FRANCA SCAPELLATO

Non è difficile a Bellaria, nel corso della Starcon, incontrare per strada i trekker vestiti con le uniformi della Flotta stellare o con altri spettacolari costumi. Franca Scapellato è una tra questi e la prima volta che l’abbiamo vista indossava l’elegante l’uniforme  (la sua è nera e gialla) da ufficiale di Star Trek. Dopo esserci presentati le chiedemmo cosa l’affascinasse del mondo creato da Gene Roddenberry: rispose che le piaceva soprattutto il futuro proposto da Star Trek, progredito e  rassicurante nel quale i pericoli sono superati grazie ai valori e alle qualità umane, “caratteristiche – aggiunse – che magari sono anche proiettate in qualche alieno dall’aspetto improbabile”.

Autrice di racconti di fantascienza (e di poesie), Franca è presente in varie antologie e annovera numerosi riconoscimenti in importanti concorsi di narrativa science fiction. Si è aggiudicata il Premio Italia nella categoria “Racconto su rivista amatoriale” nelle edizioni 2014 e 2015. Torinese di nascita, oltre alla scrittura ha l’hobby della lettura, dello jogging, ama molto gli animali e di professione è psichiatra: “La mente umana – fa presente in proposito – è un territorio ancora in parte inesplorato, cosa per me affascinante e  l’ambientazione fantascientifica è un espediente per esplorare le reazioni umane e le relazioni”. E proprio da qui parte la nostra intervista.

COM’E’ NATA LA PASSIONE PER LA FANTASCIENZA E SEGNATAMENTE PER STAR TREK?

Ho amato Spazio 1999, la prima serie televisiva di fantascienza che trasmettevano in Tv quando ero giovanissima. Poi ho conosciuto Star Trek, ma la passione è nata tardi, intorno al 2000. Mi ero messa a lavorare in proprio e mi mancava il gruppo, il team, l’equipaggio, che trovavo virtualmente nelle serie trek. Star Trek come cura per la solitudine, in un certo senso.

TRA LA PRIMA SERIE DI FINE ANNI ’60 E QUELLE SEGUENTI QUALI HAI AMATO MAGGIORMENTE E PER QUALI MOTIVI?

La serie originale mi piace molto. Alcuni la trovano lenta, con effetti speciali ridicoli, ma se si guardano i soggetti, scritti da Harlan Ellison, Richard Matheson, Theodore Sturgeon, per citarne solo alcuni, le storie sono splendide. Se immaginiamo gli episodi come rappresentazioni teatrali e non cinematografiche le rocce di cartone non disturbano più e ci si può concentrare sugli scambi tra i personaggi. Del resto nella serie classica i rimandi al teatro sono molto frequenti. Mi piace anche The Next Generation e ancora di più DS9, forse la più cupa e realistica, con i migliori cattivi. Dei grandi cattivi producono ottime storie.

FAI PARTE DELLO STICSTAR TREK ITALIAN CLUB “A. LISIERO”, GRANDE SODALIZIO DOVE SI SVOLGONO TANTE ATTIVITA’ DI ANIMAZIONE RELATIVE ALLA FANTASCIENZA. COSA TI COINVOLGE DI PIU’ NELL’APPARTENENZA AL CLUB?

Sono iscritta dal 2003 e apprezzo lo sforzo che i componenti del Ponte di comando dello STIC  fanno per guidare la nave, perché gestire un club così grande non è uno scherzo. Fino all’anno scorso il mio contributo era di bassa manovalanza, andavo a Bologna nei misteriosi sotterranei di Ultimo Avamposto, pieni di cose nerd bellissime, e ritagliavo o incollavo le decorazioni chiacchierando con gli altri volontari. Era divertente, ora purtroppo per impegni familiari non riesco più. Sto collaborando a un laboratorio di scrittura all’interno dello STIC, si chiama Stic Voyages e siamo alla terza stagione di una serie trek interamente ideata da noi. I primi due volumi, solo per i soci, sono già usciti, ora stiamo lavorando al terzo.

COSA APPREZZI IN PARTICOLARE DELLO STIC?

Mi piace perché ci si sente davvero in famiglia: due volte l’anno ci incontriamo in convention, chi ha figli li porta, si gioca insieme, si chiacchiera, ci si emoziona. Durante l’anno restiamo in contatto sui social, ma ogni tanto si riesce a organizzare un pranzo, una visita a una città vicina, poi ci sono le mostre del fumetto, insomma tante occasioni per trovarsi. E se uno è triste, ha problemi o purtroppo ha vissuto un lutto, può contare sugli amici STIC più fidati.

LA STARCON DI BELLARIA E’ ALLE PORTE (SI SVOLGERA’ DAL 19 AL 22 MAGGIO PROSSIMI) E LO STIC SI APPRESTA A CELEBRARE I CINQUANT’ANNI DI STAR TREK E I TRENT’ANNI DI COSTITUZIONE DEL CLUB FONDATO DA ALBERTO LISIERO. COME VIVRAI QUESTI DUE EVENTI, COSA PENSI DI FARE E COSA SIGNIFICANO PER TE?

