DANIELA GIORDANO

Daniela Giordano è un gran bel personaggio, uno di quelli che tanto piacciono a noi: attrice italiana di molti film di genere fantastico, inizia la sua carriera dopo la vittoria a Miss Italia nel 1966. In precedenza si era aggiudicata anche i titoli di Miss Palermo e Miss Sicilia.

Insomma, quello che si potrebbe definire un gran bel tipo.

Ma Daniela non è solo quello: dopo essere stata richiesta per tutti gli anni Settanta per molti film di genere horror, western e commedia all’italiana, nei primi anni Ottanta molla tutto, smette di lavorare e torna in Sicilia dove si occupa di parapsicologia e ufologia.

Un gran bel tipo, no?

E potevamo forse farci scappare un tipo così? Anzi una tipa così… perdonaci Daniela per averti chiamata tipa

Grazie alla collaborazione di Gordiano Lupi che sta scrivendo insieme a lei la sua autobiografia (piccola anticipazione letteraria), siamo riusciti a raggiungerla per un’intervista.

E visto che, come dicevamo, Daniela è un gran bel tipo (o una gran bella tipa che dir si voglia), quello che in realtà è venuto fuori sono chiacchiere in libertà, ricordi, emozioni, sensazioni, commenti di una delle persone più affascinanti, sotto ogni punto di vista, e intelligenti che potessimo incontrare. Una donna eccezionale che tanto avrebbe ancora potuto dare al cinema italiano, ma che ha saputo dire basta quando era il momento. Chapeau!

Ecco allora cosa ci ha raccontato.

QUANTE VOLTE… QUELLA NOTTE (1969) DI MARIO BAVA – UN FILM DALLE MILLE TRAVERSIE CON LA CENSURA, POCO CAPITO DALLA CRITICA – PUÒ DIRSI IL TUO PRIMO FILM A TEMATICA FANTASTICA, PERCHÉ LA TRAMA RACCONTA I DIVERSI MODI IN CUI PUÒ ANDARE UNA STORIA…

Il film era una parabola sul come tutto è relativo e come un piccolissimo evento della nostra vita raccontato da testimoni diversi possa mostrare sfaccettature alternative della verità. In realtà, il messaggio che si voleva trasmettere è che non esiste una verità assoluta. La trama del film era stata costruita con l’idea di ripetere un po’ lo schema di Rashomon, un vecchio film giapponese del 1950, in bianco e nero, diretto da Akira Kurosawa. Bava ha voluto ripetere l’esperimento in chiave moderna, lasciando allo spettatore il dubbio su quale delle 4 versioni offerte fosse la reale verità. Ero molto contenta di fare questo film con Mario Bava perché conoscevo la sua buona reputazione in campo cinematografico. I nostri incontri erano stati gradevoli perché mi aveva rassicurato sulle scene di nudo e mi sono trovata bene con lui come regista. 

OMBRE ROVENTI (1970) DI MARIO CAIANO – BUON REGISTA RECENTEMENTE SCOMPARSO – CI PORTA IN EGITTO ALLA SCOPERTA DI ANTICHI CULTI ESOTERICI. UN FILM CON UN GRANDE CAST E UNA STORIA CHE TIENE IN TENSIONE FINO ALL’ULTIMA SEQUENZA…

Ombre roventi poteva essere per quegli anni un buon film. La storia scelta era quella di Iside e Osiride, il mito più famoso della mitologia egizia, che continua a ripetersi anche in tempi moderni. Questa disperata storia d’amore tra reincarnazioni e realtà offuscate da malevoli seguaci di un culto distorto, poteva essere un film antesignano di quelli che sarebbero poi venuti come film d’azione e di avventura ambientati in terre lontane con cattivi faraoni provenienti dall’oltretomba. M’intrigava molto recitare questa parte ma le mie aspettative sono andate deluse perché se leggendo il copione il film filava liscio come l’olio, sullo schermo si è perso il filo della storia – forse a causa di un conflitto bellico in corso mentre si girava il film, è mancata la concentrazione.

