FANTASCIENZA STORY 178

IO, ROBOT: ZERO DIFETTI (1987) – PARTE 03

SALTO NEL BUIO (Innerspace)

«I filosofi del Medioevo avevano ragione:

l’uomo è davvero il centro dell’universo

ed è librato per l’eternità

fra l’infinito e l’infinitesimale

e né l’uno né l’altro hanno limiti.»

(Viaggio Allucinante di Richard Fleischer)

Grande amico di Steven Spielberg, Joe Dante, regista di questo film, aveva precedentemente girato un’altra pellicola che, come questa, vede ancora i due in veste di regista e di produttore: si trattava di Gremlins.

Il Tenente Tuck Pendelton (Dennis Quaid) è un pilota collaudatore della Marina Americana. È un ribelle, non si adegua agli ordini e ha anche il vizio di bere un po’ troppo. È in questa veste che si presenta a un convegno, comportandosi in maniera non certo professionale. Dopo aver causato una mezza rissa, il comandante della sicurezza Pete Blanchard (Harold Sylvester) chiede alla giornalista Lydia Maxwell (Meg Ryan) di riaccompagnarlo a casa. Lydia è anche la fidanzata di Tuck ma è ormai stanca della vita sregolata e priva di ogni sicurezza che è costretta a condurre al fianco del pilota e decide di lasciarlo una volta per tutte.

Due mesi dopo a Silicon Valley vediamo il vicedirettore di un supermercato, Jack Putter (Martin Short), recarsi per l’ennesima volta dal suo medico, il dottor Greenbush (William Schallent).

Putter è ipocondriaco, convinto di soffrire di ogni forma di malattia, ha i nervi fragili, perseguitato dagli incubi e convinto di essere una nullità. Il Dottor Greenbush si vede costretto a consigliarli una lunga, lunga vacanza…

Intanto, in un centro segreto, Tuck si sta preparando per un esperimento sensazionale che si svolgerà proprio lì, a Silicon Valley. Seguendo un suo rituale, per schiarirsi le idee, Tuck è davanti a uno specchio per prendersi a schiaffi. Poi guarda soddisfatto la sua immagine riflessa esclamando:

Tuck: «Il pilota Tuck Pendelton è una macchina con zero difetti!»

L’esperimento al quale Tuck ha accettato di sottoporsi è quantomai fantascientifico: a bordo di una capsula egli verrà miniaturizzato per poi essere introdotto nel corpo di un coniglio. Il supervisore al progetto, il dottor Ozzie Wekler (John Hidra) dirige l’operazione di miniaturizzazione che viene ottenuta tramite due microchip: il primo viene inserito nella capsula di Pendelton e il secondo nel computer del laboratorio. La miniaturizzazione avviene regolarmente ma il centro viene assalito da un gruppo di uomini armati di bombolette venefiche, guidati dalla perfida dottoressa Margaret Canker (Fiona Lewis). Solo Ozzie riesce a fuggire portandosi dietro la siringa che contiene la capsula con Tuck. Un killer di professione, Igor (Vernon Wells), lo insegue e lo raggiunge in un grande centro commerciale, colpendolo alla schiena con una pistola munita di silenziatore, nascosta nella sua mano meccanica. Ozzie raccoglie le sue ultime forze e si dirige verso Jack, appena uscito da un’agenzia di viaggi, lo raggiunge, si aggrappa a lui e gli inietta il liquido della siringa. All’interno Tuck si sente violentemente proiettato verso l’esterno e perde i sensi.

Quando il pilota rinviene cerca di capire dove possa essere andato a finire, per cui si dirige verso il nervo ottico e, tramite un sensore, applicato alla membrana ottica, riesce a vedere l’esterno e a capire che non si trova nel corpo di un coniglio ma in quello di un uomo. Lo sconvolgimento per quello che gli è accaduto al centro commerciale, l’improvviso dolore all’occhio e poi una voce che parla dall’interno del suo corpo, convincono Jack di essere posseduto e lo spingono ad andare di corsa dal suo medico. La voce è ovviamente quella di Tuck che si è anche collegato all’orecchio esterno di Jack. Giunto finalmente a casa, dopo aver constatato tramite il suo medico, di non essere né ammalato né posseduto e dopo aver cercato di ignorare la vocetta che tenta ripetutamente di mettersi in contatto con lui, Jack si arrende e decide di ascoltare quello che il suo misterioso interlocutore ha da dirgli.

