ALAN D. ALTIERI

Scrittore, sceneggiatore, traduttore, curatore di collane… Sergio “Alan” D. Altieri è uno dei capisaldi della narrativa italiana, il suo nome è legato a un numero spropositato di produzioni e di opere: negli anni ha saputo spaziare dal noir al giallo, dal thriller alla fantascienza, dal fantasy allo storico… Insomma, di carne al fuoco ce n’è: per questo non potevamo mancare di incontrarlo prima o poi.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. DOBBIAMO CHIAMARTI SERGIO O ALAN D. E, SOPRATTUTTO, CHI È SERGIO “ALAN” D. ALTIERI?

Anzitutto, Davide, grande grazie per l’intervista. Un onore essere qui. Okay, quindi: a Sergio “Alan” D. Altieri – il “D” è reale in quanto il mio secondo nome è in effetti Diego – piace definire se stesso un maledetto eretico iconoclasta. Per dirla in estrema sintesi: il potere è infamia genocidaria, la politica è turpitudine grottesca, la religione è farsa macabra. Potrei entrare nel dettaglio, ma è meglio fermarci qui, che ne dici?

COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?

Come molti, ritengo, da adolescente. Sono cresciuto a Giallo e Urania Mondadori, più Cosmo e Galassia, queste ultime due, pionieristiche, ormai leggendarie, testate SF degli anni ’60 e ’70. Sono anche cresciuto alla scuola dei grandi film western e polizieschi dell’AmeriKa corrosiva della medesima epoca. Queste, in sostanza, oltre al mitico Emilio Salgari, le mie fonti dell’immaginario. I miei vati assoluti: Jack London, con la sua visione estrema dell’uomo e della Natura, e Raymond Chandler, con la figura di Philip Marlowe, eroe amaro, cinico e crepuscolare, in lotta da solo contro l’intero sistema. Tornando ai miei inizi, dopo una serie di racconti scritti a mano (mai pubblicati e ora, purtroppo, perduti), partii con il mio primo “libro grosso” quando avevo 19 anni. Si trattava di un thriller “politico”, molto immerso nel clima tetro degli anni di piombo. A 22 anni lo avevo completato. A 24 anni avevo un contratto con una importante gruppo editoriale dell’epoca. A 26 anni mi dissero che per la pubblicazione ci sarebbero voluti altri tre anni. Fui così costretto a prendere una decisione di estrema difficoltà: NON pubblicare il mio primo romanzo. Perché? Il seguito nella risposta alla domanda successiva…

PARLIAMO DELLE TUE PRODUZIONI LETTERARIE, COMINCIANDO DALLA COSIDDETTA “PENTALOGIA DI LOS ANGELES”. COSA PUOI DIRCI IN MERITO E COME MAI HAI SALTATO IL NUMERO TRE?

“Città Oscura” – iniziato nel 1977, completato nel 1980 – è il mio secondo romanzo, testo di apertura di quella che in seguito è stata definita, appunto, la “Pentalogia di Los Angeles”. Pur avendo il libro precedente contrattualizzato, nell’autunno 1980 presentai “Città Oscura” ad Andrea Dall’Oglio, grandissimo editore ed eccezionale essere umano. Nel giro di un mese, Andrea aveva deciso di pubblicare il libro con un’uscita a marzo del 1981, nell’ambito della collana Corbaccio. In sostanza, mi sarei ritrovato con due libri molto diversi uno dall’altro, pubblicati in ordine cronologico inverso da due editori diversi. Pur essendo agli inizi, mi resi conto che sarebbe stata una pessima politica sia autoriale che editoriale. Inoltre, il primo romanzo era ormai ampiamente superato dalla evoluzione sociale e politica. Da qui la mia difficile decisione di rinunciare alla pubblicazione. Passati oltre trent’anni, continuo a ritenere che sia stata la decisione giusta. Passati oltre trent’anni, e anche se Andrea Dall’Oglio in seguito cedette il marchio al Gruppo Editoriale Mauri Spagnol, sono ancora un narratore Corbaccio. Venendo agli altri libri della “Pentalogia di Los Angeles”, il secondo di essi, “Città di Ombre” (1991), è di certo il seguito di “Città oscura”. Per contro, direi che “Kondor” (1997) e “Ultima Luce” (1994) – anche qui ordine di scrittura rovesciato – sono da vedersi più in una prospettiva tematica allargata che non come seguiti veri e propri. Okay, il libro centrale della pentalogia: “Città di Tenebre” è completamente strutturato e non intendo affatto “saltarlo”. Devo però trovare l’arco di tempo giusto per scriverlo.

DEL TUO PERSONAGGIO SNIPER INVECE COSA VUOI RACCONTARCI?