UNA TOMBA APERTA … UNA BARA VUOTA (1972) DI BALCAZAR GRANDA HA UN TITOLO ORIGINALE FUORVIANTE: LA CASAS DE LAS MUERTAS VIVENTES. SEMBRA UN HORROR SOPRANNATURALE, MA DI FATTO LO È SOLO NEL TITOLO…

Un film che di originale non aveva nulla. La produzione totalmente spagnola ha influito negativamente sulla realizzazione del film. Noi, in Italia, nel 1972, eravamo già abituati a uno svolgimento più veloce delle storie. L’uccello dalle piume di cristallo di Dario Argento ci aveva già abituati a una suspense più raffinata e a tagli di montaggio che favorivano i tempi del racconto. Il mio miglior ricordo del film è la straordinaria vitalità della città di Barcellona. La gioia di vivere che si sentiva nelle strade era coinvolgente. E questo nonostante l’ancora vigente dittatura di Francisco Franco. Comunque, il mio personaggio era semplice e lineare e non contemplava un grande impegno recitativo. I vestiti del film erano per lo più miei o diventati miei perché usati in altri film – come quello blu con le catene usato in Quante Volte quella Notte oppure il pantalone palazzo verde chiaro usato in Non ti scordar di me (PlayBoy) e così via.

ARRIVA IL THRILLER D’AUTORE NEL 1972. IL TUO VIZIO È UNA STANZA CHIUSA, SCRITTO DA GASTALDI, È UN FILM INTERPRETATO DA EDWIGE FENECH, MA TU FAI LA TUA PARTE…

In questo film ho conosciuto e lavorato 5 minuti con Luigi Pistilli, un bravo attore e doppiatore. Non ho incontrato la Fenech e ho un buon ricordo di Sergio Martino come regista. Ho rivisto il film recentemente e sono rimasta sorpresa dell’attenzione che mi hanno riservato sia come fotografia che come primi piani. A volte non succedeva così nemmeno quando ero la protagonista!

NOIR CRUDO E VIOLENTO CON VIOLENZA CONTRO LA VIOLENZA (1972) DI ROLF OLSEN. CHE CI DICI DI QUESTA ESPERIENZA TEDESCA?

Violenza contro la Violenza è stata un esperienza positiva. Mi sono trovata bene a lavorare con questa troupe. Olsen, un regista con le idee chiare, Raymond Harmstorf un bravo attore, con una grande carica vitale. La storia voleva in qualche modo sottolineare alcuni fatti di cronaca degli anni di piombo.

Il mio personaggio era semplice ma allo stesso tempo duplice. Benestante, lesbica che, grazie ad Harmstorf, scopre che le piacciono anche gli uomini. Ma nel film questa complessità caratteriale non si capisce, malgrado il tentativo di un trucco molto duro e un abbigliamento che ai tedeschi nel ’72 sembrava maschile.

LA CASA DELLA PAURA (1974) È UN VERO HORROR, MA MOLTO MENO SOPRANNATURALE DI QUEL CHE PUÒ SEMBRARE DAL TITOLO. GRANDE CAST E UN REGISTA MISTERIOSO…

Il regista non era misterioso, era solo sconosciuto. Laureatosi nel 1950 alla ben nota Franklin High School di Rochester, sobborgo di New York, in questo film da lui sceneggiato, diretto e prodotto, William L. Rose si stava cimentando a Roma con il suo terzo o quarto film mentre altrettanti ne aveva fatti solo come sceneggiatore. La storia della nascita di questo film è un classico dell’entusiasmo che molti hanno per il cinema, bello o brutto che sia. Un suo ex compagno di università, Jim Saturno, lavorava per la Eastman Kodak nel dipartimento ricerche e, coinvolto da Rose, investe il suo “Kodak bonus” nel progetto de La Casa della Paura (The girl in room 2A) . Saturno coinvolge un altro suo compagno di corso, Herb Becker e sua moglie Carol. Insieme si incontreranno a Washington D.C. e uniranno i loro sforzi economici per la realizzazione di quello che si pensava un buon film, visto il cast internazionale:

