FANTASCIENZA STORY 106

IPOTESI DI MONDI FUTURI (1973) – PARTE 02

2022: I SOPRAVVISSUTI (Soylent Green)

L’ipotesi di un mondo futuro che ci viene presentato in questo film di Richard Fleisher è, senza alcun dubbio, assai negativa, ma, al tempo stesso, razionale e logica, in quanto ci mostra spettri veridici e premonitori di un domani che si basa sulle premesse sociologiche attuali.

Siamo nel ventiduesimo anno del nostro secolo e la popolazione della città di New York ha raggiunto  i  trentacinque milioni di abitanti: un immenso carnaio quasi privo di risorse alimentari, idriche, igieniche ed energetiche. Come è sempre accaduto, mentre i poveri dormono per le strade, sulle scale, negli androni, dovunque e lottano fra di loro per un bicchier d’acqua, in palazzi signorili, muniti di bagno, doccia, elettricità e abituati a cibi veri, vivono i ricchi, la classe agiata.

Nel sontuoso appartamento di uno di essi, Simonson (Joseph Cotten), viene aggredito da un ragazzo che brandisce una sbarra metallica. Il suo scopo è chiaro e lo stesso Simonson se ne rende conto. Comprende le ragioni per cui qualcuno ha mandato il ragazzo per ucciderlo e, come afflitto da un peso troppo grande da sopportare, si lascia colpire a morte. Delle indagini viene incaricato un poliziotto, Thorn (Charlton Heston). Il caso si presenta subito estremamente complesso perché il morto era uno dei maggiori azionisti della fabbrica alimentare Soylent che assicura il cibo all’umanità affamata. I suoi prodotti di maggior consumo sono tre: il Soylent Rosso. Giallo e l’ultima e più gustosa novità, il Soylent Verde (che fornisce il titolo originale al film) ricavato da alghe marine ed assai ricercato perché altamente nutritivo.

Il morto viveva con una donna, Shirl (Leight Taylor-Young). Infatti, nella società futura descritta nel film, le donne, specie se giovani e belle, cercano di sistemarsi nel miglior modo possibile accanto a uomini ricchi e facoltosi per evitare l’altra alternativa: quella di andare a razzolare per le strade come le altre, alla ricerca di qualcosa da mangiare e da bere. Da questo punto di vista nulla di nuovo rispetto alla società attuale, ma la cosa qui è legale e condotta anche con certe regole. Simons aveva anche un servitore, Tab (Chuck Connors). Nel momento in cui veniva compiuto l’omicidio i due erano fuori a comprare della carne, della preziosa e rarissima carne. Thorn va a casa di Simonson, dove ora vive Shirl, da sola, in attesa che il nuovo inquilino faccia la sua scelta: tenerla o mandarla via.

I due s’innamorano rapidamente e Thorn, per la prima volta, conosce il lusso  e le comodità di un tempo: l’aria condizionata, una doccia distensiva e una bella donna. Tornato nella sua abitazione egli trova il suo vecchio assistente, Sol Roth (Edward G. Robinson), che sta faticosamente pedalando su una bicicletta statica per assicurare l’energia elettrica necessaria ai loro bisogni. Thorn ha portato via dal lussuoso appartamento qualcosa di meraviglioso per i ricordi del vecchio: un pezzo di carne. Il festino che ne segue fa scoprire ancora una volta a Thorn dei frammenti di un’epoca passata: il delizioso sapore della vera carne, preparata nei modi più diversi. Più che una cena è un rito nel quale il vecchio Sol Roth fa da sacerdote.

Da alcuni indizi raccolti il caso si presenta non solo complicato, ma anche legato a cospicui interessi nelle alte sfere. Thorn viene invitato dai suoi superiori a sospendere le indagini, ma egli non si dà per vinto e riesce a rintracciare l’assassino materiale durante un ennesimo assalto della popolazione inferocita ai mercati generali, il luogo dove viene distribuito, nelle sue tre forme, il Soylent. Thor fa parte del picchetto che assicura un controllo oculato della distribuzione. Quando però il Soylent Verde viene a mancare per esaurimento scorte e causa l’ira della folla, l’assassino, che era in mezzo alla calca, viene travolto e ucciso dalle ruspe inviate a disperdere l’assembramento.

Tramite alcuni libri che Thorn aveva portato a Sol Roth, questi viene a conoscere una tremenda verità ed essa gli viene rivelata da un altro gruppo di persone della sua stessa età che, come lui, hanno la funzione di aiutanti e di biblioteche viventi, di altre persone di medio ceto.

