FANTASCIENZA STORY 31

ATTERRAGGIO SUL PIANETA PROIBITO (1956) – PARTE 3

Di Ray Harryhausen abbiamo una sua biografia ma giova lo stesso ricordare che il film di cui parliamo adesso, La Terra contro i dischi volanti, è un esempio di pellicola a bassissimo costo resa attraente da un dialogo quanto mai intrigante e da degli effetti che, se pur realizzati con la massima economia, sono da considerarsi comunque un tentativo ben riuscito nell’inserimento della storia stessa.

Nessuno, vedendo questa pellicola, potrebbe pensare che tutti i trucchi che costellano questo film sono stati fatti in un garage, in un modo esplicitamente dopolavoristico, ma quanto mai appropriato, facendo man bassa di materiale di repertorio così perfettamente inserito, da far credere che si tratti di pellicola girata apposta per rendere questo piccolo film artigianale quel kolossal che in realtà non è. I dischi volanti che appaiono, vorticanti e accompagnati da un suono quanto mai suggestivo, devono la sua nascita all’illustre predecessore: La Guerra dei Mondi di Byron Haskin, ma si possono degnamente affiancare ai mezzi alieni che ci hanno mostrato pellicole come Ultimatum alla Terra di Robert Wise, Cittadino dello Spazio di Joseph Newmann -  Jack Arnold e Il Pianeta Proibito di Fred McLeod Wilcox dove, in quest’ultimo caso, sono  il mezzo di trasporto dei terrestri di un lontano futuro. Mentre ci fermiamo a ricordare altri film che hanno come protagonista questo misterioso mezzo di locomozione degli spazi interstellari: Il Disco Volante di Tinto Brass, I Misteriani e Inferno nella Stratosfera di Ishiro Honda e lo spettacolare Incontri ravvicinati del Terzo Tipo, solo per citarne alcuni, non possiamo esimerci dal ricordare il fascino che questi oggetti hanno costituito per l’uomo fin dai tempi più remoti. Pochi sono riusciti a osservare i dischi volanti, pochissimi a fotografarli o a filmarli e ancora meno sono coloro che hanno visto atterrare questi oggetti e hanno quindi avuto quello che si chiama “un incontro ravvicinato” con esseri di un altro mondo. Molte sono le teorie e le speranze degli ufologi: sono venuti in pace, sono venuti per errore, sono venuti per studiarci o per capirci. Nel campo ufologico, il loro attraversare il cielo spinti da una forza misteriosa che permette loro di cambiare direzione con una rapidità intollerabile per la struttura umana, ha fatto guadagnare loro il nome di U.F.O., una sigla americana che sta per “Unidentified Flying Object” e cioè: Oggetto Volante Non Identificato. In italiano, infatti, si chiamerebbero O.V.N.I., ma questa sigla è ormai pochissimo usata e, come convenzione, tutti gli ufologi usano quella americana. Il loro nome, Dischi Volanti, risale alla moderna ufologia perché fu esattamente nel 1947 che Kenneth Arnold diede questo nome a degli oggetti che avvistò in volo. Per essere assolutamente precisi il vero creatore del termine fu un contadino americano, John Martin il quale, addirittura nel secolo scorso, avvistò degli strani oggetti a forma di “piatto” e cioè in inglese, “saucer“. Avvistamenti misteriosi, reperti inesplicabili, avvenimenti oscuri, sono presenti fin dall’antichità della storia umana: strani graffiti nelle grotte, piste misteriose e gigantesche visibili solo da grande altezza, carte che riportano continenti o terre scomparse o sconosciute per l’epoca, costruzioni o gigantesche statue scolpite e collocate al loro posto con una precisione che nemmeno ai tempi nostri sarebbe possibile. La moderna ufologia sta accumulando dati per una ricerca che, secondo alcuni, non esiste o, forse, è ancora troppo presto per scoprire qualcosa ma l’importante è studiare il fenomeno con occhi critici e pronti a captarne l’eventuale verità senza scartarla a priori perché non appartenente alla scienza ufficiale. Anche gli astronauti sarebbero stati testimoni di strani avvistamenti. E’ il caso della sfortunata missione Apollo 13 perché,  durante il volo, gli astronauti avrebbero riferito di aver avvistato uno strano oggetto e poi, in orbita attorno alla Terra, avrebbero scorto una strana figura a forma di L che assomigliava incredibilmente a una valigia aperta. Mentre stavano osservando la strana sagoma, l’oggetto cambiò improvvisamente forma trasformandosi in due anelli sovrapposti che sembravano oscillare nello spazio, poi parve diventare trasparente. La spiegazione fornita fu che poteva trattarsi di un razzo di spinta che aveva esaurito il carburante. Peccato che il razzo più vicino si trovasse a oltre novemila chilometri. Gli astronauti di Apollo 13 non furono i soli a parlare di strani avvistamenti. Precedentemente al progetto Apollo, la NASA mise in orbita attorno alla Terra due astronauti utilizzando una capsula praticamente grande il doppio della Mercury che aveva portato in orbita John Glenn. Questo progetto, proprio perché i voli erano con due astronauti, si chiamò Gemini. Orbene, il 4 giugno 1965, l’astronauta James McDevitt, vide un oggetto a forma di disco con, a una estremità, dei lunghi pali sottili. Sul retro lo strano oggetto era bianco e argento e si avvicinò talmente alla capsula che McDevitt stava pensando seriamente di accendere i razzi per poterlo evitare ma, all’improvviso, lo strano oggetto, forse un satellite vagante, scomparve. Due mesi dopo, durante lo svolgimento della missione Gemini 5 fu il controllo a Terra ad avvisare i due astronauti che un misterioso oggetto era apparso improvvisamente vicino a loro. Conrad e Cooper, i due piloti che erano a bordo, effettuarono immediatamente dei controlli sia visuali che con il radar, ma non videro nulla mentre da Terra fu comunicato ai due che l’oggetto era scomparso dallo schermo radar con la stessa velocità con la quale era improvvisamente apparso. L’Ente Spaziale Americano condusse in seguito dei severi controlli alle apparecchiature di Terra e a quelle della capsula, revisionò tutte le registrazioni, ma nulla trapelò, all’epoca degli eventuali risultati ottenuti. Poi fu la volta della Gemini 7 guidata da James Lowell che avvisò il comando a Terra di un oggetto che si stava pericolosamente avvicinando alla capsula. Il controllo pensò subito all’ipotesi del “razzo di spinta” che poteva seguire l’orbita della Gemini dopo lo sgancio, ma Lowell e Anders confermarono che potevano vedere contemporaneamente sia il razzo di spinta sia lo strano oggetto. Con Gemini 10 le cose non andarono diversamente perché Collins e Young videro ben cinque oggetti roteare attorno alla loro capsula e non riuscirono a identificarne né la natura né la forma. Molte di queste dichiarazioni sono state poi successivamente smentite dagli astronauti o minimizzate come se la NASA avesse ordinato loro di non parlare del fenomeno. Ma uno dei fatti più straordinari avvenne quando l’Apollo 11 con a bordo Armstrong e Aldrin si posò sul suolo lunare. Secondo alcuni ufologi non tutte le conversazioni furono diffuse via radio al pubblico. Questo perché, sempre secondo gli ufologi, la NASA trasmetteva immagini e dialogo “in differita”, con un ritardo, cioè di qualche secondo, in modo da permettere che alcune dichiarazioni, se non fossero piaciute all’ente americano, potessero essere cancellate prima della loro diffusione. Tra queste ci sarebbero le parole di Neil Armstrong:

Questi oggetti sono spaventosi, enormi… roba da non credere. Vi sto dicendo che ci sono altre astronavi laggiù… sono tutte in fila in fondo al cratere, esattamente sul lato opposto al nostro… sono sulla Luna e ci stanno osservando…

Se questo fosse vero giustificherebbe la polemica che ha investito successivamente la NASA secondo la quale le foto degli astronauti sulla Luna sarebbero un falso: sarebbero state ricostruite sulla Terra, in studio, per tenere nascoste quelle vere che mostrerebbero delle basi aliene sulla Luna. Gli scienziati sovietici che stavano ascoltando le conversazioni tra Houston, la base terrestre e il Mare della Tranquillità, dove la navicella Aquila era atterrata, confermarono le parole degli astronauti e seppero che sia Armstrong che Aldrin fotografarono e filmarono i mezzi alieni. Il Governo americano mise la parola “Top Secret” alle immagini e alle dichiarazioni e, una volta tornati sulla Terra, i due astronauti smentirono questa conversazione, anzi, la NASA ha sempre affermato di aver rilasciato tutte le fotografie e la sequenza completa di tutto i dialoghi avvenuti tra la Terra e gli astronauti. Gli ufologi sono fermamente convinti che la NASA, sotto il controllo del Governo, tenga nascoste delle informazioni vitali che confermerebbero la presenza di alieni sulla Terra e nello spazio e confermerebbero altresì i rapimenti, gli avvistamenti e tutta un’altra serie infinita di complotti. Al di là della paranoia di queste considerazioni noi non possiamo scartare a priori l’ipotesi che , forse, “qualcuno” dallo spazio ci sta osservando “con bramoso interesse“. Ed ora lavoriamo di fantasia.

