FANTASCIENZA STORY 190

ABBIAMO DEI NUOVI AMICI LA’ SOTTO (1989) – PARTE 04

Nimbus III nella Zona Neutrale

Pianeta della pace galattica

Il suolo è arido e sabbioso, spazzato dal vento.

Una figura a cavallo si sta lentamente avvicinando. J’onn (Rex Holman) prende in mano la sua arma e la punta contro il misterioso cavaliere.

Sybok: «Credevo che su questo pianeta le armi fossero proibite.»

L’uomo che indossa un saio che gli copre la testa si avvicina a J’onn.

Sybok: «E poi non credo che mi ammazzeresti per un territorio deserto.»

J’onn: «È tutto quello che ho.»

Sybok: «Comprendo quello che provi.»

J’onn: «Cosa sai tu del mio dolore?»

Sybok: «Analizziamolo insieme. Ogni uomo nasconde in sé un dolore segreto, deve essere rivelato e analizzato. Deve essere trascinato dal buio e forzato fino alla luce. Dividi la tua pena, condividi il tuo dolore con me e vedrai che da questo acquisterai forza.»

J’onn: «Dove hai preso questo potere?»

Sybok: «La Forza era dentro di te.»  (Voi cosa dite? Forza con la F maiuscola o con la minuscola; voluto omaggio a Star Wars, casualità o un allievo segreto di Yoda?)

J’onn: «Sento… come se mi fosse stato tolto un peso dal cuore, come posso ricompensarti per questo miracolo?»

Sybok: «Unisciti alla mia ricerca.»

J’onn: «Ma cosa stai cercando?»

Sybok: «Quello che cerchi tu, quello che hanno cercato tutti gli uomini dalla notte dei tempi: l’Estremo Sapere. Ma per trovarlo ci serve una nave spaziale.»

J’onn: «Una nave spaziale su Nimbus? Non ci sono navi spaziali su Nimbus Tre.»

Sybok: «Forse ho il modo di portarne qui una.»

J’onn: «Ma come?»

Sybok: «Abbi fede, amico mio, siamo più di quanti tu creda.»

L’uomo si toglie il cappuccio e J’onn vede subito le sue caratteristiche orecchie a punta.

J’onn: «Sei un vulcaniano?»

L’uomo ride apertamente e il suono si perde tra le sabbie del pianeta…

STAR TREK V: L’ULTIMA FRONTIERA (Star Trek V: The Final Frontier)

Questo è l’unico episodio della saga che non è mai andato in una sala cinematografica italiana. Ad onore del vero dovremmo dire che, visto quello che ci va, questo film diretto da William Shatner, non avrebbe affatto sfigurato.

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Paradise City è l’unico avamposto di Nimbus III e in esso si trovano i rappresentanti dei tre Imperi Stellari Primari. St. John Talbot (David Warner) per la Federazione, il generale Klingon a riposo Korrd (Charles Cooper) e la romulana Caithlin Dar (Cinthia Govw) sono i tre rappresentanti che risiedono sul pianeta, in realtà una zona dimenticata e in lento disfacimento. Sybok (Laurence Luckinbill) assale con il suo piccolo esercito Paradise City e prende in ostaggio i tre Ambasciatori. Mentre tutto questo accade Spock, Kirk e McCoy, sono in vacanza nel famoso e splendido parco di Yosemite. Il capitano sta scalando El Capitain, una cima del parco usando il Free Climbing una tecnica particolare, difficile e pericolosa, che permette di effettuare una scalata a mani nude. Kirk (William Shatner) sta salendo faticosamente e sicuramente lungo la parete che, nella realtà è stata parzialmente ricostruita in studio, ma alcune sequenze sono state realizzate dal vero e veramente con Kirk. Usando gli stivali a razzo Spock (Leonard Nimoy) raggiunge il suo amico mentre, dal basso, un preoccupatissimo McCoy (De Forest Kelley) osserva la scena con un binocolo. Kirk perde l’equilibrio e cade, il vulcaniano si precipita a salvarlo e ferma la sua caduta a pochi centimetri dal suolo.

