GIANNI GARKO… FRA SARTANA E SPAZIO 1999

Il pistolero Sartana, protagonista della popolare serie di film cosiddetti spaghetti western, tra gli anni ‘60 e gli anni ‘70, è una delle interpretazioni  che maggiormente si ricordano dell’attore Gianni Garko al secolo Gianni Garkovich. Nato nel 1935 a Zara (allora provincia italiana) in quella che oggi è la Croazia, nel Secondo Dopoguerra si trasferì prima a Trieste e poi a Roma dove studiò arte drammatica avviandosi ad una carriera che lo ha visto e lo vede ancor oggi interprete di importanti parti  sotto l’aspetto cinematografico, televisivo e della prosa.

In proposito ricordiamo le sue esperienze con Gino Cervi e Fernandel nel film del 1965 Il compagno don Camillo e l’apparizione nel 1966 nello sceneggiato Le inchieste del commissario Maigret sempre con Gino Cervi. Mentre nel 1975 nella prima serie di Spazio 1999 interpretava l’astronauta Tony Cellini nell’episodio Il dominio del drago. Negli anni sono state ancora tantissime e apprezzate le sue interpretazioni. Tra il 2002 e il 2004 ha partecipato alla soap opera Vivere. Attualmente Garko è chiamato ad una prova ancora una volta importante: si tratta dell’opera teatrale “L’Esorcista”, diretta dal regista Alberto Ferrari, dove interpreta l’impegnativo ruolo di Padre Merrin, ruolo che fu svolto dal grande Max Von Sydow nel film del ‘73. Abbiamo incontrato e intervistato il maestro Garko alla SpaceconTwo, manifestazione dedicata a Spazio 1999, organizzata nello scorso settembre a Modena dal fan club Moonbase ’99.

“Quella di Sartana – ha dichiarato l’attore – è stata un’esperienza molto importante per me, tra l’altro di film western ne ho fatti ben quindici. Due come antagonista e tredici come protagonista. Sartana è il personaggio più noto che ho interpretato e per questo ho ancora tanti fan dappertutto, è oramai un cult. Ho  fatto quattro film dedicati a Sartana: …Se incontri Sartana prega per la tua morte del 1968 diretto da Gianfranco Parolini, Sono Sartana, il vostro becchino del 1969, Buon funerale amigos… paga Sartana del 1970  e Una nuvola di polvere… un grido di morte… arriva Sartana del 1970 tutti e tre di Giuliano Carnimeo. I film erano più belli dei titoli”.

QUINDI SARTANA NON E’ STATA LA TUA PRIMA INTERPRETAZIONE DEDICATA AI WESTERN. QUALI SONO GLI ALTRI PIU’ IMPORTANTI?

Il primo fu 100 Dollari sul nero, poi partecipai a 10.000 dollari per un massacro e  a 100.000 dollari e t’ammazzo. Furono film bellissimi tanto che 10.000 mila dollari per un massacro di Romolo Guerrieri è molto piaciuto a Quentin Tarantino e qualche anno fa lo volle al Festival di Venezia dove ci fu una sezione sul western. Questi film però alla loro uscita non fecero boom di incassi in quanto allora non era il tempo “dei film della vendetta”, infatti stava per iniziare la moda dei film ironici alla Bud Spencer e Terence Hill, così chiesi ai miei amici Renato Izzo e Franco Bucceri di scrivere una storia con un soggetto divertente.

E QUALE FU LA TROVATA?

Era un po’ il principio “tra i due litiganti il terzo gode”. Il protagonista metteva una contro l’altra le due bande rivali che poi è uno dei temi trattati in Per un pugno di dollari di Sergio Leone. Insomma, il soggetto piacque al produttore e il regista Gianfranco Parolini realizzò il film. Così nacque Sartana!

COSA RICORDI, INVECE, DEL FILM IL COMPAGNO DON CAMILLO E DELLO SCENEGGIATO MAIGRET?

Ricordo anzitutto che Cervi e Fernandel erano molto cordiali. Gino Cervi poi lo conoscevo bene, era straordinario. Lavorare con lui è stata un’esperienza bellissima. Era un grandissimo attore di teatro e di cinema. In Il compagno Don Camillo con l’attrice Graziella Granata, che interpretava la commissaria sovietica e io il giornalista italiano avevamo una storia d’amore. Il regista fu Luigi Comencini. Fu girato a Brescello, mentre l’Unione Sovietica invece era a Fregene.

PASSIAMO A SPAZIO 1999, COME TI TROVASTI SUL SET?

Si girava a Londra nei famosi Pinewood Studios, durò qualche settimana. Erano molto organizzati e i colleghi molto collaborativi e simpatici. Se si facevano gli straordinari ci avvisano e ci pagavano bene, cosa che in Italia non avveniva.

CHE IMPRESSIONE TI FECERO GLI ATTORI PROTAGONISTI?

Martin Landau era un uomo molto pacato e semplice. Rammento che io ero preoccupato per le mie battute in inglese e lui mi tranquillizzò molto.

E IL RUOLO CHE SVOLGESTI ANDAVA BENE PER TE? COME MAI TI CHIAMAVI TONY CELLINI?

Mi  trovai benissimo. Quanto al nome, dato che ero italiano mi volevano chiamare Buonarroti come Michelangelo. Risposi che era troppo importante anche se la produzione voleva un nome noto. Io in precedenza avevo fatto un telefilm sul grande artista italiano del ‘500 Benvenuto Cellini e proposi il suo nome che piacque. Così mi dissero: “Ti chiameremo Tony Cellini”.

PER CHIUDERE PARLACI DEL NUOVO SPETTACOLO TEATRALE DEDICATO A “L’ESORCISTA”…

La regia è di Alberto Ferrari con il quale ho lavorato alcuni anni a Milano nella soap opera Vivere. Qui interpreto il prete ed è complicato, forte. I dialoghi sono più violenti e osceni di quanto non lo fossero nel film. A New York ha avuto grande successo e il prete lo faceva Richard Chamberlain quello di Uccelli di rovo e la madre della bambina era Brooke Shields, mentre qui è Viola Graziosi. E’ molto particolare e il mio ruolo è altrettanto difficoltoso. Un altro ruolo da affrontare con grande impegno!

CERTAMENTE UN RUOLO FATICOSO MA SENZ’ALTRO ESALTANTE. AUGURI DI BUON LAVORO MAESTRO!

Filippo Radogna