“Fin dalle epoche più remote l’uomo è stato testimone di strane apparizioni nello spazio e portato ad  ammettere l’ eventualità  che si trattasse di creature provenienti da altri mondi… Oggi, dalla California, dal Kansas, da ogni parte della Terra giungono continuamente notizie che il cielo del nostro pianeta  è solcato dalle traiettorie di misteriosi oggetti conosciuti come dischi volanti. A Dayton, nell’Ohio, una sezione del servizio segreto raccoglie i dati provenienti da ogni parte del mondo. Il novantasette per cento delle segnalazioni trova una spiegazione plausibile, ma il rimanente tre per cento resta ancora inspiegabile. Il Servizio Segreto tiene conto anche della voce che attribuisce tali apparizioni ai cosiddetti dischi volanti provenienti da altri pianeti. Mentre ancora non sono state raccolte prove convenienti e conclusive di questa ipotesi, le indagini del Servizio Segreto proseguono senza sosta. Il Quartier Generale della Difesa Emisferica di Colorado Spring ha ordinato a tutte le installazioni militari di aprire il fuoco senza preavviso contro oggetti volanti non identificati. Comunque, nei circoli militari, si è alquanto scettici sull’efficacia delle armi attuali contro un’eventuale guerra della Terra contro i dischi volanti.”

LA TERRA CONTRO I DISCHI VOLANTI  (Earth Versus the Flying Saucers)

Lungo una strada isolata che costeggia il deserto una macchina sta viaggiando a velocità moderata. Alla guida del mezzo c’è Carol (Joan Taylor, 1929 – 2012), collaboratrice e ora anche moglie del professor Russell Marvin (Hugh Marlowe, 1911 – 1982), direttore della base missilistica “Skyhook” verso la quale i due si stanno dirigendo. Russel sta registrando sul magnetofono un rapporto per la Commissione.

Russell: “Sedici Luglio. Al Comitato Internazionale di Difesa, Oggetto: satelliti. Rapporto relativo ai progetti coordinati e diretti dal Dottor Russell Marvin…”

Carol: “…E dalla sua legittima consorte, senza l’infallibile acume della quale questo rapporto non sarebbe mai stato scritto.”

Russell: “Sposata da un’ora e già avanza pretese sulla proprietà del marito.”

Russell e Carol si sono infatti appena sposati, ma Russell deve prima di tutto terminare la sua serie di lanci di satelliti orbitali. Dopo poco egli riprende il suo rapporto e qui assistiamo, per la prima e non unica volta, a una curiosità insita nel doppiaggio italiano di questo film. Tranne qualche rara eccezione il razzo non verrà chiamato missile ma missìle il che, anche all’epoca, suscitò ilarità in sala.

Russell: “Oggi ho un appuntamento con tre missìli interspaziali… Uhm... (Riaccende il registratore) Prego non interrompermi… Le recentissime scoperte scientifiche rendono ora possibile l’attuazione di un antico sogno: l’esplorazione degli spazi astrali. Preparandoci a questo balzo nell’infinito stiamo raccogliendo i dati sulle condizioni nella zona dell’atmosfera rimasta finora inesplorata. Per raccogliere i dati necessari sono state realizzate delle stazioni d’osservazione automatiche collocate a bordo di potenti missìli multipli lanciati all’altezza di varie decine di migliaia di chilometri. Questi missìli, girando attorno al nostro pianeta, costituiranno dei satelliti artificiali o lune. I dati raccolti, trasmessi automaticamente per radio, forniranno le informazioni necessarie per preparare la nostra ascesa nello spazio. Gli effetti della diminuita forza di gravità, la caduta di polvere meteorica, gli effetti del calore del Sole non filtrato dall’atmosfera, saranno studiati e analizzati a questo scopo. Fino a oggi abbiamo lanciato dieci di questi satelliti artificiali, il progetto ne prevede dodici. Noi… non senti un rumore?”

Carol: “Un rumore? Non sento niente.”

I due vedono dal lunotto posteriore l’inequivocabile sagoma di un disco volante che ruota minaccioso dietro di loro per poi sorvolarli e porsi davanti. Quindi inizia a salire. Russell ordina a Carol di fermare la macchina, la ragazza obbedisce e lo scienziato scende dal veicolo appena in tempo per vedere il disco sparire velocemente nel cielo.

L’uomo rientra in macchina sedendosi al volante. Carol lo guarda ancora incredula e, con gesto meccanico, ferma il registratore.

Carol: “Russ, era un disco volante, allora esiste!”

Russell: “Sì, era quello che si chiama un disco volante… ma che altro ne sappiamo?”

Carol: “L’abbiamo visto e sentito tutti e due, non credi che basti questo?”

Russell: “Non diciamo niente a nessuno, riflettiamoci prima di parlarne.”

I due arrivano alla base e Carol comincia a battere a macchina il rapporto di Russell. Inaspettatamente dal magnetofono esce, nitido, il rumore del disco.

Carol: “Russ, il rumore del disco, è registrato! Ha continuato a girare… Mi ricordo, adesso… Sono io che l’ho chiuso, dopo.”

Russell: “Bene, questa è una prova concreta.”

Dall’altoparlante un comunicato si diffonde per la base.

Voce: “Il missìle numero undici verrà lanciato fra dieci minuti.”

Russell: “Beh, lascialo lì. Abbiamo giusto il tempo di scendere al rifugio.”

Il Generale John Hanley (Morris Ankrum, 1897 – 1964) arriva alla base in quel momento sperando di poter interrompere il lancio. Hanley è anche il padre di Carol. La partenza del razzo non può essere sospesa ed essa avviene regolarmente. Tra le tante scene di repertorio di cui il film è farcito vi sono anche delle sequenze di partenza di razzi “V-2″ e “Vicking” i quali, oltre a non essere certamente adatti per dei lanci satellitari, sono pure monostadio e non multistadio come sarebbe affermato nella pellicola. La sera, mentre stanno aspettando la cena che Carol sta cuocendo in giardino, Hanley parla con Russell dei problemi connessi con il lancio dei missili.

Hanley: “Mi dispiace di doverti dire queste cose ma l’operazione satelliti non ha dato i risultati che il Comando sperava. Dimmi, quanti missìli hai lanciato fino ad ora?”

Russell: “Undici, contando oggi.”

Hanley: “E con quanti sei in contatto fino adesso?”

Russell: “Solo uno, l’ultimo. Non sono riuscito ad identificare la loro traiettoria, ma ci riuscirò.”

Hanley: “Non ne sarei troppo sicuro.”

Russell: “Sono nello spazio e, prima o poi, li localizzeremo…”

Hanley: “Allora sappi, Russell, che non ci sono più nello spazio. Non era una meteora quella che è caduta su Panama: erano i resti roventi del numero Sette. Me ne sono accertato io stesso.”

Russell: “Che?”

Hanley: “Il controspionaggio ci ha fornito dati attendibili. L’Uno e il Tre sono caduti in Africa, il Cinque sul Polo Nord ed il Nove e il Dieci sulle Ande. Gli altri, con molta probabilità, sono precipitati in mare.”

Russell: “Ma lei cosa ne pensa?”

Hanley: “Beh, apparentemente sembrano esplosi nello spazio.”

Russell: “Perché? Non contengono esplosivi. Noi sappiamo di certo che, raggiunta una certa altezza, un missile (nel dialogo la parola “missile” viene finalmente detta come deve essere ma è l’unica volta) percorre un’orbita intorno alla Terra… a meno che…

Carol: “Russ… Papà?!”

Hanley: “A meno che…?”

Russell: “Qualcuno non si diverta a farli precipitare man mano che li lanciamo.”

Hanley: “Eh, mi sembra difficile a quell’altezza.”

Russell: “No… No, è assurdo.”

Carol: “Portatevi i cucchiai.”

I due escono i giardino e, piatti alla mano, si siedono a tavola dopo che Hanley si è ancora una volta congratulato con loro per il matrimonio.

Hanley: “Russ, cosa ti fa pensare che qualcuno abbia interesse ad abbattere i nostri missìli?”

Russell: “Generale… abbiamo visto una strana cosa oggi pomeriggio, una cosa che aveva tutta l’aria di un disco volante.”

