FRANCESCO SPAGNUOLO

Se conosco una persona che ha le “mani in pasta”, per così dire, nel genere fantastico a 360 gradi, è proprio il caso di Francesco Spagnuolo, che lavora da anni sempre dietro le quinte ma che grazie a questo ha contribuito più di molti altri alla diffusione del genere nel nostro paese. L’abbiamo incontrato per farlo conoscere anche a voi.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È FRANCESCO SPAGNUOLO?

Essenzialmente una persona mite, simpatica, a cui piace la tranquillità, anche se a volte mi rovino le giornate infervorandomi per cose che dovrei imparare a ignorare; dal punto di vista professionale cerco di essere etico e giusto nei confronti delle persone con le quali mi rapporto, siano essere mere conoscenze o colleghi di lavoro. Mi piace ottenere sempre il massimo o il miglior risultato possibile rispetto alle condizioni di partenza cercando di non arrivare mai secondo, perché – come mi disse un giorno il buon Gianfranco Viviani – il secondo mangia le briciole, in questo mestiere.

COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE E AD APPASSIONARTI AL GENERE HORROR?

Mi sono appassionato al genere horror attraverso il cinema. Il primo film di cui ho memoria è Un lupo mannaro americano a Londra. Il film uscì nel 1981, anno della mia nascita, e otto o nove anni dopo mio fratello me lo fece vedere di nascosto dai miei genitori. La notte ebbi gli incubi: sognai la scena della trasformazione di David Laughton in licantropo. Il mio amore per l’horror, la mia passione, nacque da questa visione proibita notturna. Un gran film, non ti pare? La possibilità di fare il giornalista per le testate horror (su tutte “Horror Magazine”) mi ha permesso di lavorare a stretto contatto con questa passione. C’è poi una serie di componenti “prequel” che senz’altro hanno colpito la mia immaginazione prima di Un lupo mannaro americano a Londra, ovvero:  una befana malefica che avevamo appesa dietro la porta della cameretta mia e di mio fratello (che abbiamo poi deciso di far sparire…); e la città in cui sono nato, Avellino. Una città fantastica, dove vivono tutti i miei parenti (non io, che vivo ad Anzio), e dove le storie di fantasmi e le apparizioni sono all’ordine del giorno. Altro che Devon inglese…

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Ha due significati. Il primo riguarda un fattore molto emotivo. Sono un tipo molto nostalgico, l’horror per me significa restare aggrappato a tanti ricordi, sogni ed emozioni del passato (befana compresa); momenti di paura e di condivisione tra amici e cugini. Momenti magici. Il secondo riguarda la mia personalità. Sono una persona che si annoia facilmente, e se una cosa mi interessa poco non riesco a seguirla troppo. L’horror è uno dei generi che più di altri mi tiene sveglio e attento. E’ l’unico capace di attirare la mia attenzione. Di catturarmi. E non è poco. Comunque amo tutti i generi e tutte le storie che riescono ad agganciarmi, infatti non ho preclusioni né a livello letterario né su un piano strettamente cinematografico.

DA QUALCHE ANNO TI OCCUPI PER LE EDIZIONI DELOS, SIA A LIVELLO CARTACEO SIA PER IL DIGITALE, DI MOLTI PROGETTI RICOPRENDO VARIE MANSIONI: VUOI RACCONTARCI NEL DETTAGLIO TUTTO QUELLO CHE FAI?

Apro una parentesi. Sì, faccio tanto, è vero, anche se mi muovo molto nell’ombra ma con occhi aperti dappertutto. Lo scouting (di autori, opere, illustratori, film, etc.) è una delle mie peculiarità, e non solo per Delos Books ma anche per il cinema. Un esempio? Propongo libri per possibili adattamenti o operazioni limitrofe (remake, etc.) o chiedo a case di produzione internazionali se sono interessate a mettere le mani su opere di loro interesse. Negli U.S.A. comprano cataloghi interi di opere letterarie, se trovano qualcosa di buono nei loro contenuti su cui costruire film o serie Tv. Sono script reader freelance per note case di distribuzione e/o produttori indipendenti; dove possibile creo collegamenti tra questi due mondi. Se fosse un lavoro, sarebbe tutto ancora più fantastico. Chiusa parentesi.

