NOSFERATU, LA RIVISTA DI CINEMA DEL (MIO – RETRO) FUTURO

NOSFERATU, horror, fantasy and science fiction, oppure rivista di cinema horror e fantastico o ancora la rivista del cinema del futuro, questi i vari sottotitoli in soli dieci numeri di vita.

Dal giugno del 1990 al maggio del 1991.

In quegli stessi anni io frequentavo l’I.T.I.S, all’epoca un postaccio di farabutti, bulli e derelitti. I primi due anni, però, li ho fatti in una sede distaccata, cioè il seminario dei preti, quello accanto al Duomo di Vercelli. Quelli dell’I.T.I.S. occupavano le aule del secondo piano, per il resto credo fosse vuoto, non ricordo nessun altro. Durante l’intervallo delle dieci e mezza scendevamo in massa giù nell’atrio, si passeggiava sotto il porticato con le suore decrepite come in DELIRIA di Fulci. In una rientranza, c’era una finestrella nel muro, dietro la finestrella un ometto che vendeva dei panini. Erano panini fatti dai preti e dalle suore e costavano mille lire dell’epoca. All’epoca NOSFERATU costava 6000 lire (£). C’erano panini al salame (il più richiesto), al prosciutto cotto, al prosciutto crudo, basta. Ogni volta era una gara a chi arrivava primo, spintonarsi, aspettare, cercar sempre di avere le mille lire giuste, perché l’omino non dava mai il resto (dicevano che non sapesse contare, che il problema era quello, che se ci andavi prima dell’intervallo, magari con la scusa d’andare in bagno e gli davi diecimila lire, l’omino te ne ridava quindicimila più il panino). Della mia classe ricordo solo alcuni compagni. Manfrin, Santocono, Scalia, Rossini erano più grandi. Santocono aveva un Fifty bianco truccato e diceva che nessuno poteva batterlo. Parlava sempre del suo Fifty, delle modifiche che ci aveva fatto. Una volta s’era tenuto per tutta la lezione il casco sulla testa, impennava il banco e con la bocca faceva brummm, brummm! Scalia era il più vecchio, credo avesse quasi vent’anni. I suoi avevano in gestione il bar dentro l’I.T.I.S. Una volta Scalia arrivò con un cazzo di gomma grosso come un braccio. Se lo infilò nella zip dei gins e prese a menarselo sotto il banco. Tump! Tump! Tump! Il prof. o la prof. di turno iniziò a strillare, Scalia cosa fai? Scalia cosa fai? e lui si alzava in piedi col pisello di gomma e continuava a menarselo dicendo che non era colpa sua, che non poteva trattenersi, che la ragazza l’aveva lasciato, eccetera e noi giù a ridere, a coprirci la bocca con la mano per non farci dare la nota. Rossini aveva i capelli rossi e ricci ed era furbo. Una volta individuò una mattonella traballante sotto il suo banco, la sollevò e ci infilò della farina. Poi rimise la mattonella e prese a pestarla coi piedi. La farina si sollevò e Rossini gridò al fuoco! al fuoco! e Pisani (il prof. di Fisica) scappò via a chiamare i pompieri. Manfrin era un mondo a parte. Era alto, muscoloso, col ciuffo e i basettoni alla Presley, la maglietta attillata con le maniche segate, ai piedi delle scarpe da ginnastica sempre zuppe di fango, scollate (insomma somigliava a Ranxerox). Durante le lezioni ascoltava Vasco col walkman e quando parlava diceva sempre, daaa, datti fuoco! Altre volte dormiva con la bocca aperta. Se aveva fame era capace di tirare fuori un tovagliolo di stoffa, stenderlo sul banco, prendere un coltello e pelarsi una mela mentre il prof. spiegava. Una volta Pisani gli diede la nota e scrisse: “Manfrin mangia la mela in classe”, proprio così. A metà anno smise di frequentare e scappò di casa con la sua ragazza: infatti fecero un servizio a Chi l’ha visto? su Rai Tre. Alla fine lo ritrovarono che vendeva accendini in Svizzera. A fine anno venne a trovarci e sembrava cambiato, provato, quasi riflessivo. Cosa centra con NOSFERATU?  Niente, forse, o forse sì, non saprei. Però ricordo che comprai il primo numero mentre, la mattina, in classe, succedevano quelle robe lì. Va bene, scusate, torniamo a NOSFERATU.