Hanley: “Un disco volante?”

Carol: “Stava per venirci addosso.”

Hanley: “Ne siete certi?”

Russell: “Carol e io potremmo essere stati suggestionati né più né meno che tutti gli altri osservatori ma c’è  un’importante differenza: noi siamo scienziati.”

Carol: “E abbiamo una prova della sua apparizione: una registrazione del rumore che emetteva. Il nastro è giù al laboratorio, vorremmo che lo ascoltassi.”

Hanley: “Tutti e due l’avete visto?”

Russell: “Sì.”

Una Jeep si ferma davanti alla casa di Russell e un soldato porge allo scienziato un messaggio per lui.

Russell: “Hanno perduto il contatto con il numero Undici.”

Carol: “Oh, Russ, mi dispiace.”

Hanley: “E’ ancora alla portata dei ricevitori?”

Russell: “Se non è stato abbattuto…”

Il Generale Hanley guarda in alto e vede due luci, come due piccole lune, che brillano nella notte. Il tutto è ovviamente una sovrapposizione e lo si nota perché la zona attorno ai due dischi bianchi è più chiara.

Hanley: “Ehi, che cosa sono quelle luci?”

Carol: “I piloti le chiamano luci fantasma.”

Russell: “I fuochi di sant’Elmo, in parole povere. Secondo certe superstizioni sono di cattivo auspicio, ma la scienza moderna è riuscita ad accertare che dipendono da una forte ionizzazione dell’atmosfera, lo stesso principio dell’aurora boreale.”

Carol: “Notiamo spesso il fenomeno in questa zona ma non gli diamo molta importanza. Il missìle Undici dovrebbe essere visibile ora che sta per raggiungere la sua orbita. Guardate, eccolo là!”

Fin troppo puntuale e opportuna l’immagine di una piccola meteora che solca il cielo.

Hanley: “Era quello?”

Russell: “Sì.”

Hanley: “Non lancerai anche il numero Dodici domani dopo quello che è successo?”

Russell: “Devo farlo!”

Hanley: “Perché?”

Russell: “Devo corredarlo di camera televisiva, registratori e microfoni. Stavolta riuscirò a scoprire che succede lassù e perché… Coraggio, finiamo di cenare.”

Il giorno dopo, alla base di lancio, un altro “Vicking” è pronto per il lancio, naturalmente si tratta di sequenze di repertorio ma comunque ben inserite, solo la loro superiore granulosità fa capire la provenienza e questo perché si tratta di una ristampa delle immagini o anche perché potrebbero essere state “gonfiate” da un sedici millimetri e portate al formato 35mm della pellicola.

Nel laboratorio Russell e Hanley si stanno preparando per il lancio.

Russell: “Non nota niente di diverso dall’ultima volta?”

Hanley: “(guardandosi intorno e poi indicando il soffitto) L’isolamento acustico.”

Russell: “Esatto. Se esplodesse il mondo di fuori non sentiremmo niente qui dentro.”

Altoparlante: “Numero Dodici pronti per il lancio.”

Hanley: “Comunque io preferisco assistere allo spettacolo dal di fuori.”

Hanley esce per dirigersi verso l’esterno attraversando il lungo corridoio pieno di tubature (la scena è stata girata in uno stabilimento).

L’uomo incontra la figlia che sta portando dei viveri nel laboratorio.

Hanley: “Vi preparate per un assedio?”

Carol: “Abbiamo deciso di fare i turni di osservazione personalmente per giorni, se necessario.”

Hanley: “Intimità al cento per cento. Tipico esempio di solitudine scientifica. Felice luna di miele, cara.”

Carol: “Grazie papà.”

Hanley raggiunge la torre di osservazione dove l’ufficiale addetto al controllo riceve la comunicazione dal radar che un oggetto non identificato si sta avvicinando. Una guardia comunica dal cancello Ovest di aver avvistato un disco volante ma non viene creduto. Di nuovo il radar chiama la torre per confermare l’avvistamento. Hanley cerca di telefonare a Russell ma la linea è isolata. Il disco volante appare nel cielo sopra di loro e si prepara ad atterrare. Hanley e l’addetto al controllo scendono in tempo per assistere alla uscita di un cilindro dal corpo centrale del disco. L’aeronave si appoggia con il cilindro al suolo e continua a ruotare vorticosamente. Una specie di barriera che increspa l’aria come se fosse una fonte di calore, circonda il disco volante e, dal cilindro, escono delle creature bipedi coperte da un’armatura che li riveste completamente. Le braccia della corazza terminano in una sfera al posto delle dita. Uno di questi esseri esce dalla barriera e avanza verso i terrestri i quali aprono il fuoco con un cannoncino.

L’alieno è colpito, ma il resto dei colpi si abbatte inutilmente contro la barriera. Nascosto dietro a una Jeep Hanley vede tutta la scena e la commenta all’ufficiale che era con lui nella torre, Nash.

Hanley: “Sono protetti da uno schermo elettronico, i proiettili non lo penetrano.”

Ma i raggi mortali che escono dalle “mani” degli alieni passano tranquillamente attraverso la barriera e distruggono il cannone e i soldati. Due alieni escono dallo schermo e recuperano il loro simile portandolo verso l’interno, poi cominciano a distruggere la base. Lo spostamento d’aria delle esplosioni travolge Hanley e Nash che cadono a terra svenuti. Uno degli alieni si avvicina a loro. Isolati dal mondo Carol e Russell si accorgono di quello che sta succedendo quando vedono il loro missile (ridiventato una V-2) abbattersi in fiamme al suolo (altra sequenza di repertorio). Escono dalla stanza e cercano di uscire ma la porta è bloccata. Il disco volante, dopo aver distrutto la base, riparte velocemente nello spazio. Hanley si risveglia dal suo svenimento e si trova in una grande sala circolare. Davanti a lui c’è un gigantesco schermo. Dal soffitto scende una specie di “rosa” bianca e luminosa che ruota minacciosa sopra la sua testa.

Hanley si alza faticosamente e si guarda attorno.

Hanley: “Dove mi trovo? Dove?”

La voce che gli risponde ha un tono meccanico e riverberato.

Alieno: “Ti parliamo attraverso questo congegno che è sopra di te e che traduce istantaneamente la nostra lingua…”

La parete di fronte a lui diventa trasparente ed Hanley vede distintamente gli alieni.

Alieno: “Capisci quello che diciamo?”

Hanley: “Sì e mi auguro che voi comprendiate me. Chiunque e qualsiasi cosa voi siate vi chiedo perché avete distrutto la nostra base.”

Alieno: “E tu allora ci spiegherai perché, dopo aver preso accordi con il Dottor Marvin, siamo stati aggrediti.”

Hanley: “Accordi con il Dottor Marvin?!”

Alieno: “Gli abbiamo lanciato un messaggio.”

Hanley: “C’erano solo dei rumori indistinti sul nastro, gli stessi che abbiamo udito quando siete arrivati.”

Alieno: “Credevamo di essere riusciti a regolare la nostra velocità suono sulla vostra unità di tempo.”

Hanley: “Non capisco…”

Alieno: “In questo momento ti trovi a bordo della nostra nave spaziale. Tu sei già negli spazi interstellari.”

Hanley: “Come prigioniero sono autorizzato solo a dirvi che sono il Generale Hanley dell’esercito degli Stati Uniti d’America.”

Il rumore all’interno del disco si fa più intenso e un raggio di luce bianca immobilizza il generale. Qualcosa penetra nel suo cervello che appare nitido sotto la luce… Nel laboratorio sotto la base militare Russell sta dettando gli ultimi appunti al magnetofono, le luci si stanno abbassando sempre di più e la velocità di registrazione lentamente diminuisce. Carol, sfinita, si è addormentata su una branda.

Russell: “Ora conosciamo perfettamente le cause delle esplosioni dei nostri missìli. A quanto mi risulta mia moglie e io siamo i soli superstiti. Da ore nessun altro ha dato segno di vita. L’aria diventa irrespirabile (e perché? Non sono chiusi dentro a quella stanza. Hanno tutto un sotterraneo a disposizione e quindi c’è aria per giorni). Nel caso non sopravvivessimo questo rapporto, insieme con la registrazione del rumore del disco sul nastro costituisce la nostra documentazione. Le batterie si scaricano, il magnetofono gira più lentamente, qui il Dottor Russell Marvin…”

La stanza diventa buia e Russell si alza per prendere una torcia elettrica ma urta un classificatore svegliando Carol. La donna impaurita lo abbraccia ma, ecco, nel silenzio della stanza, alzarsi una voce che diventa sempre più cupa e più lenta.