In materia, un profondo ringraziamento a Stefano Di Marino, autore di prima classe e fraterno amico. Con il suo “Professionista” – trentacinque titoli in diciassette anni – Stefano è IL “series meister” della narrativa italiana d’azione e d’intrigo. A tutti gli effetti, senza il fondamentale apporto di Stefano – all’epoca (1997) consulente editoriale di Mondadori Segretissimo - la serie “Sniper” non sarebbe esista. Fu Stefano a convincermi non solo ad affrontare la sfida del protagonista seriale, ma a darmi i parametri narrativi primari di come si pensa non in termini di romanzo singolo ma di serie. Lo spunto del personaggio di Russell Brendan Kane, lo “Sniper”, tiratore scelto del SAS, Special Air Service britannico, proviene da figure storiche reali. Da un lato l’epopea di Andy McNab, a sua volta trooper SAS, narrata nel suo eccezionale non-fiction autobiografico “Immediate Action” (Azione Immediata, 1998), da me tradotto per Longanesi. Dall’altro il leggendario duello di tiratori scelti – Vassili Zaitsev per l’Armata Rossa, Heinz Könings per la Wermacht – al culmine della epocale Battaglia di Stalingrado. Questo epico duello è peraltro narrato in forma di fiction nel grandioso “War of the Rats” (Fortezza Stalingrado, 1999), scritto dal grande David Robbins, pubblicato anch’esso da Longanesi. Da non perdere l’ugualmente grandioso adattamento cinematografico: “Enemy at the Gates” (Il Nemico alle Porte, 2001), co-scritto e diretto dal fuoriclasse francese Jean-Jacques Annaud. Da simili premesse, ho cercato quindi di rendere Russell Kane come il quintessenziale “eroe maledetto”. Laurea in medicina ma anche assassino di pietra, troppi lividi sull’anima ma anche troppo desiderio di morte. Tutto questo a confronto con le “forze oscure” del militarismo imperiale, della globalizzazione selvaggia, della politica putrescente. Insomma, un package parecchio acido. Fino a questo momento, “Sniper” comprende tre romanzi e sei racconti. Ma c’è altro materiale coming down the pipeline. Assieme a Franco Forte – altro fraterno amico, fenomenale autore e attuale Direttore Editoriale di Mondadori Category – stiamo pianificando una riproposta in Segretissimo dei primi tre romanzi “Sniper” più il completamento della serie, concepita per cinque libri. “Sniper 4: Orizzonti di Acciaio” è in programma per l’estate 2014. “Sniper 5: Corpi nella Corrente” chiude i tiri a lunga distanza nell’estate 2015. Hey, man: one shot, one kill.

NON POSSIAMO POI NON NOMINARE L’IMPORTANTE RUOLO DI TRADUTTORE CHE RICOPRI DA ANNI E CHE CI HA DONATO MOLTE OPERE IMPORTANTI, TRA CUI “IL PRELUDIO A DUNE”, “LE CRONACHE DEL GHIACCIO E DEL FUOCO” E VARI ROMANZI E RACCONTI DI AUTORI COME LOVECRAFT, HAMMETT, CHANDLER, MCNAB, PENDLETON E MOLTI ALTRI. COME AGISCI IN QUESTI CASI?

Una sola direttiva primaria: l’assoluto rispetto del testo originale. Ogni singolo autore ha un suo esclusivo stile e una sua intrinseca grandezza. Nel passaggio da una lingua all’altra, ritengo che questo non debba in alcun modo essere dimenticato. Conosciamo tutti il cliché “traduttore traditore.” Al tempo stesso, tradurre non è mettere parole in fila attingendo da due dizionari diversi. Tradurre è stabilire un’interfaccia tra due diverse strutture di pensiero. Insomma, è tutto molto più complesso di quanto si possa immaginare.

COME VENGONO EFFETTUATE LE SCELTE DI UN’OPERA DA TRADURRE PIUTTOSTO CHE UN’ALTRA?

Direi che si tratta di una questione da un lato di affinità con l’argomento del testo originale, dall’altro di specializzazione in certo genere piuttosto che non in un altro. Tra una commedia romantica e un serial-killer thriller è abbastanza chiaro quello che sceglierei. La regola empirica base: mai tradurre un testo che non ti piace. Si fa un disservizio all’autore, all’editore e al lettore.

QUANTO DI TE TRAPELA IN UN’OPERA TRADOTTA?

Il meno possibile. Prima vengono l’autore e l’opera, poi tutto il resto.

ULTIMO, MA NON ULTIMO, PARLIAMO DEL TUO RUOLO DI CURATORE DI COLLANE: DECISAMENTE PARECCHIE PER NOMINARLE TUTTE… A QUALI TI SENTI PIÙ LEGATO E PERCHÉ?

