ENIGMI DALLO SPAZIO E DAL TEMPO 07

4: NEL NOME DEL SIGNORE

Pietro: «Per alleviare il tuo peso, ti rivelerò il mio: io l’ho rinnegato tre volte.»

Marcello: «Io l’ho crocifisso…»

La Tunica di Henry Koster (1953)

Se la crudeltà dei faraoni e dei Maya poteva essere giustificata anche dalle loro credenze verso entità spietate che esigevano sacrifici, ben poche scuse può accampare la Chiesa per tutto quello che è stato fatto, per le vessazioni, i delitti, le torture, gli stupri, compiuti nel nome del Signore e di Santa Romana Chiesa.

Nessun altro popolo, nessun altro tiranno ha mai compiuto tante efferatezze come quelle che sono state effettuate nel nome di Cristo e certamente le scuse in tempi recenti addotte dalla Santa Sede per tutto ciò che la loro malvagia creatura, l’Inquisizione, ha compiuto, suonano come una beffa per tutte le vittime innocenti che sono morte non in nome della fede, ma in nome della malvagità umana e degli interessi politici di una setta che tutto dovrebbe essere, tranne che crudele e perseguire l’umana pietà non con le parole dette con voce incomprensibile e tremante, ma con i fatti, i veri fatti dettati da un cuore sincero.

Simbolo della povertà e della umiltà, il Vaticano è invece lo stato più ricco del mondo, ma ben si guarda dal donare parte di ciò che possiede a chi ne ha bisogno, anzi, tende a incamerare e ad arricchirsi sempre di più e lo fanno, come si è dimostrato, attraverso furti e ruberie camuffati da rimborsi esattamente come accade in Italia ma con una colpa ancora più grave: quella di essere in teoria servi di Dio, in realtà servi solo di se stessi.

Nel 1968 il regista Michael Anderson porta sullo schermo uno scomodo romanzo edito da Rizzoli nel 1966 e intitolato “Nei Panni di Pietro” a firma di Morris L. West. La pellicola mantiene, come titolo, l’originale americano: The Shoes of the Fisherman, ossia “Le scarpe del Pescatore”, inteso come pescatore proprio il capo degli Apostoli, Pietro, da cui deriva il titolo del romanzo. Nella versione cinematografica italiana gli viene preferito il più roboante e forse intrigante L’Uomo venuto dal Kremlino, ma che non rende giustizia al contenuto del film: il Cardinale russo Kyril Lakota (Anthony Quinn) viene liberato dal premier sovietico (Laurence Olivier) dopo aver trascorso vent’anni di prigionia nei campi della Siberia. Giunto in Vaticano verrà poi eletto Papa e si adopererà per sventare una guerra tra una Cina affamata e l’Unione sovietica… come? In un finale che dovrebbe essere proiettato almeno venti volte al giorno in Vaticano: senza inutili giri di traballanti parole, egli lancia un’offerta straordinaria, scomoda, più fantascientifica di un viaggio stellare, ma stupenda e cristianamente umana per chi segue veramente gli insegnamenti di un uomo di nome Gesù, totalmente e volutamente dimenticati da quelli che noi oggi conosciamo come i custodi del verbo di Cristo.

“Se io parlassi con la lingua degli uomini e degli angeli, ma non avessi carità, io diverrei simile ad un qualsiasi strumento che emetta vuoti suoni. Se io avessi tanta fede da poter smuovere le montagne, ma non avessi carità, non sarei niente. Noi viviamo in tempo di crisi. Io non sono in grado di cambiare il mondo, non posso alterare ciò che la storia ha già scritto, io posso solo cambiare me stesso e cominciare, con mano malsicura, a scrivere un nuovo capitolo.

Io sono il custode delle ricchezze della Chiesa e impegnerò tutto… tutto il patrimonio, tutti i tesori, terre, palazzi e grandi opere d’arte per il sollievo dei nostri fratelli affamati… e se per onorare questo impegno la Chiesa sarà costretta a ridursi in povertà, ebbene sia. Non intendo ritirare questo impegno e non intendo ridurlo… E adesso prego i grandi della Terra e i piccoli della Terra di dividere la nostra abbondanza con coloro che non hanno niente…”.

