I DETECTIVE DELL’OCCULTO IN LETTERATURA

La Guida alla letteratura horror di Walter Catalano, Roberto Chiavini, Gian Filippo Pizzo e Michele Tetro (Odoya Edizioni, 2014) comprende 107 voci dedicate agli autori, 6 regionali (sugli scrittori che non hanno potuto avere un’entrata singole, raggruppati per lingua o nazione) e 7 sulle figure classiche, oltre a numerosi box tematici di approfondimento. Questo è uno dei tanti box tematici.

Dire chi sia stato il principale ispiratore della figura dell’investigatore del soprannaturale non è facile. L’Auguste Dupin di Poe è considerato il primo detective letterario e i quattro racconti in cui appare sono gli antesignani del poliziesco moderno, ma è anche vero che Poe fu principalmente autore di racconti di paura e che “I delitti della via Morgue” (“Murders in the Rue Morgue”) è abbastanza truce da poter essere accostato all’horror.

E’ dunque possibile che sia stato questo modello a ispirare il Martin Hesselius di Le Fanu, che dunque oltre ad aver inventato con Carmilla la prima vampira vanta anche questo primato. Sheridan Le Fanu dedicò al dottor Hesselius – strana figura di medico esperto di esoterismo – cinque racconti contenuti nell’antologia In a Glass Darkly (1872), infarciti di accadimenti soprannaturali ma poi spiegati dal sistematico razionalismo analitico dello studioso, come avviene nel racconto più conosciuto della serie, Tè verde” del 1869.

In realtà però la moda dei detective dell’occulto si manifesta più tardi e quindi possiamo considerare questa primogenitura soltanto episodica. E’ infatti il detective privato per antonomasia, Sherlock Holmes, il principale riferimento per questi personaggi, anche perché lo stesso Holmes si trova a volte coinvolto in vicende che sfiorano il soprannaturale – si veda Il mastino dei Basrkerville, 1902 – anche se poi i misteri vengono spiegati razionalmente.

E a modellare la figura concorre anche il Van Helsing di Stoker, che è uno studioso che combatte le creature della notte, ma in pratica il suo ruolo in Dracula è analogo a quello di un private eye che assiste il suo cliente.

Per capire una moda che fu seguita essenzialmente negli ultimi anni dell’Ottocento e nei primi decenni del secolo successivo bisogna considerare l’importanza della contemporanea produzione di ghost stories e racconti del terrore (infatti una delle figure che può essere accostata a quella di un investigatore è anche quella dell’”Antiquario” di M. R. James, apparsa a partire dal 1894). Il dottor Jekyll era del 1886, Dracula del 1897, Carmilla del 1872, i racconti natalizi inglesi basati sugli spettri – non necessariamente horror, ma di certo attenenti al sovrannaturale – erano tradizionali, mentre le storie di Holmes cominciano ad apparire sullo Strand Magazine nel 1891. Niente di strano dunque che si pensasse di abbinare la figura di un indagatore a un’ambientazione che prevedeva la presenza di forze oscure, provenienti dal mondo dei morti, dall’ultraterreno, a volte legate a superstizioni e leggende locali o a misteriose religioni esotiche. Ad avvalorare questa ipotesi c’è anche il fatto che quasi sempre ad affiancare l’interprete principale c’è un amico o un assistente, a volte anche narratore degli eventi, che assume lo stesso ruolo avuto dal dottor Watson nelle opere di Doyle.

Il primo clone holmesiano – forse non propriamente horror – è il Zaleski di M. P. Shiel, apparso nel 1895 nella raccolta di racconti Il principe Zaleski (Prince Zaleski), un detective “decadente” parzialmente modellato anche sulla figura del principe Lorizel di Stevenson (solitario e misterioso, erudito ed esteta, dissoluto nei costumi, isolato da mondo e forse paranoico, eccentrico collezionista), nei quali il ruolo di Watson viene assunto dallo stesso Shiel. Alle prese con delitti inspiegabili, chiaramente ispirati per efferatezza a quelli descritti da Edgar A. Poe, Zaleski con l’uso di un raziocinio che, paradossalmente, nasce da folgorazioni, connessioni di idee, ragionamenti stupefacenti prodotti da un stato quasi di trance, riesce a mettere insieme elementi che paiono sparsi e a ricostruire l’accaduto.

