VITTORIO VISCARDI

Uno, cento, mille uomini: questo è Vittorio Viscardi, un uomo che ha dedicato la propria vita al cinema occupandosi di tante di quelle cose, dal montaggio alle colonne sonore agli effetti speciali, che solo lui poteva raccontarcele nell’insieme, perché da soli non saremmo mai stati capaci di parlarvi di un uomo come lui.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI E’ VITTORIO VISCARDI?

Io sono prima di tutto un appassionato di cinema e riprese video. Sono quello che si può definire “un figlio d’arte”, avendo i miei genitori iniziato in questo campo ai tempi pionieristici del cinema, nello sviluppo e stampa della Lux.

COME HAI COMINCIATO A OCCUPARTI DI CINEMA E DI EFFETTI SPECIALI?

Ho iniziato in due maniere differenti. Per il cinema ho seguito molto tutte le lavorazioni nelle quali riuscivo ad infiltrarmi, quindi ho iniziato a mettere la mani sulla moviola per “smontare” le colonne sonore dei cinegiornali tipo “Radar”, perché a quei tempi si lavorava in economia e quindi tutto il magnetico (banda sonora) veniva recuperato, segnato con la matita dermografica e posto sulla rastrelliera in maniera da poter essere riutilizzato successivamente.

Poi, andando avanti nel tempo, ho avuto modo di conoscere registi, maestri compositori e qualche attore per un accordo con la Medusa Distribuzione, con la quale la società nella quale lavoravo, aveva un contratto per la colonna sonora. Quello fu il periodo più intenso perché vidi quasi tutti i film dell’epoca (1975 – 1985).  Una volta raccattai nel cestino della pellicola gettata, tutto il materiale sulla guerra che riuscii a trovare e inizia ad unirlo. Poi, non contento, iniziai a creare la colonna sonora, con spari ed esplosioni varie. Mi ricordo che quel piccolo documentario durava circa 5 minuti, ma poi lo dimenticai in qualche rastrelliera e sarà certamente finito come coda per altri documentari. Agli effetti speciali arrivai molto tempo dopo, con l’arrivo dei primi e rudimentali computer. Ricordo ancora un tentativo di grafica con il Commodore 64! Risultato riuscito, ma non brillava certo di qualità.

Poi sentii parlare dell’Amiga con il Toaster, con il quale verso la fine degli anni ’90,  alcune produzioni americane avevano realizzato interessanti effetti. Il Toaster non arrivò mai in Italia, ma l’Amiga mi dette alcune soddisfazioni avendo anche un’acquisizione video e con essa riuscii a fare alcuni titoli per la Walt Disney.

VUOI PARLARCI DEI TUOI LAVORI PRECEDENTI, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLI A CUI SEI PIU’ LEGATO?

Io sono un sentimentale, e nei lavori nei quali metto le mani, lascio sempre un po’ di me stesso. Non posso dire quale sia quello al quale sono più legato. O meglio, sono legato a tutti. Ho conosciuto molte persone tra giornalisti, registi ed altre categorie, e con tutti c’è stata un’ottima intesa, ed è quella che fa nascere il lavoro nella maniera giusta, perché lo senti e ci metti del tuo.

DI RECENTE TI STAI OCCUPANDO DEL NUOVO FILM DI LUIGI COZZI, “BLOOD ON MELIES’ MOON”: IN COSA CONSISTE ESATTAMENTE LA TUA PARTE?

Con Luigi stiamo collaborando alla realizzazione del suo ultimo film, un’opera molto particolare che si differenzia notevolmente dalla linea di produzione italiana attuale. E’ un film diverso che porta alla riscoperta di alcuni tipi di lavorazioni che, oggi, si usano raramente. La mia personale partecipazione al film non è solo quella del montatore, d’altronde oggi non esiste più il ruolo del montatore “puro”, cioè di colui che si interessa solo al taglio delle scene e alla sequenza, si deve avere una visione allargata che permetta di vedere le scene in una maniera non chiusa. Ogni scena si può aprire, si può modificare aggiungendo qualcosa di particolare che esalti quel particolare momento scenico. Quindi, oltre alla “Color Grading”, si può intervenire sulla scena con luci aggiunte, un effetto grafico che a coloro che guardano può sfuggire ma che “riempie” la scena. La mia parte consiste nel cercare di rendere ancora più efficace (in accordo con il regista, naturalmente) la scena nella sua drammaticità e comprensione ed applicare anche effetti speciali costruendoli “ad hoc”.

QUALI SODDISFAZIONI STAI RICEVENDO DA QUESTO PROGETTO? E QUALI SONO INVECE LE DIFFICOLTA’ DA AFFRONTARE?