Malgrado le proteste di McCoy, Kirk era tranquillo perché sapeva che non poteva morire e non solo perché i suoi due amici erano con lui, ma anche perché un rigonfiamento nella maglietta di Kirk rivela il punto dove erano innestati i cavi per sorreggerlo.

Dopo un tentativo di cena davanti al fuoco e un ulteriore poco riuscito canto serale, i tre si addormentano ma sono svegliati dalla navetta guidata da Uhura (Nichelle Nichols) che deve riportare i tre a bordo per un’emergenza. Sull’astronave Scott (James Doohan) sta impazzendo per cercare di rimettere in funzione la nave stellare.

L’Ammiraglio Robert “Bob” Bennett (un cameo del produttore Harve Bennett) ordina al Capitano Kirk di dirigersi con l’Enterprise a Nimbus III per liberare gli ostaggi.

Mentre tutto questo accade uno Sparviero Klingon alla cui guida è il Capitano Klaa (Todd Bryant) si sta esercitando a distruggere nello spazio vecchi satelliti ma Klaa spera in uno scontro a fuoco con una nave della Federazione e quando viene a conoscenza che è la nave stellare del Capitano Kirk che si sta dirigendo su Nimbus III decide a sua volta di andarci per poter avere uno scontro con il famoso Capitano della Flotta Stellare.

Sull’Enterprise, intanto, la sala Comando visiona la registrazione del messaggio di Sybok che chiede l’intervento della Flotta e Kirk nota lo sguardo di Spock alla vista del vulcaniano.

In un colloquio privato fra i tre il Comandante cerca di avere una spiegazione.

Kirk: «Spock, ma che hai? Conosci questo vulcaniano?»

Spock: «Non posso esserne sicuro.»

Kirk: «Ma ti è familiare?»

Spock: «Mi ricorda qualcuno che conoscevo da giovane.»

McCoy: «Ah, Spock, non sapevo lo fosse stato!»

Spock: «Non penso molto spesso al passato.»

Kirk: «Ma chi ti ricorda?»

Spock: «C’era un giovane studente, incredibilmente dotato, che possedeva una grande intelligenza. Si pensava che un giorno avrebbe avuto un suo posto tra i grandi scienziati di Vulcano, ma era un rivoluzionario…»

Kirk: «Che vuoi dire?»

Spock: «Il sapere e l’esperienza che cercava erano proibiti dal credo vulcaniano.»

Kirk: «Proibiti?»

Spock: «Egli rifiutò la nostra educazione alla Logica e preferì seguire le passioni animali dei nostri antenati.»

Kirk: «Perché?»

Spock: «Pensava che la chiave per la conoscenza fosse l’emozione non la Logica.»

McCoy: «È incredibile, un vulcaniano passionale!»

Spock: «Quando incitò anche altri a seguirlo fu scacciato da Vulcano…»

Kirk: «Affascinante…»

Il piano per entrare a Paradise Valley prevede che la navetta Galileo approdi a una certa distanza dalla città per non essere intercettata dai radar e di trovare un espediente per distrarre la guardia stanziata al di fuori. Il piano riesce e la guardia viene catturata grazie a un suggestivo ballo che Uhura compie tra le dune sabbiose e alla luce delle due lune del pianeta coperta solo da foglie di palma (ma dove le ha trovate?).

