CLAUDIO PAGANINI

Fanta-archeologia, fanta-thriller, fanta-storia, fanta-medicina, fanta-avventura, fantascienza, fantasy: Claudio Paganini il fantastico ce l’ha veramente nel sangue e con i suoi due libri finora pubblicati, “Quarta dimensione” e “Pandemia”, è riuscito a toccare molte tematiche e ha dimostrato di saperci davvero fare. Scopriamo insieme chi è questo autore semi-esordiente.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È CLAUDIO PAGANINI?

Claudio Paganini è attualmente una guardia giurata che opera nel Levante Ligure che ha come passione la lettura e lo scrivere; ho 48 anni, quasi 49 per l’esattezza, sono sposato con due figli e porto avanti il piacere per lo scrivere ogni volta che ho un po’ di tempo libero oppure tutte le volte che “l’ispirazione” mi suggerisce l’inizio o una traccia di trama per un racconto. Sto lavorando da tempo ad una raccolta di racconti brevi ma a volte sono gli stessi racconti che prendono forma e vita e diventano potenzialmente qualcosa di più. “Pandemia”, il mio secondo libro, è nato proprio in questo modo e così pure il terzo libro che sto scrivendo.

COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?

Questa passione nasce per caso quasi 30 anni fa; visto le lunghe tratte che all’epoca dovevo fare in treno, avevo conosciuto un ragazzo che impegnava quel tempo scrivendo racconti di fantascienza su un quaderno. Un giorno me ne fece leggere uno e benché fosse molto semplice, mi diede l’ispirazione per provare a mia volta a scrivere qualcosa. Nacque così il progetto di “Quarta Dimensione”, il mio primo libro, scritto esclusivamente per il piacere di farlo e senza nessuna velleità di pubblicazione. All’epoca avevo una ventina d’anni e il manoscritto è rimasto scritto su un quaderno per due decenni. Poi l’ho digitalizzato, corretto, riveduto e aggiornato e… riposto nuovamente nel cassetto. Sono state le insistenze degli amici che lo hanno letto a farmi decidere di mandarlo a qualche casa editrice, ma mai avrei sperato che qualcuno volesse pubblicarlo… e invece quasi subito è stato pubblicato.

VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI?

Ho all’attivo due libri pubblicati; il primo si intitola “Quarta Dimensione -Avventura ai confini del tempo” ed è stato pubblicato nel 2007 dalla Gammarò Editori: è un libro di fantascienza che ha come sfondo il desiderio dell’umanità di poter viaggiare nel tempo e tutte le implicazione che possono derivare dal poterlo finalmente fare. Il secondo è uscito nelle librerie il 24 febbraio 2012 e s’intitola “Pandemia”: è un fanta-thriller ambientato ai giorni nostri e ha come punto di partenza il Colorado. Qui nel 10°secolo un popolo, gli Anasazi, dopo un periodo di fiorente civiltà, improvvisamente scompare nel nulla. Quando gli archeologi trovano l’ultima città degli Anasazi e scoprono il perché della loro scomparsa, ormai è troppo tardi.

COME E’ NATA L’IDEA DI “PANDEMIA” E COME SI E’ SVILUPPATA?

“Pandemia” nasce nell’ottica di un racconto breve da unire alla raccolta che sto scrivendo; cavalca l’onda degli allarmi epidemiologici che si stanno susseguendo da qualche anno a questa parte unendo anche il filone dell’archeologia avventurosa. La trama si riassume semplicemente in questo schema: X° secolo. Il popolo degli Anasazi fugge dal proprio territorio e s’inerpica sull’altopiano del Colorado cercando scampo contro un nemico implacabile. Poche migliaia di Indios costruiscono una cittadella fortificata e qui combattono l’ultima battaglia per la sopravvivenza… dopo di che scompaiono senza lasciare traccia. XXI° secolo. Un gruppo di ricercatori fa un’importante scoperta: ritrova il sito della città perduta degli Anasazi e riporta alla luce un incubo senza precedenti, un vaso di Pandora che sarebbe stato meglio lasciare sepolto. XXI° secolo. Forse, in questo momento, il genere umano non esiste più… Come dicevo prima, il romanzo è ambientato nel Colorado, patria degli Anasazi, ed è scritto in prima persona e in tempo reale. Ho voluto sperimentare un nuovo modo di scrivere introducendo il racconto in prima persona e in tempo reale. Con l’ausilio dei flashback sono riuscito a creare un parallelo tra quello che succedeva al protagonista e la storia precedente al suo risveglio in modo da far scoprire al lettore poco alla volta la trama del libro. Il personaggio si sveglia improvvisamente al buio senza avere coscienza né di dove si trova né della collocazione temporale del suo risveglio. Dopo le difficoltà d’orientamento si accorge di essere in un laboratorio appartenente a una struttura più complessa, totalmente solo. Deve affrontare le varie difficoltà che gli si presentano per ricostruire sia la sua identità che la comprensione sia del luogo che delle motivazioni della sua presenza lì. La scoperta di un cadavere apparentemente mummificato complica la situazione ma grazie a un diario ritrovato nella stessa stanza, piano piano, passo dopo passo riesce a ricostruire tutte le vicende che l’hanno portato in quel luogo e il dramma che sta vivendo il genere umano al di fuori della struttura. La comprensione della sua unicità lo porta inconsapevolmente a sviluppare doti finora sopite che lo aiuteranno nel difficile viaggio verso la salvezza.

