LE ORIGINI DELLE FIABE 01 – CAPPUCCETTO ROSSO

Inizia da oggi, con una cadenza più o meno mensile, un appuntamento che ci riporta all’inizio del genere fantastico, quando l’unica realtà letteraria di questo filone erano le fiabe. Intrise di ogni sorta di clichè, dalle streghe agli orchi, dalle fate ai lupi mannari, dai draghi ai cavalieri erranti, le fiabe sono state per molto tempo l’unico materiale che in letteratura ha saputo unire fantasy, horror e fantascienza così sapientemente da aver probabilmente dato origine poi a tutto il resto. Se pensate che siano solo “roba da bambini”, seguiteci in questo viaggio, scritto per voi da Emma Brander, e vi ricrederete… un viaggio che ci porterà a scoprire le origini delle fiabe più famose.

Le diverse versioni letterarie: Perrault, Grimm, Collodi.

La storia di Cappuccetto Rosso ha origine da una fiaba popolare europea, diffusasi a partire dal sedicesimo secolo in molteplici varianti. La versione scritta più antica è quella di Charles Perrault, scrittore nato nel 1628 e membro dell’Académie française, che intitolò Le Petit Chaperon Rouge (Cappuccetto Rosso) una delle fiabe della sua antologia Les Contes de ma mère l’Oye (I racconti di Mamma Oca). La raccolta, uscita nel 1697, conteneva anche altre fiabe destinate a divenire assai note: Le chat bottè (Il gatto con gli stivali), La Belle au Bois dormant (La bella addormentata), Cendrillon (Cenerentola) e Petit Poucet (Pollicino).

La versione di Cappuccetto Rosso divulgata da Perrault vede protagonista una graziosa bambina la quale, sollecitata dalla mamma a portare un vasetto di burro e una focaccia alla nonna malata, attraversa da sola la foresta e si imbatte in un lupo. Il lupo chiede a Cappuccetto Rosso dov’è diretta e le propone una gara a chi arriva per primo alla casa della nonna, non osando mangiare subito la bambina per paura dei taglialegna che lavorano nel bosco. Imboccando una scorciatoia, il lupo giunge subito a destinazione, precedendo Cappuccetto Rosso. Fingendosi la bambina inganna e quindi divorare la nonna, ne prende il posto e, al suo arrivo, sbrana anche la piccola sventurata. Perrault non regala alcun lieto fine alla storia, al contrario, utilizza il suo finale tragico per rivolgere al lettore un’esplicita esortazione morale, espressa alla fine del racconto:

La storia di Cappuccetto Rosso fa vedere ai giovinetti e alle giovinette, e segnatamente alle giovinette, che non bisogna mai fermarsi a discorrere per la strada con gente che non si conosce: perché dei lupi ce n’è dappertutto e di diverse specie, e i più pericolosi sono appunto quelli che hanno faccia di persone garbate e piene di complimenti e di belle maniere.

Secondo i più, la versione di Perrault contiene una  metafora sessuale e un ammonimento per le fanciulle adolescenti. Il lupo incarnerebbe il seduttore che inganna le ragazze con le sue lusinghe per violentarle. Le giovani donne non dovrebbero quindi rivolgere la parola agli sconosciuti, se non vogliono rischiare di finire “divorate”. Il personaggio della nonna e l’espediente del camuffamento del lupo in quest’ultima, invece, indicherebbero la minaccia nascosta talvolta nelle figure familiari: anche i parenti, di cui le bambine si fidano ciecamente, possono tentare violenza nei loro confronti.

Il testo integrale, in italiano, della fiaba di Perrault è disponibile qui: versione_perrault.

