SERGIO MARTINO, UN REGISTA DI GENERE 05

Sergio Martino fanta-horror

Fra le tante pellicole firmate da Sergio Martino, un capitolo a parte meritano sicuramente i film di genere fantastico e horror girati sul finire degli anni Settanta, dal cannibalesco La montagna del dio cannibale (1978) ai fanta-avventurosi L’isola degli uomini pesce (1979) e Il fiume del grande caimano (1979), che hanno riscosso l’immancabile plauso del pubblico e il disprezzo dalla critica.

Negli anni Ottanta/Novanta inoltre Martino dirige alcuni film sempre di genere e sempre di successo come i thriller/horror Assassinio al cimitero etrusco, Spiando Marina e Graffiante desiderio, per poi passare prevalentemente alla fiction con La regina degli uomini pesce, sequel poco conosciuto de L’isola degli uomini pesce.

Ma andiamo con ordine e parliamo di La montagna del dio cannibale (1978), scritto con Cesare Frugoni, che si avvale di un cast composto dalla bella Ursula Andress (resa famosa dai film di 007), Stacy Keach e Claudio Cassinelli. Gli effetti speciali sono del solito Paolo Ricci.

Si tratta di un buon film di avventura che mescola l’orrore a piccole dosi in un crescendo da incubo. Nel corso della pellicola vediamo: uccisioni sanguinarie, pasti cannibali, evirazioni e sul finire persino il corpo della statuaria Andress cosparso di liquami cadaverici. Nella pellicola confluisce tutta l’esperienza documentaristica dei mondo movies mescolata al sensazionalismo di Ultimo Mondo cannibale e alla pura avventura de Il paese del sesso selvaggio. Vediamo la trama.

C’è una spedizione in Nuova Guinea sulle tracce di un etnologo scomparso (tanto per cambiare…) in un luogo tabù chiamato “la montagna del dio cannibale”. Ne fanno parte la moglie dell’etnologo e il fratello in compagnia di un’esperta guida e di alcuni portatori indigeni. Quando raggiungono l’isola misteriosa non c’è traccia dell’etnologo e l’accampamento è deserto. Vengono scoperti cadaveri e resti umani, poi gli indigeni cominciano ad attaccare e a uccidere. I nostri raggiungono una missione e vengono accolti ma le uccisioni continuano e sconvolgono il villaggio. Il capo della missione, convinto che gli uomini della spedizione siano causa dell’eccidio, intima loro di andarsene. Durante la scalata verso la montagna del dio cannibale si aggiunge al gruppo anche il medico Manolo, esperto della zona. Nel corso del viaggio il fratello fa morire deliberatamente la guida che chiedeva aiuto e Manolo comprende che c’è sotto qualcosa di strano. Una volta raggiunta la grotta tutto è chiaro: la moglie dell’etnologo e suo fratello in realtà cercano solo un enorme giacimento di uranio per rivenderlo a potenze straniere. I cannibali, dipinti per tutta la pellicola come uomini fangosi, attaccano ancora e il fratello viene ucciso. Manolo e la moglie vengono catturati. La scena più raccapricciante è quando i cannibali servono come pasto alla donna le carni del fratello. Degna di nota pure la parte in cui lei scopre che il marito è morto e il suo corpo putrefatto viene adorato dai cannibali come se fosse una divinità, per via di un contatore geiger attaccato al corpo ancora funzionante. Gli indios scoprono una foto che ritrae la donna con il marito e ritengono anche lei una dea. Per questo la costringono a cospargersi con i liquami del cadavere del marito in un rito che per i selvaggi ha un significato liberatorio. Alla fine di tutto Manolo riesce a liberarsi e a far fuggire la donna che comprende la stupidità di quel che ha fatto e si riscatta nel finale.

Sono pochi i personaggi positivi del film, forse solo il medico Manolo, difensore di un mondo naturale che non vuole essere contaminato dalla civiltà. Tutti gli altri hanno un passato da far dimenticare (la guida ha mangiato carne umana e ha rapito un ragazzino della tribù cannibale), oppure scopi inconfessabili che niente hanno a  che vedere con quel che dicono (la moglie fedele è in realtà un’avida cercatrice di uranio e suo fratello non esita a uccidere per denaro). La stessa natura è scrutata soltanto dal suo lato malvagio. Si riprende un pitone che divora una scimmia, un ragno gigante che aggredisce la donna, i pipistrelli che escono dagli alberi, un coccodrillo che fa fuori un’iguana. Poi ci sono gli infidi rumori notturni della giungla, i trabocchetti mortali, le scene rituali degli indigeni che squartano un’iguana e ne mangiano le interiora dopo essersi cosparsi di sangue il corpo. La filosofia spicciola di Manolo giustifica le uccisioni degli animali con la necessità: “Anche l’uomo uccide, ma lo fa ricorrendo alla menzogna e all’inganno”, dice. Saranno temi che torneranno in tutto il cinema cannibalico, sempre proteso alla ricerca di quel che di negativo si può esibire.