Raf Vallone, molto conosciuto negli Stati Uniti, così come Angelo Infanti per aver interpretato il personaggio di Lucky Luciano nel film I segreti di Cosa Nostra (in USA Valachi Papers di Terence Young), la Galletti per aver lavorato con Bertolucci ne L’Ultimo Tango a Parigi e con Rossellini in Roma Città Aperta e Karin Schubert per essere stata una delle mogli di Richard Burton in Barbablù. In fondo, quella con meno curriculum ero io. Comunque, so cosa significa spremersi le meningi e cercare di convincere determinate persone ad investire i loro soldi  in qualcosa in cui si crede fortemente. Tanti anni fa, mentre ancora facevo l’attrice e percorrevo strade di lavori alternativi, sono riuscita a mandare in onda su una televisione privata un programma scritto, diretto e interpretato dalla sottoscritta. Ho trovato lo sponsor in una ditta di elettromedicali in Francia che, per fortuna, aveva la  filiale anche in Italia. Secondo la mia esperienza, fare un film è la cosa più facile – o quasi. La cosa più difficile è trovare le persone che credono in te e che ti aiutano a farlo investendo il loro denaro.

ROMA VIOLENTA (1975) È UN GRAN BEL POLIZIOTTESCO DEL GRANDE MARINO GIROLAMI CHE SI FIRMA FRANCO MARTINELLI. INTERPRETE MAURIZIO MERLI…

Anche qui il mio incontro professionale con Maurizio Merli e Marino Girolami lo posso considerare un incontro superficiale: una presenza di 5 minuti in un film finalmente fatto bene. Entrambi bravi e ottimi professionisti. Non ho incontrato nessun altro. E non è accaduto nulla, a parte i convenevoli di rito, che abbia lasciato una traccia meritevole di essere ricordata.

UN ALTRO NOIR CHE INDAGA IL TEMA DEL SERIAL KILLER È IL VIZIO HA LE CALZE NERE (1975) DI TANO CIMAROSA, GIALLO ALL’ITALIANA IN SALSA SICULA CON JOHN RICHARDSON E DAGMAR LASSANDER. UN FILM MOLTO TAGLIATO DALLA CENSURA CHE VEDE PROTAGONISTA UNA KILLER IN GONNELLA CHE UCCIDE A COLPI DI RASOIO PROSTITUTE E DONNE INFEDELI…

Non ricordo nulla di questo film, nemmeno che l’ho fatto! Per dover scrivere un commento su questo film ho cercato nella mia filmoteca ma non l’ho trovato. Mi manca. Grande disappunto… Allora, l’ho cercato su YouTube. Leggo però che non è tutto il film ma solo un estratto. Quale però è stata la mia sorpresa nel vedere le prime scene della sottoscritta che, ferita, scappa via da un presunto pericoloso assassino. Come mai è stato scaricato solo il pezzettino che mi riguarda e non altri con gli attori più conosciuti? Mah ! Comunque, fa una stranissima impressione vedere la propria immagine e non avere alcuna memoria dell’evento. Schizofrenia dissociativa ? () Sembra che sia stato girato interamente a San Benedetto del Tronto. Ci sono stata? Non lo so. Non lo ricordo proprio. Comunque, la vestaglia non era mia. Di questo sono sicura.

UN VERO FANTASTICO SAREBBE STARCRASH (1977) DI LUIGI COZZI, UNO DEI POCHI REGISTI ITALIANI DI FANTASCIENZA, MA LA TUA PARTE VIENE TAGLIATA AL MONTAGGIO…

Conoscevo Luigi Cozzi da molti anni grazie alla Libra Editrice e Ugo Malaguti, direttore editoriale. Avevamo in comune la passione per i libri di fantascienza e per i film di fantascienza. Ero molto contenta quando seppi che mi voleva per una piccola parte in questo film. Penso che l’abbia fatto proprio perché eravamo legati da interessi e passioni comuni più che per una reale necessità di ruolo. Una settimana in Calabria a fine settembre, in un film con un cast di tutto rispetto, con un regista che era anche un amico, interpretando una capitana delle guardie che non si doveva spogliare e pagata benissimo. Non avrei potuto desiderare di più! Che poi il tutto sia stato tagliato per esigenze filmiche, non è stato un gran danno. E’ stata una settimana meravigliosa allietata dalla conoscenza di Carolyn Munro e Judd suo marito, che mi ha condotto poi su altre strade. Ne valeva comunque la pena.