A questo punto la sceneggiatura prevedeva un ingresso da parte di Kirk e i suoi in stile Lawrence D’Arabia ma i tanti tagli di budget imposti dalla produzione permisero di girare solo uno sparuto gruppetto di eroi che penetrano audacemente all’interno di una baraccopoli. Il piano sarebbe riuscito perfettamente se non fosse per il fatto che sono i tre stessi ambasciatori a mettersi contro Kirk e a permettere la cattura sua e del suo equipaggio. Sybok riconosce immediatamente Spock e gli offre di unirsi a lui ma il vulcaniano rifiuta e, anzi, lo accusa di aver violato ben diciassette regole della Federazione e di considerarsi in stato d’arresto. La cosa suscita l’ilarità di Sybok e non era certo il risultato che il vulcaniano voleva raggiungere.

Il rientro della Galileo all’Enterprise è avventuroso in quanto devono evitare lo Sparviero Klingon che sta per attaccarli. Sulu (George Takei) conduce velocemente la navetta dentro l’hangar (ottenuto riciclando la sala del trono del film di Eddie Murphy Il Principe Cerca Moglie) e poi spariscono tutti a velocità curvatura irritando molto Klaa che ordina al suo equipaggio di seguirne le tracce. L’equipaggio della Galileo, intanto, è svenuto per il brusco impatto e c’è una dura lotta tra Sybok e Kirk per il possesso di un’arma. Spock potrebbe risolvere la situazione ma non riesce a sparare al vulcaniano e si rassegna a farsi rinchiudere con McCoy e Kirk. Il comandante è furibondo.

Kirk: «Maledizione, Spock, maledizione!»

Spock: «Capitano, quello che ho fatto…»

Kirk: «Hai tradito ogni uomo su questa nave spaziale!»

Spock: «Ho tradito lei. Non mi aspetto che lei mi perdoni.»

Kirk: «Perdonarti? Dovrei prenderti a calci nel sedere!»

Spock: «Se crede che potrebbe servire…»

McCoy: «Vuole che lo tenga?»

Kirk: «Tu stanne fuori! Perché, perché Spock? Tutto quello che dovevi fare era premere il grilletto!»

Spock: «Se avessi sparato Sybok sarebbe morto.»

Kirk: «Ti avevo ordinato di difendere la nave!»

Spock: «Mi avete ordinato di uccidere mio fratello.»

Kirk: «Quell’uomo può essere un vulcaniano tuo simile ma…»

Spock: «No, no Capitano, lei non capisce, anche Sybok è figlio di Sarek.»

Kirk: «Vuoi dire che è tuo fratello? Te lo sei inventato.»

Spock: «No, affatto.»

Kirk: «E invece sì! Sybok non può essere tuo fratello perché io sono certo che tu non hai fratelli!»

Spock: «Tecnicamente questo è esatto. Io non ho un fratello…»

Kirk: «Ecco… vedi, vedi?»

Spock: «…Ho un fratellastro.»

Kirk: «Mi devo sedere…»

McCoy: «Fammi capire bene. Tu e Sybok avete lo stesso padre ma madri diverse!?»

Spock: «Esattamente. Proprio così. La madre di Sybok era una principessa vulcaniana. Dopo la sua morte Sybok ed io siamo stati allevati come fratelli.»

Kirk: «Ma… ma… ma… ma perché non mi hai detto tutto questo prima?»

Spock: «Non ero propenso a discutere faccende così personali, mi creda, mi dispiace.»

Sybok continua la sua “cura” all’equipaggio dell’Enterprise, togliendo, con i suoi poteri il dolore per sostituirlo con una devozione completa alla sua causa e ora che l’astronave è in rotta verso la meta da lui prefissa, decide di rivelare il suo piano.

Sybok: «Ora che siamo in viaggio è il momento di svelare le mie intenzioni al resto dell’equipaggio. Coraggioso equipaggio dell’astronave Enterprise. Considerate gli interrogativi sull’esistenza. Gli interrogativi che l’uomo si è posto dal primo momento in cui ha alzato lo sguardo verso le stelle e ha sognato. I miei antenati vulcaniani erano guidati dalle loro origini. Essi sentivano col loro cuore, facevano l’amore col loro cuore, credevano col loro cuore, ma soprattutto essi credevano in un luogo dove le loro domande sull’esistenza avrebbero trovato risposta. Il dogma moderno ci dice che questo luogo è un mito, una fantasia creata dai pagani. Io vi dico che non è una fantasia, io vi dico che esiste. Fratelli, siamo stati scelti per intraprendere la più grande impresa di tutti i tempi: la scoperta di Sha Ka Ree.»

