MAICO MORELLINI

Per il giovane talentuoso scrittore emiliano Maico Morellini, vincitore con  Il Re Nero del Premio Urania 2010, pubblicato l’anno seguente nella Collana Urania Mondadori, la scrittura sotto alcuni aspetti è simile al gioco del tennis. In questa disciplina sportiva che Maico ama e pratica (il tennis italiano, come sappiamo, nell’ultimo periodo sta vivendo un momento magico grazie alla leggendaria finale all’edizione femminile degli Us Open di New York tra le tenniste Flavia Pennetta e Roberta Vinci, nella quale si è imposta la prima) “la testa vale – sostiene l’autore – almeno quanto le doti fisiche. Infatti il tennis ha anche implicazioni mentali che si affiancano alla fatica. Per questo credo che ci sia affinità con la scrittura: sono due cose solitarie nelle quali il pubblico che ti incita ha grande importanza. E come nelle partite di tennis, anche nella stesura di un romanzo è importante l’inizio ma è ancora più importante la fine: anche in un romanzo poi a volte viene voglia di mollare ma se si resiste, la soddisfazione per aver portato a termine la partita è enorme!”. E conoscendo la grande passione di Maico Morellini per il tennis, peraltro da noi condivisa, ci è piaciuto cominciare proprio di lì questa nostra conversazione, anche perché siamo convinti della massima latina “mens sana in corpore sano”. Nato nel 1977 a Reggio Emilia, il nostro lavora nel settore informatico e vive a Bagnolo in Piano (in provincia di Reggio Emilia). Oltre al Premio Urania con Il Re Nero (evidenziamo che si trattava di un romanzo di esordio), nella sua breve ma fortunata carriera Maico ha ricevuto anche segnalazioni ai premi Lovecraft e Algernoon Blackwood. Appassionato di cinema, soprattutto quello horror e fantascientifico, scrive per la rivista Nocturno e ha pubblicato racconti in varie antologie tra cui 365 Racconti sulla fine del mondo; 50 sfumature di sci-fi; D-Doomsday; I Sogni di Cartesio; Ma gli androidi mangiano spaghetti elettrici. Suoi testi sono comparsi sulla rivista Robot e su Writers Magazine Italia. Lo scorso anno ha dato vita alla serie hard science fiction I Necronauti che debutta questo mese per la collana “Ambrosia” (Edizioni BMS) nelle edicole. Il suo sito internet è: http://www.maicomorellini.it/. Infine, per il prossimo anno ci riserva una sorpresa, ma aspettiamo la fine dell’intervista per rivelarla!

DICEVAMO PRIMA DEL TENNIS: ANZITUTTO CHE EMOZIONE TI HA SUSCITATO LA FINALE CHE HA VISTO PROTAGONISTE LE DUE CAMPIONESSE AZZURRE PENNETTA E VINCI SUI CAMPI DI FLUSHING MEADOWS A NEW YORK? E ANCORA, IN QUALE CATEGORIA GIOCHI E TRA I CAMPIONI CHI E’ IL TUO PREFERITO?

Emergo proprio in questi giorni da due settimane di maratone notturne dedicate allo Us Open (con effetti a dir poco devastanti sulla mia tenuta fisica). Se volessimo leggere segni di incoraggiamento per l’Italia, la finale azzurra e la vittoria di Flavia Pennetta sono un messaggio inequivocabile: chissà che non sia di buon auspicio anche per la fantascienza! Per quanto mi riguarda invece non sono mai riuscito a giocare in modo continuativo se non negli ultimi anni, a parte quest’anno in cui sono fermo per infortunio. Sono in quarta categoria, 4.4 per la precisione. Il mio tennista preferito? Federer. Ho una vera e propria adorazione nei suoi confronti. Osservo anche con molta attenzione due nuove leve: David Goffin e Dominic Thiem, che credo faranno molto parlare delle loro capacità.

E POI SEI UN APPASSIONATO DI CINEMA, LETTURA E COS’ALTRO?

