GIAN LUCA CASTOLDI

Esperto di cinema con una particolare predilezione per l’horror, saggista e scrittore, giornalista e ricercatore, Gian Luca Castoldi da anni è una delle colonne portanti della divulgazione del cinema e della letteratura fantastica sia nel nostro paese sia all’estero. Dopo la recente pubblicazione del libro IL CINEMA SANGUINARIO per le Edizioni Profondo Rosso, abbiamo deciso di intervistarlo per voi: ecco cosa ci ha risposto.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È GIAN LUCA CASTOLDI?

Nato a Firenze il 21-12-1958. Laureato in lettere e filosofia, lavoro come Export Manager per un’azienda di prodotti chimici dal 1997. Sposato con 4 figli, appassionato da sempre di cinema e letteratura fantastica, ho provato a scrivere qualcosa e, un po’ alla volta, mi sono fatto coinvolgere sempre di più nella cosa.

COME HAI COMINCIATO A OCCUPARTI DI CINEMA?

Da bambino mi portavano al cinema i miei genitori e da allora ho imparato ad amare il fantastico in tutte le sue molteplici vesti. Sono stato fortunato perché, quando ho raggiunto una certa libertà di movimento, è stato il momento delle rassegne di fantascienza (penso più che altro a quelle organizzate da Luigi Cozzi) e anche il periodo dei Cineforum dove, pagando un solo biglietto, potevi entrare nel cinema (spesso piccole sale con meno di 100 posti) alle 15 e uscire dopo mezzanotte magari vedendoti una rassegna sull’espressionismo tedesco e 5 o 6 film. Da lì poi l’università ai corsi di Storia del Cinema dove ho conosciuto alcuni dei saggisti e divulgatori dell’area fiorentina insieme ai quali abbiamo cominciato a parlare di cinema e i primi scritti. Credo che la prima cosa scritta sia stata in Nosferatu, una rivista di cinema dei primi anni ‘90. Mi pare fosse una collaborazione ad un pezzo scritto da Antonio Bruschini. Poi grazie ai contatti presi con gli inglesi durante la mia residenza a Londra, mi pubblicarono delle interviste su ETC (European Trash Cinema) di Craig Ledbetter e così via.

VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI SAGGISTICHE PRECEDENTI, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLE A CUI SEI PIU’ LEGATO?

Il primo libro scritto fu il mitico GUIDA AL CINEMA SPLATTER, uscito nel 1993 per Arnaud e scritto insieme a mio fratello Giancarlo. In quel periodo era in corso la demonizzazione del genere che, scrivevano i giornali, incoraggiava la violenza e quello che volevamo dire noi era che in fondo si trattava solo di finzione, di cinema. E poi per la prima volta in Italia si codificava un genere sulla falsa riga di lavori già usciti all’estero come il libro di John Mc Carthy SPLATTER MOVIES: BREAKING THE LAST TABOO OF THE SCREEN. Un’altra cosa di cui vado particolarmente orgoglioso è anche la lunga e feconda collaborazione alla rivista di Igor Padovan Molino AMARCORD. Non so quanti la ricordano ma a fine anni ‘90 AMARCORD fu un punto di riferimento importante per quanti amavano il cinema di genere sulla quale scrivevano molti di quella generazione di saggisti che rinnovarono la visione critica del cinema di genere in Italia.

INVECE PER QUANTO RIGUARDA LA NARRATIVA, SAPPIAMO CHE HAI SCRITTO ANCHE UN ROMANZO, “BREVE VIAGGIO”. DI COSA SI TRATTA?

Esatto, si tratta di un romanzo scritto molti anni fa e rimasto inedito che mia figlia Isabella mi ha spinto a pubblicare, prima su Kindle e poi  in forma stampata grazie a Profondo Rosso di Cozzi. Un lavoro molto personale che non ha nulla a che vedere con l’horror, ma che riflette molto bene la mia interiorità ed in un certo senso ha una forma e un carattere quasi ucronico.

RECENTEMENTE HAI PUBBLICATO PER LE EDIZIONI PROFONDO ROSSO IL SAGGIO “IL CINEMA SANGUINARIO”. CE NE VUOI PARLARE?

Quello è un lavoro piuttosto certosino sugli horror più rappresentativi del primo decennio del nuovo millennio. Il lavoro è rimasto in stand-by per tanti anni per diversi motivi, ma racchiude centinaia di film fantastici e horror provenienti da ogni parte del pianeta. La globalizzazione ha creato numerosi danni, ma perlomeno ci ha aperto lo sguardo verso cinematografie che in Europa non avevamo mai visto o delle quali si conosceva ben poco. Così è avvenuto questo interscambio culturale che ci ha fatto conoscere film provenienti non solo dall’Asia e dal Sudamerica ma anche dall’Africa per esempio.

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA SCELTA DEI FILM DA INSERIRE IN QUESTO VOLUME?

Ovviamente il criterio di scelta è stato del tutto personale privilegiando i titoli più “sanguinosi” rispetto agli altri oppure quelli più “sconosciuti” ad un pubblico occidentale per cercare di dare una visione più ampia al volume, facendo conoscere paesi ed autori sconosciuti ai più.

E COME TI SEI DOCUMENTATO?

