MYSTFEST 2019: CINQUE VOLTI DELLA PAURA, AL FESTIVAL LA RETROSPETTIVA DEDICATA A MARIO BAVA

In attesa del via ufficiale del MYSTFEST, da ben 46 anni l’appuntamento principale con il giallo e il mistero che si terrà dal 26 al 30 giugno a Cattolica, martedì 25 giugno appuntamento con l’opening party (dalle 22) al Lamparino: in piazza del Tramonto a Cattolica, The Gangstar (Quentin Tarantino tribute) e dj Duba, Gale e Gerbo.

Nel ricco programma non poteva mancare, nelle giornate della rassegna, l’appuntamento notturno con la paura: dal 26 al 30 giugno infatti, al Salone Snaporaz di piazza del Mercato, intorno alle 23.30 verranno proiettati i film cult firmati da Mario Bava.

La retrospettiva (in collaborazione con il Circolo del Cinema Toby Dammit) si intitola “CINQUE VOLTI DELLA PAURA”.

Lamberto, figlio (e nipote) d’arte, classe 1944, racconta che nonostante il padre sia scomparso nel 1980 il suo cinema è ancora assai vivo e apprezzato in tutto il mondo. “Nel 2016, ad esempio, il Festival di Cannes ha proiettato nella sezione Cannes Classics Terrore nello spazio, restaurato dalla Cineteca Nazionale con la mia supervisione”.

A Cattolica una giornata sarà dedicata a Diabolik. Verrà presentato il docufilm di Giancarlo Soldi Diabolik sono io e, nella retrospettiva notturna, c’è il Diabolik firmato Bava (il 27 giugno).

Era il 1967, e – dice Lamberto, che lavorava al film come assistente alla regia di Mario – “nei panni di Eva Kant c’era sul set, il primo giorno di riprese, una bellissima e algida Catherine Deneuve, all’epoca ventiquattrenne. Ma fu un disastro, l’attrice francese non era adatta alla parte e sia lei che mio padre se ne accorsero nel giro di pochi ciak. Durò meno di una settimana. Poi la Deneuve se ne andò ed arrivò Marisa Mell, con cui papà si trovò subito a meraviglia”.

Oggi quel Diabolik è considerato uno dei migliori film pop degli anni Sessanta. John Phillip Law era Diabolik, e oltre alla Mell c’erano Michel Piccoli, Adolfo Celi, Claudio Gora.

“Io non amo i sequel, non amo le cose seriali, e non so se era il caso di rimettere mano a Diabolik sul grande schermo, ma se qualcuno può riuscirci sono i miei amici Manetti, grandi rivisitatori del film di genere. So che stanno facendo sopralluoghi a Trieste per il remake, pare che Luca Marinelli sarà l’uomo mascherato e Miriam Leone Eva Kant”.

Il 30 giugno il film della notte al MYSTFEST sarà Operazione paura (1966), con Giacomo Rossi Stuart e Erika Blanc. Ricco di citazioni dagli horror di Murnau come il Nosferatu, girato in appena 12 giorni, contiene una sequenza (il fantasma di una bambina che gioca con la palla) a sua volta citata da Fellini nel suo Toby Dammit, episodio del film Tre passi nel delirio del 1968. Peraltro, per rendere più inquietante la scena, Bava scelse per quel ruolo un bimbo, truccato da femmina.

Lamberto ricorda con affetto il cineasta riminese.

“Mio padre e Federico erano grandi amici. Erano quasi coetanei, entrambi disegnavano benissimo, avevano lavorato insieme al Marc’Aurelio, il giornale satirico di Roma. Ai tempi di Diabolik giravamo a Dinocittà, gli studi sulla Pontina creati da Dino De Laurentiis. Diabolik fu l’unico film di papà ad avere un budget considerevole, per il resto è sempre stato un mago dei film da realizzare a basso costo e in una manciata di giorni. De Laurentiis aveva stanziato 3 milioni di dollari, ma mio padre rimase fedele ai suoi principi, lui puntava sulle idee e l’immaginazione più che sul resto, così spese molto meno. Dino fu impressionato da questo risparmio e avrebbe voluto girare un sequel con i fondi rimanenti, ma mio padre rifiutò.

