FILIPPO RADOGNA… TRA GIORNALISMO E NARRATIVA

Giornalista, scrittore, saggista, relatore e chi più ne ha, più ne metta: queste sono solo alcune delle tante sfaccettature di una delle figure più importanti e preziose per “La Zona Morta”, il nostro collaboratore Filippo Radogna, agguerritissimo autore di articoli, dossier e interviste che hanno sempre avuto grande successo presso i nostri lettori. Vincitore anche di numerosi premi e sempre in prima linea per accompagnarci ogni volta verso nuove frontiere del fantastico, dopo la pubblicazione dell’antologia “L’ENIGMA DI PITAGORA E ALTRE STORIE”, questa volta Filippo ha dovuto passare dall’altra parte della barricata… e farsi intervistare per farsi conoscere meglio. Ecco cosa ci ha raccontato!

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È FILIPPO RADOGNA?

Intanto Davide grazie per questo prezioso spazio su “La Zona Morta”. Per me è inconsueto ritrovarmi dalla parte dell’intervistato, visto che è una vita che sono io a porre le domande. Ti dico subito che sono un sempiterno realizzatore  di cose e tessitore di rapporti. Sono stato un mezzofondista per cui le gare e i faticosi allenamenti mi hanno educato all’impegno e alla resistenza. Dallo scoutismo invece ho ricavato idealità, brio e voglia di avventura. Tutto ciò si ritrova nei personaggi e nelle trame dei miei racconti.

COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE NARRATIVA?

Alle superiori, con un compito in classe di italiano a piacere. Allora leggevo H.G. Wells e Michael Crichton così scrissi un racconto di fantascienza. Piacque alla prof. che mi premiò leggendolo davanti a tutti. Mi illusi che avrei potuto diventare uno scrittore di successo. Quel tema comunque è stata la base per il racconto “Il Grano di Dio” che molti anni dopo ha ricevuto una segnalazione al Premio “Giulio Verne” di Bari. Mi piace autoironicamente affermare che, come spesso avviene per le promesse, tali rimangono! (risata).

E INVECE PER IL CAMPO GIORNALISTICO QUAL  E’ STATO L’APPROCCIO?

La mia scrittura si è sempre divisa tra quella giornalistica e quella narrativa, quest’ultima però in maniera altalenante. Per l’esperienza giornalistica ho iniziato da universitario, quando studiavo Scienze Politiche, come collaboratore de “L’Umanità”, quotidiano nazionale socialdemocratico. Ero responsabile del movimento giovanile di Matera. Sapendo che avevo la passione per la scrittura mi fu chiesto di espletare l’incarico di corrispondente per il giornale del partito. Accettai.

RECENTEMENTE HAI PUBBLICATO PER ALTRIMEDIA EDIZIONI L’ANTOLOGIA “L’ENIGMA DI PITAGORA E ALTRE STORIE”. CE NE VUOI PARLARE?

Il fulcro è l’antichissima Matera, tra le profonde voragini che la fiancheggiano, l’altipiano murgico e i suoi paesaggi metafisici. Ma c’è anche lo Jonio con Metaponto, la cosiddetta spiaggia degli Dei, dove visse e misteriosamente scomparve Pitagora al quale ho dedicato il noir fantascientifico che dà il titolo alla raccolta. Ma ancora, si ritrova la Lucania interna dove l’antico coesiste con il postmoderno: a Melfi, c’è il magnifico Castello di Federico II di Svevia e il mega-stabilimento industriale dellaFiat Chrysler Automobiles”. Per non parlare dei minuscoli vecchi paesi dispersi sulle montagne che sono stati il regno delle fattucchiere.

DA QUALE BASE LETTERARIA NASCONO I TUOI RACCONTI?