Certo, leggo un po’ di tutto. Negli ultimi anni ho alternato a letterature di genere – sono un appassionato della prima ora del Trono di Spade sia letterario sia televisivo – anche i grandi classici del passato. Inoltre, cerco di tenermi aggiornato leggendo anche le opere di colleghi italiani. Di recente ho ripreso in mano i racconti di Lovecraft e sono rimasto sorpreso di quanto abbia segnato la letteratura e l’horror moderno: si scoprono assonanze con romanzi, anche più recenti, alle quali a una prima lettura non avevo dato peso. Seguo alcune serie TV, ma visto che il tempo a disposizione è limitato, cerco di non farmi prendere la mano: ce ne sono così tante che si rischia di non fare altro. Nasco anche videogiocatore incallito, ma negli anni buona parte del tempo libero l’ho dirottato sulla scrittura.

…SCRITTURA CHE TI HA PORTATO FORTUNA. TI SEI GUADAGNATO IL PREMIO URANIA CINQUE ANNI ADDIETRO. ESORDIRE CON UN ROMANZO CHE DIVENTA SUBITO UN SUCCESSO HA CAMBIATO QUALCOSA NEL TUO MODO DI INTENDERE E IMPEGNARTI NELLA PRODUZIONE NARRATIVA?

Vincere il Premio Urania, massimo riconoscimento a cui uno scrittore di fantascienza italiano può ambire, è stata la più grande soddisfazione nella quale potessi sperare.  E’ arrivato a coronamento perfetto per il lavoro svolto, per l’impegno, per le notti e per i week-end passati a scrivere piuttosto che al mare o in gite fuori porta. Ovviamente l’altra faccia della medaglia si può tutta condensare intorno a una sola domanda che mi sono posto subito dopo l’Urania: “Ok, e adesso?”. Perché un conto è sentirsi dire da amici o parenti che sei bravo, che scrivi belle storie. Cosa molto diversa è ricevere l’attestato maximo cui si può ambire, e soprattutto farlo da esordiente. E’ inutile nascondere che poi viene una certa “ansia da prestazione”, che è importante continuare a lavorare e farlo anche con più consapevolezza e responsabilità. Se prima stavo scrivendo “il” romanzo, dopo il Premio Urania la prospettiva è cambiata perché Il Re Nero è diventato “un” romanzo di quella che spero sarà una lunga serie. Perciò il più grande cambiamento è stato quello dell’autoindulgenza sulle tempistiche di lavoro.

I TEMPI DI PRODUZIONE SI SONO RISTRETTI?

Con il primo romanzo puoi anche impiegarci dieci anni, ma se hai intenzioni serie – che vuol dire anche solo divertirti a raccontare più storie, non necessariamente diventare scrittore di professione – la prospettiva cambia. Perciò, dopo un po’ di sana ansia, è iniziata una nuova fase di scrittura in cui sono più consapevole, sono più sicuro dei miei mezzi ma anche meno propenso a perdite di tempo. Lavorando a tempo pieno, come molti altri colleghi, è necessario ottimizzare i propri spazi e questo, se si ha un obiettivo concreto, può essere causa di qualche piccola ansia. Ma è un’ansia che non cambierei con niente al mondo.

TORNIAMO AL RE NERO CHE TRA L’ALTRO HAI AVUTO IL PIACERE DI PRESENTARE IN ALCUNE SERATE CON I BIG DEL MONDO FANTASCIENTIFICO ITALIANO TRA CUI FRANCO BRAMBILLA, GIUSEPPE LIPPI E TULLIO AVOLEDO. IL TESTO SI INSERISCE NEL FILONE DEL GIALLO FANTASCIENTIFICO. HAI SEMPRE SCRITTO STORIE FANTASTICHE O ANCHE ALTRO?

Anzitutto rispondo alla parte relativa alle presentazioni di Milano (con Lippi e Brambilla) e Trieste (con Lippi, Avoledo e il giornalista Fabio Pagan) che sono quelle alle quali ti riferisci. In particolare per quella con Avoledo, che presentava il romanzo Un buon posto per morire e io ovviamente Il Re Nero è stato un grande onore ma ero anche in soggezione, puoi immaginare! Per quanto riguarda il romanzo io nasco come appassionato di fantascienza e di horror. Prima cinematografico, poi letterario e fumettistico – Guerre Stellari mi ha segnato in modo indelebile. Ho passato un lustro e mezzo della mia vita a divorare, letteralmente, fantasy mentre impazzivo per Asimov e Bradbury. Parallelamente è sempre cresciuta la mia passione per il cinema e per i fumetti. Nathan Never e gli X-Men hanno contribuito molto alla mia voglia di inventare storie anche se i miei primi racconti erano ad altissima connotazione horror e Dylan Dog ha avuto un certo ruolo in questo. Perciò sì, mi sono sempre occupato sia da lettore che da scrittore di narrativa fantastica o horror. Le prime segnalazioni a concorsi letterari – il mitico Premio Lovecraft - le ho proprio ricevute con racconti horror. Quando ho iniziato a scrivere tendevo a imitare gli scrittori che mi colpivano: King, Koontz, Wilson. Col tempo ho imparato a cercare uno stile mio e sono certo che la grande passione per il cinema influenza anche il mio modo di scrivere. Per alcuni questo è un male: io sono convinto, invece, che aiuti a rendere più efficaci alcune parti della narrazione.

