FANTASCIENZA STORY 23

1954: DAI FORMICONI A GODZILLA PASSANDO DAL GILLMAN E DAL NAUTILUS – PARTE 4

GODZILLA (Gojira)

L’unica ragione per la quale concediamo a Godzilla maggiore spazio di quello che, solitamente, abbiamo riservato ad altri film, è che, a torto o a ragione, esso ha rappresentato un momento particolare per la cinematografia giapponese… e la distribuzione italiana.

Dopo questa pellicola, infatti, il nostro Paese è stato… invaso dai mostri giapponesi ad opera del regista Inoshiro Honda e dei suoi seguaci. Questi film, inizialmente girati con intenti “seri”, in seguito sono stati prodotti e fatti circolare, in Giappone, come opere per ragazzi, al contrario dell’Italia, dove sono tuttora considerati autentici capolavori (ci sarebbe da discutere molto sulla parola capolavori!) della fantascienza, anche se con la science fiction, hanno in fondo poco a che vedere.

Alcune navi giapponesi scompaiono misteriosamente. Risvegliato dal suo sonno millenario, un drago gigantesco sconvolge e distrugge Tokyo (è soltanto la prima delle altre innumerevoli distruzioni) ed è ucciso grazie alla “brillante” invenzione di uno scienziato, il Professor Serizawa (Akira Takarada) che elimina l’ossigeno dall’acqua. Il finale non è assolutamente chiaro: il mostro è anfibio, per cui se non può respirare nell’acqua, può tranquillamente uscirne e salire sulla terraferma… ma non stiamo a sottilizzare!

Il nome originale del mostro, Gojira, è la fusione di due diverse parole: l’inglese Gorilla e quella giapponese Kujira, cioè balena (Kujira era il soprannome affibbiato a un tecnico, decisamente non un adone, della casa produttrice Toho Film) e fu dato anche al mostro che, con questo nome, è passato alla storia della fantascienza cinematografica.

Nato con l’intento di condannare l’uso della bomba atomica (a proposito della predetta bomba atomica, alcune scene iniziali di distruzione e rovine, ricordano molto da vicino le riprese filmate di Hiroshima e Nagasaki dopo lo scoppio dell’atomica americana… che si tratti proprio di quelle?!) che risveglia il mostro, il soggetto, per esigenze di “cassetta”, ha perso nel modo più completo il suo messaggio e il mostro, da feroce distruttore come in questo primo film, si trasforma nei successivi in strenuo difensore del nostro pianeta.

Così ai giorni nostri Godzilla ha già salvato varie volte la Terra dalle più singolari e improbabili minacce, che vanno da una serie di invasori spaziali a una delle ultime trovate in ordine di tempo, il mostro Smog, creato dall’inquinamento.

Nelle scene in cui venivano distrutti indiscriminatamente e con poco rispetto i bellissimi modellini costruiti da Eiji Tsuburaya, Godzilla era…  un uomo rivestito da una tuta, mentre in altre riprese fu usato un pupazzo meccanico o una marionetta, vuota all’interno, animata e mossa dalle dita di una mano. Inoltre, all’inizio, Godzilla emetteva un raggio verde che fondeva gli oggetti, disegnato a mano sui fotogrammi, in seguito fu sostituito da un più pratico lanciafiamme.

Nella versione per il mercato mondiale venne aggiunta una sequenza nella quale un giornalista americano (Raymond Burr, il popolare “Perry Mason”, l’avvocato, o “Ironside” della TV) commentava l’accaduto fra le rovine di Tokyo. Queste scene furono girate da Terry Morse che, per questo motivo, ebbe l’onore di apparire a fianco di Honda nelle pubblicità estere.

Quanto a Honda, il regista giapponese rivela subito la sua astuzia girando le scene della distruzione di Tokyo di notte, con effetto piuttosto suggestivo.

In seguito la Toho, per risparmiare sul costo e per rendere più lunghi i nuovi film prodotti, si servirà con sempre maggiore frequenza di materiale già usato nelle pellicole precedenti, con la scusa del “riassunto delle puntate precedenti”.

Se Godzilla ebbe qualcosa da dirci all’epoca della sua nascita, oggi come oggi è scaduto unicamente a favola per bambini il che, a pensarci bene e con i tempi che corrono, non è poi tanto da disprezzare, ma torneremo a occuparci del drago giapponese quando, grazie a riedizioni e rifacimenti, risorgerà a nuova vita.

