GLI INCUBI DI FREDDY

E’ stato un mito negli anni Ottanta per tutti i fan dell’horror e dello splatter, superando in fama “esimi colleghi macellai” come il Jason di VENERDI’ 13 (contro il quale si è tra l’altro recentemente scontrato) o il Michael di HALLOWEEN: all’anagrafe risponde al nome di FREDDY KRUEGER.
Popola preferibilmente i sogni degli adolescenti e grazie a loro può materializzarli e materializzarsi, rendendo la realtà un incubo e viceversa: i suoi guanti artigliati vogliono dire “morte” e la sua risata beffarda è il simbolo della “Nera Signora con la falce”.
In effetti Freddy è la personificazione dell’uomo nero, del signore della notte, del babau, del male che si annida in ognuno di noi… e per questo piace tanto.
Lo creò nel 1984 Wes Craven (regista, tra gli altri, di SWAMP THING, IL SERPENTE E L’ARCOBALENO, SHOCKER e della recente trilogia di SCREAM): “L’idea del film è nata quando, all’epoca del college… scoprii che esistevano esperimenti per il controllo dei sogni… allo scopo di uccidere le persone mediante un intervento psichico. Quegli esperimenti erano riusciti”.
ROBERT ENGLUND (l’indimenticabile Willie del serial “V-Visitors” ) è l’attore che impersona Freddy: “Io non devo imitare il personaggio, ma soltanto umanizzarlo servendomi dell’ironia”.
Ed è proprio questo, il secondo aspetto, oltre alla paura s’intende, che contraddistingue la serie di film: l’ironia, nascosta e rivestita dal truculento e dall’horror; un’ironia forse macabra, fredda come la morte, spalmata sopra un panino al sangue… ma pur sempre ironia (ricordate il buon vecchio Zio Creepy, o Zio Tibia, che dir si voglia?). Ma l’ironia non è nata subito con il personaggio: in principio Freddy era solo un macellaio che aveva ben poco da spartire con le battute… a sangue freddo. In seguito è stato costretto ad evolversi, per esigenze di mercato e quindi di sopravvivenza: era necessario creare una nuova figura, che fosse diversa dai già esistenti “fratellini di sangue” Jason Voorhees e Michael Myers. Quindi non più un assassino psicopatico che uccide in silenzio per il puro gusto dell’omicidio, ma il killer simpatico che escogita e studia la morte per insaziabile desiderio di vendetta e per il quale, almeno un po’, fare il tifo. E’ stata proprio la simpatia di Freddy, e di Englund che lo impersonava, a consacrarlo a mito, rendendolo il più amato cattivo che la storia del cinema horror ricordi.
Ma non dimentichiamoci che la sua psicologia e l’evoluzione di questo personaggio sono stati sviluppati, oltre che negli otto film (nell’ultimo dei quali lo vediamo in lotta contro Jason, tornato dall’inferno, giusto per mettere l’uno contro l’altro due modi differenti di essere serial killer, come dicevamo prima), anche in una serie televisiva durata due stagioni, per un totale di 44 episodi, e in alcune serie a fumetti edite negli Stati Uniti dalla Marvel e dalla Innovation. Insomma, un mito che, nato dal cinema e approdato un po’ in tutti i settori dei media, grazie anche ad una buona dose di merchandising, si è ritagliato, a suon di artigli verrebbe da dire, il proprio spazio nella storia del cinema.
 
 
Originariamente pubblicato sul numero 2 de LA ZONA MORTA, aprile 1990
Corretto e ampliato per il sito LA ZONA MORTA, febbraio 2007
06/03/2007, Davide Longoni