LE CASE MALEDETTE

La casa, spesso vista come un luogo di protezione per tutti coloro che vi abitano e ne cercano il “caldo abbraccio”, può invece diventare luogo di indicibili orrori e quindi non più sicuro.
La letteratura ha spesso usufruito della “fiction” della casa posseduta dagli spiriti maligni e dalle più spaventose creature. Ma lo scrittore William Hope Hodgson, uno dei maestri ideali di H.P. Lovecraft, esulò da questo concetto nel romanzo “La casa sull’abisso”. Si narra qui infatti si una casa-porta per un universo al di fuori del tempo e dello spazio, dove il protagonista si troverà proiettato avanti nel tempo ed invecchiato in un attimo.
Più consono al tema della casa infestata, seppur con una certa ironia, è invece Ambrose Bierce, autore di racconti come ”La casa dello spettro”, “L’ambiente adatto”, “La finestra sbarrata”, “Il rampicante sulla casa”, i cui titoli lasciano già intendere la natura del narrato.
Passando al cinema non possiamo non menzionare la pentalogia di Amityville (cui bisogna aggiungere anche il recente remake del primo film), ispirata ad una reale “haunted house”, sita in Scozia. Spesso le case sono state costruite su “porte d’accesso agli inferi” (come appunto nella saga di Amityville) o come si vede in altri casi, su vecchi cimiteri (come ad esempio in “Poltergeist”).
Altre volte subentrano fattori estranei, come nel caso della trilogia di “Evil Dead” (intitolata in Italia “La casa”, “La casa 2” e “L’armata delle tenebre”) di Sam Raimi, che ha preferito farcire il classico tema con la magia (più precisamente quella della cabala sumera), gli zombi (altro tema caro all’horror) e un pizzico d’ironia. Per continuare con la numerazione, “La casa 3” invece, diretto da Umberto Lenzi e sottotitolato “Ghosthouse” narra del fantasma di una bambina che torna ogni anno per chiedere il proprio tributo di sangue. Ne faranno le spese due giovani troppo curiosi. “La casa 4”, interpretato da David Hasselhoff (quello di “Supercar” e “Baywatch”) e Linda Blair (la storica indemoniata del primo capitolo de “L’esorcista”) e sottotitolato “The Witchcraft”, racconta la storia di una strega mandata al rogo cento anni fa e che ritorna per celebrare un antico rito satanico di sangue che le permetterà di avere un figlio da Satana in persona. E poi sono arrivate “La casa 5”, “La casa 7”… e “La casa 6”? Saltata a piè pari!
Ma la vera saga per eccellenza delle “haunted house” al cinema, ovvero “The house”, ha subito tali stravolgimenti di titoli in Italia da non capirci più niente! E allora, per dovere di cronaca, rimettiamo tutto a posto noi, nel caso vogliate andare a recuperare la saga e godervela tutta d’un fiato. “The house”: “Chi è sepolto in quella casa?”. “The house 2”: “La casa di Helen”. “The house 3”: “La casa 7” o “La casa III” (complimenti per gli sforzi degli incasinati titolasti italiani!). “The house 4”: “House IV – Presenza impalpabili”. Ed ora che abbiamo fatto un po’ d’ordine, per non guastarvi la sorpresa, vi diciamo solo che la saga rientra nel filone delle case costruite su porte d’accesso. Quali siano queste porte lasciamo a voi il piacere di scoprirlo.
In tutti i casi comunque la figura della casa è di primaria importanza sia come sfondo della vicenda, come “trait d’union”, sia come protagonista essa stessa della vicenda.
Sradicando l’antica concezione della dualità casa=riparo, “la casa maledetta” è l’antitesi della sicurezza… e “del futuro (dei malcapitati ed ignari abitatori) non v’è certezza”, soprattutto il futuro del domani più prossimo. Nella maggior parte dei casi infatti, gli avvenimenti principali accadono nell’arco di una notte e all’alba solo pochi sopravvivranno.
L’orrore nasce dalla consapevolezza di non essere più al sicuro nemmeno in casa propria ed è un orrore che si rivela a poco a poco, fino ad esplodere nella rovina finale o, nel migliore dei casi, nell’abbandono subitaneo della casa infestata. Solo pochi saranno i superstiti, come dicevamo, e ancora meno saranno coloro che decideranno di tornare indietro per prendersi una sorta di rivincita sulla casa e sulle creature che la infestano.
Prima di concludere, un’ultima strizzata d’occhio al fumetto: due grandiosi esempi li troviamo in Italia con Martin Mystere N° 5 (“La casa ai confini del mondo”, con il tema della casa-porta) e Dylan Dog N° 30 (“La casa infestata”, il cui titolo non lascia spazio a dubbi). Recuperateli se riuscite perché ne vale davvero al pena.
Quando si dice “Casa, dolce casa!”.
 
Originariamente pubblicato sul numero 1 de LA ZONA MORTA, gennaio 1990
Corretto e ampliato per il sito LA ZONA MORTA, novembre 2006
08/03/2007, Davide Longoni