KEPLER 452B: UN’ALTRA TERRA?

Tutti gli scrittori di fantascienza, gli ufologi, i contattisti, i sognatori, gli astronomi, gli scienziati e gli astrofisici “possibilisti”, tutti coloro che hanno sempre creduto nella vita extraterrestre, ora possono davvero sperare in qualcosa di più concreto: la Nasa ha infatti annunciato in questi giorni che poterebbe (il condizionale è d’obbligo in questi casi) esserci un altro pianeta Terra: il suo nome è Kepler 452b e si trova a 1400 anni luce da noi… ma chissà come lo chiamano i suoi abitanti, sempre che esistano? E che lingua parleranno? E come saranno fatti? E su che mezzi viaggeranno? Come saranno le loro città? Di cosa si nutrono? Calma, calma, le domande sarebbero tantissime, ma praticamente di questo nuovo pianeta recentemente scoperto si sa poco o niente… compreso il fatto se sia abitato o meno!

E di queste notizie la Nasa ne ha già date in passato, forse meno certe, più nebulose e soprattutto meno coerenti con il concetto che diamo al nostro pianeta e al termine “abitabile”.

Stavolta forse davvero ci siamo… o forse no, sta di fatto che in una conferenza audio l’Agenzia spaziale americana ha reso note le analisi dei dati della missione Keplero, il telescopio spaziale lanciato nel 2009, secondo le quali appunto esisterebbe una sorta di pianeta “simile” alla Terra, quindi, in orbita intorno a un proprio sole. E, come hanno dichiarato alla Nasa, non è escluso che lì potrebbe esserci altra vita.

Kepler 452b misura una volta e mezza la Terra, dunque è un po’ più grande, ma questo non dovrebbe essere un problema: la cosa importante è che si trova nella cosiddetta “zona Goldilocks”, ovvero quella che in termini spaziali viene definita “un’area abitabile” all’interno di un sistema stellare. Secondo i calcoli, le analisi, le possibilità e gli studi infatti su un pianeta di questo genere la vita è possibile perché non fa troppo caldo o troppo freddo per escludere la presenza di acqua.

Continuando con i dati certi su questo nostro “cugino” astrale, la stella attorno alla quale orbita somiglia a una anziana parente del nostro Sole, essendo più vecchia di 1,5 miliardi di anni. Da questo punto di vista, hanno affermato quindi gli scienziati della Nasa, il pianeta può darci una serie di informazioni sul futuro, apocalittico o meno, della nostra Terra, dal momento che è più in là negli anni e che così possiamo “vedere” cosa ci aspetterà nel futuro remoto… o cosa toccherà ai nostri pro-pro-pro… ma tanto pro-nipoti!

Il capo analista dei dati provenienti dal telescopio della Nasa Jon Jenkins ha rivelato che “gli anni su Kepler 452b sono della stessa lunghezza di quelli sulla Terra e ha trascorso miliardi di anni intorno alla zona abitabile della sua stella. Il che significa che potrebbe aver ospitato vita sulla sua superficie a un certo punto, o potrebbe ospitarla ora”.

“Kepler 452b”, hanno continuato ancora gli esperti regalandoci ulteriori informazioni, “ha un’età di 6 miliardi di anni e riceve il 10% in più di energia dalla sua stella rispetto alla Terra” da parte del Sole. La sua dimensione, pur essendo maggiore, è in ogni caso compatibile con quella del nostro pianeta e il suo sistema solare anche. La stella attorno alla quale orbita Kepler 452b ha caratteristiche simili a quelle del nostro Sole: è del 4% più grande e del 10% più luminosa. Il pianeta orbita intorno alla sua stella in 385 giorni a una distanza di circa 150 milioni di chilometri, la stessa che separa la Terra dal Sole.

Altro punto importante per stabilire l’esistenza o meno di vita extraterrestre su Kepler 452b è la sua composizione: non è stato infatti ancora accertato se il pianeta – rilevato grazie agli effetti gravitazionali e di variazione della luminosità della loro stella – sia effettivamente roccioso oppure se si tratti di una massa gassosa come gli ultimi pianeti del nostro sistema solare (a parte Plutone, che comunque è stato declassato a pianeta nano insieme a Eris e altri pianeti transnettuniani): la Nasa stima tuttavia le probabilità in poco più del 50%.

Fino a oggi in ogni caso, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Agenzia spaziale statunitense, i possibili esopianeti, di cui già avevamo parlato tempo fa, localizzati da Keplero nel corso della sua missione sono oltre 4.400. Tra questi ci sono ben 500 nuovi candidati che si sono aggiunti nel corso dell’esame degli ultimi dati del telescopio spaziale e tra questi ancora ce ne sono 12 che sono di diametro inferiore al doppio di quello terrestre. Anche questi si trovano nella cosiddetta “zona abitabile” dei loro rispettivi sistemi… e di questi ultimi infine Kepler 452b “è il primo confermato come pianeta”.

Ecco perché, nonostante già da tempo si fosse a conoscenza di pianeti al di là del nostro sistema solare, la notizia di questo “cugino” alla lontana della Terra ha suscitato così tanta attenzione da parte della comunità scientifica e dell’opinione pubblica.

“In termini di somiglianza alla nostra Terra, Kepler 452b batte Kepler 22b, il primo gemello del nostro pianeta scoperto da Kepler quattro anni fa”, ha commentato Alessandro Sozzetti, ricercatore dell’Inaf (l’Osservatorio astronomico di Torino). “La procedura di validazione dei dati Kepler sfortunatamente permette solo di verificare che l’oggetto non è un impostore (o falso positivo) e di determinarne con precisione il raggio. Per comprendere esattamente quale sia la sua composizione, e finalmente stabilire se sia davvero un pianeta di tipo roccioso come la nostra Terra, è necessaria una misura della sua massa (che combinata con una misura del raggio dà accesso a una stima della densità dell’oggetto), che può avvenire solo indirettamente misurando le variazioni periodiche nel moto stellare indotte dal pianeta. Per Kepler 452b, l’ampiezza di tale moto è probabilmente dell’ordine di 10 cm/s, un ordine di grandezza inferiore allo stato dell’arte (1 m/s) oggi raggiunto con strumenti quali harps-n sul telescopio nazionale Galileo. La misura effettiva della massa di Kepler 452b è quindi un obiettivo non semplice da realizzare, richiederà innovazioni tecnologiche per spingere la precisione delle misure ben oltre i limiti odierni”.

Dunque non ci resta che attendere… sotto un cielo di stelle!

A cura della redazione