GIUSEPPE LIPPI

Da ventidue anni Giuseppe Lippi è curatore dello storico mensile di fantascienza “Urania” Mondadori, ed è quanto mai determinato nel proseguire il suo proficuo lavoro di divulgatore di grandi opere della sf (science fiction) mondiale, ma anche di talent scout di quella italiana.

E a Lippi, uomo chiave della celebre collana editoriale, tocca il delicato ed entusiasmante compito di condurre “Urania” durante il sessantesimo anno di pubblicazione: infatti, risale all’ottobre del 1952 Le sabbie di Marte di Arthur C. Clarke, primo numero della nascente collana di fantascienza, allora denominata “I romanzi di Urania”.

Per festeggiare degnamente questo traguardo, dal numero di ottobre 2012 ( il n. 1587, dal titolo L’ultimo teorema, scritto da Clarke insieme a Frederik Pohl),  “Urania” ha una nuova veste grafica: è stata abbandonata l’edizione tascabile per tornare al formato più grande che riprende la versione degli anni Settanta – Novanta. La copertina continuerà a essere disegnata dall’abile mano di Franco Brambilla.

Di tutto ciò Giuseppe Lippi, impegnato nell’attività di dare sempre nuova linfa a “Urania”, si dice soddisfatto. Lo abbiamo incontrato  nel corso di “Futuro Remoto. Un viaggio tra scienza e fantascienza”, importante evento che si svolge annualmente a Napoli nella “Città della scienza”. Qui, il 13 e il 14 ottobre si è discusso del passato ma anche delle prospettive della fantascienza italiana e Lippi, con molta franchezza, ha palesato le sue idee non risparmiandosi anche nelle critiche.

Tra un dibattito e l’altro il curatore di “Urania”, presente alla convention sabato 13, ha risposto alle nostre domande.

COM’ E’ CAMBIATA “URANIA” NEI SESSANT’ANNI DI PERCORSO: DA MONICELLI A FRUTTERO E LUCENTINI, DA MONTANARI A LEI?

Quasi ogni decennio le carte vengono rimescolate e la formula di “Urania” deve essere aggiornata. Gli anni Cinquanta di Monicelli oggi fanno un po’ sorridere perché, pur  essendo ricchi di scoperte e capolavori, abbondano anche di testi ingenui e traduzioni che non si riesce più a leggere. Quando vedo un numero degli anni Cinquanta, mi sembra addirittura degli anni Venti o Trenta, tanto è datato. Ma è nella natura di tutte le cose, come la fantascienza stessa: anticipazione oggi, freddo reperto domani.

“Urania” degli anni Sessanta è invece un autentico oggetto di modernariato, molto aggressiva nella parte grafica e con le copertine sofisticate di Karel Thole. Cominciano ad avere un peso determinante le raccolte di racconti e vengono alla ribalta autori che in nessun modo si possono classificare come sognatori puri e semplici, ma che affrontano i problemi del fantastico o della realtà con una qualità d’immaginazione “grintosa”, un’ironia che forse mancava ai loro predecessori.

Negli anni Settanta ci sono alcune ripetizioni della formula del decennio precedente, il consolidamento del primato raggiunto in edicola. Negli anni Ottanta, poi, c’è un ampio rinnovamento promosso da un esperto del settore come Gianni Montanari, che arriva dall’ esperienza di “Galassia” e altre iniziative editoriali specializzate. Negli anni Novanta “Urania” diventa una collana che si apre al formato tascabile, alla vendita in libreria e trasborda così nel nuovo millennio. Vi riappaiono regolarmente gli autori italiani.

QUEST’ULTIMO FATTO SI E’ VERIFICATO PER SUA INIZIATIVA…

Mi sono trovato a gestire il “Premio Urania” che era stato fondato per volontà della redazione a cavallo tra la gestione Montanari e la mia. Quello che  ho fatto è aprire agli autori italiani anche fuori dal Premio, e mi sembra un obiettivo che “Urania” debba continuare a prefiggersi.

