E POI VENNE IL COMPUTER… MA SOLO POI – PARTE 17 – BLADE RUNNER (1982)

Nelle intenzioni di Ridley Scott inizialmente la città doveva chiamarsi San Angeles (il nome sarà poi ripreso anni più tardi in “Demolition Man” con Sylvester Stallone, Sandra Bullock e Wesley Snipes): questo avrebbe dimostrato l’estensione territoriale di questo immane centro brulicante di persone che, nel ventunesimo secolo, avrebbe inglobato le città di Los Angeles e San Francisco. Per rendere meglio l’idea della città del futuro si era anche pensato di introdurre elementi architettonici di altre città: scorci di New York furono ricostruiti in studio ispirandosi ai polizieschi degli anni Trenta e mischiandovi armoniosamente elementi dei quartieri bassi di Los Angeles con Hong Kong, la Gizna di Tokyo, Minao e Piccadilly Circus (la scelta cadde su questi particolari scorci che furono inseriti perché risultavano al regista molto belli).

Tutto l’insieme è stato poi soprannominato Ridleyville (in realtà era solo il nome di scena, poiché il set era Old New York), nome che incorpora tutto l’impegno e la volontà del regista nel mettere insieme pezzi di suo gusto; nella scena in cui Deckard insegue Zhora, ad esempio, si possono notare sullo sfondo vecchie auto di fabbricazione americana che Scott ha posizionato ammassate in modo da rendere l’effetto globale molto più soffocante e deprimente.

La miniatura della città di Los Angeles, nelle inquadrature iniziali, è un plastico lungo più di venti metri e la scena è stata girata usando una camera montata su un braccio snodabile e computerizzato, il quale permetteva ogni tipo di ripresa da ogni angolazione. La scena era immersa nei fumi nebbiosi, non solo per una pura e semplice esigenza narrativa, ma perché l’immagine acquistasse una reale e credibile profondità di campo.

La gigantesca piramide, sede della Tyrell Corporation, è un modellino, una specie di ziqqurat che richiama la civiltà Maya, mentre in alcune scene in lontananza è un Matte Paint che ne delinea la forma; è stato battezzato L’inferno di Ridley per l’accuratezza e la pignoleria con cui volle venisse realizzato. La scelta dell’edificio dove ambientare l’ufficio di Tyrell è stato duro fino all’ultimo: erano in ballo diverse strutture come la Arco Tower, il Bonaventure Hotel ed il Security Pacific Bank Building. Gli altri edifici sono stati ottenuti nello stesso modo e, in alcuni, l’architettura è volutamente ispirata alla città di “Metropolis” di Fritz Lang.

Syd Mead ha camuffato interni ed esterni per poter dare al regista quello che egli chiedeva: piccoli anfratti claustrofobici, vicoli, angoli. Ideò anche le stesse auto volanti, i taxi, il furgone di Sebastian. Un carrozziere californiano, già pratico per aver eseguito delle realizzazioni per “Star Trek”, costruì i veicoli di cui uno di essi, quello di Deckard, perfettamente funzionante, uno statico e uno, leggerissimo, per le riprese in volo più uno scorcio di cabina per gli interni. Per le riprese in campo lungo vennero costruite altre due macchine in miniatura, una di un metro e mezzo e un’altra di sessanta centimetri.

L’appartamento di Deckard è fondamentalmente un bilocale ampio, costituito da un ingresso stretto, una camera da letto squadrata, salottino e cucina abitabile, il tutto avvolto da una penombra tetra e decadente, all’insegna del risparmio energetico (le luci si accendono solo quando si entra nelle stanze o ci si avvicina ad un utensile).

Il mondo di Ridleyville è un universo a parte: come già detto, Scott è un maniaco dei particolari e ha fatto costruire anche i più piccoli dettagli da inserire. I VidPhon (i telefoni a pagamento del futuro) sono stati ricavati da pezzi di tank giapponesi in disuso e invecchiati, come fossero sopravvissuti a giorni di guerra batteriologica; questi dispositivi funzionano ottimamente, non come i nostri…

Nelle edicole di Ridleyville ci sono moltissime riviste, soprattutto quelle di genere pornografico soft: ad esempio nella rivista “HORN” c’è un bellissimo articolo riguardante la gioia di avere un orgasmo cosmico (The Cosmic Orgasm), con testimonianze vere di persone che l’hanno provato… spiacenti ma non possiamo dire di più riguardo a quest’articolo, la legge sulla privacy c’impedisce di fare nomi!

Continuando l’esplorazione vedremo che ogni veicolo pubblico, taxi o camion della disinfestazione, ha una placchetta che scoraggia i malviventi, il giallo mezzo pubblico reca infatti la scritta “Il Conducente è armato e non trasporta denaro”; anche i parchimetri hanno preso le loro contromisure verso coloro che non rispettano le regole e vi era scritto: “Attenzione Pericolo. Potresti essere ucciso se il parchimetro è manomesso”.

Per aumentare il realismo furono inserite nella scenografia insegne luminose di ogni tipo, parchimetri, semafori, e ammennicoli strani e imprecisati che furono costruiti con materiale di recupero, tra cui pezzi di radar e di missili, trovati in una base aerea.

L’uso delle scenografie che viene fatta in questo film è tra le migliori e le più angoscianti che mai il cinema ci abbia presentato; l’interno dell’appartamento di Sebastian, per esempio, così desolato, è in armonia con l’esterno a cui si è ispirato: il Bradbury Building, un famoso edificio di Los Angeles costruito nel 1893 e le ringhiere, le scale, il pavimento in mattoni di vetro, la cupola di vetro e gli ascensori a gabbia aperta sono veramente quelli del palazzo. Sempre a proposito di realismo, in ogni bel film che si rispetti, vi sono dei personaggi che parlano una lingua incomprensibile ai più.

Giovanni Mongini