FEDERICA LEONARDI

Autrice di romanzi e racconti di genere fantastico, Federica Leonardi è una delle autrici più interessanti del fantastico di nuova generazione. Non ama molto parlare di sé… ma noi siamo lo stesso riusciti a farci raccontare qualcosa. Ecco cosa!

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È FEDERICA LEONARDI?

Un’eretica che preferisce parlare di sé il meno possibile.

No, sul serio. Mi rendo conto che la risposta è antipatica, il fatto è che detesto raccontarmi. Quando capita che mi chiedano di scrivere una mini bio vado nel panico. Più o meno come quando mi viene chiesta una sinossi. E quando l’ho scritta, non riesco a fare a meno di domandarmi: chi la leggerà? E perché? È la storia, dovrebbe essere sempre la storia, la sola fonte di interesse di un lettore.

Tutto il resto preferisco lasciarlo in secondo piano, una macchia ambigua in una fotografia d’epoca che potrebbe, o non potrebbe, essere una faccia.

COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?

Mmm… credo sia più importante il perché del come.

Perché.

Ho cominciato perché mi divertiva farlo; mi divertiva dare vita a situazioni e personaggi che non avrei mai potuto vivere in prima persona.

Come.

Ho cominciato per imitazione, scrivendo brutti racconti “alla maniera di Poe”. E, quindi, in fondo ho cominciato a causa della lettura. Da Poe a King a Buzzati passando per i fumetti, come Pinky di Massimo Mattioli, i Diabolik e i Satanik collezionati da mio padre e il famigerato Dylan Dog.

VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLE A CUI SEI PIU’ LEGATA?

Confesso di non creare legami con le cose che scrivo. Per lo più, dopo un po’, tendo a dimenticarmene.

Comunque, tra le produzioni passate vale la pena citare Il signor W., che è anche il mio romanzo di esordio, edito da La Piccola Volante. È stato il mio primo vero test di prova sulle lunghezze narrative, e la sua scrittura ha seguito un iter del tutto inaspettato per me. All’inizio, infatti, Il signor W. nasce come racconto per uno dei tanti giochi di scrittura indetti mensilmente da La Piccola Volante. È nato, dunque, senza alcuna pretesa. Poi mi è stato chiesto di lavorarci su, ed è così che è cresciuto, si è articolato, ha preso corpo. Il signor W. è una storia alla quale mi sono dedicata con impegno e timore, riscrivendone interi passaggi, sbozzando e ricostruendo, variando finali (ho contato circa sette diverse versioni, prima di arrivare a quella definitiva).

Si è trattato, in sostanza, di una vera e propria palestra narrativa.

Prima e dopo Il signor W. ci sono i racconti, perché adoro la forma breve, sia come lettrice che come scrittore: Re di cuori, Sangue bianco, Lamia, Dietro il frigorifero e Il mistero del tuo corpo. Per me, ogni volta che un racconto o una storia vengono letti e apprezzati e, per questo, si guadagnano il diritto alla pubblicazione, è un po’ come assistere al diploma di un figlio. Sono contenta per loro, che possono finalmente abbandonare gli spazi silenziosi del mio computer per farsi leggere da altri.

RECENTEMENTE HAI PUBBLICATO SU “ALTRISOGNI – VOLUME 3” IL RACCONTO “DIETRO IL FRIGORIFERO”. CE NE VUOI PARLARE?

Come dicevo, Dietro il frigorifero fa parte dei “racconti felici”. Uno di quelli che, senza dbooks.it e Altrisogni, sarebbe probabilmente rimasto in una delle cartelle impolverate del desktop.

Dietro il frigorifero è la storia di due donne che si amano, ma che non si capiscono davvero. È la storia di una relazione che sta colando a picco a causa di silenzi reiterati e per problemi che vengono inghiottiti, giorno dopo giorno, senza che nessuna delle due abbia il coraggio di fare il primo passo verso l’altra. Problemi che, come la polvere e le decine di animaletti che non vediamo, si ammassano negli angoli, nelle intercapedini e, appunto, dietro oggetti come frigoriferi ingombranti. Finché non sono troppi per restarsene nascosti. E cominciano a divorarti dall’interno.

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?

Quando ho scritto il racconto sapevo già chi erano Nera e Mir. Sapevo cosa sarebbe successo. Avevo già tutto delineato. Si è trattato solo di buttare giù la prima bozza. Quando succede che una storia ti attrae così, la parte difficile è scrivere tutto e subito, racimolare in fretta le ore necessarie e buttare giù il racconto. Sperando che sia buono e non solo una bella idea che, alla luce del sole, si palesa come un orrore innominabile. Comunque in quel momento non ci pensi: scrivi. Perché sai che, se perdi il momento, sei fregato.