Da come si è comportata la Chiesa nei secoli abbiamo fortissimi dubbi sul fatto che mai avverrà una cosa simile, prova ne sia un avvenimento abbastanza recente di quelle donne violentate e stuprate nel Kossovo: tutto quello che il Papa allora in carica ha saputo dire è stato di non abortire per non distruggere le vite nascenti, ma si è ben guardato dall’offrire a queste donne null’altro che vuote preghiere.

Durante l’estate del 1206 un monaco spagnolo stava viaggiando attraverso il Sud della Francia. Il suo nome era Domenico Guzman e sarà il futuro fondatore dell’ordine dei domenicani. Egli constatò che l’eresia dei Catari si stava espandendo rapidamente e stava apertamente minacciando la Chiesa e i suoi dogmi. I Catari, il cui significato della parola si può tradurre con “puri” o “perfetti”, ma i loro avversari li chiamavano anche Albigesi o Albigiani, dal nome di Albi, una città della Francia meridionale dalla quale essi provenivano, si dichiararono oppositori della Santa Romana Chiesa perché, e non forse a torto lo si potrebbe dire pure oggi, vedevano in essa il male, la perversione come se la Chiesa Romana fosse diventata quella Sodoma o quella Gomorra che erano solamente da distruggere perché intrise dal male, dalla mania di potere e dall’ignoranza.

I Catari erano comunque convinti che tutta la Creazione fosse un’opera malvagia e che era stata appunto l’opera di un dio crudele per cui si doveva ripudiare la carne, la materia, in favore di un mondo totalmente spirituale perché solamente nello spirito risiedeva il vero e unico Dio: si potrebbe quindi dire che ciò che predicavano i Catari altro non era che una forma estrema di Cristianesimo in quanto esso stesso ripudiava la materia e che si poteva considerare, in fondo, una logica conclusione della fede stessa.

Per poter vivere e fare i conti con la realtà terrena i Catari avevano considerato e valutato tutto ciò che essa portava come una sorta di banco di prova per un infinito futuro spirituale e non era quindi ammesso il suicidio come una facile scorciatoia per liberarsi dell’involucro di materia.

All’epoca in cui stiamo parlando la Chiesa non era certamente il meglio dell’onestà, della pietà e della carità, anzi, fin dai primi anni del XII secolo il Papa non aveva la minima considerazione dei preti che erano al servizio suo e della Chiesa.

Con una configurazione che potrebbe ricordare da vicino molto l’attuale situazione, i vescovi erano considerati pescatori di danaro e non di anime, esattamente come oggi essi svolgono il lavoro di soci segreti o sovvenzionatori a tassi da strozzinaggio di molte attività in Italia e all’estero.

Le parole esatte che usò all’epoca il legato papale in Germania erano: “Il Clero della mia giurisdizione passa il tempo tra lussi e gozzoviglie, non osserva i digiuni, pratica la caccia con il falcone, gioca d’azzardo e si occupa di contrattazioni commerciali per arricchirsi…”.

Falcone a parte, perché oggi quasi non si pratica più questo sport, il nostro legato papale si lamentava perché i preti volevano i soldi alla mano prima di ogni pratica religiosa e che i matrimoni o i funerali non venivano celebrati se il compenso non era stato fissato anticipatamente, la comunione esigeva un offerta libera ma obbligatoria e pecuniaria, persino l’estrema unzione era soggetta a questo… beh, accade esattamente ancora oggi e probabilmente è capitato a molti di noi, dipende dal prete con il quale si ha a che fare.

Invece di cercare di eliminare i corrotti che prosperavano come grano al Sole dentro alle proprie file, il Papa, per l’esattezza Innocenzo III, scrisse nel 1207 al Re di Francia e ad altri nobili un’esortazione affinché venissero eliminati gli eretici con la forza delle armi (alla faccia della pietà cristiana), in più veniva promesso un premio in terre e in indulgenze plenarie; egli poi raggiunse il massimo della ipocrisia dichiarando una Guerra Santa, due parole assolutamente e cristianamente in antitesi tra loro, per sterminare gli eretici.

