JOHN RONALD REUEL TOLKIEN

Nato il 3 gennaio 1892 a Bloemfontein in Sudafrica, morto a Bornemouth il 2 settembre 1973, John Ronald Reuel Tolkien è stato una delle figure più prestigiose del mondo culturale inglese contemporaneo.
Tre anni dopo la nascita, la madre tornò in Inghilterra con i suoi due figli, stabilendosi alla periferia di Birmingham, mentre il padre restò in Sudafrica, aspettando una sistemazione conveniente per raggiungere la famiglia. Ma morì un anno dopo.
Nel 1908 conobbe l’unico amore della sua vita, Edith Bratt, che sposò nel 1916. Edith gli diede quattro figli ed un’esistenza familiare serena, che ebbe fine solo con la morte di lei a 82 anni di età.
Dopo aver partecipato alla composizione dell’Oxford English Dictionary, Tolkien occupò la cattedra di lingua e letteratura anglosassone all’università di Leeds (dal 1920 al 1925) e poi a Oxford (dal 1925 al 1945), dove successivamente insegnò lingua e letteratura inglese fino al 1959, anno in cui si ritirò dall’attività didattica.
Sebbene filologo in primo luogo, J.R.R. studiò mitologia per gran parte della sua vita. Fu un’autorità per quanto concerne l’inglese arcaico e medievale, nonché esperto di folklore teutonico e celtico. I temi mitici hanno a che fare con le sfide eterne e universali che hanno sempre posto l’umanità di fronte al mistero: l’amore, il destino, la morte; sono temi antichissimi e fanno parte integrante del lavorio subconscio della mente umana. Tolkien era ben consapevole degli scopi della mitologia e se ne serviva adeguatamente. La sua fedeltà ai fini del mito produce una coerente mitologia interna alla Terra-di-mezzo (luogo geografico immaginario presente nei suoi più importanti romanzi, quelli legati alla saga de “Il signore degli anelli”) e consente di approfondire la caratterizzazione sia degli individui sia dei popoli. La sua opera costituisce un proseguimento della tradizione mitica nella letteratura moderna. Per questo motivo essa fa genere a se stante e in nessuna altra opera letteraria si riscontra un così accurato equilibrio, un’omogeneità così coerente fra tradizione mitica e fantasia individuale. Conferma ne è il “Silmarillion”, vera e propria mitologia, i cui modelli ideali vanno ricercati nella tradizione celtica altomedievale, che comprende cinque racconti legati come capitoli di un’unica “storia sacra”.
L’opera di Tolkien in generale è forse l’unico tentativo coerente, compiuto in tempi recenti, di costruire un vero e proprio edificio mitico imperniato sulla fondamentale antitesi tra brama di possesso e poteri creativi, tra amore per la bellezza suprema e volontà di dominio, insomma tra “essere” e “avere”: un’antitesi cantata nel linguaggio, sublime e semplice insieme, che è proprio dell’antico “epos”.
Di argomenti e di cose da dire su e di Tolkien ce ne sarebbero ancora tante, ma non possiamo scrivere un libro sulla sua vita, ci hanno già pensato gli altri. Noi ci limiteremo a lasciar parlare le sue opere.
 
BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA
-         Ser Galvano e il Cavaliere Verde (scritto con E.V. Gordon, 1922)
-         Beowulf: i mostri e i critici (1936)
-         Lo Hobbit (1937)
-         Mr. Bliss (1937)
-         Albero e foglia (ovvero, Sulle Fiabe, 1938, e Foglia di Niggle, 1947)
-         Il cacciatore di draghi (1949)
-         Il signore degli anelli (1954-1955)
-         Le avventure di Tom Bombadil (1962)
-         Silmarillion (1977)
-         Lettere di Babbo Natale (lettere ai figli dal Natale del 1920 per quasi trent’anni)
-         I racconti incompiuti (postumi, 1980)
-         I racconti ritrovati (postumi, 1983)
-         I racconti ritrovati (postumi, 1984).
 
Tutte le opere pubblicate dopo la sua morte sono state raccolte ed edite dal figlio Christopher, dopo lunghissime ricerche ed un accurato studio.
Il problema principale che gli si presentò, alla morte del padre, fu quello di decifrare, con l’aiuto di un computer, gli innumerevoli appunti e le svariate note che Tolkien aveva lasciato. Infatti egli aveva l’abitudine di scrivere più cose sopra uno stesso foglio, sia a matita che a penna, cosa che a volte rendeva ardua l’interpretazione di quanto il padre aveva annotato.
 
Originariamente pubblicato sul numero 1 de LA ZONA MORTA, gennaio 1990
Corretto e ampliato per il sito LA ZONA MORTA, novembre 2006

26/02/2007, Davide Longoni