Spock: «È possibile?»

Kirk: «Cosa, è possibile?»

Spock: «Che Sybok abbia trovato Sha Ka Ree, ecco perché ha lasciato Vulcano.»

Sybok: «Sì fratelli miei, Sha Ka Ree… La nostra destinazione è il pianeta Sha Ka Ree che si trova al di là della Grande Barriera, al centro della Galassia.»

Kirk: «Il centro della Galassia?»

Spock: «Dove si dice che esista Sha Ka Ree.»

Kirk: «Ma non si può raggiungere il centro della Galassia, nessuna astronave è mai andata alla Grande Barriera, nessuna sonda è mai tornata…»

Spock: «Sybok possedeva l’intelligenza più vivida che abbia conosciuto.»

Kirk: «La mia preoccupazione è riconquistare il comando. Se ci riusciremo e Sybok verrà rinchiuso, potrai discutere di Sha Ka Ree fino a diventare verde! Fino a quel momento sei con me o no?»

Spock: «Sono qui, Capitano.»

Kirk: «Questo è un po’ vago, Spock.»

Scott abbatte la parete della loro prigione e li libera. I tre pensano di andare nella sala del timone dove c’è un trasmettitore d’emergenza ma per fare questo devono risalire i ponti della nave percorrendo, secondo le istruzioni di Scott, la Colonna Turbo numero tre. Mentre gli ex prigionieri si dirigono nel luogo indicato da Scott, al nostro ingegnere non resta di meglio che sbattere la testa contro una sporgenza della nave “che conosce come le sue tasche”. E lì viene trovato da Sulu e da due uomini che stanno andando a caccia dei fuggitivi i quali stanno ancora faticosamente inerpicandosi lungo l’interminabile scaletta metallica. Kirk si accorge che Spock non è con loro e, in effetti, il vulcaniano si era allontanato per andare a prendere gli stivali a razzo, si carica i due e cerca di allontanarsi da Sulu e dagli altri, ma, dato il peso che sta portando, il gruppetto cade inesorabilmente verso il basso. Spock accende i razzi e li spegne giusto un istante prima che urtino contro “il soffitto”. Penetrati nella sala timoniera chiamata così perché davanti a una parete che mostra lo spazio esterno campeggia un tipico timone navale in legno, i tre credono di trasmettere la loro posizione al comando della flotta ma, in realtà è lo Sparviero Klingon per merito del suo secondo, Vixis (Spice Williams), a rispondere e a conoscere, quindi, la loro posizione. In quel mentre Sybok e gli altri entrano nella sala. Il vulcaniano vuole restare da solo con i tre.

Sybok: «Sha Ka Ree. La Sorgente, il Paradiso, l’Eden, chiamalo come vuoi. I Klingon lo chiamano Qui Tu, per i romulani è Vorta Vor. La parola andoriana è impronunciabile. Comunque ogni cultura condivide questo sogno comune. Un luogo da cui è cominciata la Creazione, per noi questo posto presto diventerà realtà.»

Kirk: «L’unica realtà è che io sono prigioniero sulla mia navicella (l’Enterprise una navicella? Oh, giusto cielo!). Cos’è questo potere col quale lei controlla la mente del mio equipaggio?»

Sybok: «Io non controllo le menti, io le libero.»

McCoy: «Come?»

Sybok: «Facendole affrontare il vostro dolore e ricavandone forza. Una volta fatto questo la paura non può più fermarvi.»

McCoy: «A me questo sembra solo un lavaggio del cervello!»

