ITALIA MAGICA & NECROFILA – BILANCIO CRITICO SUI “CAPOLAVORI” DEI “RACCONTI DI DRACULA” (E IL GOTICO ITALIANO) – PARTE 01

Torniamo a occuparci della collana “I racconti di Dracula”, sorta di Weird Tales all’amatriciana.

Cogliamo l’occasione per leggere alcuni dei primi romanzi della serie (oggi difficilmente reperibili se non attraverso le sorvegliate e limitate ristampe della Dagon Press di Pietro Guariello con l’aiuto filologico del collezionista Sergio Bissoli) e cerchiamo di trarre un bilancio critico di questo peculiare fantastico italiano.

Brevemente diremo che “I racconti di Dracula” uscirono nelle edicole italiane nel 1959 e continuarono fino al 1981. L’editore, la ERP, apparteneva al barone Cantarella, nobile siciliano che prima aveva iniziato a muoversi nel cinema, poi era passato al boom della narrativa popolare, in quegli anni al culmine. Cantarella non editava solo i Dracula, bensì anche molte altre collane, offrendo storie di guerra, spionaggio, rifacimenti della narrativa hard boiled americana. Gli scrittori dei Dracula erano tutti italiani, celati sotto pseudonimi anglofoni, un po’ come i registi degli spaghetti western. Molti di questi erano alle prime armi e accettavano il compenso dell’editore (circa 50 mila lire dell’epoca in contanti e non era poco per un centinaio di cartelle!) per aumentare le entrate mensili: tra di loro abbiamo un giudice, un medico, uno psichiatra, un militare di carriera, un giornalista, gente senza troppe ambizioni letterarie. Quasi tutti si vergognavano di quei romanzetti (scritti velocemente ai margini della vita lavorativa e famigliare, senza riletture o scalette e tantomeno editing particolari) e, negli anni, hanno cercato di far perdere le loro tracce. Si trattava insomma di “negri” della macchina da scrivere, mercenari pronti a tutto pur di raggranellare un po’ di quattrini e non certo di fini intellettuali animati da propositi artistici.

La collana dei Dracula uscì sotto la spinta delle prime pellicole horror della Hammer, la casa produttrice inglese responsabile dei film con Christopher Lee e Peter Cushing. Il successo di quelle pellicole, vendute in tutto il mondo e in particolare in America – dove anche Roger Corman mise in cantiere il suo ciclo Poe-Price di rifacimenti – spinse i produttori italiani a imitare le atmosfere gotiche della casa inglese. Nel 1960 furono ben quattro le pellicole messe in cantiere dai nostri artigiani: L’amante del vampiro, Seddok, Il mulino delle donne di pietra e La maschera del demonio. Sullo schermo il gotico non fece presa come il western o il peplum e la produzione di queste pellicole scemò nel corso della seconda metà degli anni ’60, riprendendo (in forme e modi esasperati) negli anni ’70, sotto la spinta del fumetto nero e orrorifico di Renzo Barbieri e Giorgio Cavedon, dove trame ed elementi del fantastico si amalgamarono con un erotismo necrofilo e sadico al limite della pornografia.

Incrociando la lettura di alcuni dei primi, introvabili “Dracula” con quelle pellicole horror che uscivano allora, ho cercato di rintracciare ascendenze o vicinanze, anche casuali e inconsce tra gli scrittori e quel cinema, arrivando anche a un bilancio (provvisorio) di quella letteratura automatica. Anche Bissoli, nel suo studio (1) su questa collana (Il mistero dei Racconti di Dracula, auto-pubblicato sul circuito di lulu.com, rivisto nel gennaio del 2013) ricorda come negli anni ’60, mentre uscivano i volumetti da edicola della ERP, sugli schermi, sfuggendo ai divieti dei genitori, dei preti e degli insegnanti, i ragazzini potevano gustarsi i gotici di Margheriti, Freda, Bava, Caiano, o i prodotti di importazione, i Corman, i film con Vincent Price, Cushing, Lee, Barbara Steele. Un’Italia pulp meravigliosa e irripetibile (dal punto di vista economico), dove gli echi macabri e fascinosi del gotico passavano da un film a un libro a un fumetto, senza dimenticare i meravigliosi poster, le locandine degli illustratori, dei cartellonisti di allora, veri maestri del pennello (ci piace ricordare alcuni nomi: Sandro Simeoni, Renato Casaro, Giuliano Nistri, Enrico De Seta, Rodolfo Gasparri). L’Italia di allora era un mondo arcano e coinvolgente, come ci ricorda la bellissima introduzione di Stefano Piselli & Riccardo Morocchi al volume La dolce paura, sexy horror in Italian movies and popular pubblications (Glittering Edizioni d’Essai, Firenze 2005): dai manifesti allusivi e onirici dei film si passava alle copertine delle riviste come Malia, che pubblicava i fotoromanzi dei film horror del periodo, mostrando spesso scene censurate e tagliate nell’edizione italiana. Oppure si trovavano gli stessi illustratori e le stesse donnine discinte sulle copertine dei “Dracula” o della collana alternativa i “KKK”, editi da un altro editore/produttore come Marco Vicario. Gli anni ’60 rappresentano la nostra golden age gotica, un sincretismo di stimoli e spunti narrativi e visivi ormai irripetibile. Leggendo lo studio di Sergio Bissoli è possibile toccare con mano l’educazione intellettuale di un ragazzino in quegli anni ’60, un giovane appassionato di horror che cresceva leggendo di nascosto collane da edicola e correva nei cinema di seconda visione a recuperare i gotici. Erano gli anni degli Urania. Dei Gialli proibiti. Delle prime antologie horror della Sugar e dell’Einaudi. Delle prime traduzioni in italiano di Lovecraft e di molto altro! Detto questo, ho riscontrato con mano come questo sincretismo sia maggiormente ravvisabile tra il fumetto nero e il cinema di allora. A mio avviso per i “Dracula” il discorso è più ampio.

(1 – continua)

Davide Rosso


(1) Uno studio curioso e a tratti narcisistico, dove l’autore, pur riportando una serie di notizie sui testi e soprattutto gli autori, si limita a raccontare i suoi ricordi, in una sorta di autobiografia di un lettore medio degli anni ’60 che ha legato sensazioni, persone, fatti privati ai vari numeri della collana. L’idea potrebbe essere interessante, ma appare in definitiva arbitraria e insoddisfacente, in quanto non si entra mai nell’analisi letteraria dei vari romanzi cercando di metterne in luce le dinamiche testuali e le ascendenze con altri media.