Iniziò così quella che venne definita la Crociata Albigese che vedeva cristiani contro cristiani. Coloro che si ritenevano i custodi della vera fede, avevano dato il diritto di saccheggiare, razziare ed espropriare.

Il 22 luglio del 1209 l’esercito di Simon de Montfort alla cui guida spirituale era il legato pontificio Armand-Amaury, penetrò nella città di Bezièrs che fu messa a ferro e fuoco e saccheggiata. Sorse poi il problema di capire, tra i superstiti, chi fossero coloro fedeli alla Chiesa e chi fossero gli eretici, la decisione del legato pontificio dovrebbe essere scolpita a lettere nere su ogni Chiesa: “Uccideteli tutti. Dio riconoscerà i suoi!”.

Dopo una serie di sanguinosi scontri, i Catari furono definitivamente sconfitti nel 1255 a Quèribus ma anche per coloro che si salvarono era nata un’altra efferatezza che nulla aveva di caritatevole e vanificava la venuta di un uomo e del suo sacrificio.

Dobbiamo tornare ora a quel Domenico Guzman che abbiamo lasciato indietro qualche anno prima: siamo adesso nell’estate del 1206 e la situazione per quanto riguarda gli eretici aveva fortemente disgustato Domenico, uomo di dialettica profonda; egli, rendendosi conto che la situazione con gli eretici stava precipitando e glissando tranquillamente sullo sfacelo e la corruzione della Chiesa, si mise a organizzare una vastissima rete di monaci viaggiatori i quali, tramite un rapido corso di teologia e di storia, considerati basilari e importantissimi da Domenico, viaggiavano per le contee cercando di contrastare il verbo eretico. Così nacquero i domenicani e alla sua morte, avvenuta nel 1222, esistevano già una ventina di conventi domenicani in Francia e in Spagna e poiché, come si è detto, essi continuarono a essere uomini di cultura, furono spesso interpellati dal Papa per questioni inerenti l’eresia.

Nel 1234 Domenico fu canonizzato dimenticando le sue mani lorde del sangue di coloro che aveva fatto condannare a morte: nonostante questo il suo ordine contava ormai un centinaio di conventi innalzati sul sangue dei cosiddetti eretici.

Nel 1233 divenne Papa uno degli amici di Domenico e, probabilmente grazie a questo, il buon frate fu canonizzato rapidamente nel giro di un anno: il nome di questo papa è stato tramandato ai posteri come Gregorio IX, il quale si diede subito da fare emanando una bolla che, in pratica, dava carta bianca ai domenicani affinché potesse essere estirpata l’eresia. Sempre con animo caritatevole in una seconda bolla scritta appositamente per i domenicani egli scrisse: “Perciò voi avete il potere di privare i clerici dei loro benefici per sempre e di procedere contro di loro e contro tutti gli altri, senza appello, chiedendo l’aiuto del braccio secolare, ove necessario…”.

La prima versione del pull di “Mani Pulite” era nata.

Per poter meglio ottemperare ai crismi di questa santa crociata il Papa creò, nel 1234, un tribunale che prese il nome di Santa Inquisizione per mezzo della quale furono torturate e uccise, in nome della fede, migliaia di persone quasi sempre innocenti sui reati loro contestati, una caccia all’innocente e al perseguitato come la storia non aveva mai visto e che si ripeterà solo con il massacro degli ebrei ad opera di un altro criminale dell’umanità: Adolf Hitler, l’unica agghiacciante differenza è che il regno ecclesiastico del terrore durò ufficialmente fino al 1908… in confronto ad esso, Hitler e il suo periodo di folle persecuzione sembrano un freddo alito di vento…

In Spagna, durante il regno di Isabella di Castiglia e di Ferdinando d’Aragona, l’Inquisizione non era solo uno strumento al servizio della Chiesa, ma la sua gestione era divisa tra la corona e la Chiesa stessa, in questo modo le sue efferatezze potevano servire a un duplice scopo.