Tuck: «Jaack?! Ti rendi conto che io esisto davvero Jack? Adesso tu mi credi, vero Jack, eh?»

Jack: «Io… non so a che devo credere…»

Tuck: «Credici Jack. Credici perché è tutto vero. Adesso stammi a sentire…»

Jack: «Okay…»

Tuck: «D’accordo?»

Jack: «Sì…»

Tuck: «…Perché nei guai ci siamo tutti e due e dobbiamo aiutarci a vicenda!»

Jack: «Okay…»

Tuck: «Tu non lavori al laboratorio vero?»

Jack: «Laboratorio? No, io lavoro in un supermercato…»

Tuck: «E quindi tu non sai niente dell’esperimento?»

Jack: «Quale esperimento?»

Tuck: «Oh, Dio… Esperimento di miniaturizzazione…»

Jack: «No.…»

Tuck: «E va bene. Jack, io sono il Tenente Tuck Pendelton, sono stato miniaturizzato. Avrei dovuto essere iniettato nel corpo di un coniglio da laboratorio ma chissà com’è mi ritrovo dentro di te, invece!»

Jack: «Chi… chi… chissà com’è come?»

Tuck: «Io so solo che mi trovavo in una siringa ed ora mi ritrovo dentro di te!»

Jack: «Siringa… oh, Cristo!»

Un falso fattorino dell’agenzia turistica cerca di catturare Jack che, con i consigli di Tuck, riesce a metterlo ko. Poi fugge appena in tempo, poco prima che Igor irrompa nella sua stanza. Tutto questo muoversi e agitarsi sta per causare un arresto cardiaco a Jack ma Tuck, riesce a manovrare la capsula in modo di evitare il cuore del suo ospite. Jack si dirige verso il laboratorio dove è stato compiuto l’esperimento e quando vi arriva trova il direttore del progetto, il Dottor Niles (Mark L. Taylor) e Pete Blanchard, giunti in ritardo a causa di un ingorgo nel traffico e arrivati, fortunatamente per loro, dopo che il furto del primo microchip era già stato perpetrato.

Niles: «Mi sta dicendo che riesce addirittura a parlare con lei?»

Jack: «Sì… e… e io riesco a parlare con lui. È… è anche in grado di vedere tutto quello che vedo io!»

Pete: «Si è collegato al nervo ottico ed al timpano.»

Niles: «Eh, faceva parte dell’esperimento originale: accertare se un uomo miniaturizzato poteva stabilire un contatto audiovisuale con l’organismo ospite.»

Pete: «Ma, Dottore, questo è un cristiano, mica un coniglio!»

Niles: «Sì, ma questo il computer non lo sa. Lui si limita a leggere i dati ambientali, a fare gli aggiustamenti relativi. Lei riesce a vedermi, tenente Pendelton?»

Tuck: «Sì, la vedo.»

Jack: «Sì, la vede.»

Niles: «Ottimo lavoro, complimenti!»

Tuck: «Ottimo lavoro? Ma che sta dicendo? Cos’è che è andato storto?»

Pete: «Ma perché non è venuto a raccontarmelo prima?»

Niles: «Eh, io ho provato ma non…»

Jack: «Mi scusi, il tenente Pendelton vorrebbe sapere cos’è che è andato storto?»

Pete: «Cos’è che è andato storto? Ti sei messo con un branco di teste d’uovo che non sanno un tubo di norme di sicurezza!»

Tuck: «Ma bravo! Grazie tante per la notizia!»

Pete: «Ma non ti preoccupare Tuck, amico mio, faremo di tutto per tirarti fuori da questo… civile.»

Tuck: «E allora muoviti brutto figlio di gran puttana!»

Jack: «Ehm, Tuck la ringrazia…»

Pete: «Già… Ci scusi un momento. Devo parlarle a quattr’occhi.»

Niles: «Ehm… aspettate qui, tutti e due!»

Jack: «Oh, sì… Carina! Beh, sei in dirittura d’arrivo!»

Tuck: «Ah, sì? Non mi sono mai fidato di Pete Blanchard, vedi dove sono andati?»