Quando si inizia a lavorare su un progetto nuovo, hai davanti una tela bianca. Il regista già sa che questa tela si riempirà di una storia, mentre io devo acquisire informazioni e intenzioni e portarle al livello più elevato. Con Luigi c’è molta intesa e le soddisfazioni sono molte, specialmente quando concordiamo nell’elaborazione di una scena che ha una qualche difficoltà di lettura e che poi insieme, riusciamo a portare a termine, magari in maniera diversa da quella dalla quale eravamo partiti.

COME HAI CONOSCIUTO LUIGI COZZI?

Conobbi Luigi Cozzi “qualche anno fa”, nel 1982. Capitò presso il mio studio reduce da un’altro studio di montaggio nel quale, penso, non si era trovato molto bene. Da quel primo montaggio ne sono seguiti molti altri e, credo, con soddisfazione da entrambe le parti.

CON LUI LAVORI DA TANTISSIMI ANNI, DAI TEMPI DEL PROGRAMMA “GIALLO” CON IL COMPIANTO ENZO TORTORA E CON DARIO ARGENTO: COSA RICORDI DI QUEL PERIODO?

Il programma “Giallo” è del 1987. Sono passati un’infinità di anni. Fu un periodo intensissimo, con una grande voglia di ricerca stilistica da parte nostra. Noi (Luigi ed io), dovevamo preparare una grande quantità di materiale che poi veniva controllata da Dario Argento. Dario è molto scrupoloso e tutti i filmati dovevano essere perfetti e pronti per tempo. La quantità di materiale che portava Luigi era impressionante, ma da questa grande quantità di materiale, a volte venivano presi solo alcuni secondi. Anche nella scelta musicale c’era molta ricerca. Gli effetti, sia audio che video, erano studiati per ottenere il massimo e l’effetto generale è stato di grande impatto visivo. Di quella trasmissione se ne continuò a parlare per diverso tempo dopo che fu terminata.

FRA LE ALTRE COSE TI SEI OCCUPATO ANCHE DI ALCUNI LAVORI PROPRIO DI LUIGI COZZI: QUALI IN PARTICOLARE? E COM’E’ LAVORARE CON LUI?

La collaborazione con Luigi è stata notevole. Mi ricordo le sue trasmissioni sulle TV private, ogni puntata era tematica e fu uno, se non l’unico, lavoro di quel tipo realizzato in Italia.

“Master of Horror” è un’altro lavoro di Luigi. Questo lavoro fu molto apprezzato, specialmente all’estero perché lo vollero in Giappone dove realizzarono un Laser Disc ad alta definizione. Fu una sorpresa vedere questo disco. Ne ho una copia a casa di questo Laser Disc, un DVD grande come un 33 giri, che oggi ha sapore di altri tempi. Uno dei lavori più difficili che feci con lui fu il “rimontaggio” di “Paganini Horror”, avendo la produzione perduto l’originale. Non avete idea di quanti tagli dovetti fare per risistemare il tutto. Luigi non è uno di  quei registi che fanno il piano sequenza. I tagli furono moltissimi! Comunque lavorare insieme è stato sempre un piacere, come lo è ancora adesso.

SAPPIAMO CHE PER HOBBY TI OCCUPI DI BALLI STORICI IN COSTUME, RICREANDO DANZE DELL’800 E ‘700 E VARIE ALTRE COSE CURIOSE: COSA PUOI RACCONTARCI DI QUESTA TUA PASSIONE?

Una passione iniziata quasi per gioco, poi ti ritrovi immerso e non sai come è successo.

Le danze e specialmente il comportamento nell’800 erano differenti da quelli attuali.

Il ballo era un’attività sociale. Spesso chi non sapeva danzare veniva escluso dalle feste e dai ricevimenti, rendendo arduo inserirsi in società e trovare una compagna ideale per la vita.

Quello che perseguo da circa vent’anni, è il cercare di far rivivere, specialmente nei ragazzi di oggi, il rivolgersi verso le persone in maniera appropriata. Il ballo non è solo danzare, ma nelle serate e lezioni che svolgiamo è il riscoprire il rapporto verso gli altri. Quando si chiede ad una Dama di danzare, sono si dice solamente: “ahò, vieni?” ma ci si presenta e ci si presenta nella maniera giusta. Piace molto ai giovani riscoprire tutto ciò.

Cinque coppie di ragazzi sono impegnati nell’apprendimento di queste danze e probabilmente li vedrete in un’apparizione televisiva.