C’è una sorta di letteratura regionalista all’interno, quella cara a Cesare Pavese. Sono stato un appassionato del realismo magico di García Márquez, che scriveva dei suoi luoghi dell’America Latina. Mi ha influenzato Raffaele Nigro, “Premio Campiello” e maestro del realismo visionario e antropologico lucano. Aggiungo Stephen King, che nei romanzi parla del suo Maine. Ecco,  i luoghi nei miei racconti divengono allegoria e soggetti di storie esoteriche, avventure fantascientifiche, utopiche o dell’orrore e gialli storici.

QUINDI MI SEMBRA DI CAPIRE CHE I LUOGHI PER TE SONO FONDAMENTALI…

Vale la pena sottolineare che a Matera a poca distanza dai villaggi del neolitico, dell’età del ferro e del bronzo, è ubicato il futuristico Centro di geodesia spaziale che indaga lo spazio e che collaborerà nel 2020 alla missione su Marte. Insomma la Città dei Sassi, per il magnetismo che esprime è una straordinaria location. E ciò è testimoniato anche dai tanti film girati rimasti nella storia del cinema sia kolossal hollyvoodiani. Parlo del “Vangelo secondo Matteo” di Pierpaolo  Pasolini, di “King David” con Richard Gere, di “The Passion of the Christ” per la regia di Mel Gibson,  del recente  “Wonder Woman” con Gal Gadot e Chris Pine. E se questi sono luoghi interessanti per i film, lo sono anche per le narrazioni.

E COSA SUCCEDE TRA LE GROTTE DEI SASSI, NEGLI STRAPIOMBI DELLE GRAVINE, O TRA I TEMPLI GRECI?

Ad esempio sulla sterminata Piana Murgica, battuta dal sole accecante d’estate o spazzata da venti impetuosi nell’inverno, tra le cave di tufo che sembrano imponenti templi pagani puoi incontrare gli eumani (lontani discendenti degli umani) oppure robovampiri e monaci esoterici o eroi burloni e artisti folli che dipingono i demoni meridiani. Tra i teatri magnogreci magari trovi impavidi cronisti locali che sfidano l’occulto accompagnati da passionali commissarie di polizia, donne fatali che si rivelano terrificanti  mostri. Sono storie nelle quali amo mescolare vari generi narrativi  e che partono da un territorio che ha una naturale atmosfera onirica e di credenze magiche (di cui hanno parlato i grandi antropologi come Ernesto De Martino). Qui tutto è possibile. Io ho solo lasciato andare a briglie sciolte la mia immaginazione.

UNA VARIETA’ DI BIZZARRI PERSONAGGI IN UN TERRITORIO FANTASTICO…

Hai detto bene. C’è un territorio fantastico dove può benissimo atterrare un disco volante, come scrive nella sua generosa prefazione Donato Altomare. Oppure  “Una provincia – come riporta Giovanni De Matteo nella sua bella postfazione – che per misteri e orrori non ha niente da invidiare al New England di H.P. Lovecraft o Stephen King”.

ALTOMARE E DE MATTEO? PERO’!

Sì, lasciami dire che gli amici Donato Altomare e Giovanni De Matteo, non c’è bisogno di fare presente che sono trai più prestigiosi scrittori della fantascienza e del fantastico in Italia (entrambi vincitori del Premio Urania), sono tra coloro che mi hanno sempre sostenuto e dato fiducia. Per cui sono felicissimo di avere le loro presentazioni nella mia antologia. Colgo, quindi l’occasione di questa intervista per esprimere pubblicamente la mia sincera gratitudine.

COME NASCONO I TUOI RACCONTI?

Dalle mie letture, dai miei studi, dalle riflessioni, da cose che mi piace pensare e che poi rielaboro e affino via via che scrivo. Credo che lo scrittore sia un prestigiatore che tira fuori la tuba e dentro ci mette tutto il materiale che gli capita: ciò che legge, che osserva, che vive, che ama fare, i desideri repressi e non, cosa ci potrebbe essere dietro un oggetto, una persona, un’azione. Insomma, bisogna saper andare oltre l’apparenza con l’immaginazione.