Quando l’ho scritto non pensavo a selezioni o concorsi. Sapevo che c’era. Era una storia buona, che forse si sarebbe fatta strada.

Poi sono finita sul sito di Altrisogni, mi sono letta le regole di invio e così, poco prima dell’apertura delle selezioni per il Volume 3, l’ho riletto e sottoposto a due giri di revisione, per migliorarne la forma e la tenuta.

All’inizio, comunque, Dietro il frigorifero era molto diverso da com’è diventato in “postproduzione”, grazie all’attento e stimolante lavoro di Vito Di Domenico. C’era molto più “non detto” tra Nera e Miranda. Il finale, soprattutto, era più ambiguo ma, come mi ha fatto notare Vito quando abbiamo cominciato a lavorarci su, quell’ambiguità funzionava per me, non per il lettore esterno. Così siamo intervenuti prima sulla parte finale, poi sul testo, per renderlo più omogeneo.

Lo dico spesso: agli editor, a tutti i miei editor, prima o poi erigerò una statua in giardino. Senza non saprei lavorare: ho bisogno di qualcuno che mi dica cosa non va e che mi freni, anche, quando rischio di modificare troppo.

IN QUESTI TEMPI TI TROVIAMO INOLTRE IMPEGNATA IN VARIE ANTOLOGIE CON RACCONTI HORROR, GIALLI, THRILLER E POLIZIOTTESCHI: QUAL E’ FRA QUESTI GENERI QUELLO IN CUI TI TROVI PIU’ A TUO AGIO?

Ho cominciato con i gialli, partecipando quasi ogni anno a un concorso per racconti di genere che mi ha dato l’opportunità di incontrare persone eccezionali, ma non credo che il giallo sia il mio colore.

Ora come ora, posso dire che è il fantastico nelle sue declinazioni più nere ad affascinarmi. Mi ci trovo bene. Mi sento meno legata quando scrivo. E mi permette di esplorare diversi aspetti di una singola realtà. Sono anche molto affascinata dalla contaminazione dei generi. Non vedo perché limitarsi a una rigida categorizzazione che magari fa bene al lettore, che può incasellarti, ma ti limita pesantemente.

FRA LE ALTRE COSE CHE FAI CITIAMO LA COLLABORAZIONE CON IL PORTALE HORROR.IT, QUELLA PIU’ RECENTE CON ALTRISOGNI.IT E LA CURA DI UN TUO BLOG DI RECENSIONI LETTERARIE. COSA PUOI DIRCI IN MERITO A QUESTE ESPERIENZE?

Collaboro anche con Rivista Fra le righe dove, da poco, mi occupo di articoli di approfondimento su horror e affini.

Si tratta di esperienze molto varie. Il blog è la mia valvola di sfogo; è un luogo caotico dove posso parlare senza scadenze di ciò che voglio. C’è un riscontro diverso anche con i lettori, è una dimensione più “umana” del mio essere sul web. Per Altrisogni ho la possibilità, al contrario, di occuparmi con maggiore professionalità delle recensioni, alle quali si affiancano gli approfondimenti su aspetti della narrativa di genere. Qui, inoltre, la collaborazione con Vito Di Domenico mi permette di affinare la scrittura, asciugando periodi che spesso tendono a svilupparsi in loop.

Horror.it è stato il primo sito che abbia accettato di ospitare i miei pezzi. Mi ha permesso di conoscere e di restare in contatto con persone che condividono, con me, la passione per la narrativa e la filmografia di genere. Spero davvero che torni presto con le pubblicazioni.

VISTO CHE ULTIMAMENTE CAPITA SEMPRE PIU’ SPESSO DI LEGGERE MOLTI AUTORI, SIA EMERGENTI SIA AFFERMATI, ANCHE IN FORMATO DIGITALE, SECONDO TE QUALE SARA’ IL FUTURO DELL’EDITORIA? VEDREMO PIAN PIANO SCOMPARIRE IL CARTACEO A FAVORE DEGLI E-BOOK O PENSI CHE QUESTE DUE REALTA’ POSSANO CONVIVERE ANCORA PER LUNGO TEMPO?

Oh, come Cassandra sono un disastro.

Cominciamo così: io sono una lettrice, prima di tutto il resto. E, da lettrice, quello che per me conta sono le storie: che siano stampate o uploadate, non fa differenza. Con gli e-book posso leggere in lingua, o leggere autori indie. Ci sono libri che, oggettivamente, preferisco leggere in cartaceo (come i fumetti, gli illustrati, edizioni introvabili ecc…) e altri che mi sono comodi in digitale. E poi conta anche questo: a tutti fa piacere avere una libreria corposa in casa. Meno spolverarla.