L’isola degli uomini pesce (1979) si basa su un soggetto scritto da Cesare Frugoni e Luciano Martino, che produce anche. Alla fotografia c’è Giancarlo Ferrando, al montaggio il solito Eugenio Alabiso e agli effetti speciali troviamo Paolo Ricci e Cataldo Galliano. Le musiche sono invece opera di Luciano Micheli. Nel cast sono presenti: Barbara Bach (famosa per alcune pellicole di 007 e moglie dell’ex-Beatle Ringo Starr), Claudio Cassinelli, Richard Johnson, Franco Javarone, Roberto Posse, Giuseppe Castellano, Francesco Mazzieri, Beryl Cunningham e Joseph Cotten.

Dopo il naufragio di una nave diretta alle prigioni della Caienna con un carico di deportati, il tenente Claude De Ross approda fortunosamente con alcuni di essi su di un’isola misteriosa. Nel cercare cibo, Claude e due compagni finiscono prigionieri di Edmond Rackham. Questi vive in una villa di stile coloniale servito e protetto da indigeni e dalla haitiana Shakira, la quale, stregona Vudù, deve controllare l’affascinante Amanda. Eliminati anche i suoi due ultimi compagni, Claude scopre che deve la sua salvezza al fatto che essendo medico gli viene affidato il compito di tenere in vita il professor Marvin, malato e padre di Amanda, un biologo scienziato costretto a lavorare per conto del cattivo del film. Legatosi ad Amanda, Claude viene condotto nei laboratori dove Marvin è riuscito a creare degli uomini-pesce, una sorta di fantascientifico incrocio genetico tra uomini e pesci, per utilizzarli nel recupero del tesoro del tempio del dio Sole di Atlantide sepolto negli abissi sotterranei dell’isola, e dove può osservare attraverso una campana subacquea all’opera gli uomini-pesce, che portano in superficie oggetti e arredi in oro. Ma, come aveva profetizzato la medium Shakira, un’eruzione vulcanica sconvolge i piani di Rackham distruggendo tutto. Claude miracolosamente riesce a sopravvivere e a condurre con sé Amanda, salvati proprio dagli uomini-pesce.

Il film fu più volte pesantemente modificato per la distribuzione nel mercato statunitense, con l’aggiunta di nuove scene girate appositamente negli Stati Uniti e l’eliminazione di circa mezz’ora del film originale. Infatti, esistono per gli States ben due versioni alternative, uscite con due titoli diversi. Dopo essere stato acquisita dai distributori americani New World Pictures e United Pictures Organization, Miller Drake venne assunto per scrivere e dirigere un nuovo inizio per il film. In questo prologo Cameron Mitchell interpreta un capitano di mare che trasporta un gentiluomo (Mel Ferrer, non presente nel cast originale), che aveva sperperato il patrimonio di famiglia alla ricerca del tesoro di Atlantide sull’isola. Queste scene contengono macabri effetti speciali cosmetici delle ferite inflitte dagli uomini pesce, creati da Chris Walas. Tra le altre modifiche al film vi è l’aggiunta di spunti musicali di Sandy Berman, anche questi non presenti nel montaggio italiano, un doppiaggio in inglese e un nuovo titolo, Something Waits in the Dark.

Dopo che questa versione del 1980 non ebbe riscosso successo, Jim Wynorski assunse il controllo dell’anteprima del film della New World Pictures. Wynorski ribattezzò (nuovamente) il film e per questa nuova versione, dal titolo Screamers, fu girata appositamente una scena di un uomo rivoltato da dentro a fuori per essere inserita in un trailer in modo da attirare un pubblico che non si era accorto del film. Al momento della sua distribuzione, nel giugno del 1981, Screamers ottenne buoni risultati per la sua azienda, ma quando gli spettatori si lamentarono che la scena raccapricciante dell’uomo rivoltato da dentro a fuori” non era stata inclusa, la pellicola fu rispedita nel Nuovo Mondo per incollarci la scena richiesta. Questa sequenza non è mai stata vista nell’home video in quanto non faceva parte del negativo originale.

Comunque sia Something Waits in the Dark sia Screamers duravano approssimativamente 85 minuti. Circa una mezz’ora di filmato venne tolto dal film originale L’isola degli uomini pesce, al fine di fare spazio alle aggiunte statunitensi sopra descritte.

