere spazi riservati allo sfondo o ai personaggi stessi.

L’idilliaco villaggio Ba’ku è stato ricostruito lungo la riva di un fiume vicino al Lago Sherwood che è situato a ovest della San Fernando Valley a Los Angeles ed è opera di Herman Zimmerman il quale lo ha costruito praticamente dal nulla usando un insieme di architettura thailandese, balinese e polinesiana.

(7 – continua)

Giovanni Mongini