MICHELE TETRO

Michele Tetro (Novara, 1969), scrittore e giornalista, lo abbiamo citato di sfuggita su LA ZONA MORTA quando abbiamo parlato del suo libro dedicato al film “Conan il barbaro” di John Milius. Laureato in storia medievale con la tesi "Fantasia eroica e medioevo inventato nell’opera di Robert E. Howard”, dall’età di 13 anni ha pubblicato diversi racconti di SF e saggi di cinema sulle riviste "OMNI", "Futura", "L’Eternauta", "Futuro Europa", "Yorick Fantasy Magazine". Poi si è dedicato ai libri: "H. P. Lovecraft-Sculptus in Tenebris: saggi ed iconografia lovecraftiana", a cura di Michele Tetro (Nuova Metropolis 2001), "Il grande cinema di fantascienza: da "2001" al 2001" con R. Chiavini e G. F. Pizzo (Gremese Editore, 2001), "Il grande cinema di fantascienza: aspettando il monolito nero" con R. Chiavini e G. F. Pizzo (Gremese Editrore, 2002), "Il grande cinema fantasy" con R. Chiavini e G. F. Pizzo (Gremese Editore, 2004), "Conan il Barbaro: l’epica di John Milius" (Falsopiano Editore, 2005), "L’occhio ardente di Mbatian" (romanzo ispirato all’episodio "Dragon’s Domain”, del serial TV Spazio: 1999, Cosmic Group 2005), "Contact! Tutti i film degli alieni" con R. Chiavini, G. F. Pizzo (Tedeschi Editore, 2006), "Il grande cinema dei comics" con R. Chiavini, Andrea Lazzzeretti, Luca Somigli (Gremese Editore 2006). Attualmente è caporedattore del mensile “Il periodico Novarese”. Ora abbiamo il piacere e l’onore di conoscerlo meglio con questa intervista.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI E’ MICHELE TETRO?
Michele Tetro (foto in alto) è uno che ha avuto la fortuna (per certi versi) di nascere del 1969, di vedere “2001: odissea nello spazio” a tre anni rimanendone ipnotizzato, di appassionarsi alla fantascienza televisiva inglese nei suoi primissimi anni d’infanzia (“UFO”, “Spazio 1999”, “Il prigioniero”), di leggere Emilio Salgari, di diventare Marvel-supereroi dipendente, di vivere negli anni Settanta e godere della miglior TV (“Sandokan”, “A come Andromeda”, “Scacciapensieri”) e cinematografia (ogni genere al suo meglio in questo decennio), di conoscere molto presto scrittori come Lovecraft, Lem, Dick, Leiber, Clarke, Howard, di ammirare i film della Hammer… il tutto con l’inevitabile fine di condizionare la sua vita e portarlo ad una professione, quella dello scrivere, che ha come origine tutte le istanze appena citate. Sono laureato in Lettere Moderne (storia medievale) con una tesi sull’opera di Robert E. Howard, attualmente faccio il giornalista… ma mi ritengo a tutti gli effetti uno scrittore costretto a fare il giornalista.
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SCRITTO UN PO’ DI TUTTO: FANTASCIENZA, FANTASY, HORROR, MISTERO, SIA SOTTO FORMA DI RACCONTI CHE DI SAGGI. QUALE TRA QUESTI GENERI È QUELLO CHE SENTI PIÙ VICINO A TE E PERCHÉ?
Mah, dovrei dire scrivere narrativa di fantascienza, avendo iniziato così a tredici anni pubblicando racconti su “OMNI” e “Futura” della Peruzzo Editore… in realtà ho prevalentemente pubblicato saggistica cinematografica, con i quattro volumi editi da Gremese dedicati al cinema di fantascienza, fantasy e al cinefumetto, il volume dedicato al film “Conan il barbaro” e al suo regista John Milius edito da Falsopiano, quello sugli UFO e gli alieni nel cinema edito da Corrado Tedeschi. Ho infilato questa direzione, che non mi spiace, ma vorrei invece tornare alla narrativa, ho parecchio materiale fermo nei cassetti, almeno due romanzi fantasy, un ciclo di racconti horror-grotteschi… devo rimetterci mano sopra, e sperare di trovare un buon editore. Comunque oggi non è facile scrivere fantascienza, non come un tempo almeno. Mi annoiano a morte cose come “Matrix”, cyberpunk, sottogeneri di questo tipo, sono rimasto ad una fantascienza di vecchio stampo, alla Clarke o alla Leiber, più umanistica, più universale (senza che questi due termini vengano a cozzare). Le cose della Terra sono troppo confinanti, il mistero dell’universo circostante è ancora una delle pulsioni più forti che provo grazie al genere fantascientifico.
IN GENERALE SI POTREBBE DIRE CHE SEI UN APPASSIONATI DEL FANTASTICO VISTO IN OGNI SUA FORMA ED ESPRESSIONE. COS’È PER TE IL FANTASTICO?
Una di quelle domande a cui non puoi dare una risposta onnicomprensiva, dipende soprattutto da te e dalla tua sensibilità individuare cos’è “esattamente” il fantastico. La sua forma più pura è il sorriso della Gioconda e l’impossibilità di interpretarlo, “decifrarlo”… ne puoi solo godere il mistero. Più accademicamente direi che il fantastico è quel quid, spesso violento e rivoluzionario, in grado di infrangere le leggi che siamo abituati a dare per scontato e a ritenere infrangibili, rifondandole, mutandole, trasformandole. Gli effetti del fantastico sono spesso traumatici, portano al cambiamento interiore. Terrore e meraviglia, nella più pura accezione lovecraftiana, ne sono l’effetto. Si può poi stare a discutere su cosa siano esattamente fantascienza, horror e weird-fantasy, le tre principali ramificazioni del fantastico, eterogeneo calderone ribollente, ma in nuce direi che il fantastico è proprio questo: rottura drammatica di ciò che si ritiene immutabile, rifondazione su diverse coordinate della realtà.