Rispetto al 1993, l’anno del volume con Arnaud, oggi il reperire e vedere ogni genere di film è molto più semplice. La diffusione di internet, YouTube e i mille portali esistenti dedicati al cinema (fantastico, horror, ma non solo) permette di vedere e avere informazioni su quasi tutto quello che viene girato. Contemporaneamente, la morte della pellicola, la possibilità di fare un film con i mezzi attuali, consente di girare anche con uno Smart Phone, cosa impensabile fino a qualche anno fa. Questo ha permesso a migliaia di volenterosi e appassionati “pseudo” film maker di girare il proprio film casalingo. La difficoltà consiste ora nel visionare un numero incalcolabile di questi prodotti, il 90% dei quali di qualità amatoriale o inferiore e di decidere quali inserire nel libro.

TRA I FILM CHE HAI INSERITO QUALE TI E’ PIACIUTO DI PIU’ E QUALE DI MENO?

E’ sempre difficile fare una scelta anche se personale ma, se dovessi scegliere, questo è stato il decennio che ha riportato lo splatter alle sue radici originali. Dopo l’11 settembre la cinematografia    americana è ritornata al cinema più estremo. Sono nate le saghe di SAW, HOSTEL, FINAL DESTINATION che hanno dato un volto diverso al cinema horror che è durato praticamente fino all’avvento di Jason Blum e della sua Blumhouse. Non ho mai amato particolarmente i POV (a parte qualche eccezione). Mi sembra che il presunto realismo di questi sia in realtà una forzatura ed una tecnica di regia che aumenta il senso di artificiosità. Se vediamo la soggettiva, la ripresa diretta dell’avvenimento, il “punto di vista” all’interno di una storia (alla CANNIBAL HOLOCAUST per intenderci), la cosa può avere un senso, altrimenti pare soltanto di essere in visione o di partecipare ad un videogioco. THE DESCENT di Neil Marshall è uno dei film che più ho amato ma citerei anche ALTA TENSIONE, IDENTITA’, o anche LA CASA DEL DIAVOLO e HALLOWEEN entrambi di Rob Zombie.

TRA I FILM CHE HAI LASCIATO FUORI DA QUESTO SAGGIO, NE ESISTE QUALCUNO DI CUI TI SEI PENTITO DELLA SCELTA?

Probabilmente ce ne sono diversi, ma uno del quale mi pento amaramente e che sicuramente è stato lasciato fuori per una svista e non per volere è LASCIAMI ENTRARE di Tomas Alfredson, uno dei migliori horror del decennio, inserendo invece il remake americano di Matt Reeves, BLOOD STORY. Al contrario, un scelta deliberata è stata quella di lasciar fuori i vari PARANORMAL ACTIVITY, indubbiamente un tipo di horror ben poco “sanguinario” e che personalmente non amo con le dovute eccezioni però perché, per esempio, ho apprezzato molto CLOVERFIELD.

VISTO CHE ULTIMAMENTE CAPITA SEMPRE PIU’ SPESSO DI LEGGERE MOLTI AUTORI, SIA EMERGENTI SIA AFFERMATI, ANCHE IN FORMATO DIGITALE, SECONDO TE QUALE SARA’ IL FUTURO DELL’EDITORIA? VEDREMO PIAN PIANO SCOMPARIRE IL CARTACEO A FAVORE DEGLI E-BOOK O PENSI CHE QUESTE DUE REALTA’ POSSANO CONVIVERE ANCORA PER LUNGO TEMPO?

Qualche anno fa è stata data per morta l’editoria stampata. Si diceva che l’e-book, Kindle e supporti simili, avrebbero definitivamente ucciso il cartaceo. Per fortuna ciò non è accaduto e sono certo che, perlomeno a breve-medio termine, ancora non succederà e ci troveremo tra le mani ancora il caro, vecchio, libro stampato.

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL GENERE HORROR. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

L’amore per l’horror, ma dovrei dire per il fantastico in generale, è nato da bambino, dalle prime visioni in televisione in bianco e nero, dai film di Godzilla in sale parrocchiali, dalla fantascienza, dal gotico, dalle letture di Poe, Lovecraft, Howard, Matheson e Bloch nonchè tutti gli autori della letteratura fantastica che hanno nutrito la mia fantasia e la mia immaginazione facendomi conoscere mondi fantastici, creature bellissime e mostruose, assassini folli e calandomi in universi irreali e per questo meravigliosi.

QUALI ALTRI GENERI SEGUI E PERCHE’?

Mi piace tutto il cinema in generale. Forse più facile dirti dove sono un po’ più freddino: Non amo i cinepanettoni e neanche le commedie scollacciate italiane. Poco i cartoni animati e i film di supereroi oltre alle commedie stupide e i film “arty”.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Quelli appartenenti al genere fantastico te li ho già detti, oltre a quelli mi piace molto D’Annunzio, Mishima, Canale Mussolini di Antonio Pennacchi, Celine, i classici francesi dell’800  e un libro che mi affascinò molto fu a suo tempo, Il Mattino dei Maghi di Pauwels & Bergier.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, TRALASCIANDO QUELLI GIA’ CITATI E SPAZIANDO ANCHE IN ALTRI GENERI, CHE CI DICI?

Il primo Tim Burton, quasi tutto Scorsese, il Bergman medioevale, Kurosawa e tra i guilty pleasure Un Tranquillo weekend di Paura, La Notte dei Morti Viventi, I guerrieri della Notte, I cavalieri dalle lunghe ombre, Rollerball.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Al momento sto scrivendo un saggio su Alexandre Aja che sarà inserito in un volume collettaneo dedicato al cinema horror francese. Dopo di questo si vedrà, la vita è lunga e imprevedibile.

LUNGA VITA E PROSPERITA’ ALLORA… COME DIREBBE QUALCUNO! :)

Davide Longoni