Nel 1995 il regista girò anche un seguito con il film per la televisione La regina degli uomini pesce, di cui parleremo dopo.

Nel frattempo concentriamoci su Il fiume del grande caimano (1979), scritto da Sergio Martino insieme a Ernesto Gastaldi e a Cesare Frugoni, che vede alla sceneggiatura anche la partecipazione di Luigi Montefiori, conosciuto più come attore con il nome di George Eastman. Mentre fotografia e montaggio sono a cura dei consueti Giancarlo Ferrando ed Eugenio Alabiso, le musiche stavolta sono di Stelvio Cipriani. Il film vede nel cast ancora Barbara Bach, oltre a Mel Ferrer, Claudio Cassinelli, Richard Johnson, Clara Colosimo, Romano Puppo, Peter Boom, Fabrizia Castagnoli, Enzo Fisichella, Anny Papa e una inedita (almeno in questi ruoli) Lory Del Santo.

Poco da dire sulla trama. In un’isola dei tropici, i bianchi costruiscono un complesso alberghiero che dovrebbe richiamare i turisti a frotte, ma gli indigeni locali, ancora un po’ selvaggi, creano problemi praticando i loro riti cruenti. Durante l’inaugurazione del villaggio turistico, una modella scompare dopo aver fatto il bagno nel fiume. Da qua iniziano numerose stragi e si scopre che il colpevole è un gigantesco coccodrillo, che alla fine viene abbattuto dai pochi sopravvissuti.

Nel 1982 Sergio Martino dirige Assassinio al cimitero etrusco, su soggetto di Ernesto Gastaldi e Dardano Sacchetti. Produce come spesso avviene per i suoi film, il fratello Luciano Martino. Nel cast tecnico ci sono gli onnipresenti collaboratori: da Giancarlo Ferrando alla fotografia a Eugenio Alabiso (qui in coppia con il figlio Daniele) al montaggio, mentre agli effetti speciali troviamo Paolo Ricci e alle musiche Fabio Frizzi. Nel cast figurano: Elvire Audray, Paolo Malco, Claudio Cassinelli, Marilù Tolo, Wandisa Guida, Gianfranco Barra, Mario Cecchi, Franco Garofalo, un inedito in questo genere Maurizio Mattioli, Carlo Monni, Anita Sagnotti Laurenzi, Jacques Stany, Luigi Rossi, John Saxon, Van Johnson, Nazareno Cardinali, Angela Doria, Antonino Maimone, Fulvio Mingozzi, Lucia Monaco, Mario Rovelli e Bruno Rosa.

Dopo avere assistito per telefono all’assassinio del marito Arthur, etruscologo, Joan Barnard si reca in Italia da New York. La donna inoltre ha ricorrenti incubi riguardanti una sinistra grotta e quando giunge nei luoghi dove il marito studiava, ritrova la suddetta grotta seguendo un misterioso suonatore di aulos. Joan viene in seguito coinvolta in una serie di altri omicidi, compiuti tutti con la stessa modalità. Tra traffici illegali di droga, profanatori di tombe e visioni varie, viene alla fine scoperto l’assassino e solo un intervento “sovrannaturale” risolve la situazione.

Il film è stato diretto da Martino con il suo pseudonimo inglese di Christian Plummer, per meglio venderlo sul mercato estero, ed è noto anche col titolo Il mistero degli Etruschi.

Nel 1992 Sergio Martino torna a far rivivere il thriller erotico tipico degli anni Settanta con una produzione italo-americana intitolata Spiando Marina, film scritto dal regista insieme a Piero Regnoli, che vede alla fotografia ancora Giancarlo Ferrando, mentre al montaggio c’è Alberto Moriani e alle musiche troviamo Luigi Ceccarelli. Nel cast: Debora Caprioglio, Steve Bond, Sharon Twomey, Leonardo Treviglio, Pedro Loeb, Raffaella Offidani, Raffaele Mottola, Martín Coria e Roberto Ricci.

