GIULIANO GIACOMELLI & LORENZO GIOVENGA

Sono due giovani promesse del cinema horror italiano: hanno parecchio talento, tanta fantasia e molta grinta, ovvero tutti gli ingredienti che servono per sfondare. Eccoci alla seconda intervista doppia della Zona Morta: questa volta siamo insieme a Giuliano Giacomelli e Lorenzo Giovenga, registi di “La progenie del diavolo“. Conosciamoli meglio.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI SONO GIULIANO GIACOMELLI E LORENZO GIOVENGA?

Giuliano: Innanzitutto un saluto e un ringraziamento per lo spazio dedicatoci dalla redazione del portale web “La zona morta”. Per rispondere alla domanda di rito “Chi siamo?” posso cominciare nel dire che siamo due ragazzi appassionati di cinema, che oltre a guardarlo vorrebbero anche farlo. Una passione che, nelle nostre speranze, vorrebbe diventare un mestiere.

Lorenzo: Sono proprio queste le nostre speranze, anche se per ora studiamo al DAMS (dipartimento di arte, musica e spettacolo) presso l’università di RomaTre e viviamo queste esperienze nei nostri limiti di giovani studenti universitari semi-squattrinati. Ma le idee non ci mancano e capita spesso che stiamo le ore, tra una lezione e l’altra, a parlare di una “geniale” intuizione venutaci nel cuore della notte, anche se poi dobbiamo fare i conti con i mezzi limitati che abbiamo a disposizione (e che a breve spero aumentino!) e la nostra fantasia che spesso limiti non se li pone.

VOLETE PARLARCI DELLE VOSTRE PRODUZIONI PRECEDENTI?

Lorenzo: Dunque… Prima che nascesse la Madshorror Project io e Giuliano lavoravamo singolarmente e non ci conoscevamo affatto. L’incontro è avvenuto proprio all’università dove abbiamo subito trovato una buona complicità e ci siamo scoperti parecchio compatibili. Da quell’incontro è nato infatti il cortometraggio Pianto Rosso (vincitore del 36° premio “La Ciociara”) che ha avuto un buon riscontro di critiche. In passato però ho realizzato altri cortometraggi sempre di genere horror-fantastico anche se io effettivamente mi sono interessato abbastanza tardi alla regia scoprendo solo intorno ai 14 anni la mia passione per il cinema. Una passione che però è stata folgorante e che mi ha fatto riscoprire tutto il cinema dal passato a oggi.

Giuliano: Prima di conoscere Lorenzo e di realizzare con lui Pianto Rosso e La Progenie del Diavolo avevo già avuto modo di prendere posto dietro la macchina da presa dirigendo alcuni cortometraggi dal sapore molto amatoriale. Dopo aver studiato per diversi anni, come autodidatta, regia e sceneggiatura cinematografica, ho realizzato con degli amici un primissimo cortometraggio (di cui oggi un po’ mi vergogno) dal titolo Uno Strano Hobby e presentato ufficialmente alla quarta edizione del “PesarHorrorFest”. Successivamente ho iniziato a realizzare una serie di sciocchi fake-trailers utili a migliorare la tecnica fino a quando ho diretto un secondo cortometraggio, L’Eterno Ritorno, un horror onirico dai risvolti filosofici e nietzscheiani e anch’esso presentato al “PesarHorrorFest”. Dopo di che è avvenuto il “fatidico” incontro con Lorenzo, e poi…beh…tutto il resto è storia!

RECENTEMENTE STATE LAVORANDO AL VOSTRO ULTIMO FILM INTITOLATO “LA PROGENIE DEL DIAVOLO”. VOLETE PARLARCENE?

Giuliano: Il film sta terminando la lunga fase di post-produzione, una post-produzione che tra una cosa e l’altra si è protratta nel tempo più a lungo di quanto immaginassimo. Tra montaggio, colonna sonora originale e alcune scene da rigirare non è stata un’impresa facile.