QUALI SONO I TUOI MODELLI STILISTICI E LETTERARI?

C’è uno scrittore contemporaneo in particolare che mi piace davvero tanto: Dan Simmons. Perché scrive horror, fantascienza e fantasy storico con la stessa efficacia e questo è proprio quello che vorrei fare io. Con le debite proporzioni di successo ovviamente.

LA TRAMA DEL TUO PRIMO ROMANZO SI SVOLGE, COME AMBIENTAZIONE IN UN FUTURO LONTANO DUECENTO ANNI, NELLA TUA EMILIA ROMAGNA, TERRA CHE AMI E CHE CONOSCI BENISSIMO. MENTRE LA TUA NUOVA SAGA I NECRONAUTI SI SVOLGE NELLO SPAZIO INFINITO…

Buona parte del successo del Re Nero è derivato proprio dalla sua ambientazione ed è su quella che ho speso molte energia in fase di stesura del romanzo. Seguendo una delle regole d’oro a cui ogni scrittore esordiente dovrebbe attenersi, ho preferito scrivere di qualcosa che conoscevo bene e da lì è nato l’embrione di Polis Aemilia e de Il Re Nero. L’idea di fondo del romanzo è molto antica, elaborata un po’ alla volta mentre ero impegnato ad affinare la mia tecnica narrativa, e alla fine ha trovato il modo migliore per maturare. Sui social o sui vari forum, oltre che alle convention, c’è un dibattito piuttosto accesso tra lettori e scrittori. Uno dei temi fondamentali è la presunta tendenza degli scrittori italiani di fantascienza a raccontare di una Italia distopica o comunque annegata in un futuro cupo piuttosto che dedicarsi a positiviste space opera a più ampio respiro. Personalmente mi sono interrogato sul perché della mia scelta all’epoca del Re Nero e uno dei motivi principali è che a me, classe 1977, lo spazio è sempre stato negato. Nel 1969 non ero presente e non ho vissuto la magia dell’Apollo e nei decenni successivi c’è stato un forte ripiegarsi dell’uomo su se stesso. Addio spazio, addio sogni di colonizzazione, addio viaggi interstellari. Siccome lo scrittore di fantascienza elabora il presente in cui vive per tracciare possibili scenari futuri, trovo abbastanza naturale che a fronte di un presente così fortemente connotato le idee riguardino la Terra, le nostre città, il nostro futuro. Poi le cose hanno iniziato a cambiare. Le sonde Rosetta e Philae, la missione su Marte, il successo del film Interstellar e una rinata attenzione dell’uomo verso lo spazio. Ero pronto per una space opera.

E’ NATA COSI’  LA SAGA DEI NECRONAUTI

Sì. Come dicevo, i viaggi nello spazio mi hanno sempre affascinato così come le nuove tecnologie perciò è stata una bella sfida inventarsi un universo narrativo come quello de I Necronauti. In più ho approfittato per studiare a fondo il sistema solare e i suoi pianeti: è stato molto divertente e istruttivo. Una delle cose più belle dello scrivere è la fase di documentazione: è un po’ come tornare a scuola potendo però scegliere le materie da studiare.

QUALI SCENARI PREFERISCI PER LE TUE STORIE E IN QUALI TI TROVI PIU’ A TUO AGIO?

