FANTASCIENZA STORY 168

IMMORTALITA’: ISTRUZIONI PER L’USO (1985) – PARTE 04

IL MIO NEMICO (Enemy mine)

Anche la cinematografia di guerra dà il suo contributo al cinema di fantascienza perchè è indubbio che la storia di due nemici, naufraghi su un’isola deserta come lo furono Lee Marvin e Toshiro Mifune nel film di John Boorman Duello nel Pacifico, ha molti punti comuni con Dennis Quaid e l’alieno Louis Gossett Jr., naufraghi sul pianeta Fyrine IV nel film Il Mio Nemico di Wolfgang Petersen, appena reduce tra l’altro, dall’aver girato quel grosso successo commerciale che fu La Storia Infinita (The Neverending Story) e non responsabile del mediocre seguito e del pessimo seguito del seguito.

La storia del film è narrata da uno dei suoi protagonisti Willis E. Davidge (interpretato da Dennis Quaid).

Davidge: “<Nel tardo ventunesimo secolo vi era finalmente pace tra le nazioni della Terra che lavoravano insieme alla esplorazione e alla colonizzazione delle ignote distese dello spazio. Sfortunatamente non eravamo soli lassù. Una razza di alieni non umani chiamata Dracs vantava diritti di priorità e di occupazione su alcuni dei più ricchi sistemi stellari della Galassia. Beh, dovevano difenderli battendosi… Il nuovo campo di battaglia era lo spazio. Per molti di noi la Terra era diventata un bel ricordo lontano anni luce. La nostra sola casa era una fortezza nello spazio. Come in qualsiasi guerra c’erano lunghi periodi in cui la sola attività era aspettare, ma poi…>

Una formazione di caccia Dracs si avvicina alla stazione spaziale terrestre mentre, sulla stessa, suona l’allarme e un gruppo di difesa terrestre si avventura nello spazio per abbattere gli alieni. Durante una di queste battaglie Davidge insegue e colpisce uno dei caccia alieni vicino all’atmosfera di Fyrine IV, una zona inesplorata di quell’angolo dell’universo, ma l’alieno riesce a catapultarsi fuori con una capsula di salvataggio e il mezzo di Davidge viene colpito dai resti della nave Drac, precipitando rovinosamente a sua volta sul pianeta. Nel disastroso atterraggio il co-pilota di Davidge perde la vita e al suo comandante non resta che seppellirlo. Lo sguardo di Davidge si perde tra gli anfratti rocciosi del pianeta, nell’atmosfera dagli strani colori e dalle molte lune nel cielo. Lontano, ma non troppo lontano, un filo di fumo indica la zona dell’impatto del caccia Drac.

Davidge: “<Vedevo dove era precipitato il caccia Drac. La sua capsula iniettabile non poteva essere lontana dai rottami. Io speravo solo che non fosse morto, ancora. Non avevo mai visto da vivo un Drac. Sapevo che non avevano niente di umano, che tra loro non c’era distinzione di sesso. In ognuno dei loro corpi squamosi si accozzavano il maschio e la femmina…>

Nel suo lento avvicinarsi l’astronauta passa attraverso i resti di una foresta pietrificata dove una piccola forma di vita, una specie di testuggine multigambe cerca, senza riuscirvi, di salvarsi dall’attacco di un gigantesco tentacolo che esce dalla sabbia all’interno di un vasto buco… Davidge è intanto arrivato nei pressi del caccia semidistrutto, da delle ampolle sta ancora colando del liquido infiammabile e, poco più in là, dentro a un cratere di probabile origine meteoritica, c’è un profondo stagno sulla cui riva egli vede la capsula di salvataggio dell’alieno. Con il binocolo che si è portato appresso vede anche le bolle che la creatura sta lasciando sotto la superfice dell’acqua. Mentre cerca di avvicinarglisi per eliminarlo, mette un piede in fallo e la pistola gli cade nel lago.