Jack: «No… ah, sì… aspetta…»

Tuck: «Okay, bene. Ora guarda dritto verso di loro, non girare la testa, aumento un po’ il microricevitore…»

Niles: «Sono due settimane che sto cercando di spiegarti. Voglio solo farti capire quel che succede qua dentro, d’accordo?»

Pete: «E spiegamelo allora…»

Niles: «Noi… noi non siamo i soli a lavorare alla miniaturizzazione, credevi che non lo sapessi?»

Jack: «Ehi, riesco a sentirli!»

Tuck: «Sì, lo so, sta zitto e ascolta!»

Jack: «Scusa…»

Niles: «Noi siamo i soli ad aver perfezionato il difficile processo di reingrandimento col doppio microchip, ora uno dei chip è nella capsula.»

Pete: «E l’altro è stato rubato! Allora che cosa facciamo per salvare Pendelton?»

Niles: «Recuperiamo il chip rubato.»

Pete: «Ma non avete dei duplicati?»

Niles: «No, lavoriamo con i prototipi.»

Tuck: «Ah, bravi, complimenti!»

Niles: «Possiamo fare dei duplicati, ma non entro le nove di domani mattina!»

Pete: «Che succede domani mattina alle nove?»

Niles: «Alle nove di domani gli finisce l’aria delle bombole.»

Pete: «Non è un problema, basta che vada nei polmoni di quel tizio, apra il portello e avrà tutta l’aria che vuole.»

Niles: «Ma non può aprire il portello. Il cambiamento improvviso di pressione farebbe esplodere la capsula come un palloncino!»

Tuck: «E bravo Einstein!»

Pete: «Allora non siamo obbligati a far niente no?»

Niles: «Che vuoi dire?»

Pete: «Il chip rubato è inutile senza quello dentro la capsula e quello lo abbiamo noi. Tu fa’ i tuoi duplicati, non ha importanza quanto tempo ci metti e poi possiamo ricominciare da capo.»

Niles: «E Pendelton?»

Pete: «Se non possiamo salvarlo subito tanto peggio!»

Tuck: «Grazie, Pete!»

Pete: «Ma possiamo servirci di lui per far uscire i ladri allo scoperto!»

Tuck manda Jack al suo armadietto per prendere il suo giubbotto e le chiavi della sua macchina poi lo invita a uscire dal retro senza che i due se ne accorgano ma Jack esita.

Tuck: «Che diavolo stai aspettando ora?»

Jack: «Non farmi fretta, okay? Sta’ un po’ zitto e lasciami riflettere…»

Tuck: «Jack, scusami, ma ti prego di riflettere anche su questo, d’accordo? Hai sentito quello? La mia provvista d’aria sta per finire. Se tu non mi aiuti finisce che ti ritrovi una capsula sommergibile miniaturizzata che ti circola per le budella con uno scheletrino di cristiano piccolo piccolo ai comandi!»

Jack: «Bleah!»

Tuck: «Non è mica piacevole!»

Jack si decide e sale a bordo della Mustang rossa di Tuck, mentre guida gli fa la sua richiesta per continuare ad aiutarlo.

Jack: «Niente dolore.»

Tuck: «Che dici?»

Jack: «È l’unica cosa che ti chiedo: niente dolore… Basta che… non fai cose strane là dentro, d’accordo? Non… mi fare venire un’embolia o un aneurisma oppure… non troncarmi per sbaglio il midollo spinale poi mi dici: oh, scusa! Hai capito che ho detto?»

Tuck: «Okay, niente dolore.»

Jack arriva al domicilio di Tuck, una volta entrati il tenente chiede al commesso di bere un sorso da una bottiglia, in questo modo potrà bere a sua volta. Jack ubbidisce e ingurgita del liquore mentre Tuck pone all’esterno della capsula una fiaschetta che gli permette di raccogliere il liquido di passaggio nello stomaco.

Tuck: «Un brindisi ad Ozzie. Un brav’uomo che ha tentato di salvarmi il culo, iniettandomi nel tuo.»

Jack: «Ad Ozzie.»

Dopo aver brindato Tuck mette in azione il suo registratore e Jack si mette a ballare come un forsennato. Poi si accascia sfinito sul divano.

Jack: «Sai una cosa strana? Tu ora vedi parti del mio corpo che io non arriverò mai a vedere.»

Tuck: «Sì, ma guarda che non ti perdi mica un granché!»

