LA STANZA ACCANTO

SCHEDA TECNICA

Titolo originale: La stanza accanto

Anno: 1994

Regia: Fabrizio Laurenti

Soggetto: Pupi Avati, Fabio Clemente e Luigi Sardiello

Sceneggiatura: Pupi Avati e Fabrizio Laurenti

Direttore della fotografia: Cesare Bastelli

Montaggio: Amedeo Salfa

Musica: Carlo Siliotto

Effetti speciali: Maurizio Fazzini

Produzione: Pupi Avati e Aurelio De Laurentiis

Origine: Italia / Stati Uniti

Durata: 1h e 36’

CAST

Mark Benninghofen, Thomas Patrick, Mary Sellers, Massimo Sarchielli, David Mitchell Ghilardi, Coralina Cataldi Tassoni, Robert Bernacchi, Linda Brinkerhoff, Jeanne Chandler, Jeff Adamson, Gigi Martone

TRAMA

1940. Martin Yakobwsky, giovane e brillante avvocato di origine polacca, torna per ragioni professionali nel paesino dello Iowa in cui è cresciuto. Il tutto è legato ad alcune difficoltà a causa delle manovre di un politico locale contro una comunità di ebrei polacchi emigrati in USA a causa della repressione nazista: il processo per risolvere la spinosa causa lo porta a rivivere il motivo per cui 15 anni prima aveva lasciato il paese natale, ovvero un tremendo triplice omicidio. Quell’avvenimento si concluse con la condanna a morte di un uomo ritenuto innocente dai più, così ora il giovane approfittando dell’occasione, cercherà di fare luce anche su quegli avvenimenti del passato, soprattutto per il fatto che si affacciano all’improvviso minacciosi i ricordi di quella tragedia di cui era stata vittima, fra gli altri, anche la sua fidanzata di allora. A questo punto, il giovane avvocato inizia a soffrire di allucinazioni e scopre di alloggiare nello stesso albergo nel quale, nella stanza accanto alla sua, era stata uccisa proprio la sua ragazza. Cominciano così una serie di incubi e amnesie sul suo passato…

NOTE

Siamo sempre in Iowa, location statunitense preferita da Avati (qui sceneggiatore e produttore) per le similitudini con la provincia italiana. Il protagonista è un avvocato che torna al paese natio, ma soffre di incubi e amnesie e si trova di fronte ai fantasmi del passato. Si tratta di un vecchio tema avatiano, ma anche di molto cinema horror che si basa su atmosfere inquietanti piuttosto che su esibizioni efferate. L’avvocato è tormentato dal ricordo di un triplice omicidio e soprattutto dal pensiero della condanna di un innocente alla sedia elettrica.

La stanza accanto è un thriller psicologico che forse avrebbe avuto bisogno di un regista più esperto per risultare credibile. Fabrizio Laurenti gira in tutto tre horror, due dei quali prodotti da Pupi Avati, anche se il suo primo lavoro è La casa 4 – Witchcraft (1988) prodotto dalla Filmirage di Aristide Massaccesi. Laurenti si ricorda anche per Contamination Point 7, noto come Creepers (1989, ma inedito in Italia) e Trolls 3 (1990), usciti per la casa di produzione fondata da Joe D’Amato. La casa 4 – Witchcraft è firmato con lo pseudonimo di Martin Newlin e gode della interpretazione di Linda Blair (il suo ritorno all’horror dopo L’esorcista), Hildegard Kneff e David Hasselhoff. È una delle migliori case apocrife realizzate, anche perché la pellicola segue una sua strada originale senza copiare Sam Raimi. La trama si sviluppa raccontando le inquietudini di una famiglia che vive in una casa su un’isola al largo di Boston infestata dallo spirito di una strega vendicativa. Il film è girato interamente negli Stati Uniti, è ben recitato e prodotto con estrema cura.

Per il commento al film citiamo Jack Skeletron di mouthofhorror.altervista.org: La stanza accanto è un film sconosciuto ai più ma che avrebbe meritato più attenzione. Il film fa parte di un ideale trittico thriller pensato da Pupi Avati, iniziato con L’amico d’infanzia, diretto dallo stesso regista emiliano e proseguito con Dove comincia la notte di Maurizio Zaccaro, conclusosi con questo, entrambi sceneggiati da Avati. Dei tre, La stanza accanto ha goduto della peggior diffusione, praticamente assente, considerando che non è neanche uscito nelle sale ma direttamente in home video, peccato davvero perché, seppur non esaltante, presenta diversi punti d’interesse.

La storia è ambientata in un periodo storico e in un luogo decisamente inusuale per il thriller, ma Avati (tutto rimanda al suo immaginario) ci aveva ampiamente dimostrato di come si potessero fare ottimi thriller e persino horror in luoghi atipici, come ne La casa dalle finestre che ridono o Zeder.

Al di là dell’aspetto esteriore le vicende si svolgono in un piccolo paese di provincia, non troppo diverso dai luoghi dell’horror classico, quei posti dove è successo qualcosa di orrendo in passato. La prima parte è molto interessante perché l’atmosfera si mantiene fosca, per un po’ non si comprende bene cosa sia successo in passato, i fatti sono raccontati frammentariamente dalle mezze parole della gente. Successivamente, una volta inquadrato il fatto, arriva la parte più gialla, in cui si svolgono con un certo ordine e metodo le indagini per cercare di stabilire con esattezza cosa sia successo in passato. Il tocco di mistery è dato dal fatto che il protagonista ha una lunga storia di psicanalisi alle spalle, fa spesso sogni macabri e, più di una volta, sente la voce della ragazza uccisa 15 anni prima, nella stanza accanto (da qui il titolo). Inoltre il fatto in sé ha qualcosa di macabro per la brutalità con cui è stato compiuto e per il luogo, un mattatoio ora in disuso. La parte finale scopre le carte, sfociando decisamente nel thriller, con una figura abbastanza inquietante e ben riuscita di serial killer completamente pazzo.

Fin qui tutto bene; prima, però, ho parlato di film non esaltante. I problemi principali a mio avviso sono due, uno generico e uno specifico. Quello generico sta nel fatto che per tutta la durata del film manca un po’ di pepe, molte scene sono tecnicamente ben fatte ma per via di una recitazione non sempre ottimale o di una sceneggiatura che presenta qualche buco si perde qualcosa. Cito come esempio l’ultima seduta del processo: di fatto era una parte importante della storia ma si chiude rapidamente e con l’arringa meno emozionante che abbia mai sentito in un film. Peccato. Inoltre quando giunge la scena finale si ha l’impressione che il film sia stato troncato e la conclusione arriva in maniera inaspettata. Peccato, perché Laurenti è un regista che dimostra di saperci fare con l’horror e Avati è una fonte inesauribile di storie thriller, horror e gotiche. In ogni caso La stanza accanto resta un film piacevole, pure se i difetti appena citati non lo fanno andare oltre una sufficienza abbondante. Girato nello Iowa rurale e bucolico. Uno dei film più sottostimati in assoluto”.

Gordiano Lupi e Davide Longoni