FANTASCIENZA STORY 173

IL RITORNO DEL DOTTOR K (1986) – PARTE 04

Spock: «Sei tornato per me? »

Kirk: «Ne dubitavi, amico mio? »

Spock: «Perché lo hai fatto? »

Kirk: «Perché le esigenze di uno, contano più di quelle di molti! »

 

Kirk: «Nel frattempo, sulla Terra, ci attendeva la punizione per la nostra disobbedienza. »

IL CAST E L’EQUIPAGGIO DI STAR TREK

DESIDERANO DEDICARE QUESTO FILM

AGLI UOMINI E ALLE DONNE DEL CHALLENGER

IL CUI SPIRITO CORAGGIOSO ANCORA VIVRÀ NEL 23° SECOLO

E OLTRE…

ROTTA VERSO LA TERRA (Star Trek IV – The Voyage Home)

È questo il vero titolo italiano del film. Non si fa menzione, come si è visto, al fatto che si tratta di un episodio della famosa serie cinematografica di Star Trek, questo perché la terza pellicola della serie aveva ottenuto scarsissimi risultati commerciali. Per questo, la distribuzione italiana, con l’ottusità e la limitatezza che spesso la contraddistinguono, decise di non mettere il nome della famosa saga, spiazzando i fan un po’ meno informati e ingannando di fatto il pubblico. Non è la prima volta che accadeva: fu fatto con titoli cambiati e riciclati, con interpreti diventati famosi successivamente, divenuti primi nel cartello di un vecchio film ma che, nella pellicola stessa, erano emarginati a piccoli ruoli.

Solo successivamente, dato il vasto successo commerciale che ebbe questa pellicola, e solo nella sua edizione in videocassetta, le fu dato in copertina il vero titolo che le spettava: Star Trek IV: Rotta verso la Terra.

Mentre una strana sonda viene avvistata dalla nave stellare Saratoga al centro della Federazione Unita dei Pianeti, alla presenza del Presidente (Robert Ellenstein), l’ambasciatore Klingon (John Schuck) sta mostrando all’Assemblea l’esplosione dell’Enterprise. Poi sul grande monitor appare l’immagine di Kirk.

Ambasciatore: «Ecco, blocca l’immagine. Ferma! Osservate il genio malefico di questa vicenda: James T. Kirk, traditore e terrorista. Egli è il responsabile dell’uccisione di un intero equipaggio e del furto di una nave Klingon. Vi narrerò ora l’ordito delle sue azioni. Proprio mentre questa Federazione stava negoziando un trattato di pace con noi, Kirk, segretamente, concepiva la torpedine Genesis ideata da suo figlio e, successivamente, fatta esplodere dallo stesso Ammiraglio. Il risultato di questa spaventosa deflagrazione è stato eufemisticamente chiamato Pianeta Genesis, una base segreta dalla quale sferrare l’attacco per l’annientamento di Klingon e del suo popolo! Noi chiediamo l’estradizione di Kirk, noi invochiamo giustizia!»

Sarek: «Il modo di concepire la giustizia della gente di Klingon è piuttosto soggettivo, signor Presidente. Genesis era un nome perfetto, la nascita della vita, non la morte. Sono stati quelli di Klingon che hanno versato il primo sangue nel tentativo di impossessarsi dei segreti di Genesis. »

Ambasciatore: «Diffidate di costui, è un vulcaniano e come tutti quelli del suo popolo non merita fiducia! »

Sarek: «Non ha forse la vostra nave distrutto la U.S.S. Grissom? I vostri uomini non hanno ucciso il figlio di Kirk? Negate questi fatti? »

Ambasciatore: «Noi non neghiamo nulla! Abbiamo il diritto di preservare la nostra razza! »

Sarek: «Avete il diritto di uccidere impunemente! »

Ambasciatore: «Con quale…»

La sua risposta viene interrotta dai commenti dell’Assemblea e dalla voce stentorea del Presidente.

Presidente: «Silenzio, silenzio! Non saranno tollerate altre intemperanze! »

Sarek: «Signor Presidente, sono qui per parlare per conto dell’accusato. »

Ambasciatore: «Opposizione, Presidente, suo figlio è stato salvato da Kirk! »

Presidente: «Signor Ambasciatore, con tutto il rispetto, il Consiglio Federale ha già deliberato!»

Ambasciatore: «Quindi Kirk non sarà punito? »

Presidente: «L’Ammiraglio Kirk è stato accusato di nove violazioni del regolamento della Flotta Stellare.»

Ambasciatore: «Regolamento della Flotta Stellare… Questo è un oltraggio! Ricordate quanto vi dico: non ci sarà più pace finché Kirk sarà vivo! »

Kirk (William Shatner), McCoy (De Forest Kelley), Scott (James Doohan), Uhura (Nichelle Nichols), Sulu (George Takei), Chekov (Walter Koenig) e naturalmente Spock (Leonard Nimoy), sono ancora su Vulcano.

Kirk: «<Giornale di bordo dell’Ammiraglio Kirk. Data Astrale 8039.0. Siamo al terzo mese del nostro esilio su Vulcano. È stato il dottor McCoy che, con un raffinato senso dell’umorismo, ha scelto il nome della nostra nave catturata ai Klingon (Bounty). E come quegli ammutinati di cinquecento anni fa anche noi abbiamo una difficile decisione da prendere. »

Kirk riunisce tutto il suo equipaggio.

Kirk: «Si prende atto che il Comandante e l’equipaggio della nave stellare Enterprise hanno deciso all’unanimità di tornare sulla Terra e di affrontare le conseguenze del loro comportamento per salvare il loro compagno, Capitano Spock. Grazie a tutti, tornate ai vostri posti… Signor Scott? »

Scott: «Sissignore! »

Kirk: «Tra quanto possiamo partire? »

Scott: «Mi occorre un altro giorno, Signore. Controllare i danni è facile ma leggere il Klingon lo è molto meno! »

Alzando lo sguardo Kirk vede il suo amico Spock sulla cima di una montagna. Poi, dopo aver osservato la scena, il vulcaniano discende e si avvicina al proprio computer per completare un test. Dopo aver risposto, con rapidità ed efficienza ai quesiti, resta perplesso davanti a una domanda, apparentemente semplice, che il computer gli pone.