Detto questo, non vedo battaglie di sorta, se non da parte di chi non ha di meglio da fare che indire crociate, e non credo che l’e-book scavalcherà il cartaceo o viceversa. Per me possono coesistere serenamente entrambi i supporti, purché le storie siano piacevoli da leggere.

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL GENERE FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Per me il fantastico è il genere della libertà.

Suona molto ingenua, come risposta, vero?

Allora articoliamola: credo che il fantastico permetta di creare storie inusuali, di evocare una realtà impossibile, lontana, ricca di suggestioni, e che magari, invece, parli di noi, del nostro presente e dei nostri problemi.

Il fantastico (tutte le sue declinazioni) ti consente di vedere le cose da prospettive distorte. Aliene. Mostruose. E di domandarti chi siano i mostri.

Aggiungiamoci che amo molto i narratori inaffidabili, mi diverte giocare con le psicologie dei personaggi, con le paure e i mostri evocati dall’incertezza, dalla solitudine e dall’ignoto. Questo sia come lettore che quando apro il programma di scrittura.

Ho anche una passione per le ibridazioni, le commistioni uomo-macchina, uomo-animale; passione che, temo, sia frutto di film come La Mosca, La Cosa, Videodrome e compagnia.

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?

Lovecraft docet: dai sogni, spesso e volentieri. Ho taccuino e penna a portata di mano sul comodino, perché a volte capita che mi svegli in piena notte con un’idea, o un’immagine, e devo appuntarla prima che venga deframmentata dal cervello. Poi ci sono i viaggi, le passeggiate nel bosco, le persone che mi capita di incrociare per strada, i manuali di biologia e la mitologia, che è sempre un bello e ampio bacino da cui pescare. Ah, e la musica.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Poe, che è e sempre sarà il mio maestro. Recentemente mi sono innamorata di Jean Ray, del quale adoro l’ironia e la capacità di plasmare la parola per dare vita ad allucinazioni grottesche e perverse, e di Shirley Jackson, che pure gioca sulle ambiguità tra realtà e allucinazione, tra ciò che la mente crea e ciò che è reale. Ho da poco scoperto la Oates (piano piano recupero ogni cosa), e trovo la sua prosa illuminante. Adoro il suo modo di caratterizzare i personaggi e di introdurre in una storia piccoli dettagli che risaltano durante la lettura. Ma parliamo anche di Fredric Brown, che mi ha introdotta alla fantascienza, e di Roald Dahl, con il suo umorismo sottilmente macabro. Leggo molti italiani contemporanei, di quelli che fanno una fatica bestia a farsi conoscere, e i lettori non sanno cosa si perdono. Poi ci sono Matheson e King. Buzzati e Scerbanenco. Zola, Ira Levin e Nabokov… ma l’elenco è davvero molto, molto vasto e in continua espansione.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?

C’è un film che, se mai dovessi sotterrare una capsula del tempo, ci infilerei dentro senza dubbi: Il seme della follia. E, già che si sono, cercherei di trovare uno spazietto anche per La cosa. Carpenter è il mio regista d’elezione, e questi due film, in particolare, rientrano nella mia top ten cinematografica. Seguono Cronenberg, Tarantino, Sam Raimi… In videoteca Kick Ass sta accanto al cofanetto di Hellraiser. Jurassic Park vicino a Star Wars. Avrò visto Scream una decina di volte, ed è sempre un bel rivedere.

Ho una passione per il poliziottesco e, in genere, per i film del periodo d’oro della nostra cinematografia (da L’ultimo treno della notte a Non si sevizia un paperino). Tra le trilogie, posto d’onore per la trilogia del dollaro di Leone e per quella papalina di Luigi Magni. Per non parlare dei film di animazione. Sono, in sostanza, un’onnivora della cinematografia.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Per il futuro c’è, sempre per La Piccola Volante, I figli delle Ombre un romanzo weird/steampunk che è anche il sequel indipendente di Il signor W. Sto seguendo anche alcuni progetti sui quali non posso dire nulla, per il momento. C’è poi una storia ambientata in un’ucronia, che sto piano piano montando e racconti di genere, che quelli non mancano mai e che spero di poter sottoporre presto alla valutazione esterna.

I cassetti cerco di tenerli sgombri, perché poi non saprei dove far nascondere i miei piccoli mostri.

MOSTRI PERMETTENDO ALLORA, SPERANDO CHE NON CI SBRANINO… TI ATTENDEREMO AL VARCO PER I PROSSIMI SVILUPPI.

Davide Longoni