LE NUOVE RADICI DEL THRILLER LETTERARIO ITALIANO

Stefano Di Marino, nel SuperGiallo Mondadori del 2009 Il mio vizio è una stanza chiusa, scrive un piccolo saggio intitolato C’era una volta il thrilling dove espone una tesi interessante e molto veritiera: che i giallisti di oggi trovano le loro radici nel cinema thrilling degli anni ’70 più che nella letteratura di genere. Questa riflessione può essere confermata da una breve ricerca sui radi romanzi e racconti ascrivibili al thrilling (e non al giallo classico) usciti nei ’70, mentre quel cinema era vivo e vegeto.

Difficile quindi che i giallisti di questi ultimi 15 anni possano essersi ispirati a libri e autori scomparsi e fuori catalogo, piuttosto che a pellicole e autori thrilling che, grazie alle mode, ai DVD, BluRay e riviste come Nocturno, hanno trovato una seconda giovinezza. Infatti, in questi ultimi anni i romanzi di thriller italiani sono rinati grazie al talento e alla nostalgia di autori nostrani che non si sono fatti irretire dai bestseller americani.

In questo articolo voglio segnalarvi alcuni nomi e libri di qualità che ho letto durante l’estate torrida, sperando di far cosa gradita. Per ogni libro mi divertirò a creare un abbinamento con le pellicole dei ’70.

Comincio proprio con Stefano Di Marino che, nel 2014, pubblica per Corsero Editore Mosaico a tessere di sangue, un giallo ad alta tensione che potrebbe ricordare Nove ospiti per un delitto di Ferdinando Baldi. L’ambientazione provinciale ci porta sul litorale pontino, in una fine estate che vede impegnati alcuni personaggi in balia di un serial killer femminile di rara potenza. Plot costruito con semplicità, il libro scorre via velocissimo e innesta sulla trama thriller dei momenti action in cui Di Marino è professionista.

Trama: 6 e mezzo. Scrittura: 7. Leggibilità: 8. Thrilling & mano guantata: 9. Originalità: 5 e mezzo.

Un altro autore assai interessante è Enrico Luceri. Ha scritto Buio come una cantina chiusa (Il Giallo Mondadori n. 3082), che è un remake mascherato di 4 mosche di velluto grigio (Luceri è fissato con Argento, un po’ come Vacchino). Poi, sempre per il Giallo Mondadori ha scritto Le colpe dei figli, altro thrilling possente con dei richiami involontari allo slasher The Burning. Per la collana Giallo & Nero della Hobby & Work (la medesima del capolavoro di Filastò L’alfabeto di Eden) scrive Le strade di sera, in cui immagina una vicenda calata in un’Umbria gotica e nebbiosa. La scrittura è cinematografica e rimanda a Chi l’ha vista morire? di Aldo Lado. Luceri ci aggiunge il particolare mancante alla Argento e una spruzzata di leggende urbane mescolate alle fiabe nere. Bambine sgozzate, un paesino che mormora su tutto e tutti come nel bellissimo sceneggiato RAI Come un Uragano. Un finale interessante. Luceri è uno che non delude. Non è particolarmente originale, tuttavia è tra i più bravi e fedeli alla causa.

Trama: 6 e mezzo. Scrittura: 7. Leggibilità: 8. Thrilling & mano guantata: 8. Originalità: 5 e mezzo.

Giuliano Pasini, Io sono lo straniero, Mondadori. Pasini scrive molto bene. Frasi secche, a tratti poetiche e musicali. La storia rimanda al film Il collezionista, quello americano con Morgan Freeman. Si respira una malinconia alla Jean Claude Izzo, solo che qui siamo a Treviso e non a Marsiglia. Poi la storia ci porta dentro una violenza rituale (ancora bambini morti in un lago e ragazze straniere scomparse, ancora commissari tormentati dagli errori del passato, dai traumi che si sono lasciati alle spalle) che fa pensare al William Peter Blatty di Gemini Killer. E ancora gli agganci ai personaggi di Frank Black nella serie di Chris Carter Millennium. Il personaggio del romanzo, come quello del serial televisivo, riesce a entrare nella mente del killer, a vedere coi suoi occhi. Il finale del libro deraglia, con originalità, dentro a I ragazzi venuti dal Brasile e l’eugenetica. Insomma libro ricco, forse troppo serio; io preferisco le vaccate demenziali.

Trama: 7. Scrittura: 8 e mezzo. Leggibilità: 7 e mezzo. Thrilling & mano guantata: 7 e mezzo. Originalità: 7.

Luigi Guicciardi, La belva, Hobby & Work, collana “Giallo & Nero”: Guicciardi, di libri ne ha sfornati a bizzeffe, purtroppo. A me non è parso che il suo personaggio ricorrente, Cataldo, sia interessante più di una cicca per la strada. Il romanzo è un po’ troppo lentino, troppi interrogatori senza fantasia, poca suspence, personaggi incolore, da fiction di RAI Uno. Peccato perché l’ambientazione era azzeccata e interessante: il Tasso, liceo femminile nel modenese, attorno al quale fioriscono delitti che ci riportano dritti dritti a pellicole come Enigma Rosso di Negrin. E l’ombra del mostro di Firenze aleggiava anche qui.

Trama: 7. Scrittura: 5. Leggibilità: 5. Thrilling & mano guantata: 7. Originalità: 5.