Computer: «Come ti senti? Come ti senti? »

Spock: «Non riesco a capire la domanda. »

Amanda: «Che succede Spock? »

Il vulcaniano si volta e vede, sulla soglia della stanza, sua madre, la terrestre Amanda Grayson (Jane Wyatt).

Spock: «Non capisco la domanda, Madre. »

Amanda: «Una metà di te è umana, il computer lo sa. »

Spock: «Questo mi sembra irrilevante. »

Amanda: «Spock, la formazione della tua mente è avvenuta alla maniera dei vulcanici (Ma non si dovrebbe dire vulcaniani?) per questo non avverti sentimenti ma, come figlio mio, tu li possiedi. Riaffioreranno. »

Spock: «Come desideri, visto che per te hanno valore. Ma non posso aspettare qui di provarli. »

Amanda: «Ma perché? Dove devi andare? »

Spock: «Sulla Terra. Devo andare a testimoniare. »

Amanda: «Lo fai per amicizia. »

Spock: «Lo faccio perché ero là. »

Amanda: «Spock, può il bene di molti essere più importante di quello di uno? »

Spock: «È più che logico, Madre. »

Amanda: «Bene, allora. Tu sei qui con me, vivo, solo per un errore che hanno commesso i tuoi troppo sensibili amici umani. Essi hanno sacrificato il loro futuro perché credevano che il bene di uno, il tuo, fosse più importante del loro bene!»

Spock: «Gli umani prendono spesso decisioni illogiche. »

Amanda: «Sì, credo che sia vero. »

La sonda passa vicino all’astronave Saratoga prosciugandola di ogni forma di energia, lasciandola inerte nello spazio e la stessa cosa succede all’hangar di attracco in orbita attorno alla Terra. La sonda emette un fascio di luce che fa sollevare l’acqua degli oceani addensando nubi, temporali e piogge su ogni parte del pianeta. Il misterioso segnale emesso dalla sonda sta per condannare il pianeta Terra.

Su Vulcano Kirk saluta Saavik (Robin Curtis) mentre Spock sta salendo a bordo, accolto da un perplesso e preoccupato McCoy, convinto che il cervello del vulcaniano sia andato in corto e ne ottiene la prova, almeno secondo il suo metro di giudizio, quando cerca di conversare, inutilmente, con lui.

Giunto in prossimità della Terra lo sparviero klingon Bounty, capta un messaggio molto disturbato del Presidente della Federazione Unita dei Pianeti.

Presidente: «Qui il Presidente della Federazione Unita dei Pianeti. Non avvicinatevi alla Terra. Gli impulsi sonori di una sonda sconosciuta in orbita stanno causando gravi danni a questo pianeta. Lo Ionio ha quasi completamente saturato la nostra atmosfera. Tutte le sorgenti di energia sono inattivate, tutte le navi spaziali in orbita attorno alla Terra sono prive di energia. La sonda sta facendo evaporare i nostri oceani, Sappiamo che non potremo sopravvivere se non riusciremo a trovare un modo per fermarla. Ulteriori comunicazioni potrebbero non essere realizzabili. Non vi avvicinate, salvate le vostre vite! Evitate il pianeta Terra, evitatelo ad ogni costo! Addio…»

Sul Bounty tutti si guardano allibiti.

Kirk: «Uhura, ascoltiamo quei suoni, per favore! »

Uhura: «Sì, signore. Dagli altoparlanti. »

Kirk: «Spock, che te ne pare? »

Spock: «Molto inconsueto. Una sconosciuta forma di energia di grande potenza e intelligenza, evidentemente non conscia del fatto che le sue trasmissioni sono distruttive. Ritengo illogico che le sue intenzioni possano essere ostili. »

McCoy: «Sul serio? Pensi che sia il suo modo di dire salve alla gente della Terra?»

Spock: «Ci sono altre forme di intelligenza sulla Terra, Dottore, è arrogante ritenere che il messaggio sia necessariamente indirizzato all’uomo. »

Kirk: «Stai ipotizzando che la trasmissione sia indirizzata a una forma di vita diversa dall’uomo? »

Spock: «È quantomeno possibile, Ammiraglio. Il Presidente ha detto che la trasmissione coinvolgeva direttamente gli oceani. »

Kirk: «Tenente, può modificare il segnale della sonda tenendo conto dei fattori di temperatura e salinità? »

Uhura: «Posso provare, Signore. Dovremmo esserci! »

Kirk: «Questo è come dovrebbe risuonare sott’acqua! »

Uhura: «Sissignore! »

Spock: «Affascinante… Se i miei sospetti sono fondati non può esserci risposta a questo messaggio… Scusatemi. »

Kirk: «Dove vai? »

Spock: «A verificare la mia teoria. »

Kirk: «McCoy, resta qui! »

McCoy: «Non se ne parla, vengo anch’io. Bisogna tenerlo d’occhio! »

Kirk: «Spock? »

Spock: «Come sospettavo. Le trasmissioni della sonda sono suoni emessi dalle balene. »

Kirk: «Balene? »

Spock: «Nella fattispecie: Balene Megattere. »

McCoy: «È assurdo! Chi spedirebbe una sonda a centinaia di anni luce per chiacchierare con una balena? »

Kirk: «È possibile! Le balene sono sulla Terra da molto prima dell’uomo! »

Spock: «Dieci milioni di anni. L’uomo diede pesantemente la caccia alle megattere. La loro specie è scomparsa dal ventunesimo secolo. È possibile che una intelligenza aliena abbia mandato una sonda per scoprire perché si è perso il contatto. »

Kirk: «Mio Dio! Spock, si può simulare la risposta di queste balene al segnale? »

Spock: «Si possono simulare i suoni, non il linguaggio, risponderemmo in modo inintelligibile. »

Kirk: «Questa specie esiste su qualche pianeta? »

Spock: «Negativo. Le balene erano animali terrestri, nella Terra del passato. »

Kirk: «Non abbiamo scelta, dobbiamo distruggere la sonda prima che distrugga la Terra! »

Spock: «Un tentativo del genere sarebbe inutile, la sonda ci neutralizzerebbe facilmente. »

Kirk: «Così non possiamo andarcene. Ci deve essere un’alternativa. »

Spock: «C’è una possibilità ma naturalmente non posso garantirne il successo. Potremmo tentare di trovare qualche balena megattera. »

McCoy: «Hai appena detto che non ce ne sono, tranne sulla Terra del passato!»