Alieno: “Dottor Russell Marvin… Dottor Russell Marvin… E’ per noi della massima importanza parlare con lei. Domani appariremo sul campo sperimentale quando il vostro sole sarà esattamente sul vostro meridiano…”

Russell guarda stupito il magnetofono dal quale è uscita la voce.

Russell: “Allora non era il rumore del disco volante, erano parole emesse ad alta velocità. Per questo c’erano sembrate solo un ronzio, con le batterie scariche la velocità si è ridotta e la voce è diventata chiara… Se lo avessimo immaginato prima non ci saremmo trovati in questa situazione.”

L’avvenimento e il salvataggio degli unici due superstiti finisce nella prima pagina dei giornali.

SKYHOOK CANCELLATA

Due sopravvissuti tratti in salvo

OPERAZIONE SKYHOOK

Disastro inspiegabile

COMPLETA INDAGINE SU SKYHOOK

Le cause del disastro tenute nascoste

Chi aveva distrutto centinaia di vite umane,

polverizzato impianti del valore di milioni di dollari?

L’opinione pubblica esigeva una risposta

e il Governo Federale si adoperò

con tutte le forze per trovarne una.

Intanto, quando il Dottor Marvin e sua moglie furono salvati,

si cominciò col cercare una risposta

nel drammatico racconto dei due superstiti

e in una bobina di nastro magnetico

che essi avevano portato dal Pentagono a Washington…”

Dopo aver girato per varie commissioni, Russell si trova in una stanza con dei militari e un uomo in borghese, probabilmente un segretario di stato. L’ammiraglio Enright (Thomas Browne Henry, 1907 – 1980) e il generale Edmunds (Grandon Rhodes, 1904 – 1987), dopo aver ascoltato il nastro, seguono con attenzione le parole di Russell.

Russell: “Mi sembra piuttosto chiaro. Quel giorno essi avrebbero preso terra sul campo e là ci saremmo incontrati. Se io non potevo essere presente dovevo inviare un messaggio su una certa lunghezza d’onda con un normale trasmettitore (e questo dove era detto? Forse il messaggio che abbiamo ascoltato non era completo? A noi sembrava che il nastro finisse la prima volta che Russell lo aveva ascoltato).”

Enright: “Volete risentire un’altra volta il nastro?”

Russell: “Lo avete già sentito tante volte… Mia moglie e io abbiamo risposto a tutte le domande che ci avete rivolto. Sono tre giorni che passiamo da una Commissione all’altra, qui a Washington. E’ tempo di prendere una decisione.”

Enright: “Il nastro non è una prova conclusiva. Certo non prova che il suo cosiddetto disco volante ha causato la distruzione del campo sperimentale.”

Russell: “Glielo concedo ma…”

Edmunds: “Una voce smodulata, una serie d’istruzioni che chiunque poteva dettare.”

Russell: “Nessuno ha una spiegazione più plausibile?”

Segretario: “Personalmente io accetto le conclusioni del Dottor Marvin che mettono in relazione il messaggio con il disastro.”

Enright: “Benissimo. Anch’io.”

Russell: “E allora datemi il permesso di agire, di mettermi in contatto con loro per scoprire questo mistero.”

Segretario: “Se ci troviamo di fronte a una potenza nemica ogni decisione in merito dovrà essere rimessa al Governo stesso.”

Russell: “(sospirando) Beh, allora speriamo che nell’attesa non succeda un altro disastro.”

Enright: “Insistiamo per un’azione immediata.”

Segretario: “Il Segretario di Stato torna domani dall’Europa e il Segretario alla Difesa è in viaggio nel Pacifico.”(credevamo esistessero anche un presidente e un vicepresidente in grado di prendere certe decisioni…)

Russell: “Se nel frattempo io potessi firmare un incontro sarei il solo a rischiare. Sono personalmente responsabile di ciò che è accaduto. Io ero il direttore. Centinaia di persone sono morte. Anche il padre di mia moglie.”

Enright: “Se ne avessi l’autorità glielo permetterei ma dobbiamo aspettare. Le prometto però che farò di tutto perché venga autorizzato a mettersi in contatto e ad incontrarsi con… beh, con chiunque essi siano.”

La riunione termina con il Generale Edmunds che chiede, ma sarebbe meglio dire ordina, a Russell e a sua moglie di non muoversi dall’albergo e gli mette accanto, come ufficiale di collegamento, ma sarebbe meglio dire come guardiano, il Maggiore Huglin (Donald Curtis, 1915 – 1997).

I due escono dalla stanza e Huglin quasi si scusa con Russell per l’incarico che ha avuto. I due arrivano in albergo e Russell entra nella sua stanza. Carol dorme e lo scienziato si siede alla scrivania dove si trova una radio da campo che l’uomo si è procurato nella speranza che lo autorizzassero alla presa di contatto.

Russell: “Russell Marvin chiama sulla lunghezza di due, due, cinque, virgola sei megacicli… passo… Il Dottor Russell Marvin chiama su due, due, cinque, virgola sei megacicli per istruzioni. Siete in ascolto? Se mi sentite rispondete. Sono sintonizzato sulla stessa lunghezza d’onda, passo…”

Alieno: “La sentiamo Dottor Marvin e la comprendiamo, lei riesce a capirci?”

Russell: “Sì… ehm… Chi siete?”

Alieno: “Ascolti. Ora sono le nove e trenta antimeridiane, ora del meridiano di Greenwich. L’aspettiamo alle undici esatte sulla spiaggia di Keespeak Bay, dove la strada costiera nord costeggia la spiaggia. Non avverta nessuno e non manchi all’appuntamento.”

Russell: “Ascoltatemi. Non posso venire all’appuntamento, sono sorvegliato. Potremmo rimandare l’incontro? Mi sentite? Passo.”

Carol si sveglia mentre Russell ripete la chiamata sbagliandosi nella dichiarazione della frequenza (22, 6 invece di 225, 6. Un errore di doppiaggio, nella versione originale è perfetto).

Russell esce rapidamente dalla stanza lasciando sola e angosciata Carol che avverte Huglin  il quale le dice di telefonare al garage in modo che non diano la macchina al marito. Ma Russell non si ferma. Colpisce con un cazzotto Frank, l’addetto, e sale in macchina dirigendosi verso Keespeak Bay. Huglin con a bordo Carol lo segue e cerca anche di parlargli via radio ma l’uomo non risponde. Poiché i due mezzi stanno andando a velocità sostenuta ecco che un poliziotto in moto (Larry J. Blake, 1914 – 1982) li insegue. Russell raggiunge il luogo dell’appuntamento, ferma la macchina e si dirige verso la spiaggia.

Davanti a lui campeggia la grande sagoma di un disco volante. Carol e Huglin lo raggiungono, seguiti d’appresso dal poliziotto.

Il militare estrae la pistola e la punta contro lo scienziato.

Huglin: “Ho degli ordini. Torniamo indietro.”

Alieno: “Entrate.”

La voce stentorea sottolinea il ruotare vorticoso del disco volante.

Poliziotto: “Andiamo via di qui.”

Russell: “No, aspetti…”

Alieno: “Anche i suoi amici, Dottor Marvin.”

Carol: “Vengo con te.”

Alieno: “Entrate tutti.”

L’aeronave s’innalza mostrando il cilindro d’ingresso.

Poliziotto: “Telefono al mio comando.”

Russell: “Le consiglio di fare come dicono.”

I quattro entrano nel cilindro e vengono portati nella sala con il visore, la stessa che aveva visto Hanley. Sullo schermo appaiono immagini di ammassi stellari.

Huglin: “Siamo arrivati a centinaia di chilometri da terra!”

Carol: “E in pochi minuti!”

Alieno: “Siete a un’enorme distanza dal vostro pianeta ma non sono passati che pochi secondi…”

Russel vede la parete diventare trasparente e dietro scorge gli esseri che gli stanno parlando.

Alieno: “…Ascolti il suo orologio, Dottor Marvin.”

Russell: “E’ fermo. Me l’han dato per antimagnetico…”

Alieno: “Noi generiamo un campo magnetico più potente della forza di gravità del vostro pianeta. E’ questo il principio in base al quale ci muoviamo attraverso lo spazio. La diminuzione della forza di gravità della pressione atmosferica sono compensati artificialmente, ma il suo orologio non è fermo. Senta il suo polso.”

Russell: “Non sento niente.”

Carol: “Neanch’io…”

Alieno: “Noi ci muoviamo in una unità di tempo molto differente dalla vostra. Potremmo dirle che tutto questo si sta verificando tra un battito e l’altro del suo orologio.”

Russell: “Per questo allora sentimmo il vostro messaggio quando era troppo tardi.”

Alieno: “E noi fummo costretti a passare all’attacco quando scendemmo alla vostra base.”

