SERGIO MARTINO, UN REGISTA DI GENERE 02 – PARTE 03

Il thriller erotico – Sergio Martino incontra Edwige Fenech… e non solo – Parte 03

Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave (1972) conclude la quadrilogia dei thriller erotici interpretati da Edwige Fenech, cominciata con la Lo strano vizio della signora Wardh, proseguita con Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer? (di Giuliano Carnimeo) e Tutti i colori del buio. Si tratta dell’ultimo lavoro non esclusivamente erotico prima dell’inizio di una lunga stagione di successi nel campo della commedia scollacciata. Per trovare di nuovo Edwige Fenech impegnata in un thriller si dovrà attendere il 1988 con Un delitto poco comune, un buon lavoro diretto dallo specialista Ruggero Deodato.

Il tuo vizio è una stanza chiusa… è tratto da Il gatto nero di Edgar Allan Poe, la sceneggiatura vede all’opera Luciano Martino (anche produttore in coppia con Leo Cevenini), Ernesto Gastaldi, Adriano Bolzoni e Sauro Scavolini. La fotografia è di Giancarlo Ferrando, il montaggio di Attilio Vincioni, le scenografie sono di Riccardo Domenici e le musiche di Bruno Nicolai. Interpreti principali: Edwige Fenech (Floriana), Anita Strindberg (Irene), Luigi Pistilli (Oliviero Ruevigny), Ivan Rassimov (Dario), Franco Nebbia, Enrica Bonaccorti, Dalila Di Lazzaro e Daniela Giordano.

Il film parte alla grande con un rapporto sessuale tra la Strindberg e Pistilli che scorre sotto i titoli di testa. Purtroppo è volutamente sfuocato e si può solo intuire. Luigi Pistilli è uno scrittore fallito ed erotomane che tratta la moglie come un oggetto e la umilia davanti agli ospiti. Anita Strindberg è molto bella, sforna un’interpretazione da donna frustrata e un po’ lesbica che diventa una perfida omicida calcolatrice. Il rapporto sadomasochista e ambiguo che lega Pistilli con la Strindberg è reso bene nelle sequenze iniziali che mostrano la donna in lacrime, il marito che la offende, la picchia e poi la possiede. Il gatto nero è il filo conduttore della storia che si dipana attraverso i suoi occhi gialli e il rapporto di odio tra la bestia e la Strindberg. Il gatto nero era proprietà della defunta suocera, adesso il marito se ne occupa e lo accudisce come un figlio. Quando cominciano i delitti la polizia sospetta dello scrittore perché la prima vittima è una ex studentessa con la quale aveva un appuntamento proprio la sera del delitto. Franco Nebbia è un commissario di pubblica sicurezza poco credibile, lo ricordiamo più a suo agio come presentatore radiofonico della trasmissione Il Gambero e come commentatore sportivo. In ogni caso conduce le indagini tra domande scontate e precisazioni risibili, ma la colpa è anche dello sceneggiatore. L’assassino taglia la gola alle vittime con un falcetto ricurvo e subito dopo colpisce in casa dello scrittore e uccide la serva di colore. La moglie convince il marito che è meglio murare la donna in cantina perché nessuno crederebbe alla sua innocenza.