Una scrittrice che ho scoperto questa estate e di cui sono rimasto folgorato è Marina Crescenti, ex giocatrice professionista di tennis, ricercatrice universitaria, madre, moglie e chissà cos’altro. E’ autrice di alcuni libri thrilling come piacciono a me: Marina è priva delle pretenziosità di una Baraldi e non è quadrata come una Astori; i suoi lavori sono all’80% costruiti su dei dialoghi liquidissimi e caramellosi, inzeppati di ironia e amore per il poliziottesco e il giallo che fu. Di lei ho letto E’ troppo sangue anche per me, edito da Acar Edizioni. Il suo personaggio ritornante è un poliziotto, Narducci, che assomiglia all’attore Luc Merenda, per cui tutti lo chiamano Luc. La trama pare un omaggio a Il gatto dagli occhi di giada di Bido, anche se viaggia veloce come fosse Gatti rossi in un labirinto di vetro di Lenzi. Il plot funziona nonostante il numero elevato di pagine, i personaggi sono simpatici e cazzoni al punto giusto e Marina, pur amando molto la sua scrittura & i generi, non si prende troppo sul serio, tira via le scene e ha ottime idee per chiudere il tutto.  La prefazione del libro è nientemeno di Luc Merenda! Marina è la mia nuova eroina. Una grandissima.

Trama: 8. Scrittura: 9. Leggibilità: 9. Thrilling & mano guantata: 9 e mezzo. Originalità: 8.

Claudia Salvatori, genovese, insegnante, saggista, sceneggiatrice. Autrice, per la collana “Giallo & Nero” della Hobby & Work di Nessuno piange per il diavolo, stupefacente thrilling intessuto d’una ironia noir sul mondo dei private eye al femminile. Ambientato a Milano, divertente, originale, anche qui con devianze che ci portano nel cuore della Seconda Guerra Mondiale, coi tedeschi, Strass, un cimitero ebraico coi morti trascinati fuori dalle tombe, festini nazi, nazikiller di SS e un nuovo personaggio, Nero Haller, il cui passato è narrato con stupefacente felicità affabulatoria. Un thriller unico, costruito su piani temporali sfalsati, che vanno dalle ombre espressioniste dell’inconscio rimosso a colpi di elettroshock, ai mostri di celluloide del ‘900: Nosferatu, M, Mabuse, Hitler. Un romanzo valzer che funziona da subito grazie ai suoi personaggi: dalle detective Mariarita e Stella, fino ai personaggi secondari, di contorno, tuttavia di fulminante genialià, Maurizio Fuori Corso, Don Pio, Zardoz sacerdote satanista. Poi il finale mi ha riportato a La vergine di Norimberga di Margheriti.

Trama: 9. Scrittura: 9. Leggibilità: 9. Thrilling & mano guantata: 6. Originalità: 9.

Giulio Leoni, La donna scarlatta, storia uscita in antologia e rieditato per Felici Editore. E’ un racconto scarnito, letterario e decadente come le note di un Mahler che musica La casa dalle finestre che ridono di Avati. Polvere brunastra d’un thriller lontano, sul punto di scomparire in un diluvio barocco di morbosità scarlatte. Molto, molto bello.

Trama: 9. Scrittura: 9. Leggibilità: 9. Thrilling & mano guantata: 5. Originalità: 9.

Edoardo Montolli, Il Boia, Hobby & Work, collana “Giallo & Nero”. Libro d’esordio che richiama Lo Squartatore di N.Y. di Fulci per ferocia. Un omicida che invia lettere filastrocche e strazia i corpi delle vittime, riducendoli a spaventapasseri di carne; un sottobosco delle bische milanesi degno di un DiLeo, una fauna composita di falliti e perdigiorno ritratti con un cinismo noir da cronista (vero) di nera, innamorato delle canzoni di Riz Samaritano. Alla lunga il tono da “duro della bassa” stufa e non è che Montolli m’abbia fatto impazzire, comunque è un thriller degno, interessante. Un modo per portare avanti il nostro genere preferito.

Trama: 7. Scrittura: 6 e mezzo. Leggibilità: 7. Thrilling & mano guantata: 8. Originalità: 5.

Segnalo anche il libro di Biagio Proietti & Diana Crispo intitolato Chiunque io sia, Hobby & Work, collana “Giallo & Nero”: libro dalle atmosfere calme e rarefatte come gli sceneggiati Rai degli anni ’70 che la coppia ha sceneggiato (penso soprattutto a La mia vita con Daniela).

Concludo tornando a Stefano Di Marino autore, sempre per Cordero Editore, di un saggio appena uscito sul thriller italiano in tutte le sue forme (film, fumetti, televisione). Il saggio è un ampliamento degli spunti già contenuti nell’articolo contenuto nel SuperGiallo Mondadori del 2009. Di Marino riprende la sua intuizione secondo la quale chi scrive oggi thrilling, più che a una letteratura analoga nei ’70, si rifà a quelle pellicole. Continua dicendo che oggi (ed è il senso di questo articolo, se volete una piccola dimostrazione) il thrilling trova sfogo sulla pagina scritta. Sulla pagina scritta si cerca di tenere in vita un genere tutto italiano, così originale, che al cinema è sparito (assieme agli altri generi) e non si riesce più a fare. Nella sua disamina, Di Marino ha il merito di arrivare fino all’oggi, indagando anche gli anni Zero (cosa che abbiamo fatto, modestamente, anche noi sulla Zona). Nelle conclusioni l’autore traccia dei parallelismi e delle differenze tra il linguaggio cinematografico e quello scritto e si augura che il “vizio” del thriller possa proseguire sulle pagine dei romanzi di tanti autori italiani.

Cambiano i tempi, cambiano i costumi, ma il thrilling può essere sempre un genere per indagare le patologie del sociale, ognuno inventandosi un suo linguaggio.

Davide Rosso