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL GENERE FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Quello che scrivo nasce dal mio bisogno di raccontare e di raccontarmi, il fornire una personale visione. E’ anche un modo di toccare le corde profonde della mia coscienza. Narrare di fantastico e di mondi immaginari per me è anche una maniera  per dare voce all’utopia, molto presente in questi racconti, e in tempi cattivi come quelli attuali credo che possa servire per farci sognare. Sognare mondi possibili anche forse più giusti, appunto utopici. Ma per giungere a questi mondi  l’uomo affronta la sorte avversa, le forze  ostili e i malefici di ogni sorta: in un’espressione: “Per aspera ad astra”.

GRAZIE ALLA TUA PASSIONE PER IL FANTASTICO IN QUESTI ANNI TI SEI ANCHE AGGIUDICATO PARECCHI PREMI. CE NE VUOI PARLARE?

Partecipare ai concorsi e ai premi  è stato, negli anni, un modo per misurarmi, capire se ero sulla strada giusta e crescere nell’impegno. Pertanto è una palestra che consiglio a tutti. L’esperienza del “Premio Italia” lo scorso anno è stata bellissima. Sapere di avere il favore del fandom italiano che ha votato sia “L’enigma di Pitagora”, vincitore nella categoria racconto su pubblicazione amatoriale, sia il “Reportage dalla Starcon” che ha vinto nella categoria articolo sempre su pubblicazione amatoriale, è stato un grande onore per me. Mi piace segnalare che i due scritti sono stati  pubblicati proprio da “La Zona Morta” che lo scorso anno  è stata  meritatamente premiata come migliore fanzine. Quest’anno poi ho ricevuto il “Premio Sidious” dal dinamico “Fan Club Yavin 4” di “Stars Wars”, assegnatomi per via di alcuni reportage sull’attività del sodalizio pubblicati su “La Zona Morta”. Mi hanno premiato per la divulgazione di “Star Wars”, migliore motivazione non ci poteva essere per uno che segue la leggendaria saga dalle scuole medie.

CAMBIANDO ARGOMENTO, PARLIAMO DI FILIPPO RADOGNA COME GIORNALISTA. COSA PUOI RACCONTARCI DI QUESTO LATO DELLA TUA PERSONALITA’?

Il mio sogno da ragazzo era diventare un grande reporter sui fronti di guerra o comunque fare l’inviato speciale all’estero. I miei miti erano Indro Montanelli, Enzo Biagi e Oriana Fallaci, ho divorato i loro libri. Così dopo la maturità tecnica, conseguita all’Istituto agrario di Matera, cambiai indirizzo proseguendo gli studi universitari e laureandomi in Scienze Politiche a Bari, facoltà che credo mi abbia dato un’ottima infarinatura di cultura generale. Via via cominciai a scrivere per i giornali. Le mie esperienze sono però divenute quelle di un “semplice” redattore o collaboratore sia su testate nazionali sia su quelle regionali. Per brevità cito solo alcune testate con le quali ho collaborato: “L’Umanità” di cui ho detto prima, il “Roma” di Napoli, “ Il Corriere del Giorno” di Taranto, il quotidiano “Puglia” di Bari, “Tele Basilicata Matera”. Sono stato direttore responsabile e coordinatore editoriale di piccole testate locali ma anche di magazine tecnico-scientifici, addetto stampa di associazioni, redattore dell’Ufficio stampa della Giunta regionale di Basilicata a Potenza e attualmente collaboro con varie riviste occupandomi prevalentemente di ambiente, territorio e di divulgazione nell’ambito del Dipartimento regionale Politiche agricole.

MA COSA TI HA DATO  IL GIORNALISMO?

Posso sicuramente dire che è stata una feconda esperienza che, tra l’altro mi ha fatto viaggiare molto. Mi sono occupato di tutto, dalla cronaca politica, all’attualità, all’arte e spettacolo, allo sport. Il giornalismo mi ha plasmato positivamente sotto l’aspetto culturale e del pragmatismo, non solo nel modo di scrivere ma anche nella personalità. E’ stato basilare anche per la narrativa e molto spesso i protagonisti dei miei racconti sono cronisti locali, una specie di alter ego. Insomma è un’attività che mi ha dato ritmo nella vita e nella scrittura. Rifarei tutto da capo!