Entrando nello specifico, per Delos Books, che però ora è ferma causa crisi economica, ho co-curato con Franco Forte la collana “Odissea Zombie”, che è stata molto sfortunata soprattutto perché ha subìto rallentamenti in una fase di grande cambiamento sociale, disorientando anche me, che ero alle prime esperienze da curatore. Ho vissuto momenti di gioia, di rimpianti e rabbia (sono molto fiscale con me stesso). Dal punto di vista lavorativo ho potuto sbagliare, fare buone cose e capire. Purtroppo nel momento migliore, a due anni dalle prime pubblicazioni, è crollato quasi definitivamente il mondo editoriale (che già si trascinava durante le prime uscite) e ora è tutto fermo. E’ stata una esperienza magnifica, ho imparato tantissimo al fianco di una persona unica come Franco Forte, un mentore a cui sono molto, molto legato. Diciamo che in Delos mi sento a casa. Silvio Sosio e Franco Forte sono veramente due grandi persone prima di essere due grandi editori, capaci di fare una cosa che in pochi sanno fare: ascoltare.

Infine, lo scorso ottobre è stata lanciata l’etichetta Delos Digital per tutte le pubblicazioni in e-book. Da un paio di anni cercavo il modo di proporre delle long fiction horror sul mercato, ma sappiamo tutti che nelle librerie l’horror finisce o nella fantasy o nel paranormal; in pratica non se lo fila nessuno. Così, con l’avvento del digitale, ho ridimensionato l’idea e ho puntato su tre proposte horror che non parlassero di zombie (ché c’era già “The Tube”). Tra queste  hanno scelto “Halloween Nights”.

TRA I TUOI ULTIMI PROGETTI, CURATO INTERAMENTE DA TE, C’E’ APPUNTO LA COLLANA “HALLOWEEN NIGHTS”: CE NE VUOI PARLARE?

Inizialmente “Halloween Nights” doveva essere la ripubblicazione dell’intero ciclo dedicato alla notte più buia dell’anno targato Cemetery Dance Publications. Purtroppo cinque autori su diciotto, per varie sfaccettature legate ai diritti editoriali, ho dovuto sostituirli con altri autori di primo piano, per cui l’idea generale di tradurre completamente quell’opera è un po’ scemata. E siccome l’e-book permette operazioni creative ho deciso da poco e di comune accordo con Silvio Sosio di aprire la collana anche ad autori italiani. So per certo, sia perché gestisco il “Premio Algernon Blackwood”, sia perché mi capita di leggere racconti di italiani, che molti autori possono scrivere racconti molto superiori a quelli pubblicati dagli americani. E’ una scommessa, ma sono certo del risultato. Se questo mix funzionerà – in termini di vendita – lo riproporrò anche per un’altra serie che ho in cantiere ma che è di altra natura. Una particolarità: per le copertine chiesi a Silvio Sosio di accontentarmi nella parte grafica, volevo infatti cover d’atmosfera anni ’80, che il 90% delle volte scelgo io, con l’aggiunta di caratteri tipografici alla “Dylan Dog”. Silvio mi ha agevolato anche in questo. E’ un bel pacchetto, tutto sommato. Spero che i lettori non si lascino sfuggire l’opportunità di leggere queste storie brevi, che sono belle esteticamente quanto nei contenuti, che spaziano dall’horror alla suspense.

COME DICEVI IN QUESTO PERIODO E’ NATA UN’IDEA RIVOLTA AGLI AUTORI ITALIANI: DI COSA SI TRATTA?

Lo accennavo prima. E’ la collana “Halloween Nights” che apre agli autori italiani. Cerchiamo sette storie in tutto, così da arrivare a venticinque volumetti totali e poi chiudere la collana per passare ad altro. Le selezioni partono il 31 ottobre 2014 (giorno scelto a caso); per partecipare basta seguire le regole presentate nel  bando che trovate sul nostro forum.