L’Associazione L’Imperiale, del quale sono Presidente, ha fondato la Federazione Rievocatori Storici di Roma e del Lazio nel quale sono comprese molte epoche, dagli Etruschi, passando per i Romani, l’Ottocento e arrivando al 1945. Una grande Federazione storica che ha come scopo preservare la storia nella maniera giusta, ripulendola da storture aggiunte successivamente. Ogni cosa deve essere storicamente accertata.

E’, comunque, sempre un modo di essere in scena!

ALTRA TUA ATTIVITA’ E’ QUELLA CON LA COMETA EDIZIONI MUSICALI: COSA PUOI DIRCI IN MERITO?

La Cometa nacque nel 1976. Da subito si dimostrò molto attiva nella realizzazione di documentari, filmati didattici e turistici, pubblicitari, nonché nella realizzazioni di sottofondi musicali avvalendosi dei migliori maestri di quel tempo.

L’attività si espanse fino al doppiaggio, con un bagaglio di produzioni e mixage di doppiaggio molto estesa. La collaborazione con la Walt Disney, con la Rai TV, con Enti e Ministeri, con Banche, con la Televisione della Svizzera Italiana, Istituto Luce, Ibis ed altre importanti realtà, lo dimostrano. Nel cinema la Cometa si trovò a doppiare anche film come “Hellraiser” e molti altri dei quali non ricordo i nomi, nonché dei manga, come “Virtua Fighter” con tutti i più famosi doppiatori del momento

(questi alcuni nomi dell’epoca d’oro del doppiaggio in Italia: Alessandro Quarta – Barbara de Bortoli – Federica de Bortoli – Vittorio Guerrieri – Monica Ward – Giorgio Locuratolo – Dario de Grassi – Laura Lenghi – Stefano Crescentini – Diego Reggente – Pierluigi Astore – Andrea Ward – Maurizio Reti – Maurizio Romano – Christian Iansante – Oliviero Dinelli – Marco Bolognesi – Giorgio Borghetti – Massimo Rinaldi – Vittorio Battarra – Luciano Roffi – Mauro Gravina – Vittorio Battarra. La lista sarebbe molto più lunga, ma è meglio fermarsi qui per non annoiare i lettori).

INSIEME A TUA MADRE IVANA MATTEI, FONDATRICE SE NON SBAGLIO DELLA COMETA, AMMINISTRI UN PATRIMONIO DI IMPORTANTI COLONNE SONORE CINEMATOGRAFICHE DEGLI ANNI ‘70, DA “L’ISOLA DEGLI UOMINI PESCE” A “LA MONTAGNA DEL DIO CANNIBALE” E MOLTI ALTRI TITOLI ANCORA: QUALI SONO LE COLONNE SONORE PIU’ RICHIESTE?

Il repertorio musicale della CEM è veramente impressionante. Ha al suo attivo colonne sonore composte da illustri e rinomati Maestri compositori italiani, quali: Ennio Morricone, Nino Rota, Carlo Rustichelli, Egisto Macchi, Alessandro Alessandroni, Roman Vlad, i Fratelli de Angelis e molti altri ancora. Il periodo storico nel quale la Cometa si è trovata ad affrontare il mercato, è stato un periodo di grande rinnovamento della musica italiana. Autori, Maestri e Edizioni Musicali collaboravano per la riuscita di musiche a dir poco eccezionali. C’è stato un grande fermento produttivo e la qualità ne è uscita vincitrice. Le colonne sonore più richieste sono un po’ tutte, da “Jovanka e le altre” a “A Dio piacendo”, da “Mysticae (L’uomo e la magia)” a “Violence”, da “Opposte esperienze” a “E per tetto un cielo di stelle”, da “Tower of Power” a “10 bianchi uccisi da un piccolo indiano” e così via.

E QUALI INVECE QUELLE CHE TU CONSIDERI DELLE CHICCHE?

In molti di queste registrazioni c’è il mio zampino, avendo fatto, per un po’ di tempo, l’aiuto fonico. Alcune chicche sono: “Freedom Power”, “Preludi e non”, “La fidanzata del Bersagliere”, “Fischio in armonia”.

SE NON VADO ERRATO FATE ANCHE RARI VINILI 33 GIRI DA COLLEZIONE: COME VI COMPORTATE IN QUESTO CASO E CHE TIPO DI MERCATO HA QUESTO GENERE DI PRODUZIONI?

Strano a dirsi, ma il mercato del vinile sta conoscendo una nuova giovinezza. Quando uscirono i CD, nel 1982, i vinili, così grandi e di difficile sistemazione, sembrarono improvvisamente un reperto del passato. Per anni furono relegati a scomodi soprammobili. Da qualche anno a questa parte la rivincita dei 33 giri è stata inarrestabile. I veri cultori della musica richiedono 33 giri musicali ben registrati.