QUALI SONO STATE LE PIU’ GRANDI SODDISFAZIONI CHE HAI OTTENUTO IN QUESTO CAMPO?

Non sono diventato il grande reporter che fantasticavo, erano velleità giovanili… ma come dicevo ho viaggiato molto in Italia e all’estero per lavoro, ho realizzato reportage e seguito vertici politici ed economici anche internazionali. Tra le varie cose ho anche pubblicato qualche saggio tra la storia e l’attualità. Inoltre, ho avuto modo di incontrare e intervistare grandi personaggi della cultura, della musica, della politica, dello sport, oltre che attori e artisti.

CI PUOI FARE ALCUNI NOMI DEI PERSONAGGI CHE HAI INTERVISTATO?

Senz’altro. Tra gli scrittori Alberto Bevilacqua, Dacia Maraini, Niccolò Ammaniti, Gianrico Carofiglio, Valerio Massimo Manfredi. E poi i maestri del giornalismo Luca Goldoni, Ugo Zatterin e Mario Cervi; ho incontrato intellettuali come Marcello Veneziani. Per i gruppi musicali ricordo gli Inti Illimani, o cantautori come Antonello Venditti, Ligabue, Jovanotti, Fabio Concato, Mango. L’ultimo, nello scorso agosto,  è stato Claudio Simonetti, il fondatore dei Goblin. Mentre per lo sport come posso dimenticare il campione olimpico e primatista mondiale dei 200 metri piani, Pietro Mennea? E ancora tra gli attori Toni Servillo, Anita Ekberg, Carlo Giuffrè e Flavio Bucci. Per la politica posso citare gli ex presidenti del Consiglio e leader democristiani Emilio Colombo e Giovanni Goria e personaggi come Hilda Guevara, figlia del mitico comandante “Che”, sino al Patriarca Latino di Gerusalemme Mons. Sabbah, costruttore del dialogo tra le tre religioni monoteiste. Mi fermo qui perché l’elenco è davvero lungo.

CI PUOI RACCONTARE QUALCHE ANEDDOTO?

Il primo che mi viene in mente è un ricordo simpatico proprio su quest’ultimo importante personaggio: Mons. Michel Sabbah. Ero molto giovane. Mi rivolsi con deferenza a lui chiamandolo “Eccellenza”. Un alto prelato che lo accompagnava mi corresse subito dicendomi: “Devi chiamarlo Sua Beatitudine”, titolo dovuto al Patriarca di Gerusalemme. Rimasi stupito,  dall’alto della mia ignoranza non pensavo esistesse un simile “celestiale” titolo. Sottolineo che in questo mio ricordo non ci vuole essere niente di offensivo. Ma immagino che i nostri lettori vorranno sapere soprattutto delle interviste nell’ambito del fantastico….

CERTO, E ANCHE QUI I GRANDI NOMI NON SONO DA MENO…

Beh, lo sai, in quanto tutte le mie interviste diciamo “fantastiche” sono state pubblicate su “La Zona Morta” e riprese sul sito ufficiale della “World Science Fiction Italia”. Qui andiamo dai maggiori scrittori, saggisti, studiosi e dirigenti italiani del fandom, spero che non si offenderanno se non posso citarli poiché veramente sono numerosi. Mentre tra gli stranieri ci sono gli scrittori Charles Stross, Norman Spinrad, Michael Bishop, Aliette de Bodard. Mentre  tra i più celebri attori delle serie Tv e cinematografiche, parlo di “Star Trek”, “Star Wars”, “Doctor Who”, “Battlestar Galactica”, “Spazio 1999”, ho incontrato William Shatner, Robert Picardo, Denise Crosby, Richard Herd, Anthony Daniels, Colin Baker, Kate Vernon, Catherine Schell