ALTRO PROGETTO IMPORTANTE CHE TI RIGUARDA E’ IL “PREMIO ALGERNON BLACKWOOD”, GIUNTO ALLA QUARTA EDIZIONE: COSA PUOI DIRCI IN MERITO?

Vado molto fiero di questo progetto, nato in un momento in cui i concorsi per il genere horror erano fermi o svaniti nel nulla. La Delos ha una grande tradizione di concorsi seri alle spalle dai quali sono usciti nomi prestigiosissimi (Baccalario, Tonani, Evangelisti, etc.). Il “Blackwood” nasce nel 2011 diversi anni dopo il “Premio Lovecraft” aprendo però a storie sovrannaturali e horror nell’accezione più generale. Poter contare ogni anno sull’apporto di grandi media partner come la Warner Home Video, Sperling e Kapfer, Universal Home Video, Thrauma.it, etc. e i gran giurati (da Pupi Avati a Barbara Baraldi) che si sono succeduti negli anni, e la possibilità di fare beneficienza con una parte dei soldi provenienti dalle iscrizioni a enti quali Medici Senza Frontiere, Survival International, e quest’anno il WWF per l’Amazzonia, etc. mi rendono orgoglioso e mi ripagano della fatica e della mole di lavoro che c’è dietro a questo concorso. Mi batto tanto per questo premio, e ogni anno cerco di trovare editori disposti a pubblicare i finalisti.

Un premio deve poter garantire qualcosa a chi vi partecipa. Nel mio piccolo  – oltre ai premi e ai gadget – qualche autore l’ho portato nel mondo del cinema per alcuni progetti, altri sono arrivati a pubblicare su riviste o, leggendo a posteriori i loro curriculum, me li sono tenuti da conto per traduzioni editoriali o per altri lavori. Chi esce dal “Blackwood” è un autore certificato. A me non interessa la targhetta o la stretta di mano. A me interessa che quell’autore arrivi da qualche parte, editorialmente parlando. Il “Blackwood”, per gli amanti dell’horror, è una concreta possibilità di lancio verso il mondo editoriale che conta. Se poi gli autori riusciranno a crescere dipende da altri fattori, ma noi la strada l’abbiamo tracciata. I vincitori delle tre edizioni passate sono in mano a degli editor americani per una possibile pubblicazione su importanti riviste di settore. Ci riusciranno? Spero di sì, anche se dipende da mille fattori. L’importante è averci provato e che circoli il loro nome. Da quest’anno il racconto vincitore del Premio – oltre a essere pubblicato sula rivista “Writers Magazine Italia” – sarà inviato negli U.S.A. e promosso verso importanti editori italiani (nella speranza che trovino gli slot per la pubblicazione).

VISTO CHE ULTIMAMENTE IL FORMATO DIGITALE STA PRENDENDO SEMPRE PIU’ PIEDE, SECONDO TE QUALE SARA’ IL FUTURO DELL’EDITORIA? VEDREMO PIAN PIANO SCOMPARIRE IL CARTACEO A FAVORE DEGLI E-BOOK O PENSI CHE QUESTE DUE REALTA’ POSSANO CONVIVERE ANCORA PER LUNGO TEMPO?

Bella domanda. Bisognerebbe chiederlo agli editori; da ciò che ho notato, l’e-book ha essenzialmente fatto tre cose, dal mio punto di vista: ha permesso a lettori impossibilitati dalla crisi a spendere 10-15 euro per un romanzo di comprare un volume alla metà del prezzo, se non con un forte ribassamento del costo di copertina; ha riacceso la fiamma dell’interesse verso formati quali le long fiction e i racconti brevi e lunghi e, infine, ha aperto le porte della pubblicazione agli esordienti, che col digitale hanno avuto l’occasione di farsi conoscere da piccoli o medi editori. Concludendo: non penso che il libro elettronico sostituirà mai il libro cartaceo, non i nomi di prestigio, almeno.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Vado di palo in frasca, come si suol dire. Non ne ho uno in particolare anche perché leggo a seconda del periodo (anche a seconda del lavoro ombra che svolgo), passando dai romanzi – che spesso sono di esordienti – ai fumetti. Non vorrei essere scontato nella risposta, per cui farò nomi di soli italiani contemporanei che andrebbero letti: Pier Domenico Baccalario, Gianfranco Manfredi, Franco Forte, Valerio Massimo Manfredi, Samuel Marolla, Danilo Arona, Dario Tonani, Barbara Baraldi, Sergio Altieri… e chissà quanti ne sto dimenticando.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?