Il rumore mette in allarme il Drac che si guarda attorno sospettosamente. Allora Davidge torna presso i resti dell’astronave, prende le ampolle di carburante e le butta nel lago mentre la creatura sta nuotando sott’acqua, poi, con un razzo brucia il carburante e la superfice d’acqua diventa uno specchio di fiamme. Davidge si precipita alla capsula di salvataggio per rubare le provviste dell’alieno ma un sistema elettrico di sicurezza lo stordisce e, quando rinviene, si trova legato alla mercé del rettile.

L’astronauta riesce a capire il nome della creatura, Jeriba, la quale, solo per tenerlo in vita, gli dà da mangiare un viscido verme che ha trapassato con un pezzo di legno. Poi, durante la notte, una grandinata di meteore costringe il Drac a slegare i piedi di Davidge ed entrambi si rifugiano dentro una grotta. L’alieno si riaddormenta, non così il terrestre che riesce a slegarsi le mani, prende il coltello del Drac ma non lo uccide, si dirige verso la capsula e comincia a ingurgitare tutto quello che trova di commestibile. Jeriba si è svegliato e lo minaccia con la pistola ma Davidge gli fa capire che non è prudente restare lì, altre meteore potrebbero cadere, è meglio trasferirsi armi e bagagli nella foresta pietrificata.

Il lavoro di facchinaggio e di spostamento del materiale è, ovviamente, a carico di Davidge che, sotto la minaccia dell’arma aliena, dapprima si rassegna…

Davidge: “La prossima volta ti infilo quel coltello su per il culo… se il culo ce l’hai…

Poi, quando cade sfinito e il Drac lo vorrebbe uccidere, il terrestre lo sfida a farlo. Entrambi hanno bisogno uno dell’altro.

Davidge: “<Era un lento procedere. Dato che dovevo comunicare con quella lucertola cercavo di imparare qualche parola del suo rozzo linguaggio…>

Usando i tronchi pietrificati e incastrandoli l’uno sull’altro assieme alle pietre, Davidge costruisce una sorta di rifugio.

Davidge: “<Naturalmente anche il Drac imparava qualche paroletta…>

Il terrestre si mette accanto al Drac per mostrargli, orgoglioso, il lavoro finito, il commento dell’alieno non è dei più entusiasti.

Jerry: “Miirda!

Davidge: “Merda! Come sarebbe, merda?!

Jerry: “No.… solido…

Davidge: “No solido? Ora vedrai…

Prende a calci le pareti di quella casa dalle fattezze preistoriche che crollano miseramente e l’alieno, rettilescamente parlando, sghignazza.

Con il calare della sera si sono fermati e hanno acceso un fuoco e Jeriba viene familiarmente chiamato Jerry da Davidge che lo ascolta imparare il terrestre.

Jerry: “…è il mio piede sinistro… è il mio piede destro… Questo è mio piede sinistro, questo è mio piede destro… e questi sono tutti i miei piedi…

Davidge: “Sì, bravo!

Jerry: “Sì, bravo… Questa è mia testa…

Davidge: “Quella è la tua brutta testa.

Jerry: “No.… no… Questa è mia testa… quella è tua testa, tua brutta testa… gh… gh… gh…

Davidge: “Ah! Ah!

Jerry: “Testa di Davidge… brutta…

Davidge: “Va bene, ma adesso basta! Continua così e le lingue puoi studiartele da te perchè io non sono più il tuo professore!

Jerry: “Scusa, Davidge…

Davidge: “Così va meglio. Sai, mentre tu ti stai divertendo un mondo e non fai un bel niente, io mi sforzo di pensare a modi per migliorare la nostra situazione…

Jerry: “Okay…

Davidge: “Lo sai che c’è il detto: se alla prima non ci riesci prova, prova ancora.

Jerry: “Davidge, tu impari questo da Grande Saggio Dracisum?

Davidge: “No, da Mickey Mouse!

Jerry: “Chi?

Davidge: “Mickey Mousssse…

Jerry: “Mikki Mass… È questo Grande Saggio terrestre?