Nei miei sei anni (2005/2011) a Mondadori Category, è stato per me fondamentale rispettare appieno tutte le collane sotto la mia responsabilità, senza distinzione alcuna. Da un punto di vista affettivo, le tre testate “storiche” dell’edicola Mondadori – Giallo, Segretissimo, Urania - rimangono, e rimarranno, dei capisaldi. Tra le collane che ho aperto e, malauguratamente, dovuto poi chiudere, le due alle quali mi sento tuttora molto legato sono “Il Giallo Mondadori Presenta”, forum di autori esclusivamente italiani, ed “Epix”, proposta horror/fantasy/weird affiancata a Urania. L’esperienza umana e professionale in senso lato rimane per me unica.

RECENTEMENTE SEI ENTRATO A FAR PARTE DELLO STAFF DELLA MEZZOTINTS EBOOKS. CE NE VUOI PARLARE?

Un grande grazie ad Alessandro Manzetti e tutta la squadra Mezzotints – operatori al massimo livello di etica e di professionalità – per avermi fatto la classica “offerta che non si può rifiutare”. La cosa davvero straordinaria di Mezzotints è quello che definirei “fattore osmotico”: non esistono compartimenti stagni, tutta la squadra è in connessione isotropa. Niente feudi, niente rivalità, niente giochetti. Formidabile. Venendo all’editoria digitale, essa è già the way of the future pressoché in tutti i paesi ad alto tessuto “connettivo”. Negli Stati Uniti, gli e-book sono oltre il venti percento del mercato editoriale. In Italia, direi che stiamo ancora cercando di capire quali sono da un lato l’identità del lettore dall’altro lato la struttura del mercato. Mezzotints è un’operazione coraggiosa e pionieristica: offerta direttamente in digitale, abbinamento testi e immagini, diversificazione collane e generi, ramificazioni estere. Le fondamenta ci sono tutte, e sono tutte solide, per un’evoluzione della proposta editoriale digitale dalla portata ancora non prevedibile.

COSA DOBBIAMO ASPETTARCI DALLA TUA DIREZIONE DELLA COLLANA “PRISMA” E QUALI OPERE POTREMO LEGGERE?

Prisma” nasce come forum sul darkside, il lato oscuro. Autori diversi, generi diversi, unica tematica: quelle soglie dell’umano (in-umano?) che sarebbe meglio non varcare. Assieme ad Alessandro e agli altri del Mezzotints team stiamo pianificando sei solide uscite “Prisma” da adesso fino all’estate 2014. More info to come in a short time.

SECONDO TE, QUAL È IL FUTURO DEGLI E-BOOK E QUALE SARÀ IL RUOLO DEL LIBRO TRADIZIONALE NEL FUTURO?

A mio parere, il libro cartaceo continuerà a essere un asse portante. Direi però che il nodo gordiano sia trovare la giusta configurazione di equilibrio tra cartaceo e digitale. Sostanzialmente, evitare stati concorrenziali, aree di sovrapposizione, zone di auto-contrasto. Ritengo sia possibile. Uno degli elementi primari, di nuovo, è comprendere la struttura del mercato. Capire quanto del mercato stesso è legato allo hardware di lettura (Kindle, iPad, Kobo, etc.) e ai vari formati (epub, mobi, etc.). È una sfida. Non ci tiriamo certo indietro.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Col mio editore “storico” – Corbaccio diventato GEMS – a giugno di quest’anno 2013 TEA Libri propone “Terminal War 1: Juggernaut”. Manco a dirlo, pilot (1 di 5) una nuova serie d’impronta decisamente futuristica. Siamo nel mondo di “Ultima Luce”, solo parecchio più in avanti nel tempo. E da qualche parte, “là fuori”… oops, al momento non credo di riuscire a ricordare. Quanto ai progetti dentro e fuori dal cassetto, parlavamo di “Città di Tenebre”, questo è di certo un obbiettivo. C’è poi “Magdeburg 4: La Via della Spada” – per certi versi il prequel del trittico ambientato nella Guerra dei Trent’anni – in cui parlo di come “Wulfgar è diventato Wulfgar”. Infine, anteprima assoluta, uno stand alone in cui una delle più monumentali, e apocalittiche, epopee di conquista della storia del XIV Secolo è vista in chiave… vampirica.

Ka-boom!

NELLA SPERANZA DI NON SALTARE IN ARIA NOI… SALTEREMO OVVIAMENTE DI GIOIA QUANDO ARRIVERANNO TUTTE LE NOVITA’ TARGATE ALTIERI IN LIBRERIA!

Davide Longoni