Spock: «Sì, Dottore. Questo è esattamente quello che ho detto. »

McCoy: «Beh, in questo caso… Ehi, aspetta! Pensaci bene! »

Kirk: «Spock, dai inizio al computo del tempo warp! McCoy, vieni con me! »

Mentre sulla Terra le cose peggiorano, a bordo del Bounty, Kirk è a colloquio con Scott per chiedergli se è possibile isolare un grande vano, vano che dovrà essere riempito d’acqua per contenere le balene. Avutone conferma torna sulla plancia con McCoy che gli sta appresso.

McCoy: «Davvero vuoi tentare un viaggio nel tempo su questo rottame? »

Kirk: «L’abbiamo già fatto. »

McCoy: «Certo, ti catapulti intorno al Sole prendendo abbastanza velocità con il tempo warp, se non ti friggi!»

Kirk: «Preferiresti non fare nulla? »

McCoy: «Preferirei un po’ di buon senso! Stai proponendo di tornare indietro nel tempo per trovare delle balene, poi riportarle avanti nel tempo, liberarle e sperare che dicano a quella sonda che cosa deve fare di se stessa! »

Kirk: «Più o meno è così. »

McCoy: «È follia! »

Kirk: «Se hai un’idea migliore tirala fuori! »

Kirk cerca di avvisare il Comando della flotta ma le continue interferenze non rendono chiaro il suo messaggio e l’Ammiraglio capisce che non vi è tempo da perdere.

Spock: «Pronto ad attivare il computer, Ammiraglio. »

Kirk: «Qual è il nostro obbiettivo nel tempo? »

Spock: «Fine ventesimo secolo. »

Kirk: «Puoi essere più specifico? »

Spock: «Non con questo congegno. Ho programmato le variabili basandomi sulla memoria. »

Kirk: «Quali sono queste variabili? »

Spock: «Disponibilità dei componenti di alimentazione, massa della nave attraverso un continuum di tempo e possibile localizzazione delle balene, in questo caso il bacino del Pacifico. »

Kirk: «Hai programmato tutto questo a memoria? »

Spock: «Esatto. »

McCoy: «Angeli e Ministri di Grazia, difendeteci! »

Spock: «Amleto, atto primo, scena quarta. »

Kirk: «Non ci sono dubbi sulla sua memoria… Attivare i computer! Prepararsi alla velocità warp! »

Lanciando a tutta velocità lo sparviero Klingon e usando la massa del Sole per l’effetto fionda, i nostri eroi varcano la barriera spazio temporale e si trovano nei pressi della Terra verso la fine del ventesimo secolo, tanto per intenderci più o meno ai giorni nostri. Immediatamente viene messo in funzione, su suggerimento di Spock, il dispositivo di occultamento che rende lo scafo invisibile e inavvertibile ai radar. Ma i problemi sono appena cominciati.

Scott: «Ammiraglio, abbiamo un problema molto serio, venga giù, per favore…»

Kirk raggiunge la sala macchine assieme a Spock.

Scott: «È per questi cristalli di Klingon, Ammiraglio, il viaggio nel tempo li ha esauriti. Non ce la fanno più, sono decristallizzati! »

Kirk: «Quanto possono durare ancora? »

Scott: «Uhm… ventiquattr’ore, più o meno, per rimanere dissimulati dopodiché, Ammiraglio, saremo visibili quindi spacciati e, comunque, non avremo la potenza per contrastare la forza di gravità della Terra e tantomeno per tornare a casa! »

Kirk: «E saremmo arrivati così lontano per essere fermati da questa sciocchezza? Non c’è modo di riclistallizzare il Dilitium? »

Scott: «Mi dispiace, Signore, ma non possiamo farlo neppure nel ventitreesimo secolo! »

Spock: «Ammiraglio, potrebbe esserci una possibilità nel ventesimo secolo…»

Kirk: «Spiegati! »

Spock: «Se la memoria non mi inganna a quel tempo avevano una specie di passione per i reattori nucleari che diede risultati collaterali tossici. Con l’inizio dell’era della fusione questi reattori vennero sostituiti ma a quest’epoca potremmo ancora trovarne qualcuno…»

Kirk: «Ma hai detto che sono tossici. »

Spock: «Potremmo costruire un congegno in grado di raccogliere i loro fotoni senza pericolo, questi potrebbero poi essere iniettati nella sede del Dilitium provocando la ristrutturazione cristallina… teoricamente. »

Kirk: «Dove potremmo trovare questi reattori? …Teoricamente! »

Spock: «L’energia nucleare era largamente usata nei vascelli navali. »

La nave spaziale sorvola una città illuminata. È da lì che, stranamente, provengono i segnali che indicano la presenza di balene megattere. (Le balene megattere, come del resto le altre balene, comunicano tra di loro tramite due tipi di suoni: schiocchi e vocalizzazioni emesse probabilmente dal flusso di aria che circola nelle coane nasali; queste ultime rappresentano una sorta di radar biologico che identifica balene dello stesso gruppo di appartenenza, non è quindi strano che due balene della stessa comunità riescano a trovarsi facilmente all’interno del grande mare.)

Sulu: «San Francisco. Io sono nato là! »

McCoy: «Non sembra tanto diversa.»

Kirk: «Perché non atterriamo nel Golden Gate Park? »

Sulu: «Sissignore, scendiamo! »

Kirk: «Ci divideremo in squadre. I comandanti Uhura e Chekov s’incaricheranno dell’uranio. »

Chekov: «Sissignore! »

Kirk: «Il Dottor McCoy, il Signor Scott e il Comandante Sulu si occuperanno di approntare una vasca per le balene…»

McCoy: «Aaah, che gioia! »

Kirk: «Mentre il capitano Spock ed io scopriremo da dove provengono i suoni delle balene! »

Uhura: «Io le fornirò rilevamento e distanza, Signore! »

Kirk: «Raccomando a tutti la massima prudenza, questa è terra incognita! Molti costumi locali, senza dubbio, ci sorprenderanno…»

Guarda Spock e le sue orecchie a punta.

Kirk: «È superfluo ricordarti che nessuno, fra questa gente, ha mai visto un extraterrestre.»