UNA DELLE TUE OPERE È UN SAGGIO DEDICATO ALLA VERSIONE CINEMATOGRAFICA DI CONAN FATTA DA JOHN MILIUS. COME MAI QUESTA SCELTA?
Beh, dipende in gran parte dal fatto che mi sono laureato con una tesi su Robert E. Howard, creatore di Conan, e avevo gran materiale riguardo alla riduzione cinematografica di Milius. In realtà amo questo regista, l’ultimo vero cantore di epica cinematografica, e la versione da lui diretta di Conan, per quando diversissima nella forma da quella scritta di Howard, rivela un’accomunanza di spirito tra i due autori che è stato interessante sviscerare, mettere a confronto. Conan è un superbo film dal taglio più epico che fantastico (Milius detesta la fantasy, gli episodi magici nel film sono circoscritti e mai centrali, addirittura passibili di diversa interpretazione), un storia di iniziazione più che di vendetta, un riassaporare il vero gusto dell’avventura, per quanto violenta. Poi adoro Conan, anche se non ritengo sia la miglior creazione di Howard. E’ il film di Milius che mi ha portato a conoscere Howard, straordinario story-teller se mai ce ne furono. Non esito a metterlo su un livello superiore addirittura a Tolkien, per quella sua unica capacità, quasi salgariana, di mettere tutto se stesso in ogni suo racconto, anche il peggiore, rendendoli assolutamente vivi.
IN PASSATO TI SEI OCCUPATO ANCHE DEL TELEFILM “SPAZIO 1999”. VUOI PARLARCI DI QUESTA TUA PASSIONE?
“Spazio 1999” (nella foto a destra Michele Tetro con lo scenografo della serie Keith Wilson) mi ha dato le più forti emozioni da spettatore, avendolo visto da piccolo. Già portato all’argomento grazie a “2001” e “UFO”, quest’ultimo serial mi ha affascinato, terrorizzato, intrigato al punto di potermi davvero considerare un abitante della Base Alpha, nel senso che non credo sia passato un solo giorno della mia vita in cui non abbia dedicato parte del mio tempo anche solo a pensare a “Spazio 1999”. Avendo conosciuto altri appassionati come me, che alla fine dovevano anche a “Spazio 1999” determinate scelte di vita, sono arrivato a fare qualcosa per questa serie, agendo nel mio campo di applicazione, lo scrivere. Ho dapprima buttato giù alcuni racconti incentrati sui personaggi minori, giocando la carta della psicologia e della totale adesione al canone della prima serie (indimenticabile il mio incontro con lo sceneggiatore Johnny Byrne, quando ci siamo trovati contemporaneamente l’un l’altro a chiederci i rispettivi autografi!), poi, avendo uno di questi racconti colpito abbastanza i lettori ed i fan della serie, l’ho ampliato in un romanzo intitolato “L’occhio ardente di Mbatian”, ispirato all’episodio “Il dominio del drago”, con protagonista assoluto il personaggio di Tony Cellini. Con mia grande sorpresa, il testo ancora in bozza è arrivato nelle mani di Gianni Garko (nella foto a sinistra con Michele), l’attore che interpretò Cellini, che, a quanto mi hanno detto tutti, ne è rimasto completamente travolto e ha voluto scriverne l’introduzione. Quando l’ho conosciuto ho potuto constatare quanto gli era piaciuto il romanzo, in cui aveva trovato elementi a lui congeniali che lo avevano impressionato molto (soprattutto nell’apparato che lui ha definito mistico, addirittura con riflessi di tipo buddistico). Sua moglie, invece, non era troppo contenta: a quanto pare Garko aveva letto il romanzo in vacanza, senza lasciarsi distogliere da altro! Pur essendo un testo a tiratura limitata e pubblicato a livello amatoriale (sarebbero altrimenti scattate le leggi dei diritti d’autore), questo romanzo mi ha dato più soddisfazione di tutti gli altri libri da me pubblicati professionalmente.
VENIAMO AD UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Limitatamente alla narrativa direi essenzialmente dalla mia posizione nei confronti dell’universo che ci circonda, una posizione di matrice lovecraftiana. Mi è capitato di sognare accenni di trama, o di creare personaggi che la storia se la costruivano quasi da soli, come se a me non toccasse altro che scriverla. Questo è molto alla Howard, direi. Ma è da un po’ che non scrivo più narrativa, la saggistica ha avuto il sopravvento.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Progetti per il futuro? Sto chiudendo un libro di saggistica cinematografica dedicato ai film di fantascienza di origine letteraria (scritto con i miei due usuali colleghi Gian Filippo Pizzo e Roberto Chiavini), sto per iniziarne uno sul cinema horror con Roberto Chiavini, dovrebbe uscire tra poco un’antologia di racconti dedicati a Lovecraft nella quale si trova un mio pezzo. Il sogno nel cassetto? Aver l’occasione di poter dirigere film (mi sa però che è un po’ tardi per questo) e soprattutto… fare l’astronauta.

01/10/2007, Davide Longoni