Sybok: «Il suo dolore è il più profondo di tutti. Riesco a sentirlo. Lei non ci riesce?»

McCoy rivive una triste scena di parecchi anni prima. Suo padre sul letto di morte, sofferente, martoriato dal male che gli sussurra di fermare il dolore, di farlo smettere. Un medico che interrompe i collegamenti vitali per porre fine alle sue sofferenze. Una cura trovata pochissimo tempo dopo. È questo il dolore di Leonard “Bones” McCoy, l’aver posto fine alle sofferenze di suo padre quando, poco dopo, ne fu trovata una cura. Avrebbe potuto salvarlo…

E Spock? Rivede la sua nascita. Il piccolo neonato vulcaniano posto, appena nato, tra le braccia del padre che, con voce incolore, esclama:

Sarek: «È quasi umano…»

Ora Sybok si volge verso il Comandante dell’Enterprise.

Sybok: «Ora impari qualcosa su sé stesso.»

Kirk: «No, mi rifiuto.»

McCoy: «Capitano, perché non vuole aprire il suo cuore?»

Kirk: «Per sapere che ho fatto delle scelte sbagliate nella mia vita? Che ho voltato a sinistra quando avrei dovuto voltare a destra? Conosco le mie debolezze. Non ho bisogno che Sybok me le ricordi!»

McCoy: «Lei non è disposto…»

Kirk: «A farmi fare un lavaggio del cervello da questo imbroglione?»

McCoy: «Avevo torto. Questo… imbroglione ha portato via il mio dolore.»

Kirk: «Sai bene che il dolore e la colpa non possono essere eliminati dal gesto di una mano fatata. Le cose che portiamo con noi ci rendono quello che siamo. Perdendole, perdiamo la nostra identità. Non voglio che portino via il mio dolore, ne ho bisogno!»

La voce di Uhura avvisa Sybok che sono vicini alla Grande Barriera. Sybok invita Spock e McCoy a seguirli in plancia ma i due, malgrado la “cura” del vulcaniano, restano accanto al loro Capitano. Sybok si avvia dopo aver detto a Kirk che è stato Dio a mandargli la visione del luogo dove si trovava e il Capitano lo crede pazzo. L’insuperabile, misteriosa Grande Barriera dalla quale nessuno era mai tornato e dalla quale nessuna sonda aveva mai fatto ritorno, viene superata con incredibile facilità dall’Enterprise (e come dopo vedremo pure dallo Sparviero Klingon) e al di là di essa appare un mondo dall’aspetto cristallino.

Spock, McCoy e Kirk vengono riaccompagnati in plancia e anche loro osservano sullo schermo l’immagine di quella che dovrebbe essere la Casa di Dio.

Sybok guarda con aria trionfante Kirk.

Kirk: «E per l’astronave?»

Sybok: «L’astronave ha bisogno del suo Capitano.»

Kirk: «Non ha delle condizioni?»

Sybok: «Nessuna condizione.»

Kirk: «Cosa le fa credere che non tornerei indietro?»

Sybok: «Perché anche lei, Capitano, deve sapere.»

Kirk: «Beh, se va fatto facciamolo seguendo il regolamento. Signor Chekov stia ai controlli, Signor Sulu: avvicinamento orbitale standard! Uhura, avvisa lo Shuttle di tenersi pronto! Sybok, Spock, McCoy, venite con me! Il resto di voi rimanga a bordo finché non avrò stabilito con cosa abbiamo a che fare. Beh, non state lì impalati! Dio è un uomo molto impegnato!»

Mentre Scotty continua alacremente il suo lavoro per rimettere in funzione il teletrasporto, la navetta Copernicus scende sul mondo sconosciuto. I nostri si avviano nell’atmosfera quasi magica del pianeta e, a un certo punto, delle formazioni rocciose, come dei pinnacoli inclinati in avanti, emergono dal terreno e creano una struttura a forma di Cattedrale (o se siete più cattivi di cassa toracica) attorno agli esploratori. Un filo di fumo si trasforma in una colossale colonna di luce e una voce stentorea li accoglie.