Davidge: “Sì, una specie…

Qualche tempo dopo Davidge, mentre sta portando degli arnesi, e per inseguire una delle tartarughe, cade nella buca da dove si erge il tentacolo che cerca di afferrarlo e portarlo sotto la sabbia. Le invocazioni di aiuto sono sentite da Jeriba che interviene prontamente recidendo dapprima il tentacolo con la sua pistola (e così abbiamo il tempo di notare che la creatura possiede un blasonato sangue blu) e poi colpendo direttamente il zannuto essere che stava per uscirsene dalla sua tana nella sabbia.

Jeriba porta Davidge all’accampamento e cauterizza con un ferro rovente la ferita del terrestre.

Davidge: “Mi hai salvato la vita, perchè?

Jerry: “Forse io devo vedere un’altra faccia anche se brutta come tua…

Davidge: “Pensi che gli umani siano brutti, eh?

Jerry: “In paragone di un Drac, molto brutti… ma quella bestiaccia là fuori era ancora più brutta di te…

Davidge: “Grazie…

Jerry: “Non c’è di… cosa…

Osservando uno dei gusci che si è portato dietro e che giacevano tutti attorno alla malefica buca, a Davidge viene l’idea di usarli come protezione contro le piogge di meteore. Quindi, con aria palesemente soddisfatta, si rivolge al suo ex nemico:

Davidge: “Ah, Jerry, vecchio mio, dove saresti senza di me… eh?

Jerry: “In mia casa…

Mentre, come al solito, Davidge costruisce il rifugio mettendovi sopra i gusci della creatura, Jeriba sta leggendo un piccolo libro dai fogli metallici che porta appeso al collo con una catenella.

Davidge: “Ehi, professore, non mi daresti una manina? …Ma non ti stufi mai di leggere quel libro?

Jerry: “No!

Davidge: “Beh, cosa c’è scritto?

Jerry: “Cose.

Davidge: “Cose…

Jerry: “È chiamato Thalma-Han. Contiene le parole di nostro Grande Saggio Sishmaha.

Davidge: “Immagino che si debba sapere il draconiano per leggerlo, vero?

Jerry: “Sì, forse è meglio.

Davidge: “E tu insegnamela la tua lingua!

Jerry: “È no cosa per te Davidge.

Davidge: “Sishmaha è troppo grande per noi umani, vero?

Jerry: “Non troppo grande per umani, troppo grande per te!

Davidge: “Ah, ora sei un giudice di caratteri!

Jerry: “Ora tu non ricordi cosa ha detto di Sishmaha?

Davidge: “Sì, e tu ti ricordi cosa hai detto di Mickey Mouse?

Jerry: “Io era torto. Io non così pensavo.

Davidge: “Nemmeno io pensavo quello che dissi di Sishmaha.

Jeriba gira dietro Davidge e gli mette al collo il suo libro.

Davidge: “Ma, Jerry… che cosa…

Jerry: “Questo libro deve essere dato a quelli che imparano. Allora io divento il maestro. Io non sono degno ma non c’è nessun altro qui… ora leggi libro Davidge…

Davidge: “<Il tempo passava come fa sempre il tempo… Mangiavamo… Dormivamo… e qualche volta tendevo l’orecchio al cielo con una debole speranza di salvezza… Nel frattempo studiavo la sua lingua e leggevo il suo Thalma…>

Durante uno splendido tramonto sul pianeta vengono sorpresi all’aperto da una fitta pioggia di meteore e Jeriba non riesce a tenere dietro alla corsa del terrestre. Davidge lo deve aiutare e trascinare di peso all’interno del rifugio, mentre all’esterno si scatena il finimondo.

Davidge: “Ma cosa vuoi che faccia, che ti prenda in braccio, poltrone bastardo?

Jerry: “Mi dispiace, Davidge!

Davidge: “Viviamo come animali e tu sei ingrassato tanto che a fatica ti muovi. Non conquisterai mai l’universo con la pancetta!

Jerry: “Conquistare universo! Noi siamo qui migrati prima che voi!

Davidge: “Nel caso che l’ignorassi, faccia di Drac, noi ci siamo annesso questo sistema stellare!

Jerry: “Avete invaso questo sistema stellare!

Davidge: “Balle! Invasori voi!

Jerry: “No, noi esploratori, noi fondatori di mondi!