Edita dalla gloriosa ACME, la stessa delle riviste a fumetti SPLATTER e MOSTRI.

NOSFERATU è stata la più bella rivista dedicata al cinema horror fatta in Italia.

Decenni dopo HORROR MANIA, e (adesso) HORROR TIME, hanno provato a imitarla.

L’impaginazione era simile a quella di certe riviste specializzate americane, ma per noi era una cosa molto originale, con pagine sottili e larghissime come quelle dei quotidiani. Foto giganti corredate da articoli molto aggiornati e succosi.

NOSFERATU vantava collaboratori di primo livello come Gianluca Nardulli, Paolo Di Orazio, Alberto Castagna, Antonio Tentori, Loris Curci, Giuseppe Salza.

Sul primo numero era possibile leggere le anteprime su film che mai sarebbero passati nel nostro paese e che (visti i tempi) sarebbe stato difficile reperire di importazione. Quel primo numero ci spiegava l’esistenza di gente come Frank Henenlotter, ci deliziava con le ultime follie di Charles Band e della sua EMPIRE, iniziava il battage pubblicitario per Cabal di Barker, eccetera.

Su quel primo numero si leggeva un articolo riguardante TERMINATORS 2 di Mattei, una specie di presa diretta sugli ultimi respiri del nostro cinema bis. Quasi con preveggenza e obiettività, l’articolista anonimo aveva cura nel sottolineare i limiti, ma anche le preziosità, di una simile operazione fantascientifica. Seguiva una bella visita nella bottega artigianale di Sergio Stivaletti con intervista a cura di Di Orazio e Farulli. Poi un lungo speciale sulla saga di VENERDI’ 13, arrivata all’ottavo, bruttissimo, capitolo. Toccava poi alla rubrica Officina speciale di Luca Farulli, una specie di corso per corrispondenza sugli effetti speciali fatti in casa, un modo per iniziare a conoscere i rudimenti, gli usi del lattice e dei coloranti. Quanti amici dell’epoca hanno iniziato a truccare i loro zombi per filmini amatoriali grazie a queste preziosissime pagine. Quel primo numero si chiudeva con lunghi pezzi sul mondo di Poe e sulle anteprime di DUE OCCHI DIABOLICI.

Il secondo numero (nei primi tre c’era allegato un libricino, uno su Argento, uno su Carpenter, uno su Tom Savini ed era quello più curioso) si apriva con le voci dal mondo dell’horror straniero, presentando film che nessuno di noi avrebbe mai visto (The laughing dead), o parlando per la prima volta del mondo della Troma. Il pezzo forte era quello su NIGHTBREED (“Cabal”, ndr) di Barker, con la foto di Cronenberg e Barker mentre cullavano due mostriciattoli. Il pezzo di Loris Curci ci spiegava tutte le difficoltà produttive incontrate dal genio di Manchester e lasciava trasparire una amarezza che poi avrebbe allontanato Barker dal cinema. Tutto il reportage condito ovviamente da fotografie stupende, alcune a pagina intera, veri e propri manifesti onirici. Altre recensioni, quelle su NIGHTMARE 5 o l’intervista a Lucio Fulci, all’epoca ancora vivo e attivo, impegnato nella realizzazione di Voci dal profondo. Luca Farulli tornava con la sua rubrica di make-up e ci spiegava come fare a truccare qualcuno da zombi. Graziano Braschi invece compilava la lista di libri da comprare. Il numero, densissimo, finiva con un pezzo esclusivo sul FROM BEYOND di Stuart Gordon.