Il film è diventato un cult soprattutto per il titolo, una frase scritta nel biglietto che si leggeva ne Lo strano vizio della signora Wardh, primo film girato da Martino con la Fenech. Martino aveva riscosso un gran successo con i precedenti thriller erotici soprattutto per merito della bella franco-algerina. In questo film la Fenech è Floriana, una diciottenne androgina, con i capelli a caschetto che non le donano molto. Se esiste un’attrice non efebica e che non ha il fisico per ricordare un uomo questa è proprio la Fenech, ma secondo Martino “averla nel film era fondamentale”. Edwige Fenech arriva nella casa dello zio e si dà un gran da fare in camera da letto senza trascurare nessuna possibilità. Ricordiamo una scena lesbica con Anita Strindberg massacrata dalla censura. La sensualità del rapporto resta immutata per via della morbosità degli sguardi e delle languide carezze, ma la macchina da presa riprende soltanto volto e mani delle donne. Floriana veste una minigonna di un rosso sgargiante, porta stivaloni super sexy e proviene da una comune “dove gli uomini sono di tutti”, pure se lo zio corregge che “le donne sono di tutti”. Un po’ di polemica sessantottina e femminista calza a pennello nel periodo storico. Subito dopo la Fenech indossa un corto pigiama che mette in mostra le lunghe cosce che lo zio accarezza con voluttà. “Ti piace la nipotina?” domanda ammiccante. Lui tocca le cosce e si fa chiamare porco, alcolizzato, drogato, depravato che dormiva con sua madre e persino scrittore fallito. Il gatto entra ancora una volta in scena e graffia la Strindberg che in una sequenza successiva gli toglierà un occhio con un paio di forbici.

Va citata anche una breve parte dove entrano in gioco le bellezze posteriori di Enrica Bonaccorti mentre scende dal treno e viene accolta da allupati militari.  La Bonaccorti è una prostituta che mostra le lunghe gambe un altro paio di volte prima di essere uccisa da un assassino che non è il killer ma un pazzo uscito dal manicomio. La polizia arresta l’omicida e scagiona lo scrittore. Nel film c’è Ivan Rassimov nella parte di un lattaio appassionato di motociclismo e innamorato della Fenech. Una sequenza erotica vede un intenso rapporto tra lei e Rassimov in una mansarda, fuori dalla porta Pistilli fa il guardone e subito dopo ci prova con buon successo.

Si fatica a trovare un personaggio positivo, ma il più negativo è lo scrittore fallito che insidia la giovane nipote e tratta con disprezzo la moglie. Neppure la Fenech è da salvare, visto che tradisce tutti e passa da un letto all’altro con naturalezza. Come recitazione gli attori lasciano a desiderare senza distinzioni di sorta e anche la Fenech non convince. Pistilli è il solo che si salva. Da citare una parte erotica con protagonisti Pistilli e Fenech, lei indossa il vestito della madre, se lo fa togliere con violenza e resta a seno nudo.

La pellicola è pervasa da un erotismo torbido, caratteristica comune dei thriller erotici italiani, però di qui a definirlo un porno-thriller (come fa Marco Giusti su Stracult) ce ne corre. Alla fine comprendiamo che neppure la moglie dello scrittore è un personaggio positivo, perché ha architettato un piano che prevede la distruzione psicologica del marito. La Strindberg capisce che il marito la vuole uccidere per rimanere solo con la nipote, allora entra in scena il suo amante (complice di tutto) e insieme fanno fuori Pistilli. La Strindberg pareva una vittima ma è la carnefice che uccide il marito e lo mura in cantina. Una nuova lesbicata (tagliata) suggella il patto di alleanza tra lei e la Fenech che chiede gioielli in cambio del silenzio. Non dura molto perché la coppia diabolica fa fuori pure Floriana, dopo aver ucciso la mamma, la cameriera di colore e il marito. La Fenech è in moto con Rassimov quando il complice della Strindberg versa una lattina di olio in una curva, fa rovinare a terra i due compagni e infine brucia i cadaveri.  La Strindberg getta nel burrone il complice per rimanere sola a godere l’eredità. Pensa che nessuno la può tradire, ma alla fine il gatto nero fa capire ai poliziotti che dietro una parete ci sono due corpi murati. Tutto perché una vecchia aveva visto la scena in cui la donna toglieva un occhio al gatto e l’aveva denunciata per sevizie contro un animale. A livello di curiosità ricordiamo una giovanissima Dalila Di Lazzaro che in una delle prime sequenze si vede ballare nuda sopra un tavolo.

(2/3 – continua)

Gordiano Lupi