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBENTAZIONE?

Dato che fondamentalmente io scrivo per mio puro piacere, mi piace ogni volta sperimentare qualcosa di diverso; “Pandemia” è stato un esperimento veramente impegnativo: è infatti scritto tutto in prima persona e in tempo reale, una vera fatica se si pensa che quando si racconta qualcosa, si tende sempre a farlo in terza persona e ad usare il tempo passato. Mi sono documentato sui posti e sulle caratteristiche del territorio che il protagonista attraversa per rendere le descrizioni il più accurate possibili, ho chiesto informazioni in ambiente medico per verificare se le mutazioni dei virus che avevo introdotto nel libro avessero un riscontro scientifico, il tutto per rendere più realistico possibile lo scenario che andavo a presentare. Ho trovato addirittura un dizionario italiano-navajo per poter far parlare lo shamano nella sua lingua nativa. È stato tutto molto impegnativo ma allo stesso tempo stimolante e divertente.

COME MAI LA SCELTA DI QUESTO ARGOMENTO?

Mi ha molto incuriosito la storia di questo popolo che improvvisamente sparisce senza lasciare alcuna traccia salvo un paio di città fortificate costruite nelle crepe delle pareti dei canyon del fiume Colorado; un mistero che si presta a tutto ciò che la mente può immaginare. Unisci a questo la moda di lanciare allarmi globali di epidemie planetarie che ultimamente riempiono le pagine dei giornali e il gioco è fatto… anche il cinema ha cavalcato fin troppo l’onda di questo argomento a volte con ottimi risultati.

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Io adoro tutto quello che è fantascienza e fantasy; ho saccheggiato intere biblioteche divorando volumi enormi, da “Il Signore degli Anelli” a “Le nebbie di Avalon”, dal ciclo di Shannara al ciclo delle Tre Spade alternando il fantasy alla fantascienza pura con la raccolta dei libri di Urania (ne ho letti più di 400), tutta la produzione di Asimov fino ad arrivare a cose un po’ più particolari come il ciclo completo del Necronomicon di Lovecraft e praticamente tutti i libri di Stephen King. Il mio lavoro, specialmente in passato mi permetteva di avere molto tempo da dedicare alla lettura e così davo libero sfogo a questa passione. È un genere che permette di abbandonare letteralmente il mondo che ci circonda e di entrare in un altro dove veramente tutto è possibile, nel bene e nel male. Quando si ci immerge in questo tipo di lettura si viene trasportati anima e corpo in una dimensione totalmente diversa al punto che quando si finisce di leggere, per un attimo, non si riesce a riconoscere la realtà, o almeno così capita a me.

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?

L’ispirazione è un capriccio del fato; arriva quando meno te lo aspetti e per le ragioni più disparate. Alcuni racconti brevi traggono spunto da vicende personali che poi ho elaborato e romanzato, altri da luoghi dell’infanzia che hanno avuto il potere di suggestionare la fantasia, come una casa diroccata a cui non mi avvicinavo da piccolo perché tutti dicevano infestata dai fantasmi; a volte sono solo idee che nascono dal nulla all’improvviso e prendono corpo e consistenza man mano che cerchi di svilupparle. “Pandemia”, per esempio, è nata dal connubio di un documentario visto giorni prima e il fatto di essersi svegliato nel cuore della notte con un’idea che ronzava in testa senza posa: come sarebbe svegliarsi totalmente al buio, non sapendo dove ci si trova e nemmeno quando?

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Quelli classici della fantascienza, da Isaac Asimov a George Orwell, da Arthur C. Clarke a Eric Frank Russel anche se ho letto volentieri le opere degli scrittori di fantasy come Tolkien, Clive Lewis, Robert E. Howard con il suo ciclo su “Conan il barbaro”, Terry Brooks e molti altri ancora. Ultimo, ma non per importanza, Stephen King e i suoi libri di horror e fanta-horror.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM, CHE CI DICI?

Anche per i film i gusti non cambiano; quelli di fantasy e fantascienza hanno il primo posto in assoluto a partire da tutta la serie di “Star Trek”, film compresi, “Star Wars”, “Stargate” e produzioni televisive comprese, “Avatar” e tutto ciò che è fantasy da “La storia infinita” a “Le cronache di Narnia”, da “Conan il barbaro” a “L’isola misteriosa” a “Viaggio al centro della terra”. Non disdegno però anche i film di genere catastrofico come “Deep impact”, “Meteor storm”, “Io sono leggenda”, ecc.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Il sogno nel cassetto per antonomasia è una raccolta di racconti brevi ambientati nel mondo del paranormale: ci sto lavorando da più di dieci anni e ormai sono quasi alla dirittura d’arrivo, almeno nella stesura iniziale. Ho cominciato a scrivere un terzo libro, anche questo iniziato come un racconto breve ma diventato tutt’altro man mano che lo scrivevo e poi chissà, magari un quarto libro e così via. La bellezza dello scrivere per il piacere immenso di farlo ti dà la libertà di dar sfogo alla tua creatività senza preoccuparti se il tuo lavoro può o meno piacere a qualcuno; è il riscontro che hai in chi legge le tue pagine che ti ripaga di tutti gli sforzi: la soddisfazione che si ha nello scoprire che quello che scrivi piace, non ha veramente prezzo; tutto il resto non ha importanza.

Davide Longoni