Una bella emozione che vivrò appunto a Bellaria. Peccato che Alberto Lisiero non sia con noi a vedere quanto lontano è arrivato il suo sogno. Ma forse ci sarà vicino lo stesso. Alberto, da una serie televisiva, è riuscito a creare un mondo di relazioni, di amicizie, di affetti, ha arricchito la vita di tante persone che gli saranno sempre riconoscenti, compresa la sottoscritta.

PASSIAMO ALLA TUA ATTIVITA’ NARRATIVA. QUANDO E COME HAI INIZIATO A SCRIVERE?

Ho iniziato tardi, una decina di anni fa. Ho inviato un racconto, “Il mutaforma”, che ha vinto il concorso letterario STIC nel 2006. All’epoca, pur essendo iscritta allo STIC, non frequentavo le convention (pensavo: chi se la fila un’anziana come me?), e non ho saputo di aver vinto finché non mi è arrivata la coppa a casa. Incoraggiata dal risultato mi sono iscritta all’Academy dello STIC, un gioco. Dovevamo creare il personaggio di un cadetto della Flotta e farlo arrivare più o meno indenne, attraverso una serie di prove, a diventare ufficiale della Flotta dopo quattro anni (reali, non fittizi). Ogni prova era sia scritta che pratica (costruire oggetti o risolvere un puzzle, cose così). E’ nato il cadetto Pardan, El-Auriana con alcuni ex mariti, un fidanzato umano, un nipote avventuriero dell’universo specchio e una passione per il fashion e il Cointreau. Ho imparato tantissimo, anche perché il punteggio riguardava anche la forma dell’elaborato, e gli insegnanti erano bravi e severi (grazie, Gisella, che ci hai accompagnato fino al diploma!).

DICEVI PRIMA CHE AMI ESPLORARE LA MENTE, E CIO’ E’ CERTAMENTE DOVUTO ANCHE AI TUOI STUDI E ALLA TUA PROFESSIONE.  MA QUALI SONO GLI SPAZI CHE, INVECE, AMI ESPLORARE NELLA TUA NARRATIVA?

Per esempio  nel mio racconto “Il figlio dello spazio”, che ha vinto il Premio Space Prophecies nel 2013 (è stato anche il mio primo Premio Italia nella categoria Racconto amatoriale) un bambino nato su un’astronave non riesce a vivere all’aperto, oppure ne “Il mio amore crudele” in “Un master nel futuro”, pubblicati nelle raccolte N.A.S.F. 8 e 9, le protagoniste scoprono di avere poteri particolari. Anche in “Forse fra un milione di anni” e “Aadi”, entrambi sul podio di Space Phrophecies nel 2014 e nel 2015, l’accento è sui rapporti interpersonali, anche se parlano di alieni e di androidi. “Il tempo riscritto” è nell’antologia Esescifi 2014 e descrive un primo contatto tra una vecchietta e un alieno, o forse un viaggiatore del futuro. Non sempre i personaggi mi raccontano tutto…

NEI TUOI SCRITTI C’E’ UN ALTRO FILONE CHE SEGUI…

Ti riferisci a quello dell’ umorismo demenziale, sul modello di Johanna Russ, “Frasi utili per il turista”, o della “Guida galattica per autostoppisti”. Io mi diverto a scriverli e spero che qualcuno si diverta a leggerli. “Amber – Decalogo per il turista” è stato pubblicato nella raccolta N.A.S.F. 10 e ha vinto il Premio Italia lo scorso anno, sempre nella categoria amatoriale, mentre “Sotto un sole alieno” è nella raccolta 365 racconti d’estate. Un’altra cosa che mi diverte molto, anche se ha la stessa utilità di costruire presepi con gli stuzzicadenti, è fare riassunti in rima degli episodi o delle serie che mi piacciono. Ne ho scritte ovviamente su Star Trek, ma anche sul Dottore, sul Trono di spade. Ormai ho centinaia di presepi.

TI SEI  ANCHE OCCUPATA DI FAN FICTION

Certo. Nel frattempo ho continuato a scrivere con le fan fiction, e ho vinto nel 2009 il Premio Star Trek: quando l’hanno annunciato durante la STICCON c’ero, è stata un’emozione bellissima. Poi mi sono innamorata di Battlestar Galactica, la nuova serie, e ho scritto un po’ di racconti che sono stati premiati al concorso Kataris, nell’ambito della Galacticon di Ferrara.  Apro una parentesi: molti scrittori storcono il naso quando si parla di fan fiction, perché l’universo diegetico è già pronto e non è una creazione dell’autore, secondo loro è quindi più facile. Però per fare una fan fiction decente devi immergerti nel lavoro di altre persone, e da lì tirare fuori personaggi credibili (canonici o inventati) mantenendo lo stesso clima della fiction originale. Sicuro che sia tanto facile? Per esempio non mi sono mai cimentata in Star Wars o nel Doctor Who perché, pur amandoli moltissimo, non li sentivo nelle mie corde.