Intanto, per quanto riguarda questa versione, già di per sé rimaneggiata negli Stati Uniti, essa ha subito nel 1977 un’altra manipolazione da parte di Luigi Cozzi il quale l’ha fatta colorare da Armando Valcauda usando delle gelatine che si muovevano fotogramma per fotogramma e ha fatto aggiungere dal montatore Alberto Moro delle scene di distruzione della città di Toho. In questo modo abbiamo la versione originale giapponese che durava 97’, quella di Terry Morse era di 73 minuti e quella di Cozzi risultò la più lunga di tutte, e anche la peggiore: 108 minuti.

… e altri ancora

Sempre nel 1954, naturalmente, segnaliamo il simpatico Atomicofollia (The Atomic Kid) con Mickey Rooney, dove un giovane, miracolosamente scampato a una esplosione nucleare, vive una serie di buffe disavventure, tra le quali quella di apparire fosforescente al buio, prima di ritornare normale.
W. Lee Wilder, non contento di aver fatto sparlare di sé con il mediocre Fantasma dello spazio, riesce tuttavia, a fare qualcosa di molto, ma molto più brutto con Guerra tra i Pianeti (Killers from Space), “recitato” da Peter Graves e Barbara Bestar.

Trama fuori di testa: alcuni extraterrestri, abbigliati come i boia del Medio Evo, ma progrediti al punto di possedere la cerniera lampo, recuperano il cadavere di un pilota dai rottami di un aereo, ne guariscono le ferite mortali con un aggeggio simile a un saldatore e pensano di averlo ridotto loro schiavo. Tra l’altro sono dotati di esilaranti occhi fissi, ottenuti ritagliando una pallina da ping pong. Questi buontemponi vogliono conquistare la Terra ingrandendo insetti terrestri, così rozzamente fotografati da essere ridicoli, ma il pilota, che è anche uno scienziato, si ribella e fa esplodere la loro base.

Molto più interessante è Gli esploratori dell’infinito (Riders to the Stars), esordio nella regia fantascientifica di Richard Carlson, che ne è anche uno dei produttori e degli interpreti. Tre astronavi decollano per catturare, nello spazio esterno, delle meteore e portarle sulla Terra prima che il loro involucro entri in contatto con l’atmosfera e questo per studiare una efficace protezione in vista dei futuri voli spaziali. A bordo di ognuno di questi razzi (in realtà, come si vede nelle sequenze di partenza, non sono altro che V-2) vi è un pilota  e poiché due dei filmati erano in bianco e nero, mentre tutto il resto della pellicola a colori, la produzione trovò l’insoddisfacente scusa che erano stati interposti dei filtri rosso e verde per “ragioni di ripresa”. Di questi tre astronauti volontari, uno solo è destinato a tornare sulla Terra. Un razzo infatti esplode mentre cerca di catturare una meteora troppo grande per il portello di attracco, in fondo al quale è sistemata una robustissima rete; lo scheletro del pilota, vagante nel vuoto, viene avvistato dal secondo astronauta, Jerry Locut (Richard Carlson) che, impazzito, si perde nello spazio perchè aziona indiscriminatamente tutti i reattori di testa e di coda che dovevano servire al rientro. Il terzo pilota, Richard Stanton (William Lundigan), dopo un fin troppo fortunato atterraggio, riporta dallo spazio l’involucro intatto di una meteora che alla fine si rivela essere composto di “carbonio puro cristallizzato”, insomma un diamante (un po’ caro, diremmo, per adoperarlo come rivestimento per razzi!). Il film comunque è piacevole e ben girato. Accanto agli attori già citati, troviamo due attrici allora esordienti: Martha Hyer e Dawn Addams, oltre al veterano e sempre bravo Herbert Marshall. Carlson, di sua volontà, preferì scegliersi la parte di Jerry Locut perchè la trovava più interessante di quella “ovvia” dell’eroe di turno. Il film è tratto dal romanzo Cacciatori di Meteore di Curt Siodmak (Romanzi del Cosmo N.26, Cosmo Ponzoni – Milano 1959).

Richard Denning è un attore che si dedicherà spesso al cinema di fantascienza. E’ il protagonista di un curioso film di Sherman A. Rose, giunto a noi con il titolo Obiettivo Terra (Target Earth), coadiuvato da altri interpreti sconosciuti.

Il film narra la storia di un minaccioso robot arrivato nel nostro mondo dal pianeta Venere; la metallica creatura possiede una letale arma a raggi e, in una città deserta, cinque soli terrestri fanno fronte all’invasore.

Consigli per gli acquisti:

Assalto alla Terra                                            Golem Video

Il Mostro della Laguna Nera                                    Universal Video

20.000 Leghe sotto i Mari                                Disney Video

Godzilla                                                  Cecchi Gori

Atomicofollia                                                   Golem Video

Guerra tra i Pianeti                                         Passworld

(4 – fine)

Giovanni Mongini