JEAN RAY

Jean Ray è lo pseudonimo di Raymond Marie De Kremer, nato in Belgio a Gand nel 1887 e morto nello stesso luogo nel 1964, un autore che ha saputo darci opere in cui nella vita di tutti i giorni si aprono squarci da dove irrompe l’irrazionale, con personaggi profondamente umani che vanno incontro all’ignoto.

Jean Ray, è uno scrittore dell’orrore paragonabile a Poe, Lovecraft, Bierce, M. Rhodes James, Blackwood, Meyrink, Ewers.

Il padre di Jean Ray era un marinaio, sua madre una istitutrice e sua nonna era un’indiana del Dakota.

Jean Ray nella vita ha fatto tanti lavori: giornalista, trafficante, marinaio, contrabbandiere di rhum, domatore di leoni… Questa versatilità di esperienze è la sorgente che rende vividi i suoi racconti. Ecco perché Jean Ray possiede quel realismo che manca agli scrittori che sono solamente letterati. Quando leggiamo i suoi racconti, sentiamo che gli ambienti strani che descrive sono autentici e che egli li ha visitati. Quando incontriamo personaggi bizzarri con una psicologia fuori del comune, sentiamo che lo scrittore ha frequentato a lungo queste persone.

I racconti di Jean Ray possiedono un’atmosfera cupa e kafkiana. C’è tutto il sapore della vecchia Europa, fatta di nebbie e di paure nelle gelide notti invernali accanto alle stufe di terracotta. Tetre cittadine dai cieli perennemente grigi. Vecchi edifici alti e stretti, dove sono vissute molte generazioni e che portano ancora l’eco di antichi drammi e segreti peccati. Luci oblique di crepuscoli autunnali dove si aggirano personaggi furtivi: nobili decaduti o studiosi di scienze proibite che vanno incontro all’Ignoto. Cacciatori di misteri, ma anche poveri diseredati che si sono sperduti dentro i meandri di un Destino beffardo e incomprensibile.

Fantastico, stupefacente imprevedibile, macabro. I suoi scritti sono di una bellezza e di una originalità incomparabile. Jean Ray non assomiglia a nessuno! I suoi racconti rivelano un uomo con una profonda esperienza sulla vita e sulle persone.

In compagnia di questo scrittore entriamo in vecchie case del Belgio, piene di segreti, rischiarate con lumi a petrolio e popolate di scarafaggi. Insieme a Jean Ray incontriamo personaggi ricchi di uno strano mondo interiore. E quando le ombre della sera si allungano sui canali, lo scintillio dei liquori e il fuoco del camino aiutano a tenere lontano gli ignoti terrori del buio.

Henry Vermes, il più autorevole biografo di Jean Ray (forse lo stesso Jean Ray) colui che ha studiato più profondamente lo scrittore, scrive: “Jean Ray l’inafferrabile, ha fatto 7 volte il giro del mondo; i suoi gusti sono gotici e uno dei suoi passatempi è addomesticare le tarantole. I suoi occhi sono freddi e grigi come quelli di un obiettivo fotografico. E’ ruvido come la pietra pomice e ha il profilo da boia, al quale manca solo il cappuccio. Il suo profilo fa pensare alla lama di una scure che non è ritagliata nella carne, bensì in una materia grigia estratta dai crateri della luna. I suoi compagni sono marinai e pirati, ma nessuno può vantarsi di conoscerlo veramente. Possiede una prodigiosa erudizione poiché ha letto tutti i libri e veduto ogni cosa. E la sua memoria è ancora più prodigiosa. Quando si sente parlare quest’uomo, tutto diventa possibile e credibile. Ed egli ci parla del suo fantasma personale, l’omino col fazzoletto rosso che gli appare in diverse occasioni della vita. Forse è il Daimon di Socrate, o lo Spirito Guida? Ma quando insisto a chiedere i particolari, lo scrittore si rabbuia e cambia argomento”.