Sul terzo numero ricordo l’articolo bellissimo su DEMONIA di Fulci, anche qui accompagnato da foto che me lo facevano immaginare un film splendido e durissimo, atroce, quasi barkeriano. Il saggio era condotto da Gianluca Nardulli con la supervisione di Antonio Tentori che, lui stesso ce l’ha rivelato, era stato assistente alla regia su quel set siciliano. Giravi pagina e dopo ti ritrovavi foto e anteprima su BASKET CASE 2, seguito firmato dal genio di Henenlotter.

Il NOSFERATU 4 cambiava la grana della pagina (più bella e patinata), ma non la sostanza. L’articolo più bello era quello di Alberto Castagna su SOCIETY di Yuzna. Castagna ce lo spiegava con parole che sarebbero rimaste scolpite nella pietra (o perlomeno nel mio cervello): “Society procede per buoni sessanta minuti così, come una semi-innocua youth comedy, appena infarcita di mistery e di qualche trucco senza pretese. Qualcuno, a questo punto, forse si sarà alzato dalla poltrona, maledicendo John Hughes, i fast-food e gli onnipresenti adolescenti americani tutti baseball, abbronzatura, bacini a mamma e sei forte papà. Ma Society non è questo (…) i moniti di Carl Marx hanno avuto un certo successo e cento anni di capitalismo non possono essere passati invano. Senza che la society non abbia sviluppato, oltre che una maniera sempre più raffinata di gestire l’economia e la legge, anche una propria fisiologia, in maniera tale da rendere più agibile l’assimilazione delle energie, della linfa vitale e del sudore dei membri delle classi inferiori”. Grazie Alberto per queste parole! Il numero 4 ci presentava anche il “nuovo” (vent’anni fa) horror di Friedkin, L’ALBERO DEL MALE, film da più parti considerato minore e che, invece, merita una riscoperta, soprattutto oggi, visto che è appena uscito in dvd. Sempre sul numero 4 un lungo articolo sulla saga della CASA di Raimi e i prodotti che a quel titolo si sono agganciati (quelli di Massaccesi).

NOSFERATU 6 ci svelava le fantasie di PRISON, il primo horror movie di Renny Harlin, proseguiva con una intervista a Paul Verhoeven a cura della preziosa Caroline Vié e raggiungeva l’acme con un sunto sul cinema horror del 1990. La redazione premiava i film più rappresentativi; è interessante, col senno di poi, scoprire come si guardava e studiava l’horror vent’anni fa. Miglior film è LA MALEDIZIONE DI ELMER di Henenlotter e non si potrebbe essere più d’accordo. Miglior film italiano DUE OCCHI DIABOLICI. Miglior regia a Dario Argento. Seguono schede sui vari film visti negli ultimi due anni, accompagnate da alcuni commenti che anticipano la crisi definitiva del cinema di genere (soprattutto italiano). Anche Dario Argento in persona viene chiamato a intervenire e assegna la sua palma a Henenlotter, confessando di amare FRANKENHOOKER, l’ultimo lavoro di Frank. L’esperto Rudy Salvagnini apre una rubrica sull’horror come metafora sociale e partendo dal living dead del ’68, spazia su alcuni film, all’epoca sconosciutissimi da noi, come il bellissimo IL MESSIA DEL DIAVOLO.

NOSFERATU 8 contiene la prima intervista esclusiva in italiano a Frank Henenlotter e al suo lavoro, intervista nella quale il regista ci spiega il senso e la bellezza insita nel cattivo gusto: “Trovo il cattivo gusto una cosa sana, perché fa ridere ed è liberatorio”. C’è anche una bella intervista alla regina delle tenebre Daria Nicolodi. Articolo di punta però è quello su MY LOVELY BURNT BROTHER film amatoriale splatter di fine anni Ottanta prodotto e diretto dal duo torinese Andrea Loy e Giovanni Arduino (oggi scrittore e traduttore, impegnato nell’editing italiano del “Dottor Sleep” di King in uscita da noi a gennaio). I due riescono a farsi distribuire il filmaccio in video dalla KM Video americana ed entrano nella leggenda. Da sempre sogno di vederlo e non ci sono ancora riuscito. Le foto di scena sono bellissime e la trama del film incuriosiscono a distanza di tanti anni. Il number 8 contiene anche saggione di Castagna (che non è quello di “Stranamore” eh!) sulle stagioni del gore, sui primi anni Novanta, una sorta di equivalente di quello che ha fatto Danilo Arona sul primo numero di Horror Time. Il pezzo sulle stagioni gore passava in rassegna il meglio di quel che avevamo visto, quindi i vertici di Society, la fantascienza di Total Recal, i barocchismi di Cabal e l’inquietudine visionaria dell’Esorcista III. Certo Castagna si chiedeva retoricamente come stava il genere e rispondeva che stava benissimo. Beh, tanto bene non stava, poco dopo tutto sarebbe finito e sarebbero arrivati anni zuccherini e plastificati, anni che avrebbero sancito la morte quasi definitiva dei generi.