Russell: “Voi abbattevate i nostri missìli, perché?”

Alieno: “Non sapevamo che si trattasse di primitive basi d’osservazione, credevamo che si trattasse di armi dirette contro di noi.”

Russell: “Chi siete, da dove venite?”

Alieno: “Ci siamo rivolti a lei perché lei, grazie alle sue cognizioni scientifiche, era l’unico che potesse comprendere che siamo i superstiti di un sistema solare disintegrato (se si trattava solo di questo qualunque astronomo, tranne la scomparsa Margherita Hack che non avrebbe creduto nemmeno all’evidenza, sarebbe andato bene ugualmente). In questo momento le rimanenti aeronavi della nostra flotta navigano attorno al vostro pianeta (sullo schermo si susseguono immagini dei dischi volanti sovrapposti a delle proiezioni di città viste dall’alto, il risultato è decoroso). Attendono un nostro segnale per atterrare.”

Russell: “Ma che volete da me?”

Alieno: “Lei dovrà organizzare un incontro con i capi di tutti i paesi della Terra a Washington.”

Russell: “Non mi ascolteranno, non sono che uno scienziato.”

Alieno: “Ora vi dimostreremo perché è necessario organizzare questo incontro. In pochi secondi del vostro tempo noi possiamo coprire la distanza che intercorre tra la Terra e la Luna.”

Sullo schermo appare un incrociatore e un disco volante che gli si avvicina. Dalla nave aprono il fuoco senza risultato e dal disco esce l’apparecchiatura portante del raggio mortale che colpisce e distrugge la nave (ancora una sequenza di repertorio)

Huglin: “C’erano trecento uomini su quella nave!”

Alieno: “Le nostre astronavi sono veloci, potenti…”

Russell: “Se siete così potenti perché non atterrate sulla Terra?”

Alieno: “Provocheremmo un’ondata di panico in tutto il mondo e, nonostante la nostra superiorità, saremmo a lungo impegnati in una lotta continua per eliminare una sterminata popolazione a noi ostile. Alla fine saremmo padroni di un pianeta distrutto.”

Huglin: “Per voi è possibile un’intesa senza combattere?”

Alieno: “Noi vogliamo solo evitare un inutile spargimento di sangue. Anche sul vostro pianeta si stringono accordi simili.”

Quale che sia l’accordo che gli alieni vorrebbero fare con i terrestri resterà per sempre nascosto tra le pieghe della sceneggiatura peraltro dotata nella sua generalità di un dialogo notevole per un film fatto in totale economia e che presenta molto di più di quello che in effetti possiede.

Russell: “Come mai sapete tanto su di noi?”

Alieno: “Abbiamo un nostro sistema per apprendere tutto ciò che vogliamo. Se volete possiamo dimostrarvi quanto sia esteso il campo delle nostre conoscenze. Fateci delle domande.”

Huglin: “Quante unità conta l’esercito degli Stati Uniti?”

La voce che risponde non è la stessa e il suo tono allarma subito Carol.

Voce: “Tre milioni e mezzo di uomini, circa.”

Poliziotto: “Chi… chi ha vinto il nostro campionato di calcio quest’anno?”

Voce: “La squadra degli Yankee.”

Huglin: “Chi è stato il primo Presidente degli Stati Uniti?”

Voce: “Washington.”

Carol: “Conosco questa voce…”

Russell: “Chi siete?”

Voce: “John Hanley.”

Carol: “Mio padre! Cosa gli avete fatto?”

Alieno: “Vi siete rivolti alla mente del Generale Hanley, non a lui personalmente. Guardate dietro di voi.”

E dietro di loro c’è il corpo del Generale. Lo sguardo assente, il movimento di un automa.

Carol: “Papà!”

Russell la trattiene mentre la donna stava per slanciarsi verso di lui.

Alieno: “Non può riconoscerla. E’ stato sottoposto a un procedimento elettronico che gli ha sottratto la memoria e tutte le sue cognizioni sono state registrate da una nostra speciale macchina, così tutte le sue esperienze e cognizioni sono ora a nostra disposizione. Possiamo applicare questo procedimento a chiunque e sapere tutto quello che vogliamo sapere.”

Carol: “E’ orribile… è orribile!”

Il poliziotto estrae la pistola e spara, Russell cerca di fermarlo. Il ronzio aumenta e l’uomo rivolge lo sguardo verso l’alto.

Russell: “E’ impazzito?… Non guardi lassù’!”

Ma è troppo tardi. Dalla “rosa” appesa al soffitto esce il solito raggio di luce bianca che penetra nel cervello del poliziotto mostrandone le circonvoluzioni.

Alieno: “Questa è la prima fase del procedimento elettronico col quale registreremo la sua memoria nel nostro cervello automatico.”

Carol si guarda attorno e non vede più suo padre, o meglio il suo corpo.

Carol: “Dov’è adesso mio padre?”

Alieno: “Ve lo restituiremo quando sarà il momento e anche il vostro agente. Allora, organizzerà questo incontro con i suoi capi?”

Russell: “Riferirò le vostre intenzioni, non posso fare altro.”

Carol: “Non devi collaborare con questi mostri!”

Russell: “Ci vorranno mesi per organizzare l’incontro.”

Alieno: “Avrete a disposizione due giorni lunari, cioè cinquantasei giornate terrestri.”

Carol: (piangendo) Facciamoci uccidere ora e finiamola per sempre!”

Russell: “Ti prego, Carol!… Se le autorità non mi crederanno non ne sarò responsabile!”

Alieno: “Quando riferirete le circostanze in cui è stato distrutto l’incrociatore precisate la sua posizione: 30 gradi e 20 di Latitudine, 45 gradi e 15 minuti di Longitudine. Saranno costretti a credervi.”

Nella sala riunioni della Commissione il Generale Edmunds sta scrivendo su un notes la cifra 56. Davanti a lui Carol, Russell e Huglin, oltre al Segretario e all’Ammiraglio Enright.

Russell: “Supponete anche che il Maggiore, mia moglie ed io fossimo tutti allucinati, o ipnotizzati, o quello che volete… Che ci siamo sognati quello che è successo al Generale Hanley, all’agente di Polizia, ma come spiegate la fine della nave?”

Enright: “Sappiamo che la Flotta Atlantica ha perduto il contatto con l’unità in questione ma non è confermata la sua perdita, tuttavia le ricerche continuano.”

Edmunds: “Lei, comunque, mettendosi in contatto con il disco, ha infranto le nostre istruzioni e può aver messo in serio pericolo la sicurezza del nostro paese.”

Segretario: “Dopo quello che è successo e supponendo che la sua storia sia vera, lei viene a proporci di incontrarci con questi strani esseri per ascoltare le loro richieste?”

Enright: “E perché a Washington? Se vogliono trattare con il mondo intero perché scelgono la capitale degli Stati Uniti?”

Russell: “Beh, evidentemente sanno che Washington è al centro della politica internazionale…”

Edmunds: “E le nostre armi atomiche e nucleari non sarebbero efficaci contro i dischi volanti?”

Huglin: “Vorrei rispondere io a questa domanda, se mi permette. Non dubito che le nostre armi atomiche possono essere efficaci se potessimo utilizzarle ma servendoci di esse distruggeremmo anche le nostre città.”

Russell: “E non sappiamo se loro sono invulnerabili o meno. (Rivolto al Segretario) A proposito dei suoi dubbi le rispondo che ho osservato attentamente la loro struttura e vorrei suggerire un nuovo mezzo di offesa… E’ solo un tentativo, però.”

Edmunds: “Una nuova arma in meno di cinquantasei giorni?”

Russell: “Sto pensando a un cannone ultrasonico. Concentrando tutte le nostre risorse scientifiche potremmo costruirne uno in brevissimo tempo e intanto accelereremo la costruzione di tutti gli altri mezzi difensivi.”

Un militare entra nella stanza e porge un messaggio all’Ammiraglio Enright. Questi lo legge rapidamente.

Edmunds: “Non possiamo certo scartare nessuno in caso di una loro invasione…”

Enright: “Signori, prego. L’incrociatore Tom Edison risulta affondato a 30 gradi e 20 minuti di longitudine, 45 gradi e 15 minuti di latitudine… alle ore sei e quindici…”

Segretario: “Dobbiamo trovarci alla Casa Bianca fra un’ora per prendere delle decisioni che, probabilmente, coinvolgeranno non solo il nostro paese ma il mondo intero.”

Enright: “Qualunque sia la decisione stia certo che le sarà data ogni assistenza per il suo progetto. Le consiglio anzi di mettersi al lavoro.”

Edmunds: “Il Maggiore Huglin  provvederà perché lei abbia tutto quello che le occorre.”

