FANTASCIENZA STORY 258

ROBOT GRANDI E PICCOLI (2011)

Per l’annata 2011 abbiamo scelto di partire da Contagion (Contagion) di Steven Soderbergh. Da Hong Kong si propaga in America e nel mondo un’inedita e misteriosa malattia influenzale, a cui viene data la siglia di MEV-1, e che miete migliaia e poi milioni di vittime. Medici, funzionari sanitari, biologi cercano disperatamente una cura, spesso rischiando o perdendo la loro stessa vita, combattendo anche contro l’isteria di massa e le speculazioni di blogger e multinazionali… Il raffinato regista americano Soderbergh imbastisce un efficacissimo thriller dal taglio semidocumentaristico ma di grande tensione drammatica, intrecciando con sagacia varie vicende con un nugolo di personaggi interpretati da un cast che è una parata di stelle: Gwyneth Paltrow, Matt Damon, Jude Law, Kate Winslet, Laurence Fishburne, Marion Cotillard, Elliot Gould (il personaggio di quest’ultimo è l’unico forse di cui l’abile regista perde inopinatamente le fila). Nel film c’è molta carne al fuoco, sia dal punto di vista narrativo che tematico, ma il risultato è comunque valido e coerente.

Passiamo poi a Transformers 3 (Transformers: Dark of the Moon) di Michael Bay. Per il terzo capitolo della saga Transformers, il regista Bay e il suo sceneggiatore Ehren Krueger scomodano lo sbarco sulla Luna e in generale tutto il programma lunare sia americano che sovietico, immaginando che in quelle occasioni ci siano stati i primi ritrovamenti dei Transformers, proprio sulla Luna. E c’è persino una comparsata di Buzz Aldrin che interpreta se stesso e fa la conoscenza di Optimus Prime! Shia LaBeouf torna nei panni di Sam Witwicky, mentre Rosie Huntington-Whiteley interpreta Carly, la nuova fiamma di Sam, al posto di Megan Fox. Ritorna John Turturro e il cast si arricchisce di diversi altri nomi famosi, e assai godibili, come John Malkovich, Patrick Dempsey e Francis McDormand. Il film comunque ritrova il pathos e la verve del primo film, con il consueto contorno di spettacolarissime battaglie distruggi-città (stavolta è Chicago a farne le spese) e di mirabolanti effetti speciali, meccanici e digitali.

Con Eva (Eva) di Kike Maillo siamo nel 2041: l’ingegnere robotico Alex (Daniel Brühl) riceve l’incarico di costruire SI-9, un robot dalle fattezze di un bambino. Alex dopo dieci anni riallaccia i rapporti con il fratello David (Alberto Ammann), rotti dopo che lui aveva sposato la sua ex-fidanzata, Lana (Marta Etura). Alex conosce così anche la loro figlioletta, Eva (Claudia Vega), mai vista prima, e decide di dare e SI-9 le sembianze della nipote. Il robot prende vita, ma sviluppa un’autonomia e una personalità sempre più spiccate e indipendenti, con conseguenze inaspettate e drammatiche… Esordio nel lungometraggio del regista spagnolo Kike Maillo, il film è una co-produzione ispano-tedesca, e personalmente lo ritengo il miglior film di sf europeo del decennio. Film dalle tematiche e dai contorni asimoviani, si avvale di ottimi effetti speciali digitali, ma soprattutto è una storia poetica e toccante, ricca di umanità e profondità, capace di suscitare emozioni intense. E il personaggio di SI-9 Eva è indubbiamente una delle più grandi caratterizzazioni nella storia del cinema di sf.

In L’alba del Pianeta delle Scimmie (Rise of the Planet of the Apes) di Rupert Wyatt, Will Rodnam (James Franco) è un biologo della società di biotecnologia Gen-Sys, e lavora al siero ALZ-112, finalizzato a curare l’Alzheimer, malattia di cui è affetto suo padre Charles (John Lithgow). Il siero viene testato su vari scimpanzé, fra cui Occhi Luminosi: la sua intelligenza cresce quasi a livelli umani, ma lei viene uccisa in seguito a uno scoppio di inaudita violenza contro gli umani. Ma Occhi Luminosi ha dato alla luce un figlio, che Will porta a casa di nascosto, dandogli il nome Cesare. A 5 anni Cesare (Andy Serkis) è un prodigio mentale, a cui, letteralmente, manca solo la parola, ma che comunica con Will e Charles con il linguaggio dei segni. Invece la mente di Charles vacilla sempre più, al punto che Will testa su di lui l’ALZ-112, migliorando di molto le sue condizioni. Cesare però viene rinchiuso in un rifugio per scimmie, dove impara a sopravvivere contro la violenza degli uomini e delle scimmie, e finisce con il diventare il leader di queste ultime, grazie anche all’amicizia con l’orangutan Maurice (Karin Konival), anch’esso molto dotato. Cesare fugge e ruba l’ALZ-113, un siero gassoso per l’intelligenza ancor più potente e lo somministra ai suoi sudditi… L’idea di ridare vita alla saga di Il pianeta delle scimmie è dello sceneggiatore Rick Jaffa, che per l’occasione ideò una trama che è in parte un prequel del primo Pianeta delle Scimmie (Planet of the Apes, 1968), in parte un remake del quarto film della serie, 1999: conquista della Terra (Conquest of the Planet of the Apes, 1972), che racconta appunto la rivolta delle scimmie guidate dallo scimpanzè Cesare. Se si passa che una medicina, con una sola applicazione, faccia guarire dall’Alzheimer e trasformi le scimmie in geni, il film è uno spettacolo godibile e ricco di trovate interessanti. Le scimmie stavolta sono interpretate da attori e mimi ripresi in motion-capture dalla Weta, la casa neozelandese specializzata in questa tecnica, che qui riceve un ulteriore sviluppo dopo i film di Peter Jackson e Avatar. E non è un caso che l’interprete di Cesare sia l’inglese Andy Serkis, ormai specializzato in ruoli del genere dopo Il Signore degli Anelli e King Kong.

Chiudiamo il 2011 con La Cosa (The Thing) di Matthijs van Heijningen Jr. Antartide, 1982. Una spedizione geologica norvegese trova un’enorme nave spaziale sepolta nel ghiaccio da 100000 anni, e un alieno ibernato poco lontano. Il dr. Halvorson (Ulrich Tomsen) convoca sul posto la paleontologa americana Kate Lloyd (Mary Elizabeth Winstead) per esaminarne il corpo. Gli esami cominciano, ma l’alieno si risveglia e si libera dalla sua bara di ghiaccio, e comincia a seminare la morte fra gli abitanti della base scientifica. Come non bastasse, mostra la capacità di riprodurre le fattezze delle sue vittime, e potrebbe nascondersi quindi dietro (anzi dentro) chiunque… Prequel dell’omonimo film di John Carpenter del 1982, a sua volta tratto dal racconto Who Goes There? di J.W. Campbell e remake di La cosa da un altro mondo (The Thing from Another World, 1951), questo film racconta quanto avvenuto nella base norvegese, di cui vediamo solo le conseguenze in un episodio del film del 1982. Da questo punto di vista il film del 2011 si attiene scrupolosamente agli indizi seminati nell’originale, e la sua scena finale coincide con quella iniziale del film di Carpenter. Se si evitano confronti, il prequel si snoda con una buona suspense, un adeguato senso di paranoia e metamorfosi raccapriccianti al punto giusto. Il regista è olandese, specializzato in spot pubblicitari e videoclip. Con questo film tentò una carriera hollywoodiana, che però non ha avuto seguito.

Mario Luca Moretti