INQUISICIÓN - INQUISIZIONE (1978) DI PAUL NASCHY (JACINTO MOLINA) È UN FILM IMPORTANTE INTERPRETATO DALLO STESSO REGISTA INSIEME A RICCARDO MERINO, MONICA RANDALL E ANTONIO CASAS. DURO, CRUDELE, CON MOLTE SEQUENZE DI TORTURE…

Paul Naschy ha realizzato una buona regia. Antonio Casas e Monica Randall erano due bravi attori molto conosciuti in Spagna . Così come pure Ricardo Merino e Tony Isbert. Julia Saly, che interpreta il personaggio di mia sorella, meglio conosciuta come La Pocha, era molto nota come ballerina di flamenco.

Due anni dopo l’uscita del film in Spagna, vengo a sapere dal mio agente, che il film Inquisicion in Spagna ha incassato più del film Lo Squalo. E non mi sa dire perché il film non è uscito in Italia. Consapevole che Inquisizione era in fondo il miglior film che avessi mai fatto, organizzo, con l’aiuto del mio agente, una visione per distributori Italiani in una sala privata. Riesco nell’intento ma alla fine della proiezione i commenti mi spiegheranno molti perché. Il mio nome da solo non aveva  la necessaria forza commerciale per il mercato italiano, gli attori del film erano sconosciuti in Italia, al pubblico italiano non interessavano le storie spagnole in costume, i costi del doppiaggio per questo film erano troppo alti e… non c’era abbastanza sesso! E cos’altro volevano?

Forse i tempi non erano ancora maturi. Dovevano ancora arrivare le interminabili telenovelas sudamericane che vediamo oggi in TV!

Quando il film è però uscito in DVD sul mercato americano, quello inglese e in Sudamerica, allora ho scoperto di avere molti fan all’estero.

IL BRACCIO VIOLENTO DELLA MALA (1979) DI SERGIO GARRONE È UN FILM NOIR DI UN CERTO INTERESSE, GIRATO IN SPAGNA, NEI DINTORNI DI MADRID…

Ho rivisto questo film solo perché dovevo scrivere un commento. Ricordavo ben poco. Impresso nella mia mente era rimasto solo il bagno che avevo fatto nel bacino idrico alle porte di Madrid. L’acqua era gelida. Dovevo fare solo poche bracciate ma ero impressionata dalle decine di libellule che volavano sul pelo dell’acqua. Stranamente nel film non si notano. Ma io le ricordo bene. Una libellula è una cosa meravigliosa… decine di loro mentre nuoti è un’altra storia.

Considerato che questa era l’unica cosa che ricordavo, rivedere il film è stato per me uno shock. Il cattivo gusto di alcune mie scene mi ha fatto ricredere su Garrone, che ritenevo un regista diverso. Fermo restando che Dell’Acqua e tutti gli altri se la cavano benissimo.

INFINE, IL TUO INTERESSE PER GLI UFO…

Una sera d’estate del 1977 mi trovavo in auto insieme a un amico, che poi sarebbe diventato mio marito. Tornavamo da una gita al mare a Pescia Romana, in provincia di Civitavecchia. Ad un tratto, mentre sto parlando con il mio amico, attrae la mia attenzione una luce lampeggiante in cielo che fa capolino tra gli alberi che costeggiavano un lato della carreggiata. Mi chino lievemente per poter osservare meglio attraverso il finestrino aperto del guidatore. La piