MARIO LUCA MORETTI

Il titolo è “Dietro le quinte del cinema di fantascienza prima e dopo il computer” edito dalle Edizioni della Vigna, l’uscita è prevista per la fine dell’estate.

L’opera è stata realizzata  in due volumi da Vanni Mongini, il cui nome naturalmente è arcinoto negli ambienti della fantascienza letteraria e cinematografica italiana, e da Mario Luca Moretti, bravo e competente ricercatore e autore di sf.

Vanni più volte è stato gradito ospite de La Zona Morta,  pertanto abbiamo pensato di intervistare sull’opera in corso di stampa Mario Luca Moretti, anch’egli entrato a far parte del novero dei nostri collaboratori da un po’ di tempo.

Milanese, vive e lavora nella sua città, laureato in lingue straniere, segue la fantascienza sin da bambino quando venne “folgorato” dal film La meteora infernale diretto da John Sherwood e dal romanzo Gli umanoidi scritto da Jack Williamson. Da allora non ha più smesso di guardare, leggere e… scrivere di fantascienza. Ha collaborato con La Zona Morta, Andromeda, Nuove Vie ed ha pubblicato diversi racconti.

CI PUOI PARLARE DELLA GENESI DI QUESTO LAVORO SCRITTO A QUATTRO MANI?

L’opera nasce da Vanni, nel senso che è sua l’idea di raccontare il cinema di sf non da un punto di vista critico, ma storico e “umano”. Voleva raccontare come nasce e come si sviluppa l’idea di un film prima che raggiunga le sale, quindi il processo creativo, produttivo, industriale, ma anche umano.

E TU COME SEI ENTRATO NEL PROGETTO?

In un secondo momento, vale a dire quando Vanni aveva già scritto il primo volume. Un amico comune mi consigliò di chiedergli l’amicizia su Facebook, cosa che feci. Dopo aver avuto la sua amicizia su Facebook, spinto da lui, cominciai a collaborare ai blog Nuove Vie, diretto da Franco Giambalvo, e con La Zona Morta.

POI VI SIETE INCONTRATI DI PERSONA…

Incontrai Vanni per la prima volta nel novembre 2016, al Museo del Volo dell’Aeroporto di Malpensa, quando presentò il suo libro L’universo in celluloide. Fu una giornata splendida, conobbi lui, la sua famiglia, alcuni suoi amici, e si parlò dei suoi ricordi, della sua carriera. Mi disse che mi voleva come co-autore di un suo libro. Qualche giorno dopo mi mandò un sms in cui mi chiese se volevo scrivere il secondo volume di un libro del quale  aveva già completato il primo volume.

COSA HAI PENSATO QUANDO TI HA OFFERTO QUESTA COLLABORAZIONE?

Superata l’emozione iniziale, gli ho scritto assolutamente di sì. Mi ha quindi inviato la bozza del primo volume, per capire l’impostazione generale del libro e da che punto dovevo partire… e sono partito.

ILLUSTRACI QUELLO CHE IL LETTORE TROVA NEI DUE VOLUMI…

Fondamentalmente quello che cerchiamo di fare è di smontare il giocattolo-film. Raccontiamo la storia del film così come uno spettatore di solito non la vede. Partiamo dalla stesura del soggetto iniziale – o del romanzo o del racconto, se tratto da un’opera letteraria – fino all’uscita nelle sale.

E l’evoluzione che c’è in mezzo spesso può essere raccontata in un film a sé stante, in cui succede di tutto. Travagli creativi, passaggi di mano fra sceneggiatori, registi, e produttori diversi, revisioni più o meno profonde, problemi economici, contrasti creativi, interventi censori, rimaneggiamenti dei produttori. E anche vicende umane: storie d’amore, amicizie – nate o distrutte -, rivalità. Una volta ho detto una frase che a Vanni è piaciuta molto: un film è fatto di uomini, e infatti abbiamo cercato di cogliere proprio l’aspetto umano della lavorazione di un film.