Il mio film preferito è, e sarà sempre, Braveheart. Restando nell’horror: Un lupo mannaro americano a Londra, Ammazzavampiri, Ragazzi perduti, Amityville Horror e Possession, L’esorcista, Nightmare, La notte dei morti viventi, REC, 28 anni dopo, L’evocazione, Saw, Paranormal Activity.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Sogni? Spero che il cinema e l’editoria si trasformino in una industria vera, così da trasformare una passione in un lavoro riconosciuto, cioè retribuito equamente, perché il cinema e l’editoria non sono sempre o solo hobby (negli U.S.A. e in molti altri paesi d’Europa lo sanno bene) e chi ci lavora deve essere tutelato, formato (seriamente) e pagato. Nel nostro Paese si dà troppa poca importanza ai lavori creativi. Però siamo tutti fan di Paolo Sorrentino quando si vince l’Oscar. Troppo comodo. Lo stato attuale delle cose invece alimenta sogni e speranze a spese di molti (che tirano a campare). Di ragazzi ne vedo tantissimi che spendono fior di quattrini per nulla, tra pseudo master e attività parallele. Per non parlare degli stage a 300 euro o quelli non retribuiti “perché sei in prova”. E questo non va per nulla bene. Ma proprio per niente. Non mi spingo oltre, perché è una delle cose che proprio non mando giù.

Progetti futuri? Presto (probabilmente nei primi mesi del 2015) vedremo sul mercato per Delos Digital, ROT & RUIN ZOMBIE CHRONICLES, ovvero i racconti prequel legati alla serie cartacea ROT & RUIN; quanti? Per ora abbiamo i primi due racconti già tradotti ma siamo ormai in dirittura d’arrivo per l’acquisizione di tutti gli altri (compresi quelli che usciranno sul mercato americano a fine 2015 – Maberry infatti ha siglato un accordo per altri racconti brevi rispetto ai quattro già pubblicati che raccoglierà in un volumetto che si intitolerà BITES & PIECES). Per ora, così rispondo a chi me lo chiede, non è prevista l’uscita dell’ultimo romanzo che completa la saga ma… una grossa sorpresa bolle in pentola e non posso rivelarla. Siate fiduciosi su questa saga. Vorrei dire altro riguardo al franchise di ROT & RUIN ma proprio non posso.

Restando in tema Jonathan Maberry, il 2015 sarà l’anno della serie sovrannaturale I SEGRETI DI PINE DEEP, una collezione di quattro racconti davvero fantastici che fanno da sequel alla trilogia cartacea inedita in Italia PINE DEEP TRILOGY. I racconti sono ambientati a Pine Deep, la città più infestata d’America. Vampiri, case stregate, e molto altro ancora vi attendono. Sulle date di uscita, ne sapremo di più a dicembre o a gennaio.

Per  quanto riguarda il sottoscritto, oltre al miliardo di cose che già faccio, ho da tempo un progetto che vorrei proporre alla Mondadori, ma non è un romanzo, bensì qualcosa di diverso per un pubblico di lettori che si accostano all’horror per la prima volta. Ci penso da un po’, non so se si potrà fare, dipende da tanti fattori. Tempo incluso.

Grazie Davide!

GRAZIE A TE FRANCESCO E… IN BOCCA AL LUPO MANNARO AMERICANO A LONDRA, “COLPEVOLE” DI AVERTI CONDOTTO SULLA NOSTRA VIA!

Davide Longoni