Lorenzo: Metti anche il lavoro sulla traccia audio in presa diretta che ci ha comportato alcune grane e senza la possibilità (e soprattutto i soldi) per doppiare gli attori è stato necessario un lavoro meticoloso e più lungo del previsto (e parlo io che ho sudato sette camice nel montaggio!).

Giuliano: Comunque ora, pur tra mille difficoltà, il film è quasi pronto e alla ricerca di una qualsiasi distribuzione…estera o nazionale. Per chi ancor non lo sapesse La Progenie del Diavolo, traendo ispirazione dalla tradizione italiana anni ’70 e da un determinato tipo di cinema nostrano purtroppo oggi estinto o quasi, narra la storia di Emiliano Saudato (interpretato da Emiliano De Magistris), uno scrittore di successo che si reca in un paesino delle Marche per documentarsi su alcuni eventi che andranno a comporre il suo nuovo best-seller, un saggio sulle leggende popolari. Il ragazzo cerca informazioni sulla leggenda del “Seme di Dio”, ma trova solo l’ostilità e l’omertà dei paesani. Emiliano verrà a capo di una tremenda verità, scoprendo che dietro ogni leggenda c’è sempre un fondo di realtà…una spaventosa realtà.

Lorenzo: Comunque vorrei dire che questa è stata un’esperienza fantastica, nata quasi per caso e poi, dopo un lungo travaglio, divenuta realtà. Ed  è stato parecchio emozionante vedere il frutto del nostro lavoro finalmente ultimato e venuto, addirittura, meglio delle più rosee previsioni…

Giuliano: Vabbè…adesso non esageriamo! [tono scherzoso]

Lorenzo: Contate che eravamo una troupe di sole nove persone partite quasi alla cieca per le Marche e con a disposizione meno di venti giorni per girare. Comunque, se siamo riusciti a portare a termine il tutto, parte del merito va anche al prezioso aiuto degli abitanti di Sorbolongo (il luogo in cui abbiamo girato) che ci hanno assistiti e messo a disposizione tutti i luoghi necessari per le riprese.

Giuliano: Poi ci sarebbe da intraprendere anche un interminabile discorso concernete le difficoltà avute durante le riprese (come le numerose versioni della sceneggiatura) ma ovviamente non sto qui a elencarle tutte. Posso solamente dire che molti di questi “problemi” alla fine si sono rivelati deliziose sorprese, come l’utilizzo di attori non professionisti presi direttamente sul posto come da pura tradizione neorealista che sono stati capaci di fornire maggior valore alla veridicità del film. Insomma il nostro è un film nato prevalentemente dalla passione, dall’amore per il cinema e girato a bassissimo budget.

Lorenzo: Un film che speriamo vi possa intrattenere, divertire, ma anche spaventare e sorprendere. Noi l’abbiamo fatto e ora spetta a voi decidere il suo esito.

COME È NATA L’IDEA DI PARTIRE DA UN TEMA COME QUELLO DEL SEME DI DIO PER GIUNGERE POI… AL DIAVOLO?

Lorenzo: Il discorso qua si fa complesso e filosofico! [ridendo]

Alla fine il concetto di Dio e di Diavolo pur essendo all’apparenza concetti opposti in realtà sono complementari e, anzi, potremmo dire che non ci può essere l’uno senza l’altro. Come poi non può esistere il bene senza il male che non sono altro che due facce della stessa medaglia. In realtà dando questo titolo al film noi volevamo dare un titolo non “descrittivo” ma quasi una nostra “interpretazione” alla storia che raccontiamo. Perché tutto sommato il Diavolo può essere visto sia in chiave mitologica-iconica come essere cornuto e caprino, sia in chiave metaforica-simbolica e allora esso non è altro che simbolo del male, della superstizione e dell’ignoranza.

