VOLO SIMULATO

21° secolo. Gary è un telepate che lavora a un progetto segreto del governo americano, iniziato 15 anni prima. A seguito di un’esplosione che ha distrutto la prima colonia umana su Marte, si è deciso di nascondere la notizia e di allestire la messinscena dei preparativi di una finta seconda missione. Gary ha il compito di sondare le menti dei componenti della seconda missione e di riferirne a Radcliff e ai senatori che la dirigono. Ex-militante marxista, Gary però ha perso da tempo, oltre alle sue speranze e agli ideali giovanili, la spontaneità naturale dei suoi poteri e ha bisogno di assumere droghe per riattivarli. Ha una relazione con Maud, estranea al progetto, che gli annuncia di aspettare un figlio da lui, gettandolo nel panico: come potrà essere il figlio di un uomo dotato dei suoi poteri e manipolato dagli scienziati? Gary si ritrova imprigionato in un dedalo di ricordi, confessioni, paure e rivelazioni che lo porteranno a un bivio fra follia e rinascita.

Dopo Dove stiamo volando, il suo unico romanzo, uscito nel 1972, Volo simulato è il più lungo fra i lavori di Vittorio Curtoni (1949-2011), noto come direttore di riviste storiche come ROBOT e ALIENS, traduttore e autore di innumerevoli racconti. Fu pubblicato sullo “Speciale ROBOT” n. 6 (gennaio 1978), la collana antologica che usciva come supplemento ai numeri regolari di ROBOT. Il numero è composto da 8 racconti di Curtoni, 7 dei quali inediti. Volo simulato è uno dei 6 scritti appositamente per l’antologia.

Come molti altri racconti di Curtoni riflette esperienze, ricordi e sentimenti personali dell’autore, “traslati” in un contesto fantascientifico, a cominciare, come dice lui stesso nella presentazione, dall’amore per la moglie Lucia. Conoscendo la biografia dell’autore è facile vedere nel lato “parapsicologico” della storia la sua esperienza nella redazione della Casa Editrice Armenia, che prima di lanciare ROBOT era specializzata solo in riviste e libri sul paranormale, oltre alla fede politica di estrema sinistra.

Nella trama della novella è curioso notare anticipazioni a celebri film hollywoodiani che sarebbero usciti di lì a poco come Fury di Brian De Palma (i soggetti ESP sfruttati dai servizi segreti) o Capricorn One di Peter Hyams (la finta missione su Marte), per non parlare di varie tesi cospirazioniste oggi in voga. E trova modo e spazio per l’armamentario tipico della narrativa di genere, sia pur riletto da una sensibilità che cerca sempre di rinnovarlo e dai “filtri” autobiografici: colpi di scena rivelatori, momenti di suspense, interludi sentimentali.

Curtoni dà alla novella, raccontata in prima persona da Gary, il tono di una confessione amara ma condotta con uno stile vorticoso e visionario. L’autore innesta uno scheletro fanta-politico-spionistico in una ragnatela fatta di ricordi, monologhi interiori, allucinazioni e sogni, in una linea narrativa che volutamente evita sia la sequenza cronologica che la coerenza stilistica. Il risultato non manca di intellettualismi ed eccessi, ma resta affascinante per il suo stile personalissimo, viscerale e barocco, funzionale alla sua mescolanza di confessione interiore e di sperimentalismo stilistico e narrativo. E nel suo funambolismo, Curtoni non esita a uscire, verso la fine, dalla prima persona di Gary per raccontarci il sogno di Maud, che sente gli appelli del figlio che aspetta, e ci regala così un piccolo capolavoro “isolato” all’interno della novella, allo stesso tempo tenero, macabro e immaginifico. E ci dà un finale “a sorpresa”, non tanto nella trama, quanto per la sua atmosfera, stranamente conciliante e serena (nonostante il suo clima comunque onirico), in stridente ma ammaliante contrasto con l’atmosfera amara, paranoica, ma ugualmente trascinante e vitalissima che pervade il resto del racconto.

Mario Luca Moretti