Spock taglia un pezzo del suo saio e se lo lega attorno alla fronte a mo’ di bandana, poi guarda Kirk in attesa di approvazione, McCoy scuote la testa sconsolato, il Comandante sorride…

Kirk: «Questa è una cultura estremamente primitiva e paranoica! Chekov fornirà a ciascuna squadra un fasatore e un comunicatore. Manterremo il silenzio radio, tranne in caso di emergenza. Quelli che indossano l’uniforme tolgano i gradi. Nessuna domanda? Bene! Facciamo ciò che dobbiamo fare e riandiamocene. La nostra Terra ci attende per essere salvata! Procedure di atterraggio! »

Sulu: «Sissignore! »

Restano molto stupiti e anche spaventati due netturbini (John Miranda e Phil Rubenstein), sorpresi da un rumore proveniente dal cielo, da una lattina e da un pezzo di terreno che si abbassano di colpo come se fossero schiacciati da un grosso peso (un sistema idraulico ha permesso l’abbassamento del terreno in modo quasi del tutto veritiero, grazie all’utilizzo di una gelatina da pasticceri che ha permesso una maggiore tenuta dello strato sovrastante) e, soprattutto, da una porta che si apre sul nulla e dalla cui rampa discendono degli strani personaggi. Ai due non resta che allontanarsi in tutta fretta negando anche a sé stessi di aver visto qualcosa…

Si è fatto giorno e i nostri vagano per le vie di San Francisco. Un’auto sta per investire Kirk e il guidatore gli inveisce contro ma l’Ammiraglio gli risponde per le rime, mentre impone ai suoi di assumere un’aria indifferente, cosa che a nessuno di loro riesce molto bene in verità; Kirk si reca con Spock da un antiquario (il negozio dove è ambientata la scena esiste davvero) per vendere gli occhiali che gli ha regalato McCoy, sicuro che, nel futuro, torneranno a essere di nuovo suoi e divide i soldi del ricavato, salomonicamente, con gli altri.

Un’altra negativa esperienza Kirk la prova quando, salito con Spock su un autobus, ne discende quasi subito con aria perplessa a cui fa seguito la logica domanda del vulcaniano:

Spock: «Cosa vuol dire soldi spiccioli? »

Frattanto Chekov va chiedendo in giro, con aria molto candida, compreso un poliziotto (autentico, come lo sono stati molti passanti. E calcolate che, nella versione originale, Chekov non parla di navi ma di nuavi con evidente accento russo) che lo guarda con aria sospetta, dove si trovi la base nucleare di Alameda e scopre, grazie a una passante (autentica anche questa), che si trova appunto ad Alameda (ma va?) e mentre McCoy, Scott e Sulu pensano a come fare per procurarsi dell’alluminio trasparente, visto che non è stato ancora inventato, Kirk apprende, grazie alla scritta su un autobus, che ciò che cercano si trova al Cetacean Institute a Sausalito e salgono quindi sull’autobus.

Un giovanotto vestito da punk (è il produttore associato Kirk Thatcher, figlio dell’ex primo Ministro Inglese Margaret Thatcher) sta ascoltando per radio una canzone (in realtà ne è pure l’autore e l’interprete e la canzone si chiama I hate you) a volume piuttosto alto e, alla richiesta di Kirk di abbassare quel cavolo di musica, gli risponde con un gestaccio e con l’ulteriore aumento del volume. È la mitica presa vulcaniana di Spock a risolvere la situazione facendo, temporaneamente, addormentare il maleducato individuo tra gli applausi degli altri viaggiatori.

Spock: «Ammiraglio, posso farle una domanda? »

Kirk: «Spock, non chiamarmi Ammiraglio, mi chiamavi Jim, non ti ricordi? Jim!… Qual è la domanda? »

Spock: «Il suo uso del linguaggio è alterato da che siamo arrivati, è frequentemente fiorito di, come dire, metafore molto colorite: due pezzi di scemo… quel cavolo…»

Kirk: «Vuoi dire volgarità? »

Spock: «Sì. »

Kirk: «Qui sanno parlare solo così. Nessuno ti presta attenzione se non dici qualche parolaccia, basta dare un’occhiata alla letteratura dell’epoca…»

Spock: «Ad esempio? »

Kirk: «Beh, tutte le opere di Jacqueline Souger, i romanzi di Harold Robin…»

Spock: «Ah, i giganti…»

I due arrivano al Cetacean Institute che è, nella realtà, il Monterey Bay Acquarium; l’unica differenza è che il Monterey non possiede una vasca per le balene e quindi essa è stata aggiunta dai soliti effettisti della ILM, così come, e lo riportiamo per dovere di cronaca, non poterono essere girate le scene al Golden Gate Park a causa di forti piogge che resero il terreno simile a un acquitrino e quindi difficoltoso per gli uomini e le attrezzature. Di conseguenza fu necessario girare le scene in un altro parco e fu scelto il Will Rogers State Park di Los Angeles.

Torniamo a noi. I due seguono una visita guidata che la dottoressa Gillian Taylor (Catherine Hichs, nota soprattutto per il serial tv Settimo cielo - Seventh Heaven) illustra con dovizia di particolari, fino a portare la comitiva nella grande vasca dove sono le due balene. Poi il gruppo scende per osservare i cetacei dai robusti vetri posti intorno alla piscina ed è lì che tutti si accorgono che Spock si è buttato in acqua e si è avvicinato alle balene con le quali sembra parlare. Sconvolta Gillian corre al piano di sopra, seguita a ruota da Kirk, per raggiungere il vulcaniano che sta risalendo proprio in quel momento e lo apostrofa pesantemente capendo quasi subito che Kirk è suo complice e non un estraneo come, a tutta prima, l’Ammiraglio cercava di far credere.

Gillian: «Okay. Io non capisco che state dicendo ma voglio che ve ne andiate subito o chiamo la polizia! »

Kirk: «Non sarà necessario, volevamo solo dare una mano. »

Gillian: «Adesso andatevene al diavolo, avete fatto un bel casino! Lasciate in pace le mie balene! »

Spock: «Lei gli piace molto ma non sono neanche per il cacchio le sue! »

Gillian: «Scommetto che sono state loro a dirglielo! »

Spock: «Porca vacca se l’hanno fatto! »

I due si allontanano a piedi incamminandosi verso la città.

