PAOLO DI ORAZIO… E DEBBI LA STRANA

In una frase contenuta nel best seller “La metà oscura”, il grande maestro della narrativa horror, Stephen King, sosteneva che il mondo è un posto strano, difficile e a volte sfortunato. L’espressione fa riflettere sulle situazioni assurde e a volte inevitabili cui l’essere umano è destinato, e immaginiamo che il nostro amico scrittore Paolo Di Orazio, anche lui professionista di storie terrificanti e allucinate, l’avrà pensata mille volte. Paolo ama scrivere storie brevi, di un horror ampiamente contaminato e con venature sociali. Nato a  Roma, classe ‘66, Paolo è uno dei maggiori prosatori italiani di tale genere, nel quale opera dal 1989. Ma il suo contributo alla divulgazione dell’horror passa non solo attraverso romanzi e racconti ma anche tramite la direzione di fumetti splatter, compresa l’elaborazione di loro sceneggiature. La sua lunga carriera, costellata di successi, è anche abbastanza originale. Ce l’ha raccontata nel corso della convention Stranimondi tenutasi il 10 e l’11 ottobre 2015 a Milano.

CI VUOI PARLARE UN PO’ DI TE COME AUTORE?

A venti anni sono entrato nell’editoria del porno per adulti, scrivendo per mensili da edicola. Poi da lì, nel 1989, sono andato al coordinamento di Splatter rivista a fumetti per la quale, insieme al mio primo esordio in libro di racconti, fui condannato dalla censura, con un’interrogazione parlamentare per istigazione a delinquere. Insomma, ero in un’area che definirei abbastanza estrema e credo sia stato il primo tentativo di raccontare lo splatter in Italia.

QUALI SONO I TUOI RIFERIMENTI SOTTO L’ASPETTO LETTERARIO?

Anzitutto amo il racconto breve illustrato che è la formula a me cara e da cui provengo come ad esempio I racconti della Cripta con le avventure di Zio Tibia, quel fascino, quella formula la riporto sin dai miei esordi. L’ho portata avanti anche con Granata Press e Castelvecchi. Il mio è un discorso ‘laterale’ o di nicchia a quello che può essere il mainstream in Italia, però è un scommessa che mi assumo e che adesso sto promuovendo  con le case editrici come Kipple e Cut Up.

ANDIAMO PER ORDINE, COSA STAI PRODUCENDO CON KIPPLE OFFICINA LIBRARIA?

La Kipple crede nei racconti brevi, così con Alessandro Manzetti abbiamo tirato fuori nel 2014 la raccolta Dark Gates promuovendola all’estero, negli Stati Uniti, dove è stata scelta e inserita dalla signora Ellen Datlow, riferimento per l’horror mondiale, nella Rec list best horror 2014. Questo dimostra che il racconto breve italiano, se è di qualità, funziona e viene anche premiato! (Interviene Ksenja Laginja della Casa Editrice Kipple: “Ci sono stati grandi autori come Carver e Lovecraft che credevano nei racconti. E noi di Kipple crediamo molto nella formula racconto anche se in Italia sono stati sempre bistrattati essendo maggiormente seguita la formula del romanzo. In proposito, per incoraggiare gli autori a scrivere storie brevi promuoviamo il Premio Short Kipple dal quale, ad oggi, sono venuti fuori scritti e autori di qualità”).

E, INVECE, CON CUT UP COSA HAI REALIZZATO?

Ho pubblicato il romanzo Debbi la strana e le avventure bipolari del coniglietto Ribes.  E’ un gioco di contaminazioni che ho chiamato romanzo crustpunk perché fonde le derive più estreme dell’heavy metal, del punk e dell’hard core. Io amo giocare con le etichette per meglio comunicare i territori che vado ad affrontare.  Il mio intento è raccontare le mie storie a un pubblico il più vasto possibile. Romanzo crustpunk significa un noir molto estremo, con delle ‘ernie’ di sovrannaturale tipiche della cultura  americana Anni 60/70, che io amo molto.

CHI E’ DEBBI LA STRANA?

E’ una prostituta borderline. Una ragazza dei nostri tempi e questo libro è una sorta di romanzo di formazione. Ho spostato la telecamera horror su un personaggio realistico che vive a Roma e che si barcamena tra reale e metafisico.

UNA STORIA ALLUCINATA…

Psichedelica. Si tratta di un viaggio nelle sedute di ipnosi regressiva di Debbi che si incastrano con le gesta di un serial killer.

MA ROMA DEI NOSTRI GIORNI COSA RAPPRESENTA  PER TE?

E’ il simbolo contemporaneo della decadenza della nostra società e della politica.

QUINDI LA STORIA CHE NARRI SFOCIA IN UN RAGIONAMENTO DI CRITICA ALLA SOCIETA’?

Da radicale quale io mi ritengo dell’horror, per me si tratta di una metafora dei nostri tempi. Per cui attraverso Debbi io racconto quello che è il mio odio per la decadenza della mia città.

E C’E’ UNA PROPOSITIVITA’?

Sempre!

IN QUESTO CASO?

E’ un’attenzione a quello che può essere il disvalore di ciò che è il rapporto tra uomo e donna. Sentiamo parlare quotidianamente del femminicidio e qui con la mia storia ho voluto raccontare gli orrori della pedofilia e della violenza contro le donne. Chiaramente il mio è un piccolo seme: il tema violenza lo inseguo dai miei esordi.

UNA PARTE INTERESSA ANCHE LA POLITICA?

Non mi schiero apertamente dal punto di vista politico. Piuttosto mi concentro sulla condizione umana dell’individuo contemporaneo. Debbi è una persona con disturbi mentali. Naturalmente ho romanzato quella che è la psicologia di una persona che ha subito violenze in famiglia. E’ chiaro che non faccio il medico, comunque parliamo di temi purtroppo attuali: la pedofilia e la violenza domestica.

A CHI LO CONSIGLIERESTI?

A tutti. Non per presunzione. Ma perché molti lettori mi hanno dimostrato che sono ancora terrorizzati dall’etichetta horror. Però poi quando affrontano un romanzo come Debbi la strana rimangono affascinati e si lasciano trasportare dal sogno di noi autori che esploriamo il sovrannaturale.

IL CUI COMPITO E’…

…far entrare il lettore nella storia umana. E’ quello il gancio per parlare a tutti e ciò al di là dell’effetto speciale dovuto all’horror!

UN CHIARO INCORAGGIAMENTO, PER COLORO CHE NON SI SONO MAI AVVENTURATI NELL’HORROR, AD ATTRAVERSARE TERRITORI LETTERARI INESPLORATI!

Filippo Radogna