MARCO GREGANTI

Originario di Senigallia, classe 1976, Marco Greganti è laureato in filosofia e si è formato come narratore prima alla Scuola Holden a Torino poi al corso Rai/Script a Roma. Il suo percorso professionale lo vede impegnato in veste di editor per diversi progetti per la televisione usciti con Albatross Entertainment. Successivamente diventa story liner per la daily soap “Incantesimo” prodotta dalla Dap Italy per Rai (nona e decima serie) firmando un totale di quattrocento episodi. Tra i suoi ultimi lavori segnaliamo: la sceneggiatura di “Un Lontano Parente”, commedia per il cinema prodotta da Giuseppe Fiorello e Rai Cinema; le sceneggiature di “Spike Life”, soap comedy generazionale/sportiva di Andrea Lucchetta e Fausto Brizzi per Rai Fiction; la sceneggiatura di “Youtopia”, film indipendente per il cinema. Scrive inoltre per il teatro: sua “La Voce del Padrone”, commedia in atto unico andata in scena al Tirso de Molina e al Teatro della Cometa, Roma. E scrive per il fumetto: per Inkiostro Edizioni sono uscite alcune sue storie brevi e di prossima pubblicazione un albo su una devastante epidemia zombie. Per la Cut-up edizioni ha pubblicato “L’Ultimo Diario”, romanzo di genere young-adult/sci-fi. Occasionalmente, è anche un chitarrista. Poteva farci scappare un personaggio così? Certo che no!

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È MARCO GREGANTI?

Un narratore. O almeno ci provo.

COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?

Ho cominciato da adolescente, racconti e altre cose indefinibili. Poi la passione ha preso il sopravvento e dopo l’università mi ci sono dedicato seriamente. Prima ho studiato alla Scuola Holden, successivamente al corso Rai/Script per sceneggiatura televisiva. Anche se va detto che la scrittura non è come guidare un’auto: per poterlo fare non devi obbligatoriamente andare a scuola guida e prendere la patente. I corsi servono a scoprire come altri scrittori fanno funzionare le loro macchine narrative, pertanto, male non fanno. Il punto è che prima o poi bisogna uscire allo scoperto, farsi leggere, e ascoltare tutte le critiche, insomma confrontarsi con gli altri: scrittori e non, concorsi e quant’altro. Io perlomeno ho fatto così.

LA TUA PRODUZIONE SI DIVIDE FRA CINEMA, TELEVISIONE, MUSICA, NARRATIVA E ORA ANCHE FUMETTO… HAI PROPRIO UN BEL DAFFARE. QUALE TRA QUESTI IMPEGNI TI HA DATO PIU’ SODDISFAZIONI?

La sceneggiatura sicuramente, le soddisfazioni però sono proporzionate alle sofferenze. Per un progetto che va bene ce ne sono 100 che si inceppano. Forse perché il processo che porta alla realizzazione di un film, una fiction o una serie è più articolato e complesso.

VUOI PARLARCI IN GENERALE DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI A CUI SEI PIU’ LEGATO?

Due sicuramente. La prima, non per i contenuti ma per le modalità, il periodo per la lunga serialità Rai. Quando dicono che per uno scrittore la soap opera è una palestra è vero. Lì mi sono fatto i muscoli: scadenze, limiti, paletti, brainstorming, settimana dopo settimana, mese dopo mese, impari davvero come si costruiscono e manipolano le storie. Al di là del loro contenuto.

La seconda è la musica, chitarra. Un percorso parallelo che mi ha portato a lavorare in studio e comporre brani per Fabri Fibra e Nesli, e fare una tourné in giro per l’Italia con quest’ultimo nel 2011. Un’esperienza indimenticabile.

RECENTEMENTE HAI PUBBLICATO PER CUT UP EDIZIONI IL ROMANZO “L’ULTIMO DIARIO”. CE NE VUOI PARLARE?

È un romanzo che combina diversi generi: catastrofico, post-apocalittico, fantascienza e horror. La storia di un’adolescente e di una piccola comunità di persone in fuga da un’invasione di esseri mostruosi e giganteschi. Il tutto raccontato in forma di diario.

COME E’ NATA L’IDEA DI QUESTO LIBRO?

La passione e l’amore per il genere. Volevo raccontare qualcosa che mi emozionasse quanto un film catastrofico con toni fanta/horror. Monster movie giapponesi alla Godzilla, per citare il principale. Ho cominciato a scrivere in terza persona e c’era qualcosa che non funzionava, quel senso di meraviglia non veniva fuori. Poi ho cambiato la voce narrante: la forma diaristica di un’adolescente mi ha permesso di creare una risonanza emotiva e interiore enorme, trovando così quell’effetto speciale che cercavo.

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?

Per quanto riguarda l’ambientazione nessuna. Ho distrutto il mondo (narrativamente parlando) e ho potuto descrivere il post apocalisse con assoluta libertà, rispettando ovviamente le regole del genere. Per i personaggi probabilmente la voce della protagonista all’inizio della storia. Poi tutto è scivolato via, come succede quando una storia “si scrive da sola”.

COME SEI APPRODATO INVECE AL FUMETTO?

Per una fortunata coincidenza legata al mio romanzo. Ero al “Pisa Book Festival” allo stand di Cut Up e insieme a me c’era anche un altro loro autore: Stefano “El Brujo” Fantelli, noto scrittore di fumetti e narrativa. Lo conoscevo di “nome” ma non di persona. Chiacchierando ci siamo accorti di avere un’infinità di cose in comune, amicizia e stima professionale hanno portato poi a una collaborazione.

QUALE?