Kirk: «Spock…»

Spock: «Sì? »

Kirk: «A proposito delle colorite metafore di cui abbiamo parlato, penso che tu non debba più cercare di farne uso.»

Spock: «Perché no? »

Kirk: «Beh, primo: non ci sei molto portato…»

Spock: «Capisco. »

Kirk: «E inoltre non è sempre necessario dire ciò che si pensa! »

Spock: «Io non posso dire bugie. »

Kirk: «No, non ti chiedo questo ma… rischi di esagerare! »

Spock: «Esagerare? »

Kirk: «Esagerare. L’hai fatto prima, non te ne ricordi? »

Spock: «Merda. Non lo farò più. »

Kirk (sospirando): «Che altro hai appreso dalla tua conversazione? »

Spock: «Sono infelici per come la loro specie è stata trattata dall’uomo. »

Kirk: «Hanno ragione! Che fanno, ci aiutano? »

Spock: «Ritengo di aver comunicato loro con successo le nostre intenzioni. »

Kirk: «Capisco. »

Nel frattempo Gillian sta osservando, dal bordo della vasca, le due balene e cerca di far capire al suo collega Bob Briggs (Scott DeVenney) quanto sia preoccupata per la loro sorte, dal momento che, entro breve, dovranno essere liberate in mare aperto; l’Istituto infatti non è più in grado di sfamarle e, per dare un sostanziale taglio alle spese, le due balene dovranno essere lasciate al loro destino. ma l’uomo non comprende, o meglio trova esagerata la sua preoccupazione, cosa che irrita molto la ragazza.

Contemporaneamente Chekov e il tenente Uhura sono arrivati ad Alameda. Il loro obiettivo è una nave dal familiare nome di Enterprise (in realtà le scene sono state girate a bordo della U.S.S. Ranger, infatti al momento di girare la U.S.S. Enterprise, ovviamente intesa come nave che solca le acque, era in navigazione).

Gillian vede per strada Kirk e Spock e si ferma per dare loro un passaggio. In fondo è incuriosita da quei due strani individui ma diventa anche preoccupata quando il vulcaniano le dice che Greacy, la balena femmina, è incinta. Una cosa che pochi sapevano. Kirk allora le risponde che lui ha un modo per poter salvare le sue balene prima che vengano lasciate libere in mare aperto e le propone di parlarne a cena, in pizzeria. L’idea non solletica molto Spock. Intanto McCoy e Scott sono giunti in una fabbrica, la Plexicom (sempre per dovere di cronaca pure questa era autentica).

Nichols: «Professor Scott, sono il Dottor Nichols, direttore dello stabilimento, sono molto spiacente ma… ci deve essere stato uno spaventoso malinteso. Non ci crederà ma nessuno mi aveva detto niente della sua visita!»

McCoy: «Ho parlato con il signor Nichols, professor Scott, e gli ho spiegato che lei è venuto fin quassù da Edimburgo, su appuntamento, per studiare i metodi di fabbricazione della Plexicom, ma sembra che loro non ne sapessero niente! »

Nichols: «Sì, ma…»

Scott: «Ma come non ne sapevano niente? È… è incredibile! Ho fatto milioni di chilometri…»

McCoy (sottovoce): «Migliaia… migliaia! »

Scott: «…Migliaia di chilometri per una visita alla quale peraltro ero stato invitato e adesso mi si viene a dire che…»

Nichols: «Professor Scott, non si preoccupi…»

Scott: «Voglio vedere il proprietario! Mi faccia v…»

McCoy: «Professor Scott, si calmi, non se la prenda. Il Dottor Nichols si è gentilmente offerto di accompagnarci personalmente! »

Scott: «Ah, davvero? »

McCoy: «Sì! »

Nichols: «Con piacere! »

Scott: «Beh, allora è diverso. »

Scott e Nichols (Alex Henteloff) salgono su un carrello.

Scott: «Permette che il mio assistente venga con noi? »

Nichols: «Certamente! »

McCoy (sottovoce): «Non si cali troppo nella parte, professore! »

Sulu, nello stesso momento, sta cercando di ricordarsi come si pilota un elicottero.

Ma torniamo al nostro Professor Scott.

Scott: «Complimenti, Dottor Nichols, è davvero una bella fabbrica! »

Nichols: «Grazie, ne sono onorato professore, perché la sua preparazione è veramente impressionante! »

McCoy: «Sì, da noi lo chiamano: l’ingegnere dei miracoli! »

Nichols: «Ah, sì? Posso offrirvi qualcosa, signori? »

Scott: «Dottor Nichols, se me lo permette vorrei io offrire qualcosa a lei.»

Nichols: «Sì? »

Scott: «Ho notato che lavorate ancora con i polimeri.»

Nichols: «Ancora? E con che altro dovremmo lavorare? »

Scott: «Aaaah, già, con che altro? Mettiamolo diversamente. Quanto deve essere spesso un pezzo del vostro plexiglas, grande diciotto metri per tre, per sostenere la pressione di cinquecento litri d’acqua? »

Nichols: «È semplice! Quindici centimetri. Abbiamo in lavorazione pezzi così! »

Scott: «Sì, ho notato. Adesso supponga, solo supponga, che io le possa mostrare il modo per fabbricare una parete che possa servire allo stesso scopo ma spessa solo due centimetri e mezzo… sarebbe una cosa molto interessante per lei, eh?»

Nichols: «Sta scherzando…»

McCoy: «Potrebbe il professore usare il suo computer? »

Nichols: «Prego…»

Scott si avvicina al computer.

Scott: «Computer! Computer!? (McCoy gli passa il mouse e Scott se lo porta alle labbra) Ah, salve computer…»

Nichols: «Forse usando la tastiera…»

Scott lo guarda con aria profondamente disgustata.