Gli stupefacenti racconti di Jean Ray sono sogni bizzarri o visioni deliranti; avventure macabre o discese nell’irreale. Questo mago della penna evoca il terrore annidato dentro alle vecchie case o nelle pieghe segrete dell’anima umana. I suoi magici mondi comprendono storie di stregoneria, porte aperte sull’inconscio, viaggi nel surreale…

Il racconto LA SCOLOPENDRA è ambientato in una tetra cittadina tedesca. Nella stessa casa c’è il cadavere di una strega morta da poco, insieme a tre studenti ubriachi di Kummel e di noia. Fuori, è un piovoso pomeriggio di ottobre…

LA LOCANDA DEGLI SPETTRI e L’UOMO CHE OSO’ trattano casi di pericolose infestazioni.

DENTI D’ORO narra le avventure di uno scassinatore di tombe alla ricerca di eventuali tesori.

In L’ULTIMO VIAGGIATORE “qualcuno” arriva all’albergo quando ormai è troppo tardi, quando la stagione è finita, l’albergo sta per chiudere e il tempo è diventato freddo e burrascoso.

Il CUGINO PASSEROX è un parente dimenticato, che arriva da lontano, dopo tanto tempo e porta con sé qualcosa di estremamente pericoloso.

In LA NOTTE DI CAMBERWELL il protagonista si scontra con il Caso: una divinità bizzarra, terribile, che domina la vita degli uomini.

IL GUARDIANO DEL CIMITERO narra di un uomo povero e sfinito, che accetta l’unico lavoro disponibile.

Nel racconto LA GIOSTRA c’è una vecchia giostra, in una sordida piazza di Londra, fra lotterie, baracconi, friggitorie e antri di cartomanti…

L’opera di Jean Ray è immensa: nel 1925 pubblica “Contes du whisky” (I racconti del whisky), nel 1935 “Croisieres des hombres” (La crociera delle ombre), nel 1942 “Grand nocturne” (Grande notturno), tra il 1943 e il 1944 “Malpertius”, “La citè de l’indicible peurs” (La città dell’indicibile paura) e “Les cercles de l’epauvante” (I cerchi dello spavento). Nel 1947 scrive “Livre des fantomes” (Il libro dei fantasmi), cui fanno seguito “25 histories noire et fantastique” (25 storie nere e fantastiche), “Saint Judas de la nuit” (San Giuda della notte), “Les dernier contes de Canterbury” (Gli ultimi racconti di Canterbury), “Les carrousel des maleficies” (Il carosello dei malefici), “Contes noir du golf” (I racconti neri del golf).

Sotto lo pseudonimo di John Flanders scrive anche romanzi d’avventure. Scrive anche una serie di gialli che hanno per protagonista Harry Dickson, lo Sherlock Holmes americano.

Le uniche sue opere uscite in Italia sono l’ormai introvabile “25 racconti neri e fantastici” (Editore Baldini e Castaldi, 1963), “Malpertius, un romanzo dell’orrore” (Editore Sugar, 1966) e alcuni racconti comparsi nelle antologie “I miti di Chtuhlu” (Editore Fanucci, 1988) e “Horror Story” (Editore Garden, 1999).

Nel 1972 Harry Kunel ha realizzato un film tratto da “Malpertius” e arrivato anche in Italia. Altri film ispirati alle opere di Jean Ray, girati in Francia sono: “La grande frousse” di Jean Pierre Mocky del 1964 e “La citè de l’indicible peur”.

Scrive ancora il suo biografo: “Jean Ray possiede una immensa esperienza degli uomini e del mondo. La sua immaginazione è sfrenata. Solamente così si spiegano i suoi racconti che sono fantasmagorie, labirinti senza uscita in cui la ragione gira in un circolo chiuso, si smarrisce, si sgretola. Brividi serpeggiano… Si cade in ginocchio… E’ il terrore che passa…”.

Sergio Bissoli