Sinceramente non ho uno scenario preferito. Mi sono molto divertito sia a scrivere “Il Re Nero”, più incentrato sui personaggi e su una ambientazione limitata a una sola città, sia a inventare un sistema solare complesso come quello de I Necronauti. La parola chiave in entrambi i casi è proprio l’ambientazione: più è curata e pensata, più le storie trovano la strada per uscire nel migliore dei modi. E’ uno dei pochi consigli che mi permetto e che mi sento di dare: ambientazione, ambientazione e ambientazione. Perché è quest’ultima che permette ai personaggi della storia di dare il loro meglio e di agire in modi che inizialmente non pensavi nemmeno.

IN UNA RECENTE INTERVISTA CHE LO SCRITTORE AMERICANO NORMAN SPINRAD HA RILASCIATO A LA ZONA MORTA, E’ EMERSO IL SUO MODO DI INTERESSARSI ALLA POLITICA. QUANTO E’ IMPORTANTE, A TUO PARERE, PER IL NARRATORE  DI FANTASCIENZA UNA SCRITTURA DI IMPEGNO E QUANTO INVECE QUELLA DI AVVENTURA O DI INTRATTENIMENTO?

Questa è davvero una bella domanda. Ma credo che la risposta sia: “Entrambe le cose”. Certo, quando ho scelto l’ambientazione italiana per Il Re Nero non ho potuto prescindere da ciò che stava accadendo nel mio Paese e nella mia terra. Ma non era mia intenzione fare scrittura impegnata, semplicemente ho preso alcuni aspetti del presente e li ho portati alle estreme conseguenze. Ha fatto riflettere? Ha divertito? Forse entrambe le cose ma non credo che lo scrittore di fantascienza, salvo alcune eccezioni complesse che poi trovano i loro natali in periodi storici particolari, decida a tavolino di fare scrittura impegnata.

E COME NASCONO ALLORA  LE TUE TRAME?

Dalle idee e dalle esperienze e quindi ci sono entrambe le cose in quello che scrivo. Proprio per questo l’impegno in fantascienza è più un naturale sviluppo della complessa storia che si racconta che una vera e propria decisione: ciò non toglie che molti romanzi abbiano visioni di insieme illuminate e futuriste. Anche in ambito politico. Anche in una visione di sviluppo sociale.

PER LUNGHI ANNI SEI STATO PRESIDENTE DEL CLUB YAVIN 4 CHE ACCOMUNA I FAN DI GUERRE STELLARI. CHE RAPPORTO HAI CON STAR WARS?

Come ho già accennato, Guerre Stellari ha segnato la mia infanzia e le mie passioni in modo unico. Perciò ho un legame del tutto particolare con la saga e con tutto quello che rappresenta.

C’E’ GRANDE ATTESA, IN SPECIAL MODO TRA I FAN, PER IL NUOVO FILM DI STAR  WARS CHE APPRODERA’ NELLE SALE IL PROSSIMO DICEMBRE. COSA TI ASPETTI?

Da appassionato di cinema, non posso negare che molte cose sono cambiate già con la seconda trilogia pensata da George Lucas e che molte altre sono destinate a cambiare partendo proprio dal 16 dicembre 2015. In meglio o in peggio? E’ presto per dirlo ma di sicuro avremo uno Star Wars del tutto nuovo. Prima cosa: queste nuove pellicole nascono da un’esigenza commerciale. Non c’è una voglia creativa dietro. Non c’è un’idea che preme per uscire allo scoperto. Semplicemente la Disney ha pagato 4 miliardi di dollari per il franchise Lucasfilm e adesso deve rientrare di quanto ha sborsato. Perciò Star Wars verrà “marvelizzato”: tanti film in pochi anni, forse più di quanti ne abbiamo visti fino a ora in trent’anni. Alcune cose saranno molto belle, altre meno. Di sicuro dovremo essere pronti a vedere qualcosa di molto diverso dalla Trilogia Classica e dalla Seconda Trilogia che, con tutti i suoi difetti, aveva comunque il timone di Lucas. Di sicuro non vedo l’ora di sentire la fanfara della Fox e di leggere ancora una volta: “Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…”

I FILM DI FANTASCIENZA HANNO SPESSO GRANDE SUCCESSO DI PUBBLICO, MENTRE LA LETTERATURA DELLO STESSO GENERE RIMANE UN PRODOTTO DI NICCHIA…