…CATHERINE SCHELL, OSSIA MAYA DI SPAZIO 1999…

E’ stato bellissimo incontrare Catherine Schell. Avevo un particolare affetto per lei. Ho avuto la fortuna di intervistarla nel corso dell’ultima “Starcon” a Chianciano. Le ho subito confessato che da ragazzino sognavo di fidanzarmi con Maya la stupenda e grintosa mutaforma dai lunghi capelli rossi da lei interpretata. Abbiamo riso molto  della mia confessione, ma immagino che fosse abbastanza abituata a questo tipo di “dichiarazioni d’amore” da parte dei fan. Comunque l’ho trovata una donna con molto senso dell’humor e, fatemelo dire, ancora affascinante.

SEMPRE PARLANDO DI GIORNALISMO QUALI SONO STATE LE DELUSIONI?

Tante e nessuna. Ho fatto tutto quello che volevo e sono soddisfatto. Il mestiere di giornalista è una formidabile avventura quotidiana nella quale ti devi aspettare e mettere in conto di tutto, è nella natura delle cose. Dalle scortesie, alle porte sbattute in faccia… alle testate sul naso come quella che il “galantuomo” Roberto Spada ha dato all’ottimo e coraggioso collega di “Rai 2”, Daniele Piervincenzi, cui va tutta la mia stima e solidarietà.

MENTRE L’ATTIVITA’ DIVULGATIVA CON LE FANZINE COME LA GIUDICHI?

Per me quella con “La Zona Morta”, ma permettimi di dire anche quella con il sito della “World Science fiction Italia”, è stata ed è un’esperienza importante. Fondamentale per addentrarmi nel mondo del fantastico e che spero di continuare. Dovrete ancora sopportarmi per molto.

A COSA STAI LAVORANDO?

Visto che parli di lavoro ti fornisco una risposta inusuale ma precisa. Sto curando una pubblicazione che mi appassionano molto: “Il Fitopatologo Lucano”. Si tratta di schede di informazione tecnico-scientifica di entomologia e patologia vegetale. La scienza e la tecnica mi hanno sempre appassionato e insetti e piante “geneticamente modificati” sono abbondantemente presenti nei miei racconti di fantascienza. Sono una fonte di grande ispirazione, d’altronde Dario Argento in “Phenomena” assegnava un ruolo importante agli insetti e a un entomologo.

OK, E DAL PUNTO DI VISTA NARRATIVO QUALI PROGETTI HAI?

Sto scrivendo un racconto ambientato nell’atmosfera cupa di un’antichissima Chiesa Madre di un remoto paese lucano. Il tutto si svolge nell’arco di una notte. Sia chiaro non è niente di blasfemo. E poi sono impegnato nella promozione de “L’enigma di Pitagora e altre storie” che a breve presenterò in grandi e piccoli centri tra cui Roma, Taranto, Marconia di Pisticci (Matera) e Potenza.

QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Il sogno nel cassetto? Indovina… ce lo siamo detti mille volte: intervistare il Maestro per antonomasia, Re Stephen King! Comunque in attesa che avvenga l’agognato prodigio (non si sa mai), il 2 e 3 dicembre sarò a “Milan Comic Con”. Vedo se riesco a fare una chiacchierata con gli attori Billy Boyd e John Rhys Davies interpreti del “Signore degli Anelli” nei film di Peter Jackson (per me che sulle pagine di Tolkien ho “perso” ore e ore sarebbe un vero piacere); Robert Englund ossia Freddy Krueger di “Nightmare” al quale  riferirò che il “buon Freddy” mi ha fatto passare notti insonni. Infine, tenterò di non farmi sfuggire l’occasione di conversare con la deliziosa Ingvid Deila, interprete della principessa Leia Organa in “Rogue One”. Insomma, sono certo che sarà un’altra bella avventura. Sino ad oggi ho fatto tanto di quello che volevo, ma penso che il meglio debba ancora venire!

SICURO! E NEL “MEGLIO”… CI SAREMO ANCHE NOI!

Davide Longoni