EMANUELA VALENTINI… IL PREMIO ROBOT E LO STEAMPUNK

Ci piace pensare che il racconto “Diesel Arcadia”, vincitore dell’ultima edizione del  Premio Robot, Emanuela Valentini lo abbia scritto con la sua “mitica” Olivetti Lettera 22, lo stesso modello dal quale Indro Montanelli, il più grande giornalista italiano di sempre, non si distaccò mai. E chissà se effettivamente l’aver utilizzato dai 7 ai 20 anni quella macchina per scrivere, per redigere i suoi testi, non abbia realmente  portato fortuna a Emanuela.

Infatti, sebbene ancora molto giovane l’estrosa scrittrice romana ad oggi annovera nel suo curriculum già due romanzi e un’antologia (rispettivamente “La bambina senza cuore” – Speechless Books; “Ofelia e le Officine del Tempo – Gruppo Mauri spagnol;  e “Red Psychedelia” – Delos Books), oltre a numerosi racconti che le hanno portato diversi riconoscimenti in concorsi letterari.

Ma sicuramente la svolta della sua carriera di autrice è giunta qualche giorno fa quando la giuria del Premio Robot, composta da Silvio Sosio, Salvatore Proietti e Francesco Lato, ha deciso di assegnarle il primo posto per il racconto steampunk “Diesel Arcadia”.

“E’ un risultato che mi riempie di orgoglio – ci dice Emanuela con l’entusiasmo e la gioia di chi è conscio di aver raggiunto un ragguardevole traguardo – era la mia primissima volta al Robot, premio storico di fantascienza e “me la sono rischiata” con un racconto che ho amato moltissimo scrivere, sebbene lo abbia ultimato di fretta perché la dead line per la consegna incombeva”.

COSA SIGNIFICA PER TE QUESTO PRESTIGIOSO  RICONOSCIMENTO?

Moltissimo! Mi conferma autrice di fantascienza e non solo: il mio nome sarà scritto nell’albo d’oro con i vincitori delle scorse edizioni, una soddisfazione incredibile!

DOPO MORENA MEDRI, CHE VINSE LA PRIMA EDIZIONE NEL 1977, SEI LA SECONDA DONNA A DISTANZA DI TANTI ANNI CUI VIENE ASSEGNATO IL PREMIO ROBOT. COSA NE PENSI?

Eh, che dire. Ne vado fiera oltre ogni limite, persino più di quanto non credessi. In genere non amo qualificare la narrativa in maschile e  femminile ma è chiaro che se in tante edizioni le quote pink si contano su due dita di una mano forse allora qualche cosa di vero c’è; e non che le donne non sappiano scrivere la fantascienza, attenzione, ma che la percentuale di donne appassionate è troppo minore a quella maschile, per cui meno visibile, meno presente nei contest e quindi sui podi.

C’E’ UNA NARRATRICE, ITALIANA O STRANIERA, TRA LE CONTEMPORANEE CHE RAPPRESENTA IL TUO MODELLO?

Non c’è nessuna autrice che rappresenti il mio modello, non contemporanea almeno. Il mio idolo risiede nel lontano passato, come è giusto che sia, e si chiama Mary Shelley.

IL TUO RACCONTO “DIESEL ARCADIA”, CHE SARA’ PUBBLICATO SUL NUMERO 77 DELLA RIVISTA ROBOT (FONDATA NEL 1976 DA VITTORIO CURTONI), APPARTIENE ALLO STEAMPUNK. COSA TI AFFASCINA DI QUESTO FILONE DELLA NARRATIVA FANTASTICA?

Da crogiolo controculturale vintage a vera e propria passione, lo steampunk è ormai per me un vizio! Ho arredato il salone di casa a tema e nel mio armadio campeggiano capi romantici tendenti a oltre un secolo fa, che indosso con non – chalance mescolati ai normali trend moderni.