A Dinocittà, nei teatri di posa, c’era un lunghissimo corridoio: da un lato papà girava il suo film, di fronte Fellini preparava il famoso film che non si fece mai, ma di cui ricordo le scenografie già pronte, alcuni costumi. Era Il viaggio di G. Mastorna, quello che Vincenzo Mollica ha definito il film non realizzato più famoso della storia del cinema. E ricordo che Federico e mio padre scherzavano e giocavano, come bambini: si mandavano da uno studio all’altro un’automobilina radiocomandata che sfrecciava tra i piedi delle maestranze e dei due registi”.

Anche Lamberto, in qualche modo, si è occupato di Diabolik.

“Sì, nel 2004 ho diretto il videoclip della canzone Amore impossibile dei Tiromancino, in cui i protagonisti sono proprio Diabolik, interpretato da Daniel McVicar, ed Eva Kant, che era Claudia Gerini”.

Il nonno di Lamberto, Eugenio, fu un famoso direttore della fotografia e scenografo agli albori del cinema italiano: Mario Bava è autore di cult movies, e il suo La maschera del demonio (in programma il 29) è considerato all’unanimità una pietra miliare per l’horror. Bava ha ispirato registi come George A. Romero, Tim Burton, Wes Craven, Dario Argento (che sarà produttore e co-sceneggiatore di Demoni di Lamberto Bava), Scorsese, Tarantino.

John Landis, regista dei Blues Brothers e di Un lupo mannaro americano a Londra, lo cita fra i registi preferiti, così come Nicolas Winding Refn, fan sfegatato di Bava, che a proposito del suo Drive (film del 2011 con Ryan Gosling, premiato a Cannes) ha sostenuto più volte: “Se Mario fosse stato ancora vivo, lo avrebbe diretto lui”.

Lamberto non ha mai sentito il peso di questa eredità artistica?

“Assolutamente no. Con mio padre avevo un rapporto magnifico, lui era estremamente avanti sia come artista che come padre, era coltissimo, mai autoritario, quasi un amico. Avevo iniziato a studiare legge, poi intorno agli anni Sessanta ho iniziato a collaborare con lui ed è stata la mia fortuna, ho fatto quello che mi piaceva. Ho girato film e sono stato un antesignano delle serie fantasy con il mio Fantaghirò, con Alessandra Martines, che ancora adesso viene replicato ad ogni Natale. E mio figlio Roy continua la dinastia…”.

Ogni proiezione verrà introdotta da Joe Denti. Qui di seguito il programma completo della retrospettiva (ore 23.30, Salone Snaporaz, Piazza del Mercato 15) a ingresso gratuito.

Il primo titolo, mercoledì 26 giugno, è Sei donne per l’assassino, una coproduzione Italia, Francia, Germania del 1964. Il film è stato l’ispiratore dei primi titoli della filmografia di Dario Argento. Con Eva Bartok, Cameron Mitchell, Mary Arden e Thomas Reiner. Un assassino mascherato elimina, una ad una, le modelle di un atelier di moda.

Giovedì 27 giugno Diabolik, del 1967, che riprende le situazioni di alcuni episodi della serie a fumetti creata dalle sorelle Giussani. Nel cast John Phillip Law, Marisa Mell, Michel Piccoli, Adolfo Celi, Claudio Gora; le musiche sono di Ennio Morricone e nel cast figura anche un altro premio Oscar, Carlo Rambaldi.

Venerdì 28 giugno La ragazza che sapeva troppo (1962), con Letícia Román, John Saxon, Valentina Cortese, considerato il capostipite del giallo all’italiana. Il film è considerato in tutto il mondo un cult movie. Morando Morandini nel suo Dizionario dei film loda questo “esercizio di regia, perché la paura e il fantastico non nascono dal buio, dall’ombra, ma dalla luce in un suggestivo bianconero”.

Il 29 giugno La maschera del demonio, con Barbara Steele e Ivo Garrani (il film con cui Mario Bava nel 1960 esordì alla regia). Ispirato a un racconto di Gogol, fu il lavoro in cui si crearono le regole del genere gotico italiano. Fu un enorme successo anche negli Stati Uniti e in Francia. Ai primi dell’800, due scienziati russi diretti a Mosca attraversano un bosco: in una cappella abbandonata trovano una strega che si risveglia dal sonno mortale e compie una serie di orrendi delitti.

Il 30 giugno, domenica, l’omaggio a Mario Bava si concluderà con Operazione paura (1966), con Giacomo Rossi Stuart, Erika Blanc e Piero Lulli. Cupissima storia di fantasmi e di vendetta con una fotografia inquietante: sarà saccheggiato a piene mani da generazioni di cineasti.

Non mancate!

A cura della redazione