Jack: «La mucosa gastrica, i villi intestinali, alveoli polmonari… luoghi remoti con strani, strani nomi…»

Tuck: «Ehi, Jack, Jack! Vai allo specchio in camera da letto, per favore!»

Jack: «Perché?»

Tuck: «Mi sono reso conto che non so nemmeno che aspetto hai, visto dal di fuori…»

Jack: «È vero… hic!»

Tuck: «Sei già ubriaco?»

Jack: «No… no, mi sono alzato un po’ troppo alla svelta e mi gira un po’ la testa…»

Tuck: «Sì, sì, come no?»

Jack (guardando una foto appesa alla parete): «Quello sei tu?»

Tuck: «Sì, sono io.»

Jack: «Guarda…»

Tuck: «Senti, io già mi conosco. Va allo specchio, coraggio!»

Jack: «Che te ne pare?»

Tuck: «Sei troppo vicino, Jack!»

Jack: «Troppo vicino? Così va bene, che ne dici?»

Tuck: «Sai che c’è? Mi sa che ci serve un bel po’ d’aiuto. Puoi guidare? Hai la testa sgombra?»

Jack: «Sì… sì…»

Tuck: «Datti un paio di schiaffi sulla faccia.»

Jack: «Cosa?»

Tuck: «La faccia, schiaffeggiati… più forte! Ancora! Ti sei schiarito le idee?»

Jack: «Ancora uno, eh?»

Tuck: «Okay. Allora come va?»

Jack: «Mi pare bene.»

Tuck: «La macchina Jack Putter zero difetti! Dio ce la mandi buona!»

Nel frattempo, in redazione, Lydia apprende dell’arrivo a Silicon Valley del Cowboy, un famoso trafficante di alta tecnologia; uscendo dal giornale, nota Jack, sulla macchina di Tuck con addosso il suo giubbotto. Alle spiegazioni richieste dalla ragazza Jack la conduce in un ristorante dove le spiega che Jack è stato rapito, che bisogna aiutarlo e che per farlo c’è tempo solo fino alle nove del giorno dopo. Jack rimane colpito dalla bellezza di Lydia, ma si alza dicendole che deve andare in bagno un momento. In realtà lo fa perché vuole parlare direttamente con Tuck. È a questo punto che, in un cameo, appare un attore amico di Joe Dante che già aveva fatto un’apparizione in Gremlins: il mai dimenticato Ken o Kenneth Tobey, protagonista de La cosa da un altro mondo.

Egli fa la parte di un cliente del ristorante che esce dal gabinetto e si lava le mani mentre assiste, attonito, all’apparente soliloquio di Jack che, in quel momento, sta espletando le sue funzioni biologiche.

Jack: «Ho sbagliato tutto. Quella è troppo per me.»

Tuck: «Ma no, no, te la sei cavata bene e poi quella è un osso duro!»

Jack: «Sì però è un bellissimo osso duro, sei fortunato.»

Tuck: «A cosa vorresti alludere?»

Jack: «A niente. È che… che non ce la faccio più. Perché non le diciamo la verità, magari quella ci crede!»

Tuck: «No! E poi… è umiliante essere così piccoli!»

Jack: «Che c’è di male ad essere piccoli? E poi mica resti piccolo in eterno.»

Ora togliete le risposte di Tuck ed avrete esattamente quello che Tobey ha sentito, il che giustifica quello che l’uomo dice a Jack.

Tobey: «Se ci giochi è normale, ma non ci devi parlare!»

Poi se ne esce.

Tuck: «E quello chi era?»

Jack: «Lascia perdere… (Tira l’acqua) Tuck?»

Tuck: «Che c’è?»

Jack: «Volevo solo controllare…»

Uscito dalla toilette Jack non fa in tempo a raggiungere Lydia che viene rapito e caricato in spalla da Igor che lo porta fuori dal locale. Accortosi che la sua macchina è stata rimossa mette Jack in un camion frigorifero e si avvia seguito di nascosto da Lydia.

Victor Scrimshow (Kevin McCarthy) è un uomo senza scrupoli, Igor e Margaret lavorano per lui ed è proprio lui che ha organizzato il furto del microchip ed è ovviamente ancora lui che ha fatto rapire Jack. Per quale ragione? Lo spiega lo stesso Victor a un infreddolito Jack mentre si dirigono verso il laboratorio di Margaret.