IN PIU’ IN QUELLA CHE DEFINISCI LA TUA “CASA MUSEO” POSSIEDI UN’INVIDIABILE COLLEZIONE DI MACCHINE PER SCRIVERE…

Sì! Colleziono vecchi modelli di macchine per scrivere che vanno dalla Olivetti M40 risalente al 1940 – ma sono in attesa che arrivi una Corona ancora più antica – ad una bellissima Olivetti Lettera 22, celeste stinto. Ma ho anche scarpe dal design retrò. Mi interesso di aviazione storica, amo i motori, gli orologi, i racconti di Verne e tutto ciò che è analogico. Si potrebbe quasi dire che ho sbagliato secolo.

QUANDO E COME HAI INIZIATO A DEDICARTI ALLA SCRITTURA?

Ero alle elementari quando ho scritto Rudy cavallino selvaggio, la storia di un puledro nel West. Durante l’adolescenza – prima dei quattordici anni – ho scritto una trilogia di genere fantastico sulla scia dei Goonies e poi per diverso tempo solo strani racconti deliranti e poesie di una cupezza estrema. Ho scritto sempre, sai. Non ricordo come. So solo che è sempre stata la cosa che ho preferito fare nella vita.

A PARTE I RACCONTI “DELIRANTI E LE POESIE CUPE”, HAI SEMPRE SCRITTO DI GENERE FANTASTICO?

No. Ho un paio di inediti realistici, uno storico per ragazzi e uno di narrativa generale cross over.

COME CONCRETIZZI LE  TUE IDEE IN STORIE E AVVENTURE?

Da suggestioni di vario genere: un’emozione, un viaggio, un paesaggio, una frase che leggo in un libro, aneddoti di vita quotidiana, disavventure (di quelle me ne capitano tantissime!) e via dicendo. Quando questo accade, l’idea mi arriva già calata nella giusta ambientazione ed è come se tutta la storia fosse scritta nella mia testa, dalla prima all’ultima parola. Quindi non faccio altro che riempire quaderni di appunti per tirarla fuori e poi scriverla.

COSA TI ENTUSIASMA E TI APPASSIONA NELL’ELABORAZIONE DI UNA TRAMA?

Intanto il senso di quello che voglio dire. In genere prima ancora della vera e propria elaborazione c’è la voglia di parlare di un tema in particolare, un dettaglio spesso ideologico sul quale costruire la trama. Mi diverte poi edificare la struttura del testo disseminandolo di sorprese e di meraviglia, di emozioni e fatti strani e, infine, popolare le storie con personaggi paradossali: bizzarri quanto basta perché i lettori vi si possano rispecchiare.

COME CONSIDERI LA NARRATIVA FANTASTICA: UN GENERE CHE TRATTA TEMATICHE UNIVERSALI OPPURE  UN GENERE DI MERA EVASIONE?

Tutte e due le definizioni sono giuste. La letteratura fantastica non ha di questi problemi, a mio avviso. Esistono meravigliose storie che sono puro intrattenimento e opere che invece invitano alla riflessione: le seconde sono le mie preferite. Personalmente considero il genere fantastico il pilastro di tutti gli altri, se non altro perché il più antico: la tradizione – il bisogno? – di inventare storie popolate da esseri soprannaturali che siano divinità, diavoli o fantasmi è vecchia quanto il mondo e morirà con lui.

E TRA I SOTTOGENERI:  SCIENCE FICTION, HORROR, URBAN FANTASY DI CUI TI OCCUPI, QUAL E’ QUELLO CHE PREDILIGI?

Mi piacciono i mix di tutto. Amo il new weird perché è bizzarro, il cyberpunk perché è caotico, lo steampunk perché mi permette di mettere a confronto scienza ed etica, il soft horror perché mi dà modo di sondare i recessi oscuri della mente, la follia che vi si annida, i fantasmi.

LA TUA SERIE RED PSYCHEDELIA E’ UNA REINTERPRETAZIONE DELLA FIABA DI CAPPUCCETTO ROSSO, IN MANIERA MOLTO ALTERNATIVA. QUANTO E’ IMPORTANTE NEI TUOI SCRITTI LA CLASSICA SFIDA TRA IL BENE E IL MALE?