Per i collezionisti non esiste altro supporto musicale che questo, relegando il CD come oggetto di ascolto giornaliero evitando così di toccare e rovinare i più preziosi Lp. La Cometa ha una produzione sia di CD che di Lp destinata ad un mercato veramente esigente.

CAMBIANDO ARGOMENTO, IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ CI SEMBRA CHE TU ABBIA SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER VOI QUESTA TEMATICA?

Il fantastico mi ha sempre affascinato. Mi ricordo che da giovinetto, con mia madre e i mie fratelli, ci trasferivamo a Ostia per le vacanze. La sera del lunedì era una serata speciale in quanto in televisione trasmettevano i grandi film di fantascienza.
Non avendo la televisione in casa, eravamo soliti andare nel bar vicino che aveva il televisore e lì guardavamo questi fantastici film per lo più in bianco e nero: “L’astronave atomica del dottor Quatermass“, “Il mostro della laguna nera“, “La guerra dei mondi“, “Il risveglio del dinosauro“, “L’invasione degli ultracorpi“, “Il pianeta proibito“, “L’esperimento del dottor K“, “Il giorno dei trifidi” e tanti altri.

Poi a questi sono seguiti tanti altri film di diverso genere.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Non ho uno scrittore preferito, è l’argomento che viene trattato che mi attira. Comunque i grandi scrittori come Arthur C. Clarke, Isaac Asimov, James Graham Ballard hanno sempre esercitato su di me un fascino particolare per le suggestioni letterarie che riescono a produrre e a trasmetterti.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?

Sembrerà strano, ma sono quattro i film che hanno attirato di più la mia attenzione. Uno è “Waterloo” del 1970, regia Sergej Fëdorovič Bondarčuk, il secondo è “I Duellanti” del 1977 di Ridley Scott e il terzo è “Blade Runner” del 1982 sempre di Ridley Scott, ultima, è poi la trilogia di “Guerre stellari” del 1977 – 83 diretta da George Lucas.

Il primo mi ha attratto per la stupefacente quantità delle comparse impegnate nel film. E qui devo dire una cosa: per quanto uso si faccia della computer grafica, finora non si è mai riusciti ad eguagliare la sensazione di realtà che accompagnava quelle scene di massa. Il secondo mi ha attratto per l’opposto, cioè per la storia di due persone che si combattono per l’onore visto da due punti di vista totalmente all’opposto. Ho letto anche il piccolo libro di Joseph Conrad dal quale è tratto il film e ho sempre apprezzato la grandissima fantasia e bravura di Ridley Scott che da poche pagine ha saputo trarre un film così grande. Il terzo mi ha affascinato per l’ambientazione chiamiamola da “diluvio” che accompagna tutto il film e che solo alla fine si dirada lasciando sopraggiungere un pallido sole. Ultima ma non ultimo, la trilogia di “Guerre stellari” del 1977 – 83 diretta da George Lucas. Un lavoro davvero eccezionale. Quello che mi colpì particolarmente fu l’uso del passaggio tra una scena e l’altra, delle tendine diverse.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Ho appena terminato di girare un film per la produzione Cinemart di Gianna Menetti dal titolo: “Le ali del destino”, la storia di un eroe della Seconda Guerra Mondiale deceduto durante una missione sul suo aereo Savoia Marchetti – Sm79 aerosilurante. Una storia che mi ha colpito perché lui, Vito Sinisi, non doveva essere su quell’aereo, ma la sorte ha voluto che sostituisse un suo compagno e andò incontro al suo destino. Al momento sto scrivendo nuove sceneggiature, una dal titolo “Non spegnere la luce, ho paura” che è la storia di un contadino richiamato nella Grande Guerra. Un uomo carismatico e di grande umanità e anche scherzoso, capace di esaltare il morale degli uomini. L’altro soggetto si intitola “Il sogno del sognatore” ed è un film su un politico illuminato che ci ha lasciato prematuramente, una di quelle persone che hanno un credo politico, che però riescono a dialogare con tutte le parti superando preconcetti di ogni genere. L’idea è buona? E allora va portata avanti perché un’idea è al di sopra del singolo ed è a favore dell’umanità.

Per quanto riguarda il mio sogno nel cassetto, sto pensando da anni a una rivisitazione del film “I duellanti”, vedendolo da un punto di vista diverso da quello di Scott, ma come ogni buona intenzione, la strada della realizzazione è cosparsa di problemi, il primo tra tutti è la difficoltà oggettiva di raccogliere fondi sufficienti alla realizzazione di film che poi potrebbero girare il mondo. Ma chissà….!

GIA’… CHISSA’!

Davide Longoni