Scott: «La tastiera…. Pittoresco! »

Armeggia velocemente con il computer e poi mostra a Nichols il risultato della sua elaborazione (non ce ne vogliano i milioni di fan, ma la domanda ci sorge spontanea: d’accordo che le applicazioni software sono comuni a tutti i paesi del mondo – più o meno – ma possibile che i retrogradi programmi del ventesimo secolo siano in grado di elaborare velocemente certi algoritmi senza un’adeguata programmazione di base? Di sicuro Scotty sa il fatto suo, ma se solo provassimo a elaborare un diverso algoritmo non implementato qui sul nostro Windows o su un versatile Linux. beh, vi assicuriamo che ci abbiamo provato, ma il risultato più degno di nota è stato un mirabile crash di sistema…)

Nichols: «Alluminio trasparente! Vedo bene? »

Scott: «L’hai detto amico! »

Nichols: «Beh… ci vorranno anni solo per calcolare la dinamica di questa matrice…»

McCoy: «Sì, ma lei diventerebbe ricco al di sopra di qualunque brama di ricchezza…»

Scott: «Allora, pensa che questa cosa l’interessi o premo il tasto e cancello tutto quanto? »

Nichols: «No!!! No… (Entra la sua segretaria) NON ORA MADELAINE! …Ma, con esattezza, cosa avete in mente? »

McCoy: «Beh, ci lasci parlare un attimo da soli…. (Si appartano) Naturalmente ti rendi conto che se gli riveliamo la formula noi alteriamo il futuro. »

Scott: «No, perché? Chi ti dice che non è stato lui l’inventore? »

McCoy: «Uhm… già! »

In pizzeria, intanto, Kirk fa probabilmente conoscenza per la prima volta con la birra terrestre e, a quanto pare, il gusto lo lascia inizialmente perplesso, niente a che fare con la birra romulana, ovvio! Sotto il fuoco di fila di domande della ragazza e il sincero amore che Gillian dimostra per le balene, l’uomo sta per cedere e confidarsi con lei.

Gillian: «Chi è lei? »

Kirk: «Chi crede che sia? »

Gillian: «Non me lo dica, lei viene dallo spazio. »

Kirk: «No, vengo dall’Iowa, ci lavoro soltanto nello spazio.»

Gillian: «Ah, bene, c’ero quasi! Lo sapevo che dallo spazio, prima o poi, sarebbe arrivato qualcosa!»

Kirk: «La verità? »

Gillian: «Sono tutta orecchi! »

Ridono entrambi nervosamente, poi, giocherellando con il suo bicchiere di birra, Kirk le parla quasi tutto d’un fiato:

Kirk: «Okay, la verità! Io provengo da quello che, per il vostro calendario, sarebbe la fine del ventitreesimo secolo. Sono tornato indietro nel tempo per portare due balene con me nel tentativo di… ripopolare la specie!»

Gillian: «Ah! Ma… ma perché non me lo ha detto subito, insomma perché tanti sotterfugi? »

Kirk: «Vuole i particolari? »

Gillian: «Oh, non me li perderei per tutto il the della Cina! »

Kirk: «Quando saranno liberate le balene? »

Gillian: «Okay… uhm, che diavolo! Il suo amico ha ragione, è vero: Greacy è incinta, molto avanti, e domani a mezzogiorno, alla presenza dei mass media le balene saranno prese e involate! »

Kirk: «Domani a mezzogiorno?!»

Si alza di scatto.

Gillian: «Stiamo andando via? »

Kirk: «Venga, non abbiamo molto tempo! »

Nel frattempo arriva il cameriere (Bob Sarlatte) con le pizze.

Gillian: «Le portiamo via, se non le spiace. »

Cameriere: «A me no, e la cattiva notizia a chi la do? »

Gillian: «Non mi dica che non si usa denaro nel ventitreesimo secolo. »

Kirk: «In effetti, no.»

Siamo all’interno della nave, Chekov ed Uhura stanno iniziando a svolgere il loro compito, quello di assorbire energia dal reattore. Al tempo stesso un’incredula Gillian riaccompagna Kirk nel parco e l’Ammiraglio le fa chiaramente capire che se lei non rivelerà su quale frequenza radio sono tarati i rilevatori messi sulle balene (allo scopo di monitorare i loro movimenti e il loro stato di salute), lui non potrà far niente per loro e che sarebbe meglio per tutti se lui potesse prendere quelle e non altre, cercandole in giro per l’oceano. La ragazza riavvia la macchina e scorge un lampo di luce dietro di lei, poi il buio, perplessa se ne va.

A bordo della nave militare Enterprise i due hanno finito di succhiare fotoni dal generatore ma la perdita è stata subito captata dagli strumenti di bordo, Uhura si teletrasporta a bordo del Bounty ma, poiché l’energia dei cristalli di Dilitium è al limite, Scotty perde il segnale di Chekov che viene così catturato e portato in una stanza per l’interrogatorio. Inutile dire che la sua tessera di appartenente alla flotta stellare rende i militari un po’ increduli e l’ufficiale ne approfitta per fuggire; mettendo un piede in fallo cade sul ponte ferendosi gravemente.

È l’alba quando Gillian giunge all’Istituto e vede con sgomento che le sue balene sono state portate via durante la notte con la complicità di Bob che si prende un sonoro (e autentico) ceffone dalla ragazza che corre al parco per avvisare Kirk.

Il suo stupore è al massimo quando, arrivata sul luogo, vede una figura uscire misteriosamente dall’aria e prendere dei pannelli che Sulu, a bordo di un elicottero, sta calando nel boccaporto dello sparviero Klingon. Scott, è lui l’uomo a metà, avvisa l’Ammiraglio che la ragazza lo sta vedendo e che, intanto, ha urtato contro un ostacolo invisibile ma tangibile: l’astronave.

Kirk teletrasporta la ragazza la quale si rende conto, infine, della sincerità dell’Ammiraglio e lo informa che le balene sono state portate via; al tempo stesso Uhura riferisce che Chekov, morente, è stato portato all’ospedale.

McCoy: «Jim, devi lasciarmi andare là. Non lasciarlo nelle mani della medicina del ventesimo secolo! »

Spock: «Ammiraglio, mi permetta di dirle che il Dottor McCoy ha ragione, dobbiamo aiutare il Signor Chekov.»