Infatti, nel 1478, Papa Sisto IV autorizzava, con la solita bolla, la creazione di inquisitori da parte dei sovrani.

Così avvenne e, dopo aver nominato, nel settembre del 1480, due inquisitori pur sempre domenicani, si arrivò al febbraio del 1482 con la nomina di altri sette domenicani. Uno di loro era il priore del Monastero di Segovia ed egli sarebbe passato alla storia come l’uomo che avrebbe dato il massimo fulgore a quella vergogna umana che fu l’Inquisizione. Il suo nome era Tomàs de Torquemada.

Nel 1492 il Papa comincio ad accorgersi che la cosa gli stava prendendo la mano e che in nome della fede molti innocenti erano stati uccisi, per cui emanò una bolla secondo la quale l’inquisitore veniva posto sotto il controllo dei vescovi locali, ma non così accadde in Spagna perché Ferdinando scrisse esplicitamente al Papa di occuparsi dei fatti suoi per cui tutti i poteri dei vari tribunali furono accentrati a una amministrazione a capo della quale era Torquemada stesso.

Nei quindici anni del suo regno di terrore Torquemada mise da parte un’enorme ricchezza che egli sequestrava alle sue vittime, continuò sempre a indossare la sua toga da domenicano; aveva parecchie dimore e viaggiava con una scorta di cinquanta guardie a cavallo e duecentocinquanta uomini in armi.

Tra le procedure che venivano adottate dagli inquisitori c’erano quelle per cui chi denunciava un eretico, pur essendo stato a sua volta incriminato di colpe leggere, veniva punito con una semplice penitenza, questo fu ovviamente un metodo molto usato per eliminare vecchi rancori, gelosie o rivali.

Il sistema piacque così tanto che il Senatore McCarty lo fece suo negli Stati Uniti durante la famosa caccia alle streghe che passò sotto il nome di Maccartismo.

Torquemada morì nel 1498 e non fu certo rimpianto.

Tra le vittime illustri vi furono filosofi come Giordano Bruno che aveva osato dichiarare che l’universo è infinito e pieno di mondi già verso la fine del Cinquecento e per questa e per altre sue “assurdità” la Chiesa, l’8 febbraio 1600, dopo averlo torturato e crocefisso dinnanzi ai cardinali inquisitori, lo costrinse ad ascoltare in ginocchio la sentenza di condanna al rogo. Terminata la lettura della iniqua sentenza, dopo aver rifiutato i conforti religiosi e il crocefisso, il 17 febbraio, con la lingua serrata da una morsa perché non potesse parlare, venne condotto in piazza Campo de’ Fiori, denudato, legato a un palo e arso vivo. Le sue ceneri vennero poi gettate nel Tevere: il tutto, ovviamente, con carità cristiana.

Non dimentichiamolo: anche Galileo Galilei e Cristoforo Colombo furono accusati di eresia e noi sappiamo oggi con assoluta certezza che la Chiesa ha svolto questo sanguinoso compito per controllare o manipolare qualunque tipo d’informazione che potesse interferire con i suoi propositi.

Ancora oggi questo atteggiamento è ben lontano dall’essere abbandonato, ovviamente i metodi sono diversi e non si può più ricorrere alla tortura, alla espropriazione e al massacro.

Anche l’atteggiamento di fronte ai misteri del cosmo e alle possibilità di vita in esso dimostra come la Chiesa sia ben lungi dal ricordare quella che dovrebbe essere la sua vera funzione di comprensione e di fede.

Il Vaticano, tra l’altro, possiede anche un osservatorio astronomico diretto dai frati gesuiti sul Monte Graham, in California e tanto per dare un’idea della presunzione di certi uomini di Chiesa leggete la dichiarazione di Padre Chris Corbally, vicedirettore di un progetto sulle possibili conseguenze di un contatto con una civiltà di un altro mondo: “Se dovessimo trovare una civiltà su altri pianeti e se fosse possibile stabilire una comunicazione con i suoi componenti, allora manderemmo anche dei missionari a salvarli…”.