Dio: «Anime coraggiose, benvenute.»

McCoy: «È questa la voce di Dio?»

Dio: «Una voce, molti volti. (Molti visi appaiono sulla colonna di luce poi, il volto di un vecchio con una lunga barba bianca, si concretizza sullo schermo luminoso) Questo non appaga le vostre aspettative?»

Sybok: «Chi sei tu?»

Dio: «Sono io. Il viaggio che avete intrapreso per raggiungermi non deve essere stato facile.»

Sybok: «Non lo è stato. C’era una barriera fra noi e noi l’abbiamo superata.»

Dio: «Magnifico. Siete i primi che mi avete trovato.»

Sybok: «Abbiamo solo cercato la tua infinita saggezza.»

Dio: «E come avete fatto breccia nella Barriera? Rispondi.»

Sybok: «Con un’astronave.»

Dio: «Questa… astronave potrebbe portare la mia saggezza al di là della Barriera? Dimmi…»

Sybok: «Potrebbe… sì!»

Dio: «Allora io userò questa astronave.»

Sybok: «Sarà il tuo carro.»

Kirk: «Ehm… scusami…»

Dio: «Porterai il mio potere in tutti gli angoli del Creato.»

Kirk: «Mi devi scusare… Vorrei farti una domanda: a che cosa serve un’astronave a Dio?»

Dio: «Porta più vicino l’astronave…»

Kirk: «Ho detto: perché a Dio serve un’astronave?»

McCoy: «Capitano, cosa sta facendo?»

Kirk: «Sto facendo una domanda…»

Dio: «Chi è questa creatura?»

Kirk: «Chi sono io? Ma come, non lo sai? Tu non sei Dio?»

Sybok: «Lui… ha dei dubbi.»

Dio: «Tu dubiti di me…»

Kirk: «Voglio una prova.»

McCoy: «Capitano, è assurdo! Non deve chiedere la carta d’identità a Dio!»

Dio: «Allora ecco la prova che vuoi!»

Una lama di luce esce dagli occhi di Dio e colpisce violentemente Kirk bruciacchiandogli la divisa.

Kirk: «Perché Dio è arrabbiato?»

Sybok: «Perché?! Perché hai fatto questo al mio amico?»

Dio: «Lui dubita di me.»

Spock: «Non hai risposto alla sua domanda. Perché a Dio serve una nave spaziale?»

Si ripete la scena di prima, questa volta il bersaglio è Spock.

McCoy lascia Kirk che si è rimesso completamente e accorre ad aiutare l’amico.

Dio: «Tu dubiti di me?»

McCoy: «Dubito di ogni Dio che, per puro piacere, infligga dolore!»

Sybok: «Basta! Il Dio di Sha Ka Ree non farebbe questo!»

Dio: «Sha Ka Ree? Una visione che hai creato tu! È una eternità che sono imprigionato in questo posto. L’astronave, devo avere l’astronave, ora, datemi quello che voglio!»

Spock: «Sybok! Questo non è il Dio di Sha Ka Ree e neppure un altro Dio.»

Sybok: «Io non capisco… Rivelati a me.»

Dalla colonna di luce appare l’immagine di Sybok stesso.

Dio: «Che c’è? Non ti piace questa faccia? Io ne ho tante ma questa è la migliore e la più adatta a te.»

Sybok: «No… no, non è possibile!»

Dio: «Portami l’astronave, altrimenti vi distruggerò!»

Sybok: «L’astronave…»

Dio: «Portala… più vicino… in modo che possa salirci… Fallo! Altrimenti vedrai morire questi esseri in maniera orribile.»

Sybok: «Che cosa ho fatto!»