Kirk: «Questa è la cosa più logica da fare, Spock? »

Spock: «No, ma è la cosa più umana da fare. »

Kirk: «Giusto… Ci può aiutare? »

Gillian: «Come? »

McCoy: «Beh, dovremmo riuscire ad apparire come dei medici…»

E infatti sono tre i medici in perfetto camice da ospedale che camminano veloci e sicuri lungo gli asettici corridoi dell’ospedale. Essi sono il Dottor James T. Kirk, la Dottoressa Gillian Taylor e l’unico veramente degno di questa qualifica, il Dottor Leonard McCoy, familiarmente detto Bones (ossa). I tre si dividono per cercare la sala operatoria nella quale è stato portato Chekov e McCoy ne approfitta, sempre brontolando sui metodi trogloditici usati dai dottori dell’epoca, per dare una pillola a una anziana signora in dialisi (Eve Smith).

Finalmente raggiungono la sala operatoria e vi entrano con un sotterfugio ingannando i poliziotti che la piantonavano. Una volta dentro, dopo aver mandato a quel paese il chirurgo per la sua abissale ignoranza e dopo che Kirk ha chiuso l’équipe dentro a una stanza e averne quindi fuso la serratura con un fasatore, McCoy rianima Chekov e tutti escono di corsa dall’ospedale mentre una felicissima paziente sta dicendo in giro che un dottore, con una pillola, le ha fatto ricrescere il rene…

Il teletrasporto li riporta tutti davanti al Bounty pronto a decollare.

Kirk, dopo essersi fatto dare da Gillian la frequenza per rintracciare le balene, sta per lasciare la ragazza fuori dall’astronave ma lei entra nel raggio del teletrasporto e si trova così, volutamente, a bordo dello sparviero Klingon.

McCoy nota Spock estremamente pensieroso.

McCoy: «A vederti sembri afflitto da un grave problema! »

Spock: «La sua percettività è eccezionale. Per ritornare nel momento in cui abbiamo lasciato il ventitreesimo secolo ho usato il nostro viaggio a ritroso nel tempo come referente, calcolando il tempo intercorso in relazione alla curva di accelerazione. »

McCoy: «Naturalmente. Allora qual è il problema? »

Spock: «L’accelerazione non è più una costante. »

McCoy: «Ah! Allora non ti resta che affidarti alla tua buona stella! »

Spock: «Buona stella? »

McCoy: «Sì, Spock, coraggio, prova ad ipotizzare. »

Spock: «Provare ad ipotizzare non è nella mia natura. »

McCoy: «Beh, nessuno è perfetto! »

La nave spaziale ha raggiunto le due balene giusto in tempo per fermare una baleniera russa che stava per arpionarle. Alla magica apparizione del Bounty la baleniera ingaggia una poderosa fuga e Scott porta a bordo, con il teletrasporto, balene e acqua.

Prima di iniziare il viaggio di ritorno Kirk vuole far vedere a Gillian le sue balene, i due si alzano e passano davanti alla postazione di Spock.

Kirk: «Ah, Signor Spock, ha calcolato la variante della massa balene-acqua nel suo programma di rientro? »

Spock: «Il Signor Scott non è in grado di fornirmi cifre esatte, Ammiraglio, perciò… proverò ad ipotizzare…»

Kirk: «Ipotizzare? Tu, Spock? È straordinario! »

I due lasciano la plancia e Spock si rivolge, perplesso, a McCoy.

Spock: «Non credo che si renda conto…»

McCoy: «No, Spock, intende dire che si sente più sicuro delle tue ipotesi che delle certezze di tanta altra gente.»

Spock: «Allora dice che era un complimento? »

McCoy: «Lo è! »

Spock: «Ah, allora, in questo caso, giocherò le mie migliori carte. »

E le migliori carte di Spock funzionano. L’equipaggio, balene comprese, torna nel XXIII secolo, pochi istanti dopo essere partiti.

Rimasti senza energia scendono planando e ammarano vicino al Golden Gate. Prima che il Bounty affondi, tutti escono dal boccaporto, tranne Kirk, che deve immergersi accanto alla vasca delle balene per aprire, staccando i contatti, il portellone semisommerso e permettere così ai due cetacei di muoversi liberi nella loro nuova dimora. I segnali dalla sonda proseguono incessanti e le due creature le rispondono mettendosi in posizione verticale nell’acqua con il muso verso il fondo, posizione che assume poi la sonda stessa per comunicare con loro.

Cosa si diranno? Questo nessuno può saperlo e fu oggetto di aspre discussioni da parte della produzione che voleva, addirittura, ricorrere alle didascalie. Leonard Nimoy, ancora una volta regista del film, ritenne che non era importante il significato e preferì far intendere che era una forma di comunicazione totalmente aliena ed estraniante la natura umana, una sorta di messaggio da due forme di intelligenza completamente diverse da quelle dell’uomo. Alla fine Nimoy l’ebbe vinta e il mistero permase, ma nessuno, crediamo, sentì la mancanza di una soluzione.

La sonda torna negli spazi profondi e le acque cessano di evaporare, i cieli tornano, forse un po’ troppo frettolosamente, sgombri, e immediata ritorna anche l’energia. Una navetta prende a bordo un equipaggio felice che sta giocando nell’acqua mentre i due cetacei si allontanano dignitosamente verso il loro più tranquillo destino.

Ma è ora giunta la resa dei conti per l’equipaggio dell’Enterprise.

Ancora una volta ci troviamo nell’aula dove verranno formalizzate le accuse.

Presidente: «La seduta del Consiglio è aperta. Sedete prego. Introducete gli accusati. »

All’equipaggio che entra per porsi davanti al Presidente, si aggiunge anche Spock.

Presidente: «Comandante Spock, lei non è tra gli accusati! »

Spock: «Signor Presidente, io sono con i miei compagni. »

Presidente: «Come preferisce. I reati di cui siete imputati sono: cospirazione, aggressione di ufficiali della Federazione, furto di una nave di proprietà della Federazione, nella fattispecie la nave stellare Enterprise, sabotaggio della U.S.S. Excelsior, distruzione volontaria di una nave della Federazione, nella fattispecie la summenzionata U.S.S. Enterprise e infine disobbedienza ad ordini diretti del Comandante la Flotta Stellare. Ammiraglio Kirk, come si dichiara? »

Kirk: «Dopo essermi consultato con i miei compagni mi dichiaro colpevole, Signor Presidente. »

Presidente: «A verbale. Preso atto delle molte circostanze attenuanti, tutte le accuse, tranne una, vengono derubricate. La restante accusa: disobbedienza agli ordini di un ufficiale superiore, è imputabile solamente all’Ammiraglio Kirk. Sono più che sicuro che l’Ammiraglio converrà sulla necessità di mantenere la disciplina ad ogni livello di comando! »

Kirk: «Sì, Signore. »

Presidente: «James T. Kirk. La sentenza di questo Consiglio è che lei sia retrocesso al grado di Capitano e, come conseguenza del suo nuovo grado, che le vengano affidati i compiti per i quali ha ripetutamente dimostrato di possedere un’elevata attitudine: il comando di una nave interplanetaria…. Silenzio! …Capitano Kirk, lei e il suo equipaggio avete salvato questo pianeta dalla distruzione causata dalla cecità dei suoi stessi abitanti. saremo sempre in debito con voi. »

Agli applausi dell’Assemblea si aggiungono le congratulazioni di Gillian che sta per imbarcarsi su una nave di ricerche scientifiche. Salutandolo con un bacio lei gli promette che si rincontreranno.