Fantelli è, tra le altre cose, autore e curatore di Inkiostro Edizioni (l’editore è Rossano Piccioni che è anche disegnatore e co-creatore insieme a Fantelli, della serie cult “The Cannibal Family”). Stefano mi ha proposto di sceneggiare insieme a lui una graphic novel a tema zombie, violenta, grottesca ed epica. Ed è andata molto bene, la scrittura intendo. Il disegnatore è Christian Ferrero (già nel team di “The Cannibal Family”), e ha ricreato alla perfezione le atmosfere che volevamo. Ci sarà tanta carne da divorare e si vedrà tanto sangue scorrere, ma saranno i personaggi ad essere il vero fiore all’occhiello. Sarà qualcosa di nuovo e inedito per i fan dei morti viventi. Il titolo dell’albo è “Thanks For The Zombies” e sarà presentato a “Lucca Comics & Games” di quest’anno (ottobre 2015).

VISTO CHE ULTIMAMENTE CAPITA SEMPRE PIU’ SPESSO DI LEGGERE MOLTI AUTORI ANCHE IN FORMATO DIGITALE, SECONDO TE QUALE SARA’ IL FUTURO DELL’EDITORIA? VEDREMO PIAN PIANO SCOMPARIRE IL CARTACEO A FAVORE DEGLI E-BOOK O PENSI CHE QUESTE DUE REALTA’ POSSANO CONVIVERE ANCORA PER LUNGO TEMPO?

Il cartaceo non scomparirà mai. L’e-book è una necessaria evoluzione ma io credo, e spero, che sarà sempre a servizio del cartaceo. Detta tipo televendita: chi compra il cartaceo avrà in regalo una copia digitale. Un po’ come succede per i dvd o i blu-ray adesso: con l’originale ti danno un codice per la copia digitale. Una mossa del genere, sistematica e su vasta scala, penso che farà molto bene alla salute dell’editoria.

OLTRE CHE SCRITTORE SEI ANCHE, COME DICEVAMO, SCENEGGIATORE TELEVISIVO E CINEMATOGRAFICO.  VUOI PARLARCI DI QUESTA SECONDA FACCIA DELLA MEDAGLIA DELLA TUA ATTIVITA’?

La sceneggiatura è una scrittura di servizio. Non si scrive una sceneggiatura per pubblicarla, piuttosto per chi dovrà realizzare il film, la serie o la fiction. È quindi una scrittura molto tecnica. Questo per quanto riguarda l’aspetto formale. Per quanto riguarda invece l’aspetto pratico, cioè il lavoro, dipende dal mercato. Quindi dalle produzioni che vengono avviate. Certo, si può scrivere (e in alcuni casi di deve, anche per esercizio personale) una sceneggiatura “al buio”, ovvero senza committenti, ma da lì alla realizzazione ce ne passa.

IN COSA DIFFERISCONO I MODI DI SCRIVERE PER LA TV E PER IL CINEMA?

La drammaturgia in tv, teoricamente, ha più svolte di quella cinematografica. Detta semplice: se in tv lo spettatore si annoia cambia canale. Pertanto devono succedere un sacco di cose. Per andare al cinema invece esco di casa e pago un biglietto, quindi sono più disposto a vedere qualcosa di diverso e a entrare in percorsi narrativi più complessi. Lo ribadisco, questo sempre teoricamente, nella pratica ci sono tanti esempi che dicono il contrario. Pensiamo a una serie come “True Detective”, ha un innegabile ritmo “lento”, non per questo meno intrigante.

E PER QUANTO RIGUARDA IL TUO LAVORO IN CAMPO MUSICALE?

Anche lì, dipende che genere fai e come lo fai. Ma posso dire che comporre un brano di 3 accordi per un pezzo hip-hop necessita dello stesso professionismo con cui si compone una canzone rock con 20 accordi e cambi di tempo. Resta il fatto che ti deve sempre piacere quello che fai. In qualsiasi campo.

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ CI SEMBRA DI CAPIRE CHE HAI SEMPRE AVUTO UNA CERTA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Mi trovo più a mio agio con la finzione che con la realtà. Con i dovuti distinguo.

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?

Non ho un metodo per questo, non esiste un vero e proprio metodo per le idee a mio avviso. Ogni volta è diverso. Può capitare di osservare qualcosa da un’altra prospettiva e allora lo vuoi raccontare, oppure vedi un film o un libro che ti fanno fare associazioni mentali a cui mai avresti pensato. A volte addirittura le idee vengono scrivendo. Quando senti quella particolare scintilla emotiva, allora è l’idea giusta.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Nella narrativa: Ellis, King, McCarthy, Lovecraft, Thomas Harris, Barker, Ammaniti. Potrei dirti anche Calvino e Maupassant, non ho letto tutte le loro opere ma alcune, come “Il Visconte Dimezzato” e “Bel-Ami” sono state per me fondamentali. Ci sono anche Lansdale, Ellroy. Questi sono quelli che mi vengono per primi.

Nel fumetto invece ci sono Frank Miller, Garth Ennis, Alan Moore, Mark Millar. Mi è piaciuto tantissimo l’ultimo fumetto di Ratigher: “Le ragazzine stanno perdendo il controllo”. Ironico e tremendamente poetico.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?

Sul podio ci sono “Shining” di Kubrick, “Alien” di Ridley Scott e “Lo Squalo” di Spielberg. A seguire in ordine sparso: “La Cosa”, “Il Petroliere”, “The Wrestler”, “8 e mezzo”, “Pulp Fiction”, “Il Padrino”, “Mulholland Drive”, “Il Labirinto del Fauno”, “Quei Bravi Ragazzi” e poi fermatemi.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Continuare a scrivere e lavorare. E poi voglio migliorare la mia qualità di vita. Per i sogni che ho lasciato nel cassetto forse quello di non aver fondato una metal band. Da grande ci proverò.

ASPETTEREMO CHE TU CRESCA ALLORA!

Davide Longoni