Poco o quasi nulla. Allo schema classico preferisco le contraddizioni. In tutte le mie storie troverai incredibili psicologismi soprattutto nei personaggi definiti “cattivi” e non troverai mai eroi o esseri predestinati, perché così è troppo semplice e non mi diverte. I miei personaggi sono psicotici, nevrotici, ansiosi, bipolari, violenti e fragilissimi. Possono ammazzare qualcuno e nella scena seguente piangere sotto la pioggia. In Red Psychedelia per dire la Nonnina è la potentissima vecchia a capo della criminalità cittadina. Cappuccetto Rosso spaccia droga. Il Lupo ha gravi problemi di identità. Il Cacciatore è un frustrato, ossessionato dalla giovane pusher. Una gabbia di matti. Bene e male? Troppo semplice: la realtà – anche quella fantastica – è fatta di sfumature.

I TUOI ROMANZI SONO ANCHE INDIRIZZATI ALLA FASCIA YOUNG ADULT. HAI UN BUON RAPPORTO I GIOVANI? RITIENI CHE LA TUA NARRATIVA LI AVVICINI ALLA LETTURA?

Il rapporto è pessimo ma a loro piacciono le mie storie. Forse perché io stessa sono più young che adult. Alla seconda domanda rispondo: assolutamente sì.

CI SONO ALTRE FORME DI ARTE ALLE QUALI TI DEDICHI?

Sono una chitarrista wannabe. Una pasticcera wannabe, una disegnatrice wannabe. Però amo e pratico da molti anni la fotografia, non da wannabe ma nemmeno da professionista: mi affascina e lo so fare abbastanza bene

QUALI SCRITTORI ITALIANI E STRANIERI DI GENERE, MA ANCHE DI MAINSTREAM, AMI DI PIU’ COME LETTRICE?

Oh ma sono tanti, io sono una lettrice onnivora. Se parliamo di genere e italiani, cito i miei preferiti: per l’horror Paolo Di Orazio e Stefano Fantelli. Per la fantascienza Dario Tonani – “L’Algoritmo Bianco” è geniale -, Battisti e Verso che sono gli ex aequo del Premio Urania 2015, due stili diversissimi, Fabio Carta con il suo magnifico “Arma Infero” e others. Di genere e stranieri adoro Stroud, Gaiman, Pullman, Ende. Martin, ma non per le famose cronache: lo apprezzo di più nelle opere autoconclusive, tra tutte “Fevre Dream”, uno spettacolo! E poi ci sono le letture immancabili, tra le preferite: Eco, Murakami, Calvino. Donne classiche italiane? Deledda. Donne straniere? La Harris. Classici? Tutti gli inglesi/statunitensi e i francesi dell’800. Due su tutti? Poe, Hugo. I più folli? Dick, Gibson, Mc Donald, Kerouac! Per bambini? Jean Giono, Antoine de Saint-Exupéry. E poi tutti gli amici e amiche che scrivono, ovviamente.

SEGUI LA CRONACA E I FATTI CHE AVVENGONO QUOTIDIANAMENTE NELLA NOSTRA SOCIETA’?

Seguo, seguo. Negli ultimi anni sono rattristata e fortemente influenzata dallo strapotere dei media, dal successo che hanno in TV i reality, dall’indifferenza della gente in tutti i campi, a danno dell’approfondimento.

LA SITUAZIONE SOCIALE, ECONOMICA E POLITICA TI FORNISCE SPUNTI PER SCRIVERE?

Mmm. Sì, che poi però decontestualizzo.

QUALI SONO I TUOI OBIETTIVI PER L’IMMEDIATO FUTURO?

Terminare la stesura del romanzo che ho in cantiere, partecipare a festival e convention sci-fi, scrivere scrivere scrivere!

E PER QUESTA VOLTA CI FERMIAMO QUI, IN ATTESA DI TORNARE A PARLARE CON LA FUORICLASSE, GRAZIOSA E AFFABILE EMANUELA, DELLE SUE NUOVE, BIZZARRE E VULCANICHE STORIE!

Filippo Radogna