IL SIGNORE DEGLI ANELLI: LA COMPAGNIA DELL’ANELLO

SCHEDA TECNICA
Titolo originale: The Lord of the Rings: The Fellowship of the Ring
Anno: 2001
Regia: Peter Jackson
Soggetto: dal romanzo omonimo di J. R. R. Tolkien
Sceneggiatura: Peter Jackson, Fran Walsh e Philippa Boyens
Direttore della fotografia: Andrew Lesnie
Montaggio: John Gilbert
Musica: Howard Shore con la partecipazione di Enya
Effetti speciali: Weta Workshop, Richard Taylor, Mike Asquith, Carlos Slater e Joe Letteri.
Produzione: Barrie Osborne, Peter Jackson e Robert Shaye
Origine: USA-Nuova Zelanda
Durata: 2h e 50’
 
CAST
Elijah Wood, Ian McKellen, Viggo Mortensen, Liv Tyler, Christopher Lee, Ian Holm, Cate Blanchett, Sean Astin, Sean Bean, John Rhys-Davies, Billy Boyd, Dominic Monaghan, Orlando Bloom, Hugo Wearing
 
TRAMA
Nella Terra di Mezzo vivono uomini, elfi, nani e hobbit e proprio nella mani di un hobbit, dopo millenarie vicissitudini, cade l’Anello del Potere, uno strumento di indicibile potenza, strappato dagli uomini dalle dita del malvagio stregone Sauron, che lo ha forgiato assieme ad altri nove anelli, da questo dipendenti. Sauron, privato del suo corpo e ridotto ad un occhio infuocato nella terra di Mordor, sa che l’anello è stato trovato da Bilbo Baggins, che lo ha sottratto all’hobbit degenerato Gollum. Lo stregone buono Gandalf il Grigio induce Bilbo a lasciare l’anello al nipote Frodo, affinché lo porti a Gran Burrone, dove un consiglio tra uomini, nani ed elfi deciderà il da farsi. Frodo lascia così la Contea, dove viveva pacificamente, con i suoi tre amici Sam, Merry e Pipino, inseguiti dai feroci cavalieri nazgul. Gandalf sa che Sauron sta cercando l’anello e che se questo cadrà nelle sue mani sarà la fine della Terra di Mezzo. Si confida con Saruman, che però si è votato al male e lo imprigiona, allestendo un esercito di orchi uruk-hai nati dal profondo della terra. Frodo e i suoi si uniscono all’avventuriero Aragorn, in realtà ultimo erede al trono di Gondor, che li difende dai nazgul fino a Gran Burrone. Qui gli elfi di Elrond, padre di Arwen, amata da Aragorn, decidono che l’anello deve essere distrutto nella lava del Monte Fato, a Mordor. Si forma così la Compagnia dell’Anello, con i quattro hobbit, Aragorn, il nano Gimli, l’elfo Legolas e l’umano Boromir, guidati dal fuggito Gandalf. Prima tappa è il regno di Galadriel, poi, giunto nelle miniere di Moria, il gruppo è assalito dal demone Balrog, con Gandalf che si sacrifica per salvare gli amici, precipitando con il mostro in un abisso. La compagnia subisce anche l’attacco degli orchi e Boromir, che aveva tentato di rubare l’anello a Frodo, si riscatta difendendo fino alla morte gli hobbit. Merry e Pipino vengono rapiti dai mostri, Aragorn, Legolas e Gimli sono costretti a pensare alla difesa dei loro regni, Frodo e Sam proseguono verso Mordor.
 
NOTE

Sin dagli anni Settanta si parlò di portare sullo schermo il mitico romanzo-fiume di J. R. R. Tolkien ma solo l’avvento delle nuove tecnologie computerizzate ha permesso al bravo regista neozelandese Peter Jackson di realizzare il sogno e produrre una trilogia cinematografica (tale va considerata l’opera, essendo stati i tre tasselli girati come un unico film e poi distribuiti a cadenza annuale) che ha avuto un gigantesco successo in tutto il mondo. Va subito detto che probabilmente non si sarebbe potuto fare di meglio e che sarebbe sciocco perdersi in sterili raffronti puristi tra libro e film: Il signore degli anelli è senz’altro un sontuoso film fantastico, fedele al romanzo anche nelle sue libertà, grandioso, epico, coinvolgente, in grado di rilanciare alla grande l’ormai estinto sottogenere dell’heroic fantasy. Tutto funziona: effetti speciali (superbe scene di battaglia tra eserciti), ambientazioni reali (straordinari set naturali della Nuova Zelanda), scenografie, musica e fotografia, con recitazione degli attori all’altezza, per quanto senza picchi d’eccellenza, uno scrupolo realistico non indifferente nel far parlare nella vera lingua elfica (che però appesantisce un po’ certe situazioni), apprezzabili rimandi alla pittura e all’iconografia, pochi momenti di stanca nonostante la lunghezza del film. Eppure, è anche evidente che la pellicola non è esente da un minatorio senso di pervadente deja vù che la rende pericolosamente derivativa, nel senso che non sfugge a rimandi cinematografici con opere precedenti. Qualche esempio: la lotta tra Gandalf e Saruman, con i personaggi che volano urlando sulle pareti (così noiosamente americana/hongkonghese e già vista in innumerevoli pellicole moderne), le ambientazioni di Gran Burrone e del regno di Galadriel (al di là delle loro derivazioni pittoriche si sono già viste tutte solo in Star Wars – Capitolo uno), la comunicazione a voce e telepatica degli elfi (da Dune), Bilbo che rivela nelle fattezze per un istante la sua natura malvagia, fascinato dall’anello (espediente raimiano ormai trito e relegato agli horror di serie B), l’arrivo in massa dei mostriciattoli nelle miniere realizzato in computer-graphics (simil Starship Troopers) giusto per citarne alcuni… Insomma, il film fallisce dove avrebbe dovuto rifulgere (soprattutto grazie al talento visivo di Peter Jackson), cioè non tanto nel contenuto quanto nella messa in scena dello stesso, nella proposta di inedite immagini e visioni originali. Tutto è già visto, in un modo o nell’altro. Se si vedono i trailer di Harry Potter e di Il signore degli anelli abbinati, non si capisce dove finisca l’uno e dove inizi l’altro (pensiamo in particolare alla sequenza dell’arrivo del troll, presente in entrambe le pellicole). E’ davvero tragico che si finisca con il non fare differenza tra un Harry Potter e un Il signore degli anelli, anche solo a livello cinematografico. Insomma, in ultima analisi, il film è arrivato troppo tardi sullo schermo, preceduto da una filmografia fantastica con cui deve confrontarsi, finendo in un certo qual modo inquinato da immagini appartenenti a precedenti produzioni, alcune delle quali, paradossalmente, già ispirate alle splendide visioni del romanzo di Tolkien. A livello di immagine il film avrebbe dovuto fecondare, invece risulta irrimediabilmente fecondato.

01/11/2007, Michele Tetro