Il grande successo dei film di fantascienza, dal mio punto di vista, è vero solo a metà. Mi spiego. Se escludiamo franchise epocali come Star Trek – risorto in modo discutibile grazie alla mano di Abrams – o Star Wars, e se non consideriamo le pellicole firmate da grandi registi come Nolan o che derivano da enormi successi mediatici – mi riferisco in particolare a tutto il pacchetto Marvel Studios, che rientra a pieno titolo nella fantascienza – occorre scendere fino al quarantottesimo posto della classifica degli incassi per trovare un film di fantascienza pura, e parliamo di Independence Day. Una pellicola comunque chiassosa. Quando invece analizziamo film più concettuali, come i recenti Ex-Machina, Predestination o Pandorum, l’affluenza del pubblico cala vertiginosamente.  Ciò detto, è comunque vero che rispetto alla letteratura fantascientifica, almeno in Italia, il cinema gode di una salute immensamente maggiore.

IN COSA DOVREBBE CAMBIARE LA LETTERATURA DI FANTASCIENZA PER AVERE UNA MAGGIORE DIFFUSIONE. QUAL E’ LA SFIDA DEL NARRATORE DI SCIENCE FICTION OGGI?

Sinceramente, a tal riguardo, non sono sicuro di avere una ricetta o una risposta precisa. Le colpe, se di colpe si può parlare, sono di tutti e di nessuno. In un Paese nel quale si legge molto poco e in cui i numeri vengono spostati solo da successi planetari, diventa difficile attribuire la responsabilità di una scarsa diffusione agli scrittori. Il cosiddetto “zoccolo durissimo” di lettori di fantascienza, mi riferisco in particolare a quelli molto severi nei confronti degli autori italiani contemporanei, occupa comunque una fetta molto risicata del mercato complessivo che pure è piuttosto ristretto e se anche questa falange di appassionati difendesse a spada tratta l’opera degli autori nostrani, i numeri non cambierebbero di molto. Il vario ecosistema degli scrittori italiani di fantascienza sta già facendo del suo meglio secondo me. Una produzione varia e variopinta, scrittori che osano sperimentare anche con linguaggi e stili ricercati, chi non ha paura di contaminare il genere e chi come il sottoscritto non teme di produrre una fantascienza più hard come quella de I Necronauti. E poi i Connettivisti e altri autori molto capaci che continuano il loro lavoro con serietà e coraggio. Insomma, semplificando ce n’è per tutti i gusti. Forse la vera sfida dello scrittore italiano di fantascienza è trovare il modo di vincere i pregiudizi legati al genere ma un conto è dirlo, un conto è riuscire a farlo. Nel mio piccolo e nel ristretto giro di conoscenze personali, chi legge fantascienza in maniera abituale è una ridottissima minoranza. Forse le nuove generazioni, che al momento possono attingere a una sconfinata produzione di young adult o paranormal romance e che sono cinematograficamente più sollecitate, potrebbero diventare ottimi lettori di fantascienza ma lo scopriremo solo tra qualche tempo. L’importante, per noi scrittori, è non perdere la meraviglia.

E A PROPOSITO DI NOVITA’ IL PROSSIMO ANNO LA COLLANA URANIA PUBBLICHERA’ UN TUO NUOVO ROMANZO. SENZA SVELARE NULLA DELLA TRAMA IN QUALE FILONE SI INSERISCE? CI SARANNO COLLEGAMENTI CON LE OPERE PRECEDENTI, OPPURE SI TRATTA DI UN ALTRO PERCORSO?

Posso solo dire che si tratta di un percorso totalmente diverso, sia per struttura che per i temi. Perciò nessuna metropoli e nessun investigatore privato. Avrà comunque un’ambientazione italiana. Era importante per me, anche in relazione a quello che ho scritto poco fa, cambiare approccio e provare qualcosa di nuovo. Se dovessi scegliere un filone, direi post-apocalittico ma in realtà sarebbe fare un torto al romanzo perché le cose, come avrete modo di leggere a maggio, sono decisamente più complesse. Ma non voglio anticipare troppo.

Grazie dell’intervista e dello spazio che mi avete concesso!

GRAZIE A TE E IN BOCCA AL LUPO PER LE NUOVE FANTASTICHE STORIE AFFINCHE’ BISSINO I SUCCESSI PASSATI. E, PERCHE’ NO, UN IN BOCCA AL LUPO ANCHE PER UNA RAPIDA RIPRESA DELLA TUA TANTO AMATA ATTIVITA’ TENNISTICA!

Filippo Radogna