Sarek (Mark Lenard) si apparta con Spock mentre, poco più distante, Kirk aspetta che il suo amico termini la conversazione.

Spock: «Padre. »

Sarek: «Torno su Vulcano entro un’ora e desidero congedarmi da te. »

Spock: «Padre, vi ringrazio per tutto quello che avete fatto. »

Sarek: «Non devi ringraziarmi, sei mio figlio. Inoltre sono molto fiero per come hai agito durante questa crisi.»

Spock: «Vi ringrazio. »

Sarek: «Ricordo che mi opposi al tuo arruolamento nella Flotta Stellare. è possibile che io abbia errato nel farlo. Quei terrestri, i tuoi compagni, sono brave persone. »

Spock: «Loro sono miei amici. »

Sarek: «Sì, certo. Vuoi che porti qualche messaggio a tua madre? »

Spock: «Sì…  Ditele che mi sento bene… Lunga vita e prosperità, padre. »

Sarek: «Lunga vita e prosperità, figlio mio. »

Spock raggiunge Kirk ed i due escono assieme dalla sala del Consiglio.

Lo spazio attorno alla Terra.

Una navetta conduce l’equipaggio dell’Enterprise verso la loro nuova nave stellare.

A bordo si fanno le ipotesi più disparate.

McCoy: «La mentalità burocratica è l’unica costante dell’universo. Ci daranno una nave da carico, ne sono più che sicuro! »

Sulu: «Con tutto il rispetto, Dottore, io faccio conto sull’Excelsior! »

Scott: «Sull’Excelsior? Signor Sulu, perché sperare che ci venga assegnato quel trabiccolo? »

Kirk: «A me basta che sia una nave…»

Scott: «Ha ragione, Signore, basta che sia una nave…»

Illuminata dal Sole, nello sfondo nero dello spazio, si para davanti a loro la loro nuova nave. Lucida, fiammante, nuova ma con un caro, vecchio, nome impresso sulla sezione a disco: Enterprise.

Kirk: «Amici miei, siamo a casa! »

Pensiamo sia curioso osservare che tra gli interpreti si è tentato in tutti i modi di farvi figurare Eddie Murphy e questo perché l’attore, all’epoca sulla cresta dell’onda, aveva espresso il desiderio di prendere parte in un film di Star Trek. Murphy adorava a tal punto la serie tanto che, una volta doveva ricevere dai dirigenti della Paramount un favoloso contratto e un assegno da un milione di dollari e, quando essi si presentarono negli Studios, dovettero aspettare che Eddie finisse di vedere una puntata di Star Trek prima di essere ricevuti. Gli sceneggiatori fecero sforzi enormi per poter trovare il modo di creare una parte per Murphy. La sua presenza avrebbe portato al film un vistoso vantaggio commerciale e furono prese per questo in visione varie ipotesi: Murphy poteva essere un giornalista o un truffatore di professione o un professore. Divenne anche un ricercatore dell’occulto che presentava un programma in tarda serata sui misteri del mondo e dello spazio e quindi aveva intuito che Kirk e company provenivano dallo spazio e li inseguiva per tutta la pellicola perché voleva dimostrare a tutti che aveva ragione e, per di più e se solo fosse stato minimamente possibile, portare gli alieni nel suo show. Ma, alla fine l’idea, per quanto suggestiva di avere Eddie Murphy, non funzionava, non si riusciva a incastrare il personaggio armonicamente nella storia e così il progetto fu abbandonato.

Un’altra sequenza che non fu mai realizzata, con grande dispiacere di George Takei, era una scena in cui Sulu viene fermato da un bambino che lo scambia per suo zio e, dopo una breve conversazione con il piccolo, Sulu capisce che sta parlando con il suo bisnonno. Purtroppo non fu possibile girarla perché il piccolo attore che, per ragioni economiche, fu trovato a San Francisco, non fece altro che piangere spaventato. Non c’era tempo per cambiarlo e non ci fu verso di farlo ragionare, Takei ne fu molto dispiaciuto.

Le uniche balene autentiche nel film sono solo in due brevissime immagini in due megattere che affiorano, una nell’Oceano e l’altra mentre viene inseguita dalla baleniera, per tutto il resto la troupe si avvalse di balene costruite da Ken Ralston, dal direttore artistico della ILM, Nilo Rodis, e dall’esperto di robotica Walt Conti. Ovviamente furono costruite anche parti del muso e della coda in grandezza naturale, anche queste mosse elettronicamente e, per quanto riguarda i modelli, essi erano lunghi circa un metro e venti e le riprese con loro furono fatte nella piscina di una scuola vicina agli Studios.

La dedica all’equipaggio del Challenger che precede l’inizio del film è stata volutamente inserita proprio per ricordare quella terribile tragedia; era il 28 gennaio del 1986, esattamente 73 secondi dopo il lancio dello shuttle Challenger dal centro spaziale Kennedy, la navetta si incendiò causando la morte dei sette membri dell’equipaggio. Il disastro avvenne per un difetto a un anello di guarnizione del razzo a combustibile, la NASA tuttavia autorizzò il lancio e, per questo motivo, la commissione disciplinare istituita dall’allora Presidente americano Reagan stabilì che tutte le responsabilità erano da imputarsi all’ente spaziale; i lanci delle navette ripresero solo il 28 settembre del 1988.

(4 – continua)

Giovanni Mongini