Mark Derrick, ex poliziotto corrotto di Miami e ora sicario prezzolato, vola a Buenos Aires per eliminare Hank, un pericoloso e potente boss mafioso locale, mandante dello sterminio di sua moglie e di suo figlio. Sotto il falso nome di Martinez, trova pronto un appartamento fornito di armi, di abiti e di un telefax per mezzo del quale riceverà gli ordini. Subito, però, dall’appartamento a fianco gli giungono i lamenti di una donna, durante quelli che sono chiaramente rapporti erotici sadici, e incuriosito, egli comincia a spiare dal balcone nella stanza vicina, dove vede l’autrice di quei gemiti. La vicina d’appartamento è Marina Valdez, una ragazza ricca, sensuale e procace; essa è anche la donna del boss. Più tardi la suddetta viene proprio in casa di Mark per riprendere un innocuo serpente con cui gioca. Così i due fanno conoscenza e tra loro si instaura una relazione basata sulla passione, unita alla reciproca sete di sangue: Marina lo seduce per alimentare il suo desiderio di vendetta verso il proprio uomo, e Mark ne approfitta per rendere la sua rappresaglia più stimolante e appagante. Marina e Mark saranno coinvolti in un’intricata parabola di doppi giochi che culminerà in un colpo di scena finale.

Le riprese della pellicola si sono svolte in Argentina, a Buenos Aires. Per Debora Caprioglio recitare nelle scene di sesso e di nudo non fu un vero problema: infatti l’attrice aveva da poco girato il film Paprika, pellicola a sfondo erotico di Tinto Brass che diede inizio alla popolarità della Caprioglio.

E’ ancora tempo di thriller erotico per Martino nel 1993 con Graffiante desiderio, che secondo il Giudicotti potrebbe essere il film più brutto mai girato nel corso dell’ormai centenaria storia del cinema italiano. Scritta con Maurizio Rasio, la pellicola vede ancora i fedeli Giancarlo Ferrando alla fotografia ed Eugenio Alabiso al montaggio, mentre le musiche sono affidate a Natale Massara. Nel cast troviamo: Ron Nummi, una Vittoria Belvedere alle prime armi, un redivivo Andrea Roncato, un ritorno al genere di Serena Grandi, oltre a Simona Borioni, Serena Bennato, Barbara Cavallari, Alessia Franchini, Riccardo Perrotti e Viviana Polic.

La storia vede protagonista Luigi Moscati, fidanzato con Cinzia una ricca borghese che sta cercando di concludere un contratto miliardario, per vendere ad un affarista giapponese un grande terreno destinato a programmi edilizi. La svolta che il destino impone a Luigi è però segnata, quando gli si installa in casa la cugina Sonia, figlia (adulterina) di uno zio emigrato con la moglie in Venezuela, da dove appunto la ragazza arriva. La splendida cugina gli sconvolge la vita: Cinzia è subito gelosa; Luigi non resiste alla seduttrice; si ripetono giochi erotici (a due, poi anche a tre con una certa Francesca, che Sonia ha conosciuto in discoteca). Sonia non solo ha deciso freddamente di annientarlo, ma presto manifesta tutta la propria malvagità: dal diario segreto di lei, Luigi scopre strane confessioni; poi trova con orrore il corpo di Francesca (seviziata); apprende che la sua bella ospite ha assassinato a Caracas i genitori e ne deduce, malgrado la passione ed il sesso che fanno di lui un prigioniero, che l’amante è una schizofrenica pericolosa e senza speranze di sorta.

Ultimo film che analizziamo in questo capitolo è La regina degli uomini pesce (1995), sequel televisivo poco conosciuto de L’isola degli uomini pesce.

La pellicola è di genere fantascientifico e si svolge moltissimi anni dopo il primo film, in un lontano futuro. Il soggetto è di Sergio Donati, alla fotografia troviamo Roberto Girometti, al montaggio Alberto Moriani e alle musiche

Luigi Ceccarelli. Nel cast invece ci sono: Giuliano Gensini, Ramona Badescu nel ruolo della regina, Michael Velez e Donald Hodson.

Per fuggire da una città in rovina in preda a una banda di barbari, due adolescenti incontrano per caso Socrates, un uomo che li guida su una piccola isola tropicale apparentemente immacolata e rimasta indenne dall’olocausto nucleare. L’isola è però dominata da una regina bella quanto malvagia, la regina si serve di una razza ibrida di uomini-pesce per terrorizzare la popolazione e assoggettarla al proprio volere. I due ragazzi decidono di collaborare con una eroica principessa, che guida un’alleanza rivoluzionaria, per poter destituire la perfida regina e liberare sua sorella tenuta in prigionia.

Il film rimase inedito al grande pubblico fino al 2008. Infatti, solo dopo 13 anni dalla realizzazione, il film per la televisione venne trasmesso finalmente per la prima volta.

Nel corso della sua carriera Sergio Martino si è occupato ancora di fantascienza post-atomica o simile, con due film di grande livello come 2019: dopo la caduta di New York e Vendetta dal futuro, ma a queste due pellicole dedicheremo due capitoli a parte.

(5 – continua)

Davide Longoni e Gordiano Lupi