HAI FREQUENTATO CORSI DI SCRITTURA, TI SONO STATI UTILI?

Dopo un po’ che scrivevo mi sono resa conto che volevo migliorare la qualità della scrittura; avevo scritto racconti di fantascienza “normale”, non fan fiction insomma, e anche qualche raccontino non fantascientifico che è stato incluso nelle 365 della Delos (365 storie d’amore, 365 racconti di Natale, 365 racconti d’estate).  La rivista Writers Magazine Italia mi è servita molto. Ho letto i divertenti e utili manuali di Alessandro Forlani sulla scrittura: “Com’è facile scrivere difficile”, “Com’è facile diventare un eroe”, e quelli di Marco P. Massai, “Scrivere narrativa” 1, 2, ecc, saltando il 5, “Presentarsi agli editori”, perché intendo restare una dilettante che si diletta e non si stressa troppo. Quest’anno ho partecipato al mio primo corso di scrittura tenuto a Milano da Alessandro Forlani: due giorni intensi e molto interessanti, mi sono divertita tanto e ho imparato un po’ di cose.

COSA TI SENTI DI CONSIGLIARE A CHI INTENDE IMMERGERSI IN QUESTO MONDO?

Secondo me comunque il punto di partenza per scrivere è leggere tantissimo e soprattutto roba buona, di valore, non necessariamente di genere. È utile cercare di capire come ha fatto l’autore a portarti fino lì, perché quel personaggio o quella storia ti prende e perché quell’altra, pur simile, ti fa addormentare ogni volta che apri il libro e provi ad andare avanti (odio lasciare i libri a metà, è raro che succeda, ma a volte è inevitabile e in quei casi avverto un’intensa irritazione).

NELLA LETTERATURA DI FANTASCIENZA QUALI AUTORI TI HANNO APPASSIONATO?

Anzitutto Asimov, Heinlein, Brown, Wyndham, Matheson. Considero “Regola per sopravvivere” di Matheson uno dei racconti più belli di sempre. Scriveva per la pecunia e non per l’arte, l’ha sempre detto, ma scriveva bene. Amo molto Anne Mc Caffrey, peccato che in Italia il Ciclo di Pern non sia stato tradotto integralmente.

IMMAGINO CHE NELLA FANTASCIENZA ITALIANA TU ABBIA ANCHE SCRITTORI DI RIFERIMENTO?

Tra gli italiani di oggi mi ha colpito Clelia Farris, ammiro la sua capacità di costruire storie complesse senza perdere il filo e di creare personaggi intriganti. Poi ce ne sono altri che seguo e leggo con piacere, come Alessandro Forlani, Dario Tonani, Maico Morellini.

E INVECE NELLA LETTERATURA MAINSTREAM?

Classici, classici, classici, da Dickens a Cronin, dalla Austen a Tolstoi, da Manzoni a Verga. Mi piace molto di Eça de Queiros, il maggiore autore portoghese dell’800, perché il Portogallo mi affascina, Lisbona è la mia città del cuore, e le Azzorre sono meravigliose.

TI POSSO CHIEDERE SE TRA I CLASSICI INSERIRESTI ANCHE TOLKIEN?

Sì. Tolkien l’ho letto e riletto un’infinità di volte: ogni tanto parto per la Terra di mezzo, con il libro squadernato davanti e la mappa aperta di fianco. Definirlo un fantasy è riduttivo… allora anche l’Odissea è fantasy?

QUAL E’ STATO IL MOMENTO PIU’ ESALTANTE SINO AD OGGI NEL TUO PERCORSO DI AUTRICE?

Quando nel 2013 ho vinto il premio Kataris per un racconto di fantascienza “generica”, perché ho capito che potevo andare oltre la fan fiction, dato che al concorso partecipavano scrittori molto in gamba.

STAI SVILUPPANDO NUOVE IDEE? A COSA STAI LAVORANDO?

Sto finendo un racconto e continuo con il laboratorio di scrittura di Stic Voyages, siamo alla terza stagione, continuiamo a esplorare il Quadrante gamma della Galassia.

HAI SCRITTO TANTI RACCONTI CHE HANNO AVUTO OTTIMI ESITI, MA UN ROMANZO E’ IN PROGRAMMA? E NELL’EVENTUALITA’ QUALE TEMATICA TRATTERESTI?

Un romanzo? Gasp… Sarebbero circa 250 cartelle, più di quanto ho scritto fino ad ora! Un romanzo richiede un tipo differente di scrittura, una struttura solida che porti la storia dove vogliamo che vada. Per il racconto è sufficiente una buona idea da sviluppare in poche pagine. Comunque mai dire mai, sto studiando. La mia regola per sopravvivere è cercare sempre nuovi stimoli, quindi, chissà?

RITENIAMO CHE I PRESUPPOSTI PER LA RIUSCITA DI UNA STORIA LUNGA E COMPLESSA CI SIANO TUTTI, PERTANTO NON POSSIAMO CHE INCORAGGIARE FRANCA A METTERSI QUANTO PRIMA AL LAVORO!

Filippo Radogna