Più in argomento il Flaxman Low creato da E. e H. Heron, apparso sul Pearson’s Magazine nel 1898 e 1899 e che ebbe il plauso di Conan Doyle e di M. R. James. Quasi sconosciuto al pubblico italiano (erano stati pubblicati alcuni racconti sparsi) fino a poco tempo fa, quando è finalmente uscito un volume a lui dedicato, Flaxman Low, detective dell’occulto, Low non crede nel soprannaturale – o meglio, crede nelle sue manifestazioni, che però considera del tutto naturali, imputando alla nostra scarsa conoscenza l’attribuzione ad un mondo trascendente.

Ma è con il successivo che l’investigatore dell’occulto perfeziona le sue caratteristiche. Ecco dunque che Algernon Blackwood presenta il suo John Silence, la cui somiglianza con Sherlock Homes è notevole: non fisica – Silence porta la barba – ma comportamentale, perché anche lui deduce tutto il possibile dall’aspetto e dal vestiario dei suoi interlocutori; anzi, essendo pure sensitivo, ne conosce anche particolari più segreti. John Silence è un medico, ma poiché è ricco non esercita la professione e invece si adopera a curare gratis i meno abbienti, spesso imbattendosi in manifestazioni (case infestate, maledizioni ancestrali, reincarnazioni, spettri, sette demoniache) che trovano la loro spiegazione con l’esistenza del sovrannaturale, del mondo delle tenebre, di un diverso piano di realtà. Per questo non bastano il materialismo, il raziocinio e la tecnica scientifica del poliziotto per risolvere i casi, ma occorre tutto l’armamentario tipico dei racconti dell’occulto: esorcismi, evocazioni, conoscenza delle dottrine esoteriche, rituali magici, fede nella sconfitta del Male, ricorso ad entità superiori, soprattutto l’integrità morale e la convinzione del trionfo del Bene. A differenza di Holmes e del suo predecessore Hesselius, ma più simile in questo a Van Helsing, Silence – a volte accompagnato dall’amico Mr. Hubbard – crede nell’esistenza dell’ultraterreno e le situazioni che vive (raccolte in John Silence, Phisician Extraordinary del 1908) glielo confermano.

Si torna ad un investigatore “laico” con il Carnacki di William Hope Hodgson, che appartiene totalmente alla tradizione tipicamente anglosassone degli investigatori che si interessano di casi paranormali. Le storie di Carnacki iniziarono nel 1910 e furono successivamente raccolte nel volume Carnacki the Ghost Finder del 1913, poi ampliato in edizioni successive. Thomas Carnacki è uno strano personaggio, che si diverte ad invitare periodicamente a cena quattro amici (Hodgson è uno di questi) e racconta loro l’ultima avventura fantastica che gli è capitata, spiegando come ha risolto il mistero. Che si tratti di una apparizione o di altro, egli risolve sempre il caso utilizzando macchinari scientifici moderni, come la macchina fotografica, che usa molto spesso, ma ha anche inventato il “pentacolo elettrico”, un apparecchio che lo protegge dalle manifestazioni occulte, più potente e sicuro di quello tradizionale disegnato con il gesso. A differenza degli altri personaggi qui citati, Carnacki è stato ripreso da altri scrittori che ne hanno raccontato nuove avventure, sia con intenti seri che parodistici; ad esempio viene omaggiato da Kim Newman che lo inserisce tra i membri del suo Club Diogene (spin off dai racconti di Conan Doyle) e lavora a fianco dello stesso Sherlock Holmes in due racconti di Barbara Hambly e di A. F. Kidd che fanno anche parte dei nuovi Miti di Cthulhu, e lo stesso Kidd assieme a Rick Kennett gli ha dedicato un intero volume con dodici racconti, No. 472 Cheyne Walk: Carnacki, the Untold Stories, nel 2002.

E qui possiamo citare brevemente un altro detective inglese un po’ più moderno, il Gideon Fell di John Dickson Carr: siamo in realtà nel campo del giallo più tradizionale, quello dei “delitti della camera chiusa”, ma in qualche avventura Fell si trova ad aver a che fare con fantasmi o manifestazioni spiritiche che però si rivelano dei trucchi, svelati razionalmente.

Restando in Inghilterra, non si può tralasciare Dion Fortune (Violet Mary Firth, 1890-1946): occultista, membro della Golden Dawn e aderente alla Società Teosofica, mistica, psicologa e insegnante, ci ha lasciato diversi libri di esoterismo e magia e almeno un’opera narrativa, I segreti di Taverner, dottore dell’occulto (The Secrets of Dr. Taverner, 1926). Non è esattamente un detective, ma un medico che gestisce una casa di cura per pazzi in cui i pazienti sono afflitti da manifestazioni soprannaturali; comunque si tratta sempre di indagare il trascendente.