E’ una verità sconvolgente, allucinante. Ormai, per Sol Roth, non esiste più ragione di vivere e, a passo lento, ma deciso, si dirige verso la Casa dell’Ultimo Riposo.

Un’altra spaventosa ipotesi di quest’epoca futuribile descritta nel film è l’istituzione della Casa dell’Ultimo Riposo dove colui che è stanco di vivere viene fatto morire dolcemente vedendo le cose che gli erano state più care. Al vecchio viene iniettato un liquido che gli assicura ancora una mezz’ora di vita e viene posto, sdraiato su un lettino, al centro di una grande stanza sulle cui pareti e soffitto vengono proiettate delle scene del mondo come era una volta: ricco di fiumi, alberi, animali, il vecchio mondo che ora è distrutto, scomparso per sempre.

Trafelato arriva Thorn e raggiunge il vecchio restando però dietro i pannelli dell’Ultima Stanza, come viene chiamato il luogo dove ora Sol Roth si trova. I tecnici lo mettono in contatto radio con lui.

Thorn: “Sol, mi senti?

Sol: “Thorn, sei tu…

Thorn: “Sì…

Sol: “Grazie per essere venuto…

Thorn: “Perché?

Sol: “Ho vissuto anche troppo…

Thorn: “No…

Attorno a Sol Roth un immenso schermo a 360 gradi proietta immagini di foreste, ruscelli, tramonti e nuvole, prati verdi e gabbiani, mari e cieli puliti… accompagnate da musiche struggenti.

Sol: “Vedi cosa ci hanno tolto?

Thorn: “Chi glielo ha permesso?

Sol: “Noi… Lo vedi?

Thorn: “Sì…

Sol: “Non era magnifico?

Thorn: “Magnifico…

Sol: “Te l’avevo detto…

Thorn: “Sì, lo so… ma non lo avrei… non lo avrei mai immaginato…

Sol Roth rivela l’orribile verità e poi muore serenamente. Le immagini si spengono, la musica tace e il suo corpo, assieme a quello di molti altri,  viene caricato su un  autocarro e trasportato in una fabbrica. Thorn si è nascosto appiattendosi sul tetto del camion e segue l’allucinante processione dei cadaveri fino all’interno di uno degli edifici e lì scorge con i suoi occhi la disgustosa trasformazione dei cadaveri nelle energetiche tavolette di Soylent Verde.

Simpson è stato ucciso perché si era opposto a questo progetto, Thorn stesso fugge dalla fabbrica uccidendo due guardiani e inseguito da colpi di pistola.

Il suo destino è segnato. Telefona a Shirl per dirle di accettare di vivere con il nuovo inquilino e di non venire ad abitare da lui perché è diventato estremamente pericoloso stargli vicino. Un colpo di pistola si conficca nella parete accanto al suo capo: è Tab che lo insegue per ucciderlo. La sanguinosa sparatoria termina con la morte del servitore e con Thorn gravemente ferito che, concitatamente, riferisce al suo superiore quello che sa chiedendogli, supplicandogli, di fare qualcosa.

Thorn: “Siamo tutti carne da macello… tutti!

Così grida mentre viene portato via a braccia. Il suo capo è incerto e non sa cosa fare…

Su questo interrogativo si chiude il film tratto da un interessante romanzo di Harry Harryson, Largo! Largo!, pubblicato dalla Editrice Nord, che si limita, pur con impressionante veridicità, a presentarci il mondo e la società futura così come il film ce la fa intravedere e anche il romanzo è, in fondo, un giallo fantascientifico, ma l’assassinio è casuale e non si parla di cibo ricavato dai cadaveri.

L’ambientazione è realistica: su tutte le strade, calcinate dal Sole, c’è un velo di polvere e di calore assai verosimile. Le scene girate nella Casa dell’Ultimo Riposo sono indubbiamente le più struggenti, aiutate anche dalla formidabile interpretazione di Edward G. Robinson il quale, purtroppo, poche settimane dopo, morirà veramente. Robinson era mancato all’appuntamento con la fantascienza nel 1967, quando doveva interpretare la parte di Zaius nel film Il Pianeta delle Scimmie e, anzi, era stato girato anche un rullo di prova con lui e Charlton Heston, ma valeva comunque la pena di aver atteso tanto per vedere un grande attore esordire, con la sua potenza espressiva, nel campo della science-fiction anche se, per essere precisi, qualcosa di simile era accaduto nel 1948 con La notte ha mille occhi. Purtroppo, come abbiamo detto, sarà anche la sua ultima interpretazione. La regia di Richard Fleisher è, come sempre, impeccabile e distaccata.

(2 – continua)

Giovanni Mongini