DAL PUNTO DI VISTA DELL’EVOLUZIONE TECNOLOGICA DEL CINEMA COSA VIENE DESCRITTO?

Ci soffermiamo sugli effetti speciali. Leggendo il nostro libro si può vedere bene l’evoluzione tecnica che ha avuto il cinema, soprattutto nel campo dei cosiddetti effetti speciali, fondamentali per un film di fantascienza o fantastico in genere, dove devi rendere credibile e realistico qualcosa che non esiste, diversamente dai film di altro genere, che invece copiano la realtà, presente o passata, invece di crearne una immaginaria.

COME CAMBIA IL CINEMA DI SF CON L’AVVENTO DEL COMPUTER?

Cambia molto, soprattutto in termini di fattibilità tecnica. L’avvento della computer grafica e la sua continua evoluzione hanno permesso di rendere visibili storie che prima sarebbero state semplicemente impossibili da filmare.

George Lucas iniziò la saga di Star Wars con il capitolo IV, nel 1977, perché era il più facile da girare allo stato dell’arte degli effetti speciali dell’epoca, e solo 20 anni dopo girò il capitolo I. James Cameron lasciò Avatar in gestazione per 10 anni, in attesa che la tecnologia si sviluppasse in maniera tale da rappresentare il pianeta Pandora e i suoi abitanti come li voleva lui.

QUANTO CONTANO OGGI, A TUO PARERE, GLI EFFETTI SPECIALI NEL SUCCESSO  DI  UNA  PELLICOLA?

La rappresentazione cinematografica dello spazio oggi è diventata molto più vicina alla realtà scientifica, in parte perché grazie ai moderni telescopi la conosciamo meglio, ma in parte perché oggi l’esplosione di una supernova o una pioggia di meteoriti sono riproducibili con la computer grafica.

Il fatto che siano fattibili non vuol dire che siano diventati facili o economici. Gli effetti speciali computerizzati – computer grafica, motion-capture, digital composing e altri procedimenti trattati nel libro – sono comunque molto costosi, e i produttori chiedono garanzie precise ai registi prima di lanciarsi in un’impresa del genere. D’altro canto il successo di pubblico che molti di questi film hanno è un grosso incentivo. Siamo in continua evoluzione e penso che sarà così finché si faranno film di sf. Va detto però che il progresso degli effetti speciali va di pari passo con la creatività. Film fracassoni e puramente spettacolari vengono prodotti a fianco di film più impegnativi e sofisticati. Registi come Alfonso Cuaròn, Denis Villeneuve, Christopher Nolan fanno film che uniscono effetti speciali spettacolari con trame curate, tematiche profonde, psicologie complesse, regie sofisticate e li affidano ad attori di valore, smentendo tra l’altro il luogo comune che vuole i film fantastici interpretati da “pupazzi”. E’ il pubblico li premia.

IN TALE PROGRESSIVO PERCORSO A CHE PUNTO E’ IL CINEMA DI FANTASCIENZA?

Talvolta sono i registi stessi a spingere i tecnici di effetti speciali a innovazioni necessarie per le loro visioni. Penso particolarmente a Christopher Nolan, che con Inception e Interstellar ha fatto fare dei passi avanti all’industria degli effetti e allo stesso tempo ha diretto due ottimi film, ha ottenuto ottimi incassi e ha migliorato la reputazione della fantascienza presso intellettuali e scienziati. Insomma, direi che questo è davvero un momento d’oro per il cinema di fantascienza, sia dal punto di vista commerciale che artistico.

QUALI PERIODI AVETE ANALIZZATO NEI DUE VOLUMI?

Il primo volume va dal muto, con i film di Georges Méliès, fino al 1982, e si conclude con Blade Runner. Il secondo va dal 1983, con Il cacciatore dello spazio, fino al 2017, e per pura coincidenza si chiude con Blade Runner 2049.

INVECE, QUALI CRITERI SONO STATI UTILIZZATI NELLA SELEZIONE DELLE PELLICOLE?

Non abbiamo pretese di completezza, per trattare i film con la voluta ricchezza di dettagli abbiamo dovuto fare delle scelte, e abbiamo selezionato i film non tanto in base alla qualità, che è comunque un criterio soggettivo, ma in base a un mix di importanza, innovazione tecnica o creativa, e quella che io chiamo “carica romanzesca”. Cioè alcuni film sono stati scelti perché la loro lavorazione è stata così complessa e travagliata che ci si potrebbe scrivere un romanzo a parte. É il caso ad esempio del film polacco Sul globo d’argento di Andrej Zulawski, o di Il risveglio del tuono, tratto un racconto di Bradbury, film che nessuno ha visto ma le cui vicende “dietro le quinte” sembrano dei thriller. Timecop con Jean-Claude Van Damme invece è stato inserito perché la sua gestazione fu talmente semplice e lineare da costituire una sorprendente eccezione. Siamo perfettamente consapevoli che diversi titoli famosi o importanti mancano all’appello, ma sono stati esclusi perché non rispondevano in pieno ai nostri criteri. L’essere stati esclusi non va letto come un giudizio di merito, il nostro parere critico è stato un criterio davvero secondario per l’inclusione o l’esclusione dei film. Quanti sono quelli inclusi, a dire il vero non saprei dirlo nemmeno io, dovrei mettermi a contarli; comunque anche così sono tanti, e infatti sono stati necessari due volumi.

ILLUSTRACI  IL  METODO DI LAVORO UTILIZZATO…

Il primo volume, come dicevo, è stato quasi tutto scritto da lui, il secondo quasi tutto da me. Dico quasi perché comunque ci siamo scambiati qualche correzione e aggiunta. Man mano che scrivevo le mie schede gliele mandavo, lui di solito le approvava, e siamo andati avanti così fino al completamento del volume. Ci sentivamo spesso al telefono o per email.

ATTESO CHE SI TRATTA DELLA TUA PRIMA OPERA, COME GIUDICHI QUESTA ESPERIENZA COLLABORATIVA?

Vanni mi chiamava “Panzer”, perché riuscivo a scrivere e a inviare le schede con una certa frequenza. Se devo dire come è stata la collaborazione, dico semplicemente una gioia. Oltre alla mia gratitudine per la fiducia e la stima accordatami, i nostri colloqui e i nostri scambi d’idee erano all’insegna dell’allegria, della vivacità, dell’amicizia. Ci sono state discussioni su quali film includere o escludere, ma sempre amichevoli e costruttive, e comunque, riguardo al mio volume, Vanni non si imponeva mai e alla fine rispettava il mio giudizio, se decidevo di inserire un titolo, e lo stesso facevo io per i titoli caldeggiati da lui. Come dicevo, stima e fiducia reciproche.

CHE GENERE  DI DOCUMENTAZIONE AVETE UTILIZZATO?

E il lavoro di documentazione era impegnativo ma divertente: riviste d’epoca per i film meno recenti, blog specialistici per i film più recenti, anche riviste e giornali mainstream per i titoli degli ultimi anni, segno che il cinema di sf è ormai uscito dal ghetto, e monografie per i registi specialisti del genere. Devo dire che il 90% delle fonti sono in lingua inglese, il 5% in altre lingue, e il 5% in italiano. Non è snobismo, è che la pubblicistica italiana certi argomenti non li tocca.

PER CHI E’ INTERESSATO INFORMIAMO CHE LA PRIMA PRESENTAZIONE DI “DIETRO LE QUINTE DEL CINEMA DI FANTASCIENZA PRIMA E DOPO IL COMPUTER” AVVERRA’ NEL CORSO DELLA MANIFESTAZIONE  “STRANIMONDI” AGLI INIZI DI OTTOBRE A  MILANO.

Filippo Radogna