Giuliano: Beh…direi che Lorenzo ha già detto, molto bene, tutto ciò che c’era da dire. Non vorrei aggiungere altro, anche perché correrei solo il rischio di incorrere in qualche spoiler gratuito!

COSA C’È DI VERO (O CHE ALMENO SI RIFÀ ALLE LEGGENDE POPOLARI) E COSA INVECE È STATO INVENTATO DI SANA PIANTA PER LA STORIA?

Giuliano: Metto subito le mani avanti dicendo che gran parte di ciò che viene raccontato nel film è stato frutto della nostra fantasia. La leggenda del “Seme di Dio” è interamente inventata da zero, anche se prende spunto e impianto da molte reali leggende marchigiane che mio padre mi raccontava da piccolo. Comunque abbiamo fatto in modo che il film desse spazio anche a leggende reali come quella sarda dell’Accabadora (che apre il nostro film) o quella campana, solamente accennata, del Munaciello e la bella Mbriana.

Lorenzo: Infatti il nostro intento era quello di raccontare piccole realtà rurali che alla fine sono sempre quelle più spaventose e fonte di maggior mistero. Non a caso il protagonista della storia è uno scrittore che sta scrivendo appunto un saggio sulle leggende popolari. E ricordiamo anche che nostre fonti sono stati film italiani per l’appunto “rurali” degli anni ‘70…

Giuliano: Come, su tutti, La casa delle finestre che ridono di Pupi Avati e Non si sevizia un paperino di Lucio Fulci. A ispirarci sono stati però anche film più recenti come Custodes Bestiae di Lorenzo Bianchini e The Night Flier di Mark Pavia.

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI?

Lorenzo: La prima difficoltà è stata dovuta al fatto che per la prima volta ci trovavamo a scrivere una sceneggiatura per un lungometraggio, quindi con tempi, complessità e struttura totalmente diversi da un cortometraggio. Non per altro alla prima stesura abbiamo sforato di parecchio il numero di pagine, roba che se lo giravamo veniva un film di tre ore!!! [ridendo]

Giuliano: Ma più che altro le maggiori difficoltà ci sono giunte quando, all’ultimo minuto, la protagonista femminile ci ha… abbandonato (non vi preoccupate, la stronza non è morta ma si è solo ritirata senza preavviso) e conseguentemente c’è stata la fusione di due personaggi in uno e un drastico cambio di sesso del protagonista.

Lorenzo: Ovviamente a questo punto non potevamo riscrivere tutta la sceneggiatura ma abbiamo dovuto creare un personaggio ex novo e cercare di dargli coerenza narrativa senza farlo stonare all’interno del contesto e degli eventi già scritti. Per questo protagonista ci siamo ispirati al giornalista Richard Deese del film The Night flier diretto da Mark Pavia.

Giuliano: Ciò che a noi interessava più di ogni altra cosa era creare personaggi non banali, dotati di quello “spessore” necessario al fine di catturare la simpatia/antipatia dello spettatore. Odio quando nei film i personaggi che scorrono sullo schermo sono privi di qualunque spessore, solo futili macchiette capaci di dire solamente la battuta giusta al momento giusto e che trovano la loro unica ragion d’essere solamente nel fatto che prima o poi saranno carne da macello (caratteristica riscontrabile soprattutto nel panorama dello slasher americano). A me piace giocare con le psicologie dei personaggi, mi diverto a dare loro una dimensione interna in maniera tale che lo spettatore, durante la visione, possa amare oppure odiare un determinato personaggio; ma anche se non si stabilisce alcun particolare feeling tra lo spettatore e l’attore, mi accontento di sapere che a termine visione tutti i personaggi per un motivo o per un altro si sono “impressi” nella memoria di chi ha appena visionato il film senza che nessuno sia caduto nel dimenticatoio a causa del suo anonimato. Trovo perciò molto interessante e insolita la caratterizzazione dei vari protagonisti del nostro film, sia  di quelli principali che secondari, anche perché a conti fatti ne La Progenie del Diavolo non c’è alcun personaggio positivo…a partire proprio dal protagonista!