HA UNA DEFINIZIONE PER “URANIA”?

E’ una pubblicazione generalista, ossia che cerca di mostrare tutti i volti della fantascienza. Vi sono dei testi difficili, ma anche di più immediata leggibilità, testi di avventura e del fantastico. Inoltre, oggi “Urania” si trova a vivere una condizione di semi-monopolio, essendo l’unica collana di romanzi lunghi e inediti. Infatti, quelle pubblicate da Delos Books sono rivolte soprattutto ai testi brevi e quelle di Elara, ex-Libra di Bologna, si vendono soltanto per corrispondenza. Comunque, sono tutte collezioni che costano dal doppio al triplo della nostra.

OGGI, NELLA PRESENTAZIONE DELL’ANTOLOGIA DI RACCONTI NOTTURNO ALIENO - CURATA DA GIAN FILIPPO PIZZO PER LE EDIZIONI BIETTI – SI E’ DISCUSSO  DELLE TEMATICHE TESE A RENDERE LE STORIE DI FANTASCIENZA PIU’ APPETIBILI TRA CUI L’ECONOMIA LA RELIGIONE, LA POLITICA, IL NOIR.  QUALI SONO, A SUO PARERE,  GLI ARGOMENTI PER AFFRONTARE LA CRISI CHE ATTUALMENTE ATTRAVERSA IL MERCATO DEI LIBRI DI FANTASCIENZA?

Per quanto riguarda le collane non specializzate e vendute in libreria, credo che il segreto stia nel fare dei libri intelligenti che non vengano incasellati come fantascienza punto e basta, ma come narrativa in cui c’è un’angolazione fantascientifica.

COME MEZZO L’E-BOOK E’ UN ALTRO MODO PER FARE FRONTE ALLA CRISI. ANCHE “URANIA” SI STA MUOVENDO ORAMAI IN QUESTA DIREZIONE…

Io credo che l’e-book permetterà una lunga vita ai generi del giallo, della fantascienza, dell’horror e alle nostre collane in particolare.

INTERVENENDO AL DIBATTITO SUI “SESSANT’ANNI DI FANTASCIENZA IN ITALIA” – ANCHE QUESTO TENUTO OGGI – LEI HA FATTO PRESENTE COME I GIOVANI ABBIANO UN ATTEGGIAMENTO INTELLETTUALE POCO PROPENSO ALL’APPROFONDIMENTO E COME CULTURALMENTE SI NUTRANO DI  “COSE LIQUIDE”  APPRESE  ATTRAVERSO INTERNET O LA TV. PER CERTI VERSI IL SUO GIUDIZIO PARE RICHIAMARSI A QUELLA “MODERNITA’ LIQUIDA” DELLA QUALE  PARLA  IL SOCIOLOGO E FILOSOFO ZYGMUNT BAUMAN, SECONDO CUI GLI INDIVIDUI DELLA COSIDDETTA SOCIETA’ POST-MODERNA SEMBRANO NON AVERE PIU’ ANCORAGGI E PUNTI DI RIFERIMENTO, OLTRE CHE UNA FONDATA CAPACITA’ DI RIFLESSIONE. OCCORREREBBE, PERTANTO, ANCHE TORNARE AI LIBRI CHE SONO STRUMENTI DI STUDIO E ANALISI. COSA BISOGNA FARE  AFFINCHE’  I GIOVANI TORNINO A LEGGERLI?

Non ho ancora una risposta. Io credo che ci siano giovani che usano la testa e sono quelli che andranno avanti, per gli altri non penso ci siano ricette. Tuttavia dovrebbero essere indotti a ragionare su una cosa: meno ne sanno e più saranno strumentalizzati; non troveranno facilmente lavoro e anche se lo troveranno saranno agli ultimi gradini della scala sociale. Di questo non ci si rende conto quando si è giovanissimi e non me ne sono reso conto neanch’io a quell’età, ma ora il consiglio che mi sento di dare è: cercate di distinguervi, di andare avanti con le vostre conoscenze e di aumentarle sempre.