Mentre Kirk ordina all’Enterprise di prepararsi a lanciare un siluro fotonico. Sybok capisce che sta per scatenare su tutta la galassia conosciuta un mostro malvagio, si scusa rapidamente con Spock e ammette la sua ingenuità, anche se in buona fede, per aver creduto in un sogno e si precipita dentro alla colonna per lottare e combattere con il suo alter ego.

Il siluro fotonico colpisce la colonna di luce e la disintegra. I tre fuggono appena in tempo e si dirigono verso lo Shuttle, vi salgono ma la navicella non parte. Scott ha riparato solo in parte il teletrasporto e riesce a riprendere a bordo solo McCoy e Spock.

Kirk fugge arrampicandosi su una collina mentre Spock prende immediatamente in mano la situazione sull’Enterprise visto che lo Sparviero Klingon sta minacciando la nave della Federazione. Klaa ordina la consegna immediata di Kirk e Spock chiama vicino a sé il titubante Generale Korrd.

E così, mentre “Dio” sta minacciando nuovamente Kirk, lo Sparviero Klingon si erge imponente davanti al Capitano, il disintegratore di bordo manda una precisa raffica di colpi verso “Dio” che scompare in un banale fuoco d’artificio. Poi il teletrasporto prende a bordo Kirk.

Sulla nave Klingon, Korrd ha preso in mano la situazione e costringe Klaa a scusarsi con Kirk per aver compiuto contro la Federazione un attacco non autorizzato. Poi Korrd mostra a Kirk il suo nuovo tiratore.

La poltrona del puntatore si gira e appare Spock.

Kirk: «Spock…»

Spock: «Benvenuto a bordo.»

Kirk: «Credevo… che mi avrebbero ucciso.»

Spock: «Impossibile. Non è mai stato solo. (Kirk sta per abbracciarlo) Per favore, Capitano, non davanti ai Klingon…»

Un ricevimento pone fine a tutte le ostilità mentre le due astronavi stanno allontanandosi lentamente dal pianeta. Kirk vede i suoi due amici guardare il Mondo di Dio (per la cronaca interpretato da George Murdock).

Kirk: «Pensieri cosmici, Signori?»

McCoy: «In un certo senso. Ci chiedevamo: Dio è veramente là fuori?»

Kirk: «Forse non è là fuori. Forse è proprio qui (si tocca il cuore) negli esseri umani.»

Il vulcaniano ha un sospiro.

Kirk: «Spock…»

Spock: «Stavo pensando a Sybok. Ho perso un fratello.»

Kirk: «Sì, una volta ho perso un fratello… ma per fortuna l’ho riavuto.»

McCoy: «Credevo che avesse detto che uomini come noi non hanno una famiglia.»

Kirk: «Avevo torto.»

Di nuovo il Yosemite National Park. Di nuovo i tre amici sono assieme ma, questa volta, quando Kirk comincia ad intonare «Row row row your boat» anche Spock si unisce agli altri due…

Era desiderio di William Shatner curare la regia di questo quinto episodio della saga stellare e aveva già in mente una storia che si basava su dei termini religiosi. Lo spunto gli era venuto da una fenomenologia tipicamente americana: quella dei Predicatori, che essendo dotati di facilità di parola e di indubbio carisma, potevano radunare attorno a sé milioni di esaltati e fedeli e che quindi sfruttavano spillando loro del danaro nel nome di Dio. Fu un travaglio molto tormentato la nascita del soggetto, le modifiche non vennero solo dai dirigenti della Paramount e da Harve Bennett, ma anche dallo sceneggiatore David Loughery, da Gene Roddenberry e persino da Leonard Nimoy e De Forest Kelley.