Il gangster è rimasto, debitamente coperto da una pelliccia e dopo aver generosamente offerto una coperta a Jack, nel camion frigorifero con lui.

Victor: «Le armi nucleari, Jack, non significano niente. Ce le hanno tutti ormai, nessuno ha il fegato di usarle… Ho ragione o no? Lo spazio dici? Ma lo spazio è una balla, tu questo non lo sapevi? Un enorme scarico di rottami orbitanti… Ah, però c’è la miniaturizzazione, Jack! Ecco la trovata! Ecco la carta vincente che tutti cercavano… e chi avrà quella carta vincente, Jack? Quale paese controllerà la miniaturizzazione? Francamente non me ne frega un cacchio, io sono interessato solo alla grana ed ecco perché, Jack, dobbiamo tirar fuori quella capsuletta dalle tue budelluccie…»

Tuck: «Attento, quell’individuo ragiona a tre cilindri, Jack.»

Tuck convince Jack a tentare la fuga e, in effetti, essa riesce anche se Jack, inizialmente, rischia di ammazzarsi almeno una decina di volte, tenendosi disperatamente aggrappato allo sportello del camion per poi, da esso, scivolare sulla Mustang guidata da Lydia, venutagli appresso. I due prendono poi la stanza attigua a quella del Cowboy (Robert Picardo, questa volta in versione materiale!) nel solito albergo nel quale è abituato a scendere, poi lo seguono nella sala da ballo Inferno dove Jack incontra la collega di lavoro Wendy (Wendy Schaal) e dove Lydia riesce ad avvicinare il Cowboy. Poi la giornalista esce con il famoso ricettatore e Jack lascia Wendy per correre loro dietro: è furioso, teme per la vita della ragazza.

Riesce a penetrare nella camera del Cowboy e lo tramortisce con un pugno ben assestato, quindi, con l’aiuto di Lydia che stava in realtà aspettando Jack nella loro camera, legano il delinquente e lo mettono nella vasca da bagno mentre Jack ne indossa gli abiti; viene anche a sapere dalla ragazza che, di primo mattino, il Cowboy ha un appuntamento con Victor per trattare il microchip.

Jack resta solo nella camera del Cowboy e Tuck gli chiede di guardarne fisso il viso mentre il suo computer, a bordo della capsula, sta elaborando qualcosa.

Tuck: «Okay, vai allo specchio»

Jack: «Sì, ma che stai facendo?»

Tuck: «Ora faccio una stimolazione elettronica dei tuoi nervi e dei tuoi muscoli.»

Jack: «Come sarebbe a dire?»

Tuck: «Che ti cambio la faccia.»

Jack: «Vuoi cambiarmi la faccia? Cambiarmi la faccia… e come fai a farlo?»

Tuck: «Beh… eeeh… Beh, è complicato, ci capisco poco pure io ma tu… uhm… Fidati!»

Jack: «Ma mi farà male?»

Tuck: «Ehm… sì!»

Jack: «Allora non lo fare…»

Troppo tardi.

Gli impulsi cambiano il volto di Jack facendolo assomigliare al Cowboy e, in questo modo assieme a Lydia, vanno all’appuntamento con Victor il quale si accorge, dallo strano comportamento del suo complice: non si tratta del Cowboy. L’agitazione, il terrore di essere torturato da Igor trasformano di nuovo Jack. I due vengono rinchiusi in un seminterrato e, a questo punto, il commesso decide di raccontare tutta la verità a Lydia. La ragazza lo bacia poi i due vengono portati nel laboratorio di Margaret. La ragazza viene rinchiusa con uno dei killer nel laboratorio della dottoressa e Jack viene legato al tavolo operatorio mentre Igor entra in una capsula.

Margaret: «Ci serviremo del chip che abbiamo per miniaturizzare il Signor Igor!»

Victor: «E poi lo inietteremo nel signor Putter.»

Margaret: «Esatto! Lui localizzerà la capsula, eliminerà il pilota e recupererà il secondo chip!»

Tuck intanto non riesce più a rimettersi in contatto con Jack fino a che non si rende conto, vedendo un feto, di essere andato a finire nel corpo di Lydia e di stare, quindi, per diventare padre.

Lo scambio di corpo è avvenuto precedentemente, grazie al bacio tra Lydia e Jack.