A PROPOSITO DELLE NUOVE LEVE DELLA SF ITALIANA, L’EDIZIONE  2010 DEL “PREMIO URANIA” E’ STATA VINTA DA MAICO MORELLINI E QUELLA 2011 DA ALESSANDRO FORLANI. “URANIA” ADOTTA UNA POLITICA DI PROMOZIONE TESA A DARE SPAZIO AI GIOVANI?

Idealmente sì, ma il problema è che dopo aver vinto il premio uno scrittore dovrebbe essere pubblicato o ri-pubblicato spesso, e noi riusciamo a farlo solo limitatamente. In fondo, siamo un mensile…

RITIENE CHE CI SIANO DELLE PROMESSE TRA LE LEVE GIOVANILI?

Non posso mostrare un grande ottimismo. Di autori originali ce ne sono veramente pochi, e lo vediamo anche nel nostro premio. Per tirare fuori dei vincitori spesso dobbiamo faticare, anche se non è stato così quest’anno e neppure nella scorsa edizione.

CI DIA QUALCHE SPUNTO PER SPERARE…

Di fantascienza scritta in Italia se ne pubblica da mezzo secolo, con delle punte di eccellenza anche rispetto a quella americana. L’importante è valorizzarla e promuoverla. E’ un peccato che alcuni tra i migliori autori e autrici del genere non siano più accessibili sul mercato, e quando si prova a ripubblicarli i lettori non sempre rispondano con entusiasmo.

VORREI FARLE UNA DOMANDA SUL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA, RECENTEMENTE ASSEGNATO ALLO SCRITTORE CINESE  MO YAN.  L’AUTORE VIVE E LAVORA IN CINA ED E’ UN MEMBRO DEL PARTITO COMUNISTA, PUR ESSENDO CRITICO VERSO  LA SOCIETA’ DEL SUO PAESE.  RITIENE SIA STATO UN MODO DI DARE FIDUCIA ALLA CINA DA PARTE DELL’OCCIDENTE?

Non ho letto questo autore e quindi non conosco i suoi meriti, ma è possibile che si sia trattato di un’apertura di credito verso l’immenso paese che ora si affaccia alla scena mondiale, se non addirittura a quella della modernità. Il credito culturale è una cosa di cui la Cina ha molto bisogno, perché è una grande potenza economica ma il mondo non ha un’idea di ciò che essa rappresenti dal punto di vista ideale e artistico. Fatte le debite proporzioni, il caso Cina è simile a quello della fantascienza di casa nostra: ha bisogno di essere conosciuta per decidere se valga la pena approfondirla o no.

“URANIA” HA GIA’ PUBBLICATO SF CINESE…

Certo, ne abbiamo fatto uscire due raccolte. La prima ha suscitato curiosità e interesse, ma la seconda è andata un po’ al di sotto delle aspettative.

LEI INVECE COSA STA PREPARANDO?

Ho scritto una storia di “Urania” che uscirà all’inizio del 2013: si intitolerà Il futuro alla gola e racconterà l’avventura di una collezione unica nel suo genere dal 1952 ad oggi.

QUINDI UNA RICOSTRUZIONE, MA LE PROSPETTIVE PER IL FUTURO?

Ci sono anche le prospettive, a partire dall’“Urania” in versione e-book, ma senza sorvolare sui problemi che si sono affrontati nel tempo. Si tratta di una storia concreta, non trionfalistica, che spero possa dare un’immagine complessiva di quella che è stata la collana nei decenni.

GRAZIE, IN BOCCA AL LUPO A LEI E ALLA PREZIOSA COLLANA “URANIA” CUI AUGURIAMO ANCORA UNA LUNGA CATENA DI SUCCESSI.

Grazie a voi!

Filippo Radogna