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ AVETE SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER VOI QUESTA TEMATICA?

Lorenzo: Predilezione per il fantastico? Mmm… Beh effettivamente il tema del fantastico, dell’onirico ricorre spesso sia nei miei cortometraggi (penso soprattutto al mio corto Alone, presentato al “Trevignano International Short Fiction”, dove un ragazzo uscito dal bagno della scuola si ritrova misteriosamente da solo e rinchiuso dentro l’istituto scolastico…) che in quelli di Giuliano precedenti al nostro incontro. Però devo dire che è un tema sempre mischiato accuratamente alla realtà e forse più che di fantastico io parlerei di “virtuale” dove per questo termine si esprime non una realtà altra, ma una realtà ipotetica e possibile… Qualcosa che potrebbe succedere se solo ce ne fossero determinate condizioni. E’ un tema che mi affascina moltissimo rispetto al fantastico che sconfina nel paranormale e nell’impossibile. E comunque questa tematica va di pari passo con la mia idea di cinema che deve essere proiezione delle nostre paure, voglie e desideri e che deve rappresentare anche evasione dalla solita routine quotidiana, cercando di portare lo spettatore verso terre lontane.

Giuliano: Diciamo che il tema del “fantastico” è stato più volte ricorrente nella mia attuale opera, forse anche dominante, ma dire “sempre” mi appare inesatto. In realtà al fantasy nudo e crudo preferisco soggetti realistici ancorati al quotidiano o comunque a ciò che rientra nella sfera del possibile. Non a caso il mio primissimo lavoro, Uno Strano Hobby, era un viaggio introspettivo nella mente di un comunissimo serial killer… non c’erano elementi fantastici. Ma a conti fatti anche ne La Progenie del Diavolo è tutto molto più realistico di quanto magari si possa immaginare. Le mie incursioni nel fantasy sono avvenute con L’eterno ritorno, in cui viene descritto un allucinante viaggio dalle sfumature oniriche nella nera anima di un soldato, e con Pianto Rosso in cui ci siamo confrontati con il tanto gettonato sottogenere di virus e contagi. Comunque pur preferendo l’orrore reale a quello soprannaturale, ritengo che il “fantastico” può essere un elemento molto interessante se ben dosato, dato che differentemente dal reale non conosce alcun vincolo e può permettere una più totale libertà d’espressione all’artista che tramite esso può attingere senza troppi scrupoli direttamente dalle sue più recondite paure o direttamente dai suoi sogni…o meglio ancora dagli incubi.

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAETE ISPIRAZIONE PER TUTTE LE VOSTRE STORIE?

Lorenzo: Bella domanda! E la cosa più bella è che non c’è una risposta. Potrei dire che non siamo noi a cercare l’ispirazione ma è l’ispirazione a cercare noi! [ridendo]. Questo perchè le idee mi vengono dalla vita quotidiana, da un articolo letto di sfuggita sul giornale, da uno scorcio particolarmente suggestivo di un paesaggio, da uno strano personaggio che incontro sulla metro, da una melodia appena ascoltata. Tutto ciò unito al mio background culturale che si basa su cinema, libri, tv, cultura pop, musica e tanto altro. In questo periodo della mia vita mi sento un vulcano attivo e spesso mi sembra che ogni elemento che ho davanti agli occhi si trovi li perchè dentro di sé concerne una storia che aspetta solo di essere raccontata (infatti mi piace scrivere anche storie e  racconti). Quindi non ci mettiamo mai a tavolino a pensare ai nostri soggetti ma di solito uno di noi due lancia il seme che col tempo diventa prima germoglio, poi pianta e infine albero. Ci ritroviamo pertanto spesso a partorire un’idea durante una lezione all’università, o camminando per andare a prendere l’autobus… Insomma speriamo che quel vulcano non si spenga mai!