Margaret: «Pronti a iniettare il soggetto.»

Victor: «Un momento. Quando Igor sarà dentro Putter e si impadronirà della capsula, come faremo a tirar fuori il chip?»

Margaret: «Il Signor Igor piloterà la capsula in un dotto lacrimale o una ghiandola sudorifera!»

Victor: «Ma perché questo rischio? Una volta che si è impadronito della capsula e del chip lo reingrandiamo.»

Margaret: «Mentre è ancora dentro al Signor Putter? Ma lei ha idea di che razza di pasticcio ne viene fuori?»

Nel frattempo Lydia riesce a tramortire il killer, si impossessa della sua pistola, fa liberare Jack e costringe Margaret e Victor a entrare nella zona di miniaturizzazione poi, nel tentativo di recuperare il chip, mette in funzione l’apparecchiatura che restringe i prigionieri fino alla metà delle loro reali proporzioni. Ma è comunque troppo tardi per fermare Igor che è già stato iniettato nel corpo di Jack. La donna ha avvertito la polizia e si mette subito in fuga con Pete con la macchina di Victor. Quando si rendono conto di dove è andato a finire Tuck con un nuovo bacio lo fanno ritornare nel corpo di Jack ma lo avvisano che Igor lo sta braccando.

La situazione si complica per tutti dal momento che i due piccoli Margaret e Victor assalgono, dal sedile posteriore della macchina, Lydia e Jack. La scena è stata realizzata con tecniche miste: sovrapposizioni, nani, bambolotti e il sedile posteriore è stato ricostruito di misura doppia. Nello stesso momento anche Igor assale Tuck ma il pilota, a fatica, riesce a liberarsene immergendolo negli acidi gastrici di Jack, grazie alla brillante trovata nel far aumentare proprio l’acidità nello stomaco.

Di corsa, al laboratorio, si inverte il processo appena in tempo e ancora una volta grazie all’aiuto di Jack che, starnutendo, riesce a far uscire dalla bocca, scaraventandola sugli occhiali di Niles, la capsula di Tuck prima che l’aria dentro alla stessa finisca e i due possono, finalmente, conoscersi di persona.

Il giorno del matrimonio di Tuck e Lydia, Jack si accorge di un fatto inquietante. Sulla limousine che li dovrà portare in viaggio di nozze c’è, alla guida, il Cowboy che ha caricato nel bagagliaio una valigia… valigia dentro alla quale stanno stipati Victor e Margaret sempre rimpiccioliti.

Jack sa che Tuck ha messo al posto dei suoi gemelli i due chip miniaturizzanti e parte all’inseguimento e al salvataggio dell’amico dopo aver salutato il dottore, Wendy e il direttore del supermarket dicendo di non aver più bisogno di loro.

È un Jack nuovo quello che sale sulla Mustang rossa di Tuck e che vola felice verso nuove avventure….

Era necessario cercare di rendere gli effetti dell’interno del corpo di Jack assolutamente realistici, non stilizzati anche se pur sempre spettacolari così come erano stati realizzati in Viaggio allucinante. Così si è cercato di essere realistici il più possibile ma anche di ridurre all’essenziale certe sequenze per non rendere le scene troppo disgustose per il pubblico mostrando parti del corpo troppo viscide e vischiose. Questo giusto equilibrio fu raggiunto e mantenuto, manco a dirlo, dalla ILM che ha reso gli effetti speciali prima di tutto realistici, poi, se possibile, anche spettacolari. Sono state quindi condotte anche in questo caso delle particolareggiate ricerche, sono stati consultati esperti di medicina e visionati parecchi documentari ma, sopra ogni altra cosa, ci si è basati sulle fotografie, scattate all’interno del corpo umano tramite una macchina fotografica in fibre ottiche di piccolissime dimensioni, dal fotografo svedese Lennart Nilsson.

Una delle difficoltà maggiori che si è presentata all’atto della realizzazione del film è stata di raffigurare un organismo che avesse un aspetto sano, sarebbe stato ben più facile e anche più spettacolare rappresentare un organismo malato, ma questo la sceneggiatura non lo prevedeva per cui fu necessario ricorrere a tenue variazioni di colori innestate su oggetti che avessero una struttura non ben definita.

(3 – continua)

Giovanni Mongini