NOSFERATU 9 è incentrato sul remake di Savini del film di Romero. Alberto Castagna ce lo presenta, soffermandosi sulla cura profusa dai due effettisti, Burrell e Vulich, i quali hanno improntato il loro lavoro verso un massimo realismo, andando a studiare cadaveri nell’ufficio del coroner di Pittsburgh. L’articolo si chiude con un breve intervento di Giuseppe Salza che, pur essendo negativo nei confronti di un film bellissimo, contiene elementi molto interessanti: “Non si tratta nemmeno di voler comparare l’originale e il remake; perché un film quando esce nelle sale si trova da solo, spesso di fronte al pubblico di un’altra generazione, un’altra sensibilità, un’altra visione del mondo. Night of the living dead di Tom Savini fallisce di per sé, senza stare a scomodare la notte di Romero. Questo nuovo film è uno schiaffo morale per tutti, romeriani e non. Resta da sperare che il remake di Night possa migliorare su videocassetta. Ogni tanto capita”. E’ capitato Giuseppe, è capitato! Altra gemma è l’anticipazione di un altro film di autore italiano, NOTTE PROFONDA, un horror atmosferico, lento, girato con un gusto retrò, serissimo, senza nulla concedere al demenziale. Autore un milanese cocciuto, tale Fabio Salerno, uno che dai corti horror (fatti vedere a Dario Argento e Sam Raimi) arriva al lungometraggio in 16 millimetri. Il film esce per la EAGLE e ne ho una copia da moltissimi anni. E’ un film interessante di cui si dovrebbe tornare a parlare. Recentemente ho cercato di sapere qualcosa su Arduini, Loy e Salerno. Ho così scoperto che Arduini era diventato uno scrittore e traduttore importante. Di Salerno invece non conoscevo la morte, avvenuta pochissimo tempo dopo l’uscita dell’articolo per NOSFERATU. Fabio non era riuscito ad affermarsi, ad affermare il suo cinema, il suo mondo fantastico e così si era arreso. E’ anche per questo che il suo lavoro merita di essere riscoperto. Spero che la ZONA possa farlo al più presto, magari ricontattando qualcuno che ha lavorato per Fabio (abbiamo avuto il piacere di incontrare di persona Fabio, conosciuto proprio nel periodo in cui stava promuovendo il film… un ricordo che resterà per sempre nel nostro cuore! Ndr).

NOSFERATU 10, l’ultimo numero, ma nessun lettore lo sa ancora, l’editoriale non dice nulla. In copertina MEET THE FEEBLES di Jackson. Dentro articoli su WHORE di Ken Russell, il tagliando per avere in omaggio una t-shirt sul film LA CREATURA DEL CIMITERO.

Poi il sogno finiva.

Io tornai in edicola più e più volte per chiedere il nuovo numero di NOSFERATU, finché l’edicolante, sadico, ghignò che era finita, che era fallito il progetto e che potevo ripiegare su Dylan Cane. Non ripiegai. Rimasi solo.

Nel frattempo Giovanni Arduini traduceva i primi libri, Fabio Salerno ci lasciava e Manfrin preparava la fuga in Svizzera…

Davide Rosso