Giuliano: Cosa dire…la mia maggiore fonte d’ispirazione è il cinema stesso, c’è poco da girarci attorno. Ogni volta che sono lì a elaborare un soggetto faccio sempre appello, in maniera inconscia il più delle volte, a quella che è la mia cultura cinematografica. Poi ovviamente non mancano casi, come quelli citati da Lorenzo, in cui magari un giorno sei alla fermata dell’autobus a leggere un giornale ed ecco che ti balza all’occhio un fatto di cronaca talmente bizzarro che si presterebbe molto bene ad essere raccontato con un film. Però il più delle volte è il cinema stesso la mia principale musa.

QUALI SONO I VOSTRI SCRITTORI PREFERITI?

Lorenzo: Dunque, io amo molto sia leggere che scrivere anche se ultimamente ho sempre meno tempo per godermi un bel libro. Non ho un genere preciso né uno scrittore preferito in particolare e, a dire il vero, vado un po’ a periodi e quando incontro sulla mia strada un autore interessante cerco di approfondirlo recuperando i suoi libri precedenti. Da piccolo ero un appassionato di Verne mentre ultimamente mi sono avvicinato a scrittori come Edward Bunker, Charles Bukowski e Luis Sepulveda. Inoltre apprezzo e trovo molto interessante il Faletti scrittore, di cui ho letto tutto, adoro autori ormai divenuti dei classici come Calvino, Dostoevskij ed Hemingway mentre Stephen King non lo digerisco proprio!

Giuliano: Confesso…non sono un grandissimo lettore di libri! Sarà per pigrizia, sarà che quando ero piccolo i miei anziché leggermi i libri per bambini mi piazzavano davanti la televisione a vedere roba come Monster – Esseri ignoti dai profondi abissi o Autostop rosso sangue, ma come veicolo di racconto ho sempre preferito il cinema alla pagina scritta. Anche perché oggi come oggi penso: “Perché perdere tempo a leggere il romanzo quando sicuramente tra qualche anno ci faranno il film?”  [ridendo] Comunque, scherzi a parte, qualche libro l’ho letto anche io e posso riconoscere di apprezzare molto autori quali Matheson, Poe e Lovecraft. Poi c’è anche Kerouac che non è male.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM, CHE CI DITE?

Lorenzo: Per quanto riguarda il cinema devo ammettere che invece ho un regista preferito, quello che a mio avviso è il più grande cineasta vivente, ovvero Quentin Tarantino. E’ proprio grazie ai suoi film che ho deciso di diventare regista anche se, ovviamente, non ho mai aspirato a fare film alla “Tarantino” : lui è inimitabile e ogni suo film è un manuale di storia del cinema, non si può copiarlo (tendenza che ormai ha preso piede anche in Italia dove registi da strapazzo dicono di fare un film alla “Tarantino” mettendo due parolacce e qualche citazione ma non capendo la complessità del suo cinema) ma solo ammirarlo! Amo inoltre l’Argento di una volta, il Pupi Avati horror, il cinema italiano anni ’70 e ovviamente due maestri come Kubrick e Scorsese (farò finta di non aver mai visto Shutter Island). Di recente mi è capitato di apprezzare anche dei giovani come Rob Zombie (cercando di scordare Halloween 2), il coreano Park Chan Wook (Old boy, Lady vendetta), e l’indipendente Lorenzo Bianchini che con Custodes Bestiae mi ha veramente colpito! Insomma, pur amando l’horror (inteso più come linguaggio che non come genere), amo ogni film che mi sappia trasmettere e ogni regista che abbia qualcosa da dire.