La versione più famosa della fiaba, quella con il lieto fine che tutti conosciamo, risale invece al diciannovesimo secolo, quando i tedeschi Jacob Ludwig Karl Grimm e Wilhelm Karl Grimm raccolsero e rielaborarono una serie di storie popolari nella loro opera Kinder- und Hausmärchen (Fiabe per bambini), uscita tra il 1812 e il 1822 in tre volumi. La raccolta contiene in totale duecento fiabe e dieci leggende per bambini, tra cui una nuova versione (rispetto a quelle scritte da Perrault) di Cappuccetto Rosso, Cenerentola, Pollicino e Rosaspina (La bella addormentata nel bosco). Tra le altre fiabe presenti nella raccolta, molte erano destinate a divenire immortali, come Hänsel e Gretel, Raperonzolo, Biancaneve, Il lupo e i sette caprettini, Il principe ranocchio.

A quell’epoca, in Germania, circolavano due diverse versioni di Cappuccetto Rosso. I fratelli Grimm trasformarono la prima delle due versioni nella fiaba principale (Rotkäppchen, n.026) e la seconda nel suo seguito.

Cappuccetto Rosso è una dolce bambina così soprannominata per via della mantella che è solita indossare, regalatale dalla nonna (non dalla mamma, diversamente dalla versione di Perrault). La bambina viene incaricata di portare una bottiglia di vino e una focaccia alla nonna, debole e anziana, che abita nel bosco. Anche in questa versione, durante il percorso, Cappuccetto Rosso incontra un lupo e inizia a chiacchierare amabilmente con lui, senza sospettare i suoi cattivi propositi. Dopo aver svelato al lupo dove si trova la casa della nonna, la bambina inizia a raccogliere dei fiori. Il lupo giunge dalla nonna prima di lei, la mangia in un sol boccone e si traveste, indossando la sua cuffia e i suoi abiti. Quando arriva la bambina, il lupo divora anche lei e con la pancia ben piena sprofonda nel sonno.

A questo punto, la versione dei Grimm si allontana nettamente da quella di Perrault (che terminava qui). Un cacciatore passa davanti alla casa della nonna di Cappuccetto Rosso e, sentendola russare, entra per controllare che stia bene. Il cacciatore, al posto della donna, trova coricato nel letto il lupo. Nella speranza di salvare la povera vittima, l’uomo taglia con un paio di forbici la pancia del lupo. Ne escono sane e salve sia Cappuccetto Rosso sia la nonna. Cappuccetto Rosso va a raccogliere dei pietroni e con quelli riempono la pancia del lupo. Quando egli si sveglia, le pietre sono così pesanti che cade a terra e subito muore.

Nella seconda storia dei Grimm (tratta dalla seconda versione della fiaba nota in Germania), Cappuccetto Rosso si imbatte in un altro lupo ma, stavolta, aiutata dalla nonna, riesce a ucciderlo facendolo affogare in un trogolo pieno d’acqua.

I Grimm continuarono a rivedere la storia nelle edizioni successive della raccolta e nella versione finale la figura del cacciatore viene sostituita da quella del taglialegna.

Il testo integrale, in italiano, della fiaba dei Grimm è disponibile qui: versione_grimm.

Nel 1875 un’altra versione di Cappuccetto Rosso viene pubblicata dallo scrittore italiano Carlo Collodi, nella sua raccolta I racconti delle fate. Il libro conteneva l’adattamento italiano di tutte e nove le fiabe dell’antologia di Perrault Les Contes de ma mère l’Oye (I racconti di Mamma Oca), insieme a quattro fiabe di Madame d’Aulnoy (baronessa francese vissuta nel diciassettesimo secolo) e due di Madame Leprince de Beaumont (scrittrice francese del diciottesimo secolo e autrice de La bella e la bestia).

La versione di Cappuccetto Rosso di Collodi ricalca in tutto e per tutto quella di Perrault, compreso l’esplicito ammonimento collocato al termine della storia.

Interpretazioni della fiaba.

In tutte le versioni della fiaba di Cappuccetto Rosso ricorrono alcuni elementi caratterizzanti. Questi elementi sono stati oggetto di riflessioni e hanno prodotto varie interpretazioni da parte degli studiosi. Secondo alcuni, la fiaba costituisce un’esplicita esortazione a non esercitare la prostituzione, dal momento che, nella Francia del XVII secolo (epoca in cui visse Perrault), la mantella rossa era un simbolo delle donna dedite al mestiere.

Secondo altri, la mantella rossa rappresenta le mestruazioni e la pubertà. Il lupo sarebbe in questo caso una metafora dell’aggressore sessuale, convalidata dall’ammonimento finale dell’autore.

Altre interpretazioni si concentrano sul tema del cannibalismo, poiché la fiaba ha origine in un’Europa flagellata dalle carestie.

Sicuramente la fiaba contiene un avvertimento per il bambino a non fare ciò che è stato proibito dai genitori. Nella versione dei Grimm Cappuccetto Rosso non segue l’ordine, impartitole dalla madre, di non uscire dal sentiero. La bambina, disobbediente, esce dalla strada per cogliere dei fiori e così facendo il lupo arriva dalla nonna prima di lei, divorandola.

Versioni recenti.

I racconti di Angela Carter.

Nel corso del tempo, la fiaba di Cappuccetto Rosso è stata oggetto di molte rielaborazioni, sia in ambito letterarie sia cinematografico.

Nel 1979 fu pubblicata nel Regno Unito La camera di sangue, un’antologia di racconti scritti dall’autrice Angela Carter, che ricalcano e ripropongono in una nuova versione fiabe e favole  famose. I racconti sono dieci in tutto: La camera di sangue (ispirato a Barbablù), La corte di Mr. Lyon (ispirato a La bella e la bestia), La sposa della tigre (di nuovo ispirato a La bella e la bestia), Il gatto con gli stivali (ispirato all’omonima fiaba), Il re degli elfi (ispirato a varie storie folkloristiche), La bambina di neve (ispirato a Biancaneve), La signora della casa dell’amore (ispirato a La bella addormentata nel bosco), Il lupo mannaro (ispirato a Cappuccetto Rosso), La compagnia di lupi (di nuovo ispirato a Cappuccetto Rosso) e Lupo-Alice  (ispirato a Cappuccetto Rosso e ad Alice nel paese delle meraviglie).

I racconti di Angela Carter basati sulla fiaba di Cappuccetto Rosso sono ben tre. Nel primo, Il lupo mannaro, una ragazza va a far visita alla nonna, ma lungo la strada si imbatte in un licantropo. La giovane riesce a sfuggire alla bestia tagliandogli una zampa con il suo coltello. Arrivata dalla nonna, che è in preda alla febbre e ha un braccio sanguinante, la zampa tagliata al lupo si trasforma in un mano umana. Scoperta come il lupo mannaro, la nonna viene lapidata a morte.

Nel secondo racconto, La compagnia di lupi, una giovane donna incontra un ragazzo affascinante mentre cammina per il bosco diretta verso la casa della nonna. Il ragazzo, che è un lupo travestito, arriva dalla nonna prima della fanciulla e la uccide. Quando giunge la ragazza, il giovane le ordina di togliersi i vestiti. La storia termina con l’enigmatica frase: “Guardate! Dolcemente e sonoramente ella dorme nel letto della nonna tra le zampe del tenero lupo”.

Nel terzo racconto, Lupo-Alice, una bambina allevata dai lupi viene affidata da un gruppo di monache  a un duca vampiro.

Nel 1984 le tre storie della Carter vengono mescolate tra loro e trasformate in un film horror-fantasy dal titolo In compagnia dei lupi, diretto da Neil Jordan e con gli attori Sarah Patterson e Angela Lansbury (famosa per la serie La signora in giallo).

Il film comincia ai giorni nostri: una ragazza di nome Rosaleen (Sarah Patterson) sogna di trovarsi in un bosco fiabesco, dove i lupi hanno appena ucciso sua sorella maggiore. Rosaleen va ad abitare con sua nonna (Angela Lansbury), la quale, mentre cuce una mantellina rossa da regalare alla nipote, le racconta una storia per metterla in guardia dai lupi mannari. Il giorno seguente Rosaleen torna al paese dei genitori, dove incontra un giovane (Shane Johnstone) attratto da lei. Rosaleen e il ragazzo fanno una passeggiata nel bosco e si baciano. Rosaleen corre via. Nell’inseguirla, il ragazzo scopre un animale mutilato, quindi mette in allarme il villaggio della presenza del lupo. Gli abitanti si preparano a dare la caccia alla belva. La gente del villaggio cattura il lupo, ma quando il padre di Rosaleen mostra una zampa come trofeo, questa si trasforma nella mano di un uomo.

Rosaleen, armata di coltello, cammina di nuovo nel bosco per andare dalla nonna. Sulla strada incontra un affascinante cacciatore (Micha Bergese), il quale dichiara di poter arrivare più velocemente di lei seguendo la sua bussola. I due fanno una scommessa: se lei arriverà per prima, lui dovrà regalarle la bussola, mentre se arriverà prima lui, lei dovrà dargli un bacio. Il cacciatore arriva a casa della nonna per primo e rivela la sua natura di bestia uccidendola.

Arriva finalmente anche Rosaleen, che vi trova il cacciatore. La ragazza, armata di pistola, apre il fuoco su di lui. La gente del villaggio arriva alla casa della nonna con l’intenzione di uccidere il lupo, ma l’animale riesce a fuggire. Rosaleen, diventata lupo lei stessa, lo segue. I lupi fuggono nel bosco e infine giungono alla casa della ragazza, che all’inizio del film stava sognando e che ora si sveglia gridando.

Il film termina con la morale di Perrault, che consiglia alle ragazze di guardarsi dagli affascinanti sconosciuti.

Cappuccetto Rosso (Red Riding Hood), 1988.

Solo quattro anni dopo l’uscita de In compagnia dei lupi viene realizzato un nuovo film ispirato alla fiaba e intitolato semplicemente Cappuccetto Rosso. Il regista Adam Brooks decide di basarsi sulla versione dei fratelli Grimm per creare un film fantastico-drammatico, caratterizzato da incantevoli ambientazioni e belle melodie. L’atmosfera della fiaba viene ricreata con gusto e cura per i dettagli suggestivi.

La giovane Linet (Amelia Shankley) vive da sola con la madre, Lady Jean (Isabella Rossellini), in una magica foresta. Quando le capita di dover intraprendere un viaggio per far visita alla nonna Bess (Helen Elazary), Linet incontra sul proprio cammino un lupo incantato e un malvagio lord, ma grazie al suo magico cappuccio rosso e all’aiuto di un coraggioso cacciatore riuscirà a salvarsi.

Il film venne lanciato direttamente nel mercato Home Video, senza passare per le sale cinematografiche. Venne però proiettato in anteprima al Festival di Cannes del 1987.

Il musical di Cappuccetto Rosso (Red Riding Hood), 2004.

Nel 2004 Randal Kleiser, regista di film famosissimi come Grease, Laguna blu e Tesoro: mi si è allargato il ragazzino!, realizza una versione musical della fiaba intitolata semplicemente Cappuccetto Rosso. Il film utilizza effetti speciali inediti per l’epoca e fornisce qualche originale variazione alla trama. Il cast è composto da Lainie Kazan (la nonna), Henry Cavill (il cacciatore), Morgan Thompson (Cappuccetto Rosso), Sam Stone (Rusty), Daniel Roebuck (il padre di Cappuccetto Rosso), Debi Mazar (la madre di Cappuccetto Rosso) e Joey Fatone (il lupo cattivo).

Cappuccetto Rosso e gli insoliti sospetti, 2006.

Nel 2006 esce un film d’animazione diretto da Cory Edwards e intitolato simpaticamente Cappuccetto Rosso e gli insoliti sospetti.  Il film è una parodia della fiaba classica e prende le mosse dalla fine della storia: Rossa, Nonna, Lupo e Kirk sono sospettati per di aver commesso una serie di furti. Il detective ranocchio Nicky Zampa interroga i personaggi venendo a conoscenza di molti segreti. La piccola Rossa si rivela molto meno ingenua e più astuta di quanto sembri; sua nonna nasconde un’oscura vita parallela; Lupo è animato da buone intenzioni ma da sempre frainteso.

La realizzazione tecnica del film non è eccezionale, ma la sceneggiatura è molto divertente e piacevole. Come suggerisce il titolo, vengono citati e presi in giro una serie di film famosi come Rashomon e I soliti sospetti.

Cappuccetto rosso sangue, 2011.

Veniamo ai giorni nostri. Poche settimane fa (più precisamente il 7 marzo 2011 negli USA, il 22 aprile 2011 in Italia) è uscito nelle sale cinematografiche il film Cappuccetto rosso sangue, distribuito dalla Warner Bros e diretto da  Catherine Hardwicke, nota per la regia della saga di Twilight. Il film è di genere fantasy-horror e si basa su diverse versioni della fiaba mescolate tra loro, in particolare la storia dei Grimm, i racconti di Angela Carter e il film In compagnia dei lupi.

Catherine Hardwicke prende spunto dagli elementi più noti e li innesta in una trama completamente diversa da quella classica.

Da decenni la gente del villaggio di Daggerhorn mantiene un patto con un lupo mannaro, che cerca prede a ogni luna piena, offrendogli in sacrificio un animale, una volta al mese, per saziarlo. Ma sotto una luna color rosso sangue, il lupo cambia le regole del patto, pretendendo una vita umana.  La vittima è la sorella maggiore di Valerie (Amanda Seyfried), una donna giovane e affascinante. Valerie ha appena scoperto che i suoi genitori (Billy Burke e Virginia Madsen) le hanno combinato un matrimonio con Henry (Max Irons), l’erede della famiglia più ricca del villaggio. Ma Valerie è perdutamente innamorata di Peter (Shiloh Ferdandez), il povero taglialegna, ed è con lui che vuole dividere tutta la sua vita. Per evitare di essere separati per sempre, la coppia progetta di fuggire, ma l’implacabile sete di sangue del lupo mannaro sconvolgerà ogni cosa.

Per soddisfare il loro desiderio di vendetta, gli abitanti del villaggio assoldano il famoso cacciatore di lupi Padre Solomon (Gary Oldman), nella speranza di uccidere la bestia una volta per tutte. Ma l’arrivo di Salomon porta solo nuove agitazioni a  Daggerhorn, perché il cacciatore avverte tutti che il lupo mannaro assume forma umana durante il giorno e quindi potrebbe essere chiunque di loro. Nessuno è insospettabile. Il panico stringe la città ogni volta che il pedaggio di morte sorge insieme alla luna rossa, lacerando per la prima volta l’unità del villaggio. Ma è Valerie a scoprire di avere un legame speciale col lupo mannaro, che la rende non solo una sospettata… ma anche un’esca.

La maggior parte delle vicende narrate nel film sono una novità, come il patto stipulato tra gli abitanti del villaggio di Daggerhorn e il lupo mannaro; la rottura dell’accordo; gli spietati metodi adottati da Padre Solomon per scoprire chi è in lupo in forma umana; i vari intrighi amorosi che coinvolgono non solo la vita di Valerie, ma anche il passato di sua madre e i segreti di sua sorella maggiore. Altri elementi, invece, sono ispirati liberamente alla fiaba, ma elaborati in modo diverso nel film con risultati interessanti ed originali: ad esempio, la famigerata mantella rossa è sì un regalo della nonna alla nipote, ma in vista del suo futuro matrimonio; Valerie vede il Lupo con le sembianze di sua nonna, in un sogno, e pronuncia le fatidiche frasi: “Che occhi grandi che hai, che mani grandi, che bocca grande che hai!”.

Esistono molte altre storie che rivisitano, rielaborano o semplicemente si ispirano alla fiaba di Cappuccetto Rosso, sia in ambito cinematografico, sia letterario, sia fumettistico, sia nel mondo dei cartoni animati. Catalogarle tutte sarebbe impossibile, ma le più note sono certamente quelle che ho analizzato.

Emma Brander