La trama originale prevedeva la ricerca del Dio delle Sacre Scritture, il Padre Celeste delle grandi religioni occidentali che, alla fine, si sarebbe invece trasformato in Satana. Quindi il risultato finale sarebbe stato quello di una battaglia contro Lucifero e i suoi angeli decaduti, trasformati in demoni all’assalto degli uomini dell’Enterprise. Gene Roddenberry era assolutamente contrario all’idea per la ragione che, secondo la visione che lui aveva di uno Star Trek come miscuglio di razze e di religioni, sarebbe stato limitativo e… razzista stabilire che l’unico vero Dio, che l’unica vera religione era solamente quella occidentale. Ecco perché Dio si trasformò poi in un essere alieno che finge di essere il Creatore per avere a disposizione un mezzo per invadere la galassia. Purtroppo, dal punto di vista spettacolare, il film perse le scene di battaglia con angeli, demoni e Gargoyle previsti nel rutilante finale del film.

Furono sostituiti con dei più semplici Uomini Roccia ma, per ragioni di budget, divennero uno solo con gli occhi di fuoco ma anche questo fu eliminato perché risultò assolutamente falso nelle riprese, un bel pupazzone di gommapiuma. Nimoy e Kelley intervennero con forza e con vigore affinché i loro personaggi non subissero delle modifiche assurde nella scena in cui, grazie ai poteri di Sybok, sarebbero diventati suoi seguaci. La sceneggiatura iniziale infatti prevedeva questo, ma i due si opposero fermamente perché non era “logico” che i due tradissero così smaccatamente il loro Capitano.

Altre riprese che sono state eliminate, sempre per motivi di budget, fu quella in cui, dopo il primo piano di Sybok che rideva all’inizio, si sarebbe passati a una ripresa a Potenza di dieci cioè una serie di zoom all’indietro calcolato sulle potenze di dieci che avrebbero inquadrato il deserto, il pianeta, il sistema solare di Nimbus III per poi avvicinarsi, questa volta con uno zoom in avanti, al Sistema Solare, alla Terra, al Parco Yosemite, alla montagna El Capitan e a Kirk che la stava scalando… costava troppo! Divenne un semplice passaggio di sovrapposizione…

Un’altra difficoltà nella realizzazione del film fu causata dal fatto che la produzione non poté contare sulla ILM per la realizzazione degli effetti speciali perché la ditta era impegnatissima in altri lavori. Per l’immagine di “Dio”, ad esempio, fu indetta quasi una gara d’appalto che fu vinta dalla ditta di Bren Ferren con una grossa centrifuga posta in un grande acquario e che creava mulinelli di acqua verticali con, all’interno, delle miscele di colori e delle luci dirette in maniera opportuna. Ma dove Bren Ferren fallì fu appunto nel sostituire l’Uomo Roccia con una luce pulsante in continuo cambiamento di forma e di colore e che, alla fine, sarebbe diventato una specie di serpente luminoso. Quando si andò in fase di montaggio Shatner e Bennett si trovarono davanti ad un “Dio” mediocre e ad una luce pulsante con annesso serpente veramente mal riusciti.

Almeno la Grande Barriera fu abbastanza spettacolare, ottenuta con luci ed effetti fluidi. Niente di eclatante ma, in confronto al resto, abbastanza efficace. Tra le poche scene veramente efficaci del film e che sono entrate nella storia dei Trekkers sono da considerarsi tutte quelle girate nel Parco Yosemite dove la canzone «Row row row your boat» è diventata una specie di inno da cantare in gruppo. Furono aggiunte delle scene per rendere più efficace il finale dove Kirk si trova sullo Sparviero Klingon dato che così come era stata girata la scena non risultava chiara. Fu aggiunta fuori campo la voce di Spock che dice a Klaa che qualcuno vuole parlare con lui mentre questi minaccia l’Enterprise. Poi fu aggiunta la sequenza in cui Kirk incontra Korrd il quale ordina a Klaa di scusarsi e il successivo incontro con Spock. Ora la pellicola era pronta per la gioia degli appassionati di tutto il mondo. Solo in Italia, come abbiamo detto, non conobbe l’onore della proiezione nelle sale.

(4 – continua)

Giovanni Mongini