Russell: “Grazie.”

E’ passato del tempo e Russell è febbrilmente alle prese con la sua invenzione nel laboratorio che, in realtà, altro non è che un’altra sezione della fabbrica delle scene precedenti. Accanto a lui, oltre a Carol, c’è un suo collega: il Professor Kanter (John Zaremba, 1908 – 1986) e un assistente, Cutting. Huglin entra nel momento in cui Russell sta per sperimentare l’arma contro un blocco di cemento.

Huglin: “Salve.”

Carol: “Salve.”

Huglin: “Beh, come va?”

Carol: “Beh, invece di trasformare impulsi elettrici in onde sonore ad altissima frequenza per poco non facevamo saltare il  laboratorio.”

Huglin: “Che?”

Russell: “Avanti, ora proviamo col blocco di cemento.”

Lo scienziato accende l’arma, una sorta di antenna parabolica mal assemblata e la dirige sul blocco di cemento, delle scintille cominciano a sgretolarne la materia.

Russell: “Al massimo!”

Il suono emesso dall’arma si fa più acuto e il blocco di cemento si disgrega… assieme al generatore.

Carol: “Ma funziona! Ha funzionato, vero?”

Russell: “Ora so cosa ha distrutto la base.”

Huglin: “Cosa?”

Russell: “Il suono!”

Huglin: “Il suono? Io ho due ragazzini per casa e il chiasso mi distrugge il sistema nervoso ma polverizzare una casa è un altro affare!”

Russell: “Il suono cui mi riferisco è ad una frequenza tanto elevata che noi non siamo ancora in grado di produrre.”

Huglin: “Insomma, quest’arma funziona?”

Russell: “No, temo di no. Con i migliori materiali e la più potente fonte d’energia di cui disponiamo siamo riusciti solo ad intaccare un blocco di cemento. La teoria è perfetta ma non abbiamo né gli strumenti né il materiale per realizzarla. Forse in dieci, o cinque.. .o in due anni… Ma quanti giorni ci restano?”

Huglin: “Ventisette.”

Kanter: “Russ, hai in mente il rapporto inviatoci dal Dottor Patek di Nuova Delhi? Suggeriva un diverso metodo. Invece di tentare di imitare le armi ultrasoniche dei nostri visitatori, cercare d’interrompere il loro campo magnetico proiettando un’induzione intermittente generata da corrente elettrica. Supponiamo di prendere…”

Russell: (interrompendolo) Ma sì, certo! Interrompendo il loro campo magnetico con la nostra induzione possiamo buttarli giù come niente!”

Kanter: “Ehm… un po’ di calma, Russ…”

Russell: “Funzionerà, funzionerà! Qui, Maggiore.”

Porge il telefono a Huglin.

Huglin: “Sì?”

Russell: “Telefoni, presto! Ci occorre il più potente generatore mobile che si fabbrichi in America, il più potente!”

“Da tutte le parti del globo arrivarono, con precedenza assoluta,

tutti i materiali e gli aiuti scientifici

che i Governi delle varie nazioni erano in grado di fornire.

Il Dottor Marvin e i suoi collaboratori radunarono tutti i materiali

in un laboratorio segreto (lo stesso di prima).

Egli doveva sintetizzare in una formula

la sua breve esperienza a bordo dell’astronave,

svilupparla e infine trasformarla in una realtà.”

Giunge il giorno della dimostrazione delle capacità della nuova arma.

Russell la mostra ad Huglin.

Russell: “E’ solo una palla d’acciaio vuota ma per i nostri esperimenti è un disco volante. (Rivolto all’assistente) Metta in moto il generatore.”

Russell colloca la sfera tra due poli di una macchina e questa si solleva a mezz’aria.

Huglin: “E’ dovuto all’attrazione magnetica?”

Russell: “L’attrazione magnetica è abbastanza forte da controbilanciare la forza di gravità… Avanti, l’idea è stata sua, a lei sperimentarla.”

Kanter: “Mia? Sciocchezze. Appartiene a lei, al Dottor Patek, in India e a dozzine di altri scienziati in tutto il mondo.”

Russell: “Coraggio!”

Qualcosa d’invisibile parte dall’arma (costa meno) e la sfera cade.

Kanter: “Funziona!”

Russell: “A perfezione!”

Alzando lo sguardo in altro Huglin vede qualcosa.

Huglin: “Russ, guardi!”

Una sfera bianca sta sorvolando il capannone vicino al tetto. Huglin gli lancia contro una chiave inglese e lo strano oggetto la schiva. Poi si avventa su di loro che devono chinarsi per evitarlo, al secondo passaggio Huglin lo colpisce al volo distruggendolo. Tutti sono ora attorno ai resti fumanti.

Huglin: “Cos’era?”

Carol: “La stessa cosa che ci osservava durante le fasi dell’esperimento.”

Kanter: “Osservava?”

Carol: “Ricordi? Anche durante il lancio dei missìli.”

Russell: “Credevo che si trattasse di fuochi di Sant’Elmo ma devo ammettere di essermi sbagliato.”

Carol: “Qualunque cosa fosse è certo che gli esseri del disco ci spiavano.”

Russell: “Noi abbiamo la televisione, può darsi che loro abbiano un altro sistema che raggiunge lo stesso scopo. E’ meglio andare a Washington prima che si decidano a scendere. Maggiore, dia una mano a Cutting a caricare l’arma sul camion.”

Huglin: “Bene.”

Russell: “Vada pure, Professore, prendo io i diagrammi.”

Il gruppo esce. E’ sera. Il laboratorio, come immagine esterna, è collocato in mezzo a una foresta e, tra gli alberi, i nostri sentono e poi vedono avvicinarsi un disco volante. Salgono in macchina mentre Cutting (Harry Lauter, 1914 – 1990) si mette alla guida del camion che trasporta la nuova arma e il generatore. Si allontanano per poi fermarsi quasi subito in tempo per vedere il disco prendere terra davanti al laboratorio. Russell decide di sperimentare la nuova arma mentre tre alieni scendono ed entrano nell’edificio. Huglin chiede aiuto via radio, un appoggio aereo e comunica a Carol e a Kanter che sta per arrivare un bombardiere. Cutting non riesce a far partire il generatore e Carol e Huglin si avvicinano a Russell che sta aspettando di poter collaudare il cannone.

Carol: “Russ, devi portare i piani a Washington. E’ questo l’importante, per ora.”

Huglin: “Ha ragione.”

Russell: “Nel caso l’arma funzioni sennò non fa nessuna differenza.”

Finalmente il generatore si mette in moto e lo scienziato lo punta verso il disco che comincia a oscillare. Due degli alieni rientrano nell’aeronave che decolla con difficoltà ondeggiando vistosamente.

Il terzo visitatore esce dal laboratorio e si accorge di essere stato lasciato a terra quindi si allontana tra gli alberi. Kanter esce dalla macchina e, inspiegabilmente, invece di dirigersi verso il camion che è a pochi passi da lui, s’inoltra nella foresta camminando con difficoltà e appoggiandosi al suo bastone ma, sfortunatamente per lui, incontra l’alieno che lo disintegra. Il rumore del raggio richiama l’attenzione di Huglin e Russell lo segue ordinando a Cutting:

Russell: “Tienila puntata contro il disco così non potrà avvicinarsi.”

Tutti e tre s’inoltrano tra gli alberi. Huglin impugna il fucile. Arrivano nel luogo dove trovano i resti inceneriti di Kanter, solo il suo bastone è rimasto intatto. L’alieno, intanto, distrugge il camion e Cutting ma viene freddato dal fucile del Maggiore. I tre si avvicinano al corpo inerte.

Carol: “Russ, attento!”

Lo scienziato si china sul corpo.

Russell: “Sarà morto… (lo rivolta). E’ leggero come una piuma.”

Russell toglie il casco all’essere portando alla luce un volto umanoide e raggrinzito.

Russell: “Un essere quasi pietrificato! Quest’involucro deve essere per loro come una specie di pelle elettronica che agisce al posto del loro sistema muscolare.”

A contatto dell’aria il corpo svanisce.

Russell: “Dobbiamo portarlo al laboratorio.”

Il bombardiere sta sorvolando la zona del laboratorio ma il disco lo disintegra in un’altra spettacolare scena di repertorio ottimamente inserita nel contesto della storia. Poi i raggi mortali distruggono un laboratorio ben diverso da come appariva nelle scene esterne (altro repertorio). Russell prende il casco e cominciano a correre a finti passi in mezzo alle fiamme (la scena è buffa perché in realtà gli attori sono fermi di fronte a uno schermo che mostra una foresta incendiata e fingono di correre in maniera del tutto innaturale). Un grande tubo metallico spunta ad hoc in mezzo alla foresta e i tre vi si rifugiano e da lì vedono il disco in volo che, fatto uscire il cilindro, getta nel vuoto due corpi. Carol si divincola dalle braccia di Russell e corre verso il punto dove sono caduti. Dopo un’altra buffa corsa Carol, seguita da Russell e Huglin, raggiunge il punto dove giacciono i corpi di suo padre e dell’agente e si getta sul cadavere di Hanley piangendo. Il disco si allontana nella notte illuminata solo dalla foresta in fiamme.

I superstiti hanno evidentemente raggiunto la salvezza perché ritroviamo Russell, Carol e Huglin a una riunione con il Generale Edmunds, l’Ammiraglio Enright e il Dottor Alberts (Charles Evans),  il quale sta conducendo le ricerche sul casco alieno portato da Russell.

Russell: “Beh, vedo che avete lavorato.”

Alberts: “Già, non abbiamo perso tempo. Ecco, guardi qui: c’è voluto poco per scoprirne il segreto.

Questi elmetti hanno un congegno che traduce all’istante… Signora Marvin, provi a dire qualcosa al microfono.”

Davanti a Russell c’è “una piccola rosa” estremamente simile a quella ben più grande che era nel disco volante.

Carol: “Qui parla la signora Carol Marvin… Sono la moglie del Dottor Marvin…”

Il suono che esce dalla rosa è una evidentissima registrazione accelerata.

Russell: “Più chiaro di così…”

Edmunds: “Il Professore Alberts dice che leggendo il nostro dizionario, parola per parola, potremmo ottenere il vocabolario della loro lingua.”

Evidentemente lo hanno già fatto se l’Ammiraglio Enright se ne esce con questa affermazione:

Enright: “Con questo strano congegno abbiamo decifrato le loro comunicazioni. Il Professor Alberts si è servito del  cervello elettronico in dotazione alla sua università, i risultati sono stati sconcertanti.”

Alberts: “Abbiamo registrato su nastro parte dei loro messaggi. Uno di essi sembra che sia un loro piano d’attacco.”

Edmunds: “E il resto solo normali istruzioni. Le mostro il funzionamento.”

Huglin: “Venga, Marvin.”

Lo scienziato accompagna Russell e Carol davanti all’elaboratore che, visto con gli occhi di oggi, ha un aspetto quanto mai ridicolo ma che, all’epoca, rappresentava il massimo della tecnologia.

Su un plotter vengono trascritte le prime parole di un messaggio:

“Regroup and perihelion plus…”

Russell: (leggendo) Sembra che vogliano attaccare quando Mercurio sarà in perielio. E quando avverrà?”

Albert: “Si verifica due volte ogni tre mesi, L’informazione è troppo vaga per esserci utile.”

Russell: “E il Sole in congiunzione polare?”

Alberts: “Ciò implica una relazione orbitale tra la Stella Polare e il Sole che non siamo riusciti a determinare.”

Huglin: “Le cifre si riferiscono forse alla loro unità di tempo.”

Russell: “Ma questi messaggi accennano al Sole.”

Edmunds: “Palomar e tutti gli altri osservatori sono all’erta notte e giorno.”

Enright: “Nel frattempo stiamo allestendo a Evhery, un modello più potente del nostro cannone ad induzione.”

Russell: “E’ stata accertata in qualche modo la portata utile del raggio?”

Enright: “C’è un punto debole. Gli strumenti indicano che l’efficacia dell’arma viene meno superati i millecinquecento metri.”

Edmunds: “Speriamo che sia sufficiente.”

Russell: “Può darsi che l’arma sia pronta quando arriveranno. Nessuno di voi ha provato quel casco?”

Alberts: “Sì, l’abbiamo provato. E’ un’esperienza interessante. Lo provi, pesa solo pochi grammi.”

Russell: “Di che cosa è fatto?”

Alberts: “Non lo sappiamo esattamente. Le nostre analisi hanno portato a una strabiliante definizione: elettricità  solidificata. Resiste a qualsiasi trattamento e alle temperature più elevate.”

Russell indossa il casco che, in apparenza, non permette alcuna visuale esterna, nonostante questo egli vede cose e persone.

Russell: “Mi sembra di essere un robot.”

Enright: “Sì, infatti.”

Russell: “Ho un campo visivo deformato e riesco a sentire un giovanotto che sta parlando con un suo amico per la strada. Carol, vuoi accertare se è vero?”

Carol si avvicina alla finestra chiusa e ne scosta la tapparella. In effetti, in strada, un ragazzo sta parlando con un suo amico. Russell si leva il casco.

Russell: “Noi usiamo occhiali e cornetti acustici e loro potenziano elettronicamente i loro sensi, specialmente la vista e l’udito. Questo le suggerisce nulla, Ammiraglio?”

A noi questa idea della corazza elettronica suggerisce il fatto che sia stata presa e utilizzata in Independence Day, dove anche gli alieni del film usano un guscio che ne potenzia sensi e muscoli.

Enright: “Che hanno i loro punti deboli.”

Russell: “Quando saremo pronti?”

Edmunds: “Ci vorranno un paio di settimane.”

Una voce che sembra provenire da ogni angolo della stanza li interrompe.

Alieno: “Popoli della Terra, attenzione. Popoli della Terra, attenzione. Noi vi parliamo da una distanza di migliaia di miglia dal vostro pianeta. Osservate il vostro sole per il segnale. Il vostro sole vi annuncerà il momento. Dopo un’eruzione sulla superficie del vostro sole ci saranno otto giorni e otto notti di tempeste meteorologiche…”

Russell: (rivolto a Huglin) Chiuda l’apparecchio!”

Alieno: “Presto scenderemo in forze per…”

Mentre la voce continua imperterrita a scandire il suo ultimatum Russell si guarda attorno per cercare di capirne la provenienza.

Edmunds: “Sono così sicuri da annunciarci il loro piano!”

Russell: “Stanno per entrare in azione. E’ chiaro che si tratta di un ultimatum.”

Enright: “Sono velocissimi e molto potenti, potrebbero annientarci senza sforzo!”

Russell: “Vogliono terrorizzarci col loro spiegamento di forze. Non si preoccupano delle nostre difese.”

Alieno: “Attenzione popoli della Terra. Attenzione popoli della Terra, attenzione…”

Russell: “Immagino che atterreranno a Washington in pieno giorno e si aspettano la nostra resa incondizionata.”
Alieno: “…Noi vi parliamo da una distanza di migliaia di miglia nello spazio infinito. Noi vi parliamo da una distanza di migliaia di miglia dal vostro pianeta. Osservate il vostro sole per il segnale. Il vostro sole vi annuncerà il momento. Dopo un’eruzione sulla superficie del vostro sole vi saranno otto giorni e otto notti di tempeste meteorologiche…”

Russell: “La voce viene da ogni parte…”

Alieno: “Presto scenderemo in forze nella capitale degli Stati Uniti. Tutte le nazioni…”

Edmunds: “Tutto il paese cadrà in preda al panico!”

Alieno: “Popoli della Terra, attenzione…”

Carol: “Tutto il mondo!”

Alieno: “Presto scenderemo in forze nella capitale degli Stati Uniti…”

“In ogni parte del mondo, in ogni lingua,

attraverso ogni mezzo di comunicazione elettronica,

il messaggio terrorizzò l’umanità.

Il minaccioso avvertimento rintronò

nelle orecchie della popolazione mondiale per dodici ore.

Allo scadere della dodicesima ora: silenzio.

Poi una tremenda esplosione sulla superficie del Sole.”

Ufficio dell’Ammiraglio Enright. L’ufficiale è al telefono.

Enright: “Nove giorni… erano le parole che mancavano? E’ tutto chiaro, grazie. Se mi occorrono altre informazioni richiamo, arrivederci. (Depone il ricevitore e si rivolge a Russell)  Era l’ufficio meteorologico. Com’è noto le macchie solari si ripercuotono sulle condizioni del tempo. Dobbiamo aspettarci tempesta, maremoti, uragani…”

Russell: “Quando?”

Enright: “Cominciando da ora e per otto giorni di seguito.”

Edmunds: “Quando occorrerebbe che le comunicazioni fossero efficienti. Dovremo invece lavorare nelle peggiori condizioni.”

Russell: “Quali sono gli ordini, Generale?”

Edmunds: “Lei si occuperà delle postazioni d’intercettazione. I piani per lo sgombero della città sono quasi completi.”

Russell: “Allora è deciso che ci batteremo?”

Enright: “Quando una potenza ostile si presenta per invadere il nostro paese non c’è altro modo per riceverla.”

Edmunds: “Bisogna assolutamente accelerare la produzione. Non credo che con le discussioni si possa risolvere nulla.”

Enright: “Prima di separarci vi rammento che ci restano nove giorni e uno è quasi terminato.”

Enright traccia un nove sul blocco intestato: “Dalla scrivania del capo dello staff”.

In albergo Carol sta preparando la valigia. La ragazza crede di poter andare con Russell ma l’uomo le ha già preso un biglietto per Palm Spring. Preferisce saperla al sicuro prima che capiti il peggio.

Russell la bacia e se ne va mentre Carol prende dal letto un giornale sul quale, a caratteri cubitali, c’è scritto:

VOLI SOSPESI

Aerei, treni, autobus, partenze cancellate

“Primi a soffrire per l’ondata di maltempo

furono le comunicazioni marittime e quelle aeree,

poi rimasero bloccati i trasporti ferroviari e stradali.

Quando cessarono di funzionare anche le linee telegrafiche e telefoniche,

le stazioni radio dovettero svolgere un massacrante lavoro

ma anch’esse cessarono di funzionare

in seguito a violente interferenze magnetiche causate dalle macchie solari.

Il mondo, paralizzato da questo susseguirsi di catastrofi,

aspettava il primo segno d’invasione dallo spazio astrale.

A causa delle catastrofiche condizioni atmosferiche

non fu possibile per nove giorni

tentare una metodica evacuazione della città di Washington.

Sebbene le autorità civili e militari facessero miracoli,

all’alba del decimo giorno il sessanta per cento della popolazione

si trovava ancora nell’area metropolitana.”

Carol, rimasta bloccata in città va da Enright per avere notizie di suo marito. In quel momento suona l’allarme ed entrano in scena altre sequenze di repertorio come quella dei preparativi di lancio del missile terra aria Nike Ajax e Aerobee o il decollo di F – 84 che danno battaglia, grazie al sapiente montaggio, a un disco volante.

L’Ammiraglio Einright viene informato che la squadra di Russell si trova vicino al Pentagono e la donna, correndo, si avvia in quella direzione.

Intanto le nuove armi hanno fatto cadere un disco volante nel fiume Potomac e questa scena apparirà, rifatta, in Mars Attack di Tim Burton.

La battaglia infuria. Una formazione di dischi si libra sulla Casa Bianca e uno di questi vi atterra davanti. Due alieni scendono mentre dei soldati sparano ma vengono immediatamente disintegrati. Il disco decolla nuovamente e l’arma di Russell lo fa sbandare ma il mezzo alieno riesce comunque a disintegrare una Jeep per poi precipitare tra le case. Mentre Russell guida il camion accanto a Carol che l’ha raggiunto, uno dei dischi disintegra un edificio e la scena del crollo è “rubata” alla Guerra dei Mondi. Un altro disco cade all’interno della stazione ferroviaria esplodendo e un altro ancora distrugge l’Obelisco e cade su delle persone in fuga: questa è ancora una volta una sequenza che Tim Burton sfrutterà nel suo film con un disco volante che, sadicamente, cambia la direzione di caduta dell’Obelisco per farlo precipitare su un gruppo di boy scout. I due si nascondono sotto una grande colonnato che un mezzo alieno sta colpendo con il suo raggio ma è abbattuto da uno dei camion della squadra di Russell. Lo scienziato viene avvertito via radio che un disco è sceso davanti al Campidoglio e quindi si precipita sul luogo per abbatterlo. Degli alieni che erano entrati negli edificio vengono stesi a colpi d’arma da fuoco e il disco, sotto la morsa del raggio, precipita sulla cupola del Campidoglio distruggendola. Il tutto è realizzato in stop motion applicando una tecnica più rapida che poi Harryhausen perfezionerà chiamandola Dynamation, ma, per il momento, il risultato è spettacolarmente infantile. Ora è tutto silenzio.

Suona il cessato allarme. Una voce annuncia da un altoparlante:

Voce: “L’attuale minaccia è scongiurata, l’attuale minaccia è scongiurata. L’allarme è cessato. Tutte le unità si presentino al Comando per ulteriori ordini. L’allarme è cessato.”

Nella scena successiva vediamo Russell e Carol in spiaggia. Il Sole volge verso il tramonto. La ragazza è tranquillamente seduta su uno sdraio e legge il giornale, Russell le sta coprendo i piedi con la sabbia.

Russell: “Non ti muovere.”

Carol: “Senti cosa dice: Il Presidente ha ordinato la ricostruzione della base. Il programma per l’esplorazione dello spazio continuerà sotto la direzione del Dottor Marvin. L’assemblea dell’ONU ha deciso, all’unanimità, di concedere una medaglia d’oro al Dottor Marvin…”

Russell: “…E alla Signora Marvin una medaglia d’oro da parte di suo marito per l’amore, il coraggio, la devozione, eccetera, eccetera, eccetera…”

Carol: “Russ, credi che ne esistano ancora, che torneranno un’altra volta?”

Russell: “Spero di no, per stasera.”

I due si alzano e guardano il mare davanti a loro.

Carol: “Questo mondo mi piace tanto, sono lieto che si sia salvato.”

Russell: “E che sia ancora là…”

Corrono felici verso l’acqua.

Famoso, nel doppiaggio italiano, per aver usato la parola missìli invece di missili il film è stato sceneggiato da George Worthing Yates verso il quale siamo debitori di pellicole come The Mysterious Miss X del 1939, Simbad il Marinaio (1946), Space Master X-7, Assalto alla Terra (1953), Frankenstein 1970 (1958), War of the Colossal Beast che sarebbe poi il seguito, da noi inedito, de I Giganti invadono la Terra, di Bert I. Gordon, regista anche di tre altri film la cui sceneggiatura è di Yates: La Vendetta del Ragno Nero, Attack of the Puppet People e Il Delitto del Faro. In ultimo ricordiamo anche la sceneggiatura per il film di Paul Landres Il nemico di fuoco (1958). Anche lo scenografo di questo film, Paul Palmentola, deve considerarsi un veterano del cinema fantastico – horror. Sue, infatti, sono le scenografie di Captain Video, Prigionieri dell’eternità,  Fury of the Congo, The Devil Bat, Il Mostro dei Cieli, Banditi atomici, The day the World Exploded, The Monster Maker, Nabonga, The Lost Tribe, Sirens of Bagdad, Il Mostro della California e Superman. Senza dimenticare un altro film con gli effetti speciali di Ray Harryhausen: Il Mostro dei Mari.

Sam Ketzman (1901- 1974) è il produttore del film, uno dei tanti capace di realizzare pellicole a bassissimo costo. Ha lavorato quasi totalmente per la Columbia Pictures.

Tra gli interpreti, oltre a Hugh Marlowe di cui abbiamo la scheda, segnaliamo, accanto a Morris Ankrum, anche un altro attore specializzato in ruoli “militari”: Thomas Browne Henry, che qui interpreta l’Ammiraglio Einright, ma che appassionati ricorderanno nella parte dello scienziato in Space Master X – 7 (1958), in A Trenta milioni di Km dalla Terra di Nathan Juran (1957) dove interpreta il Generale McIntosh o il Colonnello Tom Sturgeon di Beginning of the End (1957) di Bert I. Gordon; fu Mr. Perkins in Blood of Dracula (1957) e John Fallon in Brain from Planet Arous ancora di Nathan Juran che si firmò Nathan Hertz. E’ morto nel 1963.

Per quanto riguarda Joan Taylor, la protagonista accanto a Hugh  Marlowe, di lei sappiamo che il suo vero nome era Rose Marie Emma ed è nata a Geneva nell’Illinois. Oltre alla sua Carol Marvin di La Terra contro i dischi volanti, la ricordiamo nel ruolo di Francesca in A Trenta milioni di Km dalla Terra. Ha smesso di lavorare qualche anno dopo.

Per quanto concerne invece il regista Fred F. Sears era nato il 7 luglio del 1913 a Boston ed è morto per un attacco cardiaco, a Hollywood nel 1957. Fu regista di moltissimi film western ma noi lo vogliamo ricordare anche per Il Mostro della California (1956), Il Mostro dei Cieli (1957) e The night the World Exploded, ancora del 1957. Tra gli anni ’40 e ’50 ha fatto anche l’attore quasi sempre in film western.

In ultimo vogliamo ricordare che, stando alle dichiarazioni dei “credits”, il film è tratto dal libro di Donald E. Keyhoe Flying Saucers from Outer Space da noi tradotto come La verità sui dischi volanti. Il trattato di Keyhoe non è un romanzo ma un testo ufologico che presenta una casistica variegata di rapimenti, apparizioni e casi ufologici per cui l’ispirazione deve intendersi solamente argomentativa.

(3 – continua)

Giovanni Mongini