A salvarli sì, ma dalla specie umana… quale esempio di presunzione! Pretendere di esseri i veri e unici custodi della fede di tutto l’universo, dimenticare l’umiltà di chi è nato in una stalla, di chi ha predicato fra i poveri, di chi era umile tra gli umili, ma potente negli intenti e nelle parole perché, un uomo di nome Gesù è storicamente esistito, questo è indubbio, e i suoi detti sono rimasti fino a oggi per essere seguiti, reinterpretati, storpiati, riadattati per le comodità umane in un culto religioso pieno di ori e ricchezze nel quale un uomo di nome Gesù stenterebbe a riconoscersi… ma tanto a loro è sufficiente dire: mi dispiace come ha detto l’8 marzo dell’anno 2000, tramite il suo Papa, Giovanni Paolo II, che ha chiesto ufficialmente perdono per gli errori dei cristiani, compiuti in ogni tempo. Così secoli di storia, di vessazioni, torture e morti si perdono e scompaiono dietro un velo d’ipocrisia, di paura, di alleanze politiche e di ottusa fiducia delle masse. Anche perché, disse l’allora cardinale Ratzinger: “La Chiesa del presente non può costituirsi come tribunale nei confronti delle generazioni passate. È per risvegliare le coscienze di oggi che riconosciamo le deviazioni di ieri”.

Tanti sono i film su Gesù e la sua storia ne elenchiamo qui alcuni:

Barabba di Richard Fleischer (1961)

Ben-Hur di William Wyler (1959)

Christus di Giulio Antamoro (1916)

Dogma di Kevin Smith (1999)

I Giardini dell’Eden di Alessandro D’Alatri (1998)

Golgota di Julien Duvivier (1935)

I.N.R.I. di Robert Wiene (1923)

L’inchiesta di Damiano Damiani (miniserie TV, 1986)

Io Sono con Te di Guido Chiesa (2010)

Jesus Christ Superstar di Norman Jewison (1973)

Killing Jesus di Christopher Menaul (2015)

Il Ladrone di Pasquale Festa Campanile (1980)

Marcellino Pane e Vino di Ladislao Vajida (1955)

Marcellino Pane e Vino di Luigi Comencini (1992)

Maria, Madre di Gesù di Kevin Connor (1999)

Mesiah di Nader Talebzadeh (1997)

Il Messia di Roberto Rossellini (1975)

Nativity di Catherine Hardwicke (2006)

La Passione di Cristo di Vittorio Calcina (1899)

La Passione di Cristo di Mel Gibson (2004)

La Più Grande Storia Mai Raccontata di George Stevens, David Lean e Jean Negulesco (1965)

Il Re dei Re di Cecil B. De Mille (1927)

Il Re dei Re di Nicholas Ray (1961)

Son Of God di Christopher Spencer (2014)

La Spada e la Croce di Carlo Ludovico Braglia (1958)

La Tomba Perduta di Gesù di Simcha Jacobovici (documentario – 2007)

Tu mi Turbi di Roberto Benigni (1983)

L’ultima Tentazione di Cristo di Martin Scorsese (1960)

Il Vangelo Secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini (1964)

La Vita e la Passione di Gesù Cristo di Ferdinand Zecca e Lucien Nonguet (1903).

Il film di Giuliano Montaldo Giordano Bruno del 1973 racconta in maniera abbastanza precisa gli ultimi anni di vita in una società che considerava ancora eretica e blasfema l’ipotesi di una distinzione fra fede e scienza. L’interprete Gian Maria Volontè, pur offrendo un’ottima prova interpretativa, è un uomo alto e di bell’aspetto che aveva successo con le donne. Tutto il contrario del vero Giordano Bruno, ma, si sa, il cinema ha anche le sue stupide esigenze.