Giuliano: Parlerei per ore, giorni magari, ma noto che quest’intervista sta venendo un po’ troppo lunga. [scherzando]. Cosa dirvi…io con il cinema ci sono cresciuto, col tempo ho avuto modo di assaporare il cinema in ogni salsa, e quindi mi viene molto difficile esprimere una preferenza assoluta e schiacciante. Adoro registi come Hooper (forse il suo Texas Chainsaw Massacre è il più grande film mai realizzato), Carpenter, Craven, Corman, Friedkin, Landis e chissà quanti ne sto dimenticando al momento, ma il mio primo approccio è avvenuto con il cinema italiano e si sa come si dice… il primo amore non si scorda mai! È nell’horror nostrano e nello spaghetti thriller anni ’60 e ‘70 che io riconosco il “vero” cinema. I miei maestri sono stati Mario Bava, che con i suoi film ha gettato le basi per molto cinema a seguire; il Dario Argento d’inizio carriera; quel genio indiscusso di Lucio Fulci che ha saputo realizzare alcuni tra i più bei film italiani di sempre; Pupi Avati che ancora oggi continua a non sbagliare un film. Ma sarebbero tantissimi altri i nomi che andrebbero citati (Freda, Martino, Lenzi, Margheriti ecc.), anche al di là del nostro genere… maestri come Dino Risi, Monicelli, Scola, De Sica, impossibili per me non citarli. Ed è proprio guardando questi nomi e questi film che soffro nel vedere l’attuale situazione cinematografica italiana. Il nostro cinema per molti anni ha saputo raccontare storie come nessun’altro ha mai saputo fare, perché ora dobbiamo accontentarci di questa situazione a dir poco vergognosa? Dato che le idee per tenere vivo e prolifico quello che può essere definito “buon cinema” non mancano di certo in Italia, sono dell’idea che bisognerebbe dare molta più attenzione e spazio all’opera dei giovani artisti indipendenti che molte volte sanno partorire davvero ottimi prodotti (come nel caso di Lorenzo Bianchini) che però poi, alla fine, non riescono ad emergere a causa di produttori e distributori un po’ troppo…diciamo pure…distratti.

ULTIMA DOMANDA, POI VI LASCIO AL VOSTRO LAVORO. QUALI PROGETTI AVETE PER IL FUTURO E QUAL È IL VOSTRO SOGNO (O I SOGNI) CHE AVETE LASCIATO NEL CASSETTO?

Giuliano: Progetti futuri ce ne sono tanti, sicuramente troppi e non tutti attualmente realizzabili!

Lorenzo: Per ora in cantiere c’è un sequel-spin off del nostro cortometraggio Pianto Rosso dal titolo provvisorio “Voce dall’inferno” e un lungometraggio dai rimandi calviniani e sempre in chiave horror-thriller. Per il primo ormai stanno iniziando le riprese e avremo nel cast anche un nome noto del cinema indipendente italiano (Gianluca Testa) mentre per il lungo… Beh, stiamo in cerca di finanziamenti! Per chi ha visto il primo Pianto rosso credo che troverà molto interessante l’evoluzione che subisce la storia e questa volta lavoreremo con… gli zombie!!

Giuliano: Non proprio zombie, per l’esattezza!

Lorenzo: A proposito stiamo proprio in questo periodo cercando delle comparse nella zona di Roma per il ruolo di infetto…Chiunque sia interessato ci contatti! (www.madshorror.altervista.org)

Giuliano: Per quanto riguarda i sogni lasciati nel cassetto cosa dire…attualmente il mio unico interesse, chiamiamolo pure sogno, è quello di riuscire a realizzare il prossimo lungometraggio (nel quale credo molto) con più mezzi e finanziamenti di quelli che (non) abbiamo avuto per La Progenie del Diavolo.

Lorenzo: Già, penso che anche questo sia il mio sogno per il futuro prossimo e se va tutto come deve andare tra qualche tempo ci ritroviamo qui per un’altra intervista!

E NOI VI ASPETTEREMO AL VARCO! INTANTO IN BOCCA AL LUPO!

Davide Longoni