È invece un vero “Sherlock Holmes del soprannaturale” Jules de Grandin, simpatico detective francese dell’occulto creato da Seabury Quinn, che opera negli Stati Uniti degli anni Venti-Quaranta, affiancato dal suo “Watson”, il dottor Trowbridge. Grandin somiglia un po’ a Hercule Poirot, per via delle sue colorite esclamazioni in francese e di un certo distacco con cui vive il coinvolgimento in strane avventure, ma proprio come nel caso del personaggio di Agatha Christie, sebbene non manchino morti ammazzati e situazioni drammatiche procurate da esseri tenebrosi (zombi, vampiri, fantasmi, mummie), i racconti hanno sempre un tono leggero e un’esposizione accattivante. I racconti di Quinn non hanno retto troppo bene al passare del tempo e il lettore odierno – che in libreria può trovare una sola raccolta, La casa della strega – non può non notare la dozzinalità e la ripetitività della maggioranza delle trame, ma l’ambientazione e la caratterizzazione dei personaggi sono ancora godibili.

Citiamo velocemente un personaggio sconosciuto in Italia sebbene il suo autore sia Robert Howard, l’introverso Steve Harrison, protagonista di una decina di racconti (solo nel 2010 raccolti in Steve Harrison’s Casebook) che mescolano felicemente la figura di un detective razionale con l’horror più puro e con il noir metropolitano, e passiamo alle creazioni di Manly Wade Wellman, il Giudice Pursuivant e John Thunstone. Il primo, corpulento, con occhi bulbosi e grandi baffi biondi, possiede una spada d’argento nascosta in un bastone da passeggio la cui forgiatura è attribuita a San Dustano di Canterbury e che è una potente arma contro licantropi, vampiri e altre creature delle tenebre. Keith Hilary Pursuivant è apparso in sole quattro storie pubblicate tra il 1938 e il 1941, ma il suo bastone animato viene regalato all’altro personaggio, Thunstone, che ne farà buon uso per un quindicina di racconti dal 1943 al 1951 e per due romanzi più tardi, What Dreams May Come (1983) e The School of Darkness (1985). Thunstone è bello, giovane e playboy, ma anche esperto di occultismo che si trova a combattere non solo contro fantasmi e le solite creature tradizionali ma anche contro gli shonokins, esseri semi umani inventati da Wellman, e contro lo stregone Rowley Thorne.

In tempi più moderni tanti altri scrittori hanno inventato i loro investigatori del soprannaturale, da Clive Barker con il suo Harry D’Amour a Douglas Adams con l’investigatore olistico Dirk Gently, da Lin Carter con Anton Zarnak a Brian Lumley con Titus Crow (le cui avventure sono inserite nel pantheon lovecraftiano), da Jessica Amanda Salmonson con Miss Penelope Pettiweather a Laurell K. Hamilton con la cacciatrice di vampiri Anita Blake, da Mercedes Lackey con Diana Tregarde a James Herbert con David Ash a Katherine Kurtz e Deborath Turner Harris con Sir Adam Sinclair.

Non si può non accennare qui a due personaggi del fumetto, oltretutto italiani, di sicuro interesse nell’ambito della nostra trattazione. Uno è Martin Mystère, il “detective dell’impossibile” creato nel 1982 da Alfredo Castelli, le cui avventure si svolgono più spesso in mondi perduti (su altri piani di realtà) sfiorando la fantascienza, ma che a volte hanno toni decisamente orrorifici. L’altro è Dylan Dog, “indagatore dell’incubo” inventato da Tiziano Sclavi nel 1986: questo sì rientrante a pieno titolo nell’horror con terrificanti avventure imbevute di soprannaturale e manifestazioni spesso raccapriccianti. Entrambi questi fumetti sono pubblicati dalla Bonelli.

Ma ci diverte finire con un insospettabile: Abramo Lincoln! E’ nel romanzo del 2010 La leggenda del cacciatore di vampiri che Seth Grahame Smith, noto per i suoi pastiches, immagina come il famoso Presidente degli Stati Uniti fosse anche, in incognito, un feroce persecutore delle creature della notte.

Gian Filippo Pizzo

Bibliografia italiana essenziale

- Dion Fortune, I segreti di Taverner, dottore dell’occulto, Venexia 2003;

- AA.VV., Investigatori dell’occulto. 11 indagini nel soprannaturale, BUR Rizzoli 1990;

- E. e H. Heron, Flaxman Low, detective dell’occulto (Ghost: Being the Experience of Flaxman Low, 1899), Count Magnus Press 2012.