Galileo è invece un film del 1968 girato da Liliana Cavani: Galileo Galilei si trova a Padova dove insegna fisica all’Università. Qui cominciano a serpeggiare le idee di Giordano Bruno e i principi di Copernico sul Sistema Solare. Un giorno gli viene donato un rudimentale binocolo olandese che egli perfeziona fino al punto di vedere il movimento delle stelle. Attraverso lunghi studi, Galileo si convince che il Sole e non la Terra è al centro del sistema dell’universo. Chiamato a Roma per mostrare e spiegare le sue ricerche, viene invitato dal Cardinal Bellarmino e dal Papa stesso a soprassedere a tali studi poiché le sue affermazioni sono ai limiti dell’eresia. Ma egli, tornato a Firenze, continua le sue ricerche e pubblica un libro. Giunge così una denuncia che porta al sequestro dell’opera e all’arresto di Galileo. Questi viene sottoposto a una serie di interrogatori e, anche per il timore della tortura, Galileo, dinanzi al tribunale dell’Inquisizione, firma una abiura solenne.

Nel 1975 venne realizzato ad opera di Joseph Losey, un secondo film anch’esso con il titolo Galileo (Galileo): era tratto dalla piéce teatrale di Bertold Brecht “Vita di Galileo”, che in precedenza Losey aveva messo in scena.

L’impresa di Cristoforo Colombo ha messo da parte, nei film, la sua accusa di eresia della quale fu accusato da Toquemada, ma di essa se ne parla nel film Cristoforo Colombo – La Scoperta (Christopher Columbus: The Discovery) di John Glen, datato 1992. L’accusa di eresia che pendeva sul suo capo era, ancora una volta, dovuta non solo all’ignoranza ma soprattutto alla presunzione della Chiesa che le sue verità erano assolute e indiscutibili. Il fatto è invece che la concezione geografica che veniva da lui sottintesa, come più tardi quella di Copernico, era del tutto rivoluzionaria ed eretica per lo spirito del tempo.

La Terra, sede appositamente ideata e assegnata all’essere umano dal suo Creatore, era concepita di forma sferica, situata al centro dell’universo, attorniata dalle sfere celesti sulle quali erano infisse le stelle; ma possedeva nell’opinione comune un ben preciso “sopra” e un ben preciso “sotto”. Dio aveva concesso all’uomo di abitare le terre emerse dopo il Diluvio, situate soltanto nella parte superiore del globo, che per il resto era interamente ricoperto dal mare Oceano. La Città Santa, Gerusalemme, era collocata al centro dell’ecumene (ovvero della casa comune, dell’abitabile), tutto il resto era acqua. Sull’estensione delle terre emerse, e sulle reali proporzioni della sfera, potevano esserci delle divergenze di opinioni, ma non ce n’erano, e non ce ne dovevano essere, sul fatto che la Terra non fosse uguale in tutte le sue parti, che nell’emisfero inferiore non potessero esserci né terre né abitanti, e che non ci si potesse navigare. Ammesso infatti, per absurdum, che si fosse potuto navigare fuor dell’abitabile in discesa, lungo la china della sfera, come si sarebbe poi potuto voltare e continuare la navigazione dall’altra parte? Sarebbe stato come voler risalire la china d’un monte, cosa che le navi non avrebbero potuto fare, nemmeno con il più forte dei venti.

Molte di queste accuse, di questi comportamenti ignominiosi, boriosi e limitati non riguardano solo la Chiesa, sia chiaro, che con affanno cerca di adeguarsi ai tempi ma è ancora indietro: predica l’uguaglianza, ma è proibito il matrimonio tra ecclesiasti il che fomenta una marea di pervertiti perché, lo sappiamo, esistono individui con in mano il potere che conducono con ferocia o con subdola capacità di perfetto latrocinio il furto ad opera delle popolazioni che guidano, che truffano con false leggi o con metodi da Santa Inquisizione… e molti di loro, purtroppo, hanno in mano la sorte di un povero pianeta ormai avviato verso la sua inutile agonia e, se sarà così, a chi chiederemo scusa questa volta?

(7 – continua)

Giovanni Mongini