Davidge: “E per te noi chi siamo, faccia di Drac, casalinghi, eh? Abbiamo colonizzato più mondi di voi!

Jerry: “Esatto, voi spande come malattia.

Davidge: “E voi che Cristo ci volevate fare, eh?

Jerry: “Tu vedi quello che noi facciamo, terrestre. Noi combattere…

Davidge: “Ah, che bel combattente sei, non dureresti un giorno senza di me!

Jerry: “Bugia! Tu devi la tua miserabile esistenza a me!

Davidge: “Staremo a vedere!

I due iniziano a lottare e Davidge cerca di scaraventare fuori dal rifugio Jeriba ma il placarsi della tempesta di meteoriti sembra rasserenare anche i loro animi. L’astronauta decide di andare in esplorazione per cercare un qualunque avamposto, una qualunque forma di vita ma Jeriba, come dice lui stesso, non è interessato al progetto del terrestre. Davidge vuole anche verificare uno strano sogno che fa sempre, quello di un’astronave che passa vicino a loro, l’incubo lo sveglia ma a lui pare ancora di sentire i getti propulsivi del mezzo spaziale. Esplorando una zona egli trova tracce di un insediamento umano, una lattina di Pepsi (alla faccia della Coca Cola) e gli scheletri di altri Dracs. Ed allora capisce.

Davidge: “<Quella che avevo sentito di notte era l’astronave dei razzolanti. I razzolanti erano esseri umani, scarsamente umani. Erano minatori, fuorilegge che correvano i pianeti in cerca di metalli preziosi. Davano la caccia ai Dracs per farne schiavi, perciò erano tollerati da noi. Potevo solo sperare che non avessero trovato niente. Non avevo idea di ciò che avrei detto a Jerry.>

Quando Davidge torna all’accampamento l’inverno del pianeta è già cominciato e la neve sta cadendo copiosamente.

Jerry: “Ah, Davidge… Quanto freddo tu credi che avremo ancora?

Davidge: “Non lo so, lo sapremo in seguito.

Jerry: “Io sono felice che tu tornato.

Davidge: “Jerry… Jerry, stai male?

Jerry: “Io non potevo venire con te… Ora non è più mia vita che m’importa… Io non sono pigro… Io non sono grasso… Davidge, io aspetto una nuova vita…

Apre la coperta che lo avvolge e gli mostra quanto sia ingrossato.

Davidge: “Oh, mio Dio… Oh, mio Dio! Mi stai dicendo che sei incinto? Che stai per avere un bambino? Un piccolo Drac? (Ride) Ma… ma come hai… non guardare me eh? (Ride ancora) Jerry, Jerry, questa non puoi farmela!

Jerry: “Per voi umani dare vita è questione di scelta, per noi Dracs accade quando viene il suo tempo… accade che accada. Quello è il perchè io non potevo venire con te. Mio figlio ora è tutto che io ho… Oh, Davidge, dimmi che hai trovato là fuori…

Davidge: “Niente! Come dicevi, era solo un sogno.

Ma durante la notte, mentre fuori infuria una tempesta di neve, il sogno diventa un incubo rappresentato da uno di quei mostri che è entrato dentro al rifugio dei due scavandosi la strada nel terreno sottostante. Un tentacolo afferra la gola di Jeriba e minaccia di strozzarlo, fortunatamente Davidge si sveglia e introduce delle braci ardenti nelle fauci spalancate del mostro che molla la presa. Poi i due escono in mezzo alla neve evitando di misura le colonne di legno pietrificato che il vento sta facendo cadere. Si arrampicano faticosamente lungo un pendio fino a che non trovano, fortunosamente, una profonda grotta. Davidge cade a terra sfinito dalla fatica ma vede il volto tirato e sudato del suo amico.

Davidge: “Che cos’hai?

Jerry: “Zammis, sta che arriva…

Davidge: “Oh, Dio, oh, Dio! E ora che faccio?

Jerry: “Io non so… qualcosa va male!

Davidge: “Oh, no, no, no! No, no, no… tu… tu devi stare tranquillo, sai… sai le donne sono sempre nervose prima del parto…

Jerry: “Io non sono una donna…

Davidge: “Ma… ma… ma sei incinta… e così sei nervosa… Tutti si innervosiscono prima… e poi se ti succedesse qualcosa io resto solo come un cane… eh, eh… voglio dire: perchè il ristorante è andato maluccio ultimamente pretendi che mandi avanti il locale da solo?

Jerry: “Tu sei solo dentro te stesso… tu sei solo… questo perchè voi umani avete diviso i vostri sessi in due separate metà per la gioia di quella breve unione!

Davidge: “Tu… tu non capisci un fico secco degli umani. Perchè voi Dracs avete alberi genealogici alti due chilometri e potete blaterare su un nome e blaterare sull’altro vi credete…

Si interrompe sentendo i rantoli di dolore di Jeriba.

Davidge: “JERRY! Jerry… Jerry… Jerry…

Jerry: “Davidge, ascoltami tu… tu devi essere un genitore per Zammis…

Davidge: “Non scherzare, Jerry. Cosa facciamo ora?

Jerry: “Tu devi prendere il mio posto. Quando diventa possibile tu devi trovare il modo di portare Zammis a casa. Devi stare accanto a Zammis davanti al Sacro Consiglio di Dracon e recitare la sua discendenza. Prometti Davidge… giura questo a me…

Davidge: “Sta zitto! Spingi… o quello che devi fare…

Jerry: “Giurami che vai con Zammis a Dracon…

Davidge: “No!

Jerry: “Giura… giura…

Davidge: “Va bene, va bene te lo giuro… te lo giuro! Tu non morire però…

Jerry: “Ora… tu mi devi aprire… qui, in questo punto… senza paura Davidge, amico mio…

Poche altre parole dividono Jeriba dalla morte. Vincendo il dolore Davidge apre lo stomaco dell’alieno ed estrae un piccolo cucciolo di Drac (un meccanismo di buona fattura e dotato di movimenti credibili) poi va a seppellire il corpo dell’amico mentre la neve continua a cadere.

Davidge: “Oh, Dio, Jerry, cosa dovrei fare ora? Mi hai insegnato tutto sul Thalma e la stirpe di Jeriba ma non mi hai mai detto niente sull’allattamento di un bambino Drac!

Eppure Davidge riesce a risolvere questo problema, il tempo passa e la vita nella grotta e anche al di fuori di essa riprende a scorrere. Davidge si affeziona al figlio del suo caro amico scomparso e lo porta spesso con sé in giro per i dintorni.

Davidge: “<Bisogna dire che era un esserino brutto ma non più brutto delle foto di tutti i neonati che orgogliosamente mi avevano mostrato i miei colleghi alla Base… Naturalmente cresceva un tantino più celermente di un bambino umano…>

E il piccolo Zammis (Bumper Robinson) comincia a chiedersi come fa ad avere uno zio così diverso da lui. Lui ha solo tre dita mentre lo “zio” conta anche quattro e cinque… E sta capendo che lui e Davidge appartengono a due razze diverse.

Il rombo di un’astronave scuote l’interno della grotta. Atterra lì vicino e Davidge prende binocolo, arco e frecce e va a vedere stando nascosto e ordinando al piccolo di non seguirlo. Si accorge quasi subito che si tratta dell’astronave dei razzolanti e torna indietro per avvisare Zammis di stare nascosto ma il piccolo, che è imprudentemente uscito, è stato visto da Stubbs (Brion James), il capo dei razzolanti e da suo fratello Jordi. Una freccia che si infila nella gola di Jordi e lanciata da Davidge pone fine alla sua caccia a Zammis, ma il bambino si pone inavvertitamente tra il terrestre e il secondo razzolante il quale rapidamente estrae la pistola e colpisce Davidge.

Incredibilmente una squadra di vigilanza terrestre recupera il suo corpo credendolo morto e lo porta sulla stazione per una degna sepoltura nello spazio ma, poco prima che la cerimonia abbia inizio, Davidge dà, delirando, segni di vita per cui lo trasportano in infermeria e lo identificano per l’astronauta scomparso tre anni prima, nel 2092. La guarigione di Davidge è rapida, forse fin troppo.

Davidge: “<Non so quanto ero rimasto su Fyrine prima che la squadra di vigilanza mi prelevasse. Avevano creduto che fossi morto… anch’io… ma poi i medici avevano avuto il tempo di ribullettarmi. Ora dovevo tornare…>

L’astronauta ruba un caccia e sfonda una paratia dell’hangar per dirigersi di nuovo su Fyrine e atterrare vicino alla nave dei razzolanti. Penetra nella vicina miniera e, dopo aver eliminato il guardiano, chiede ai Dracs, prigionieri e schiavi, dove si trovi Zammis.

Vinta la diffidenza iniziale gli risponde un vecchio e stanco Drac (Jim Mapp).

Drac: “Tu sei “zio”. Certo lui conosce il tuo Zammis, lui solo parla con me perchè io solo so la tua lingua terrak.

Davidge: “Dov’è, ora, Zammis?

Drac: “Dentro l’astronave in qualche posto… se lui è ancora vivo.

E dentro l’astronave si dirige Davidge eliminando tutti quelli che incontra per la strada fino a che, trovato Zammis, non ingaggia una lotta mortale con Stubbs che viene ucciso a sua volta dal vecchio Drac, mentre i colleghi di Davidge vengono a dargli una mano.

In mezzo a Dracs e a terrestri si fa strada un uomo che porta in braccio un piccolo Drac. Lo appoggia delicatamente sul terreno e gli parla amorevolmente…

Davidge: “Zammis… Zammis… sono io, svegliati… Zammis… svegliati, svegliati! Sono zio Will… Lo zio Will, eh?

Il piccolo apre gli occhi e fissa l’uomo che sta sopra di lui. Ora Davidge non ha più barba e capelli lunghi.

Zammis: “Zio, ma come sei brutto…

Davidge: “Davvero? (Ride) Hai ragione… neanche tu scherzi sai, rospetto? Te lo dicevo che non t’avrei scordato…!

Il piccolo abbraccia teneramente Davidge. E in questo abbraccio universale e così pieno d’amore c’è forse l’inizio di una nuova era per i Dracs e per gli umani…

E così Davidge condusse Zammis nella Terra dei Dracs. Mantenne il suo giuramento e cantò la lista degli antenati di Zammis davanti al Sacro Consiglio di Dracon. E quando a sua volta Zammis condusse suo figlio davanti al Sacro Consiglio, il nome di Willis Davidge fu aggiunto alla discendenza dei Jeriba…

Wolfgang Petersen prese in mano il film dopo che il regista Richard Loncraine, dopo tre mesi di lavoro in Islanda, aveva già buttato via dieci milioni di dollari. Petersen accettò l’incarico ponendo come condizione che gli interni del film fossero girati negli studi di Monaco di Baviera dove poteva contare su una troupe affiatatissima e che degli effetti speciali si occupasse la solita ILM. Per cui furono necessari parecchi viaggi tra San Francisco e Monaco per mettere a punto le colorazioni degli esterni e delle matte girati sull’isola vulcanica di Lanzarote, nelle Canarie.

Un’altra difficoltà fu trovare il bambino che doveva interpretare Zammis: la prima scelta, un piccolo di sei anni, non riusciva a sopportare le oltre due ore di trucco che erano necessarie per trasformarlo in alieno, poi, quando contattarono Bumper Robinson, un undicenne di piccola statura che aveva già avuto delle esperienze televisive, tutto andò a posto. Beh quasi tutto: per Lou Gossett Jr. si trattò di un incubo che si protrasse per parecchi mesi. Erano necessarie tre ore di trucco per trasformalo in un perfetto membro della razza Drac, pensata e ideata da Chris Walas e sotto quella pesante tuta e quella truccatura sudava pesantemente. Ma non era tutto, la tortura peggiore furono le lenti a contatto che lo trasformavano in un rettile perfetto. Dopo un mese di quella massacrante tortura l’attore subì una infiammazione che lo tenne lontano dal set per una settimana e fu costretto a starsene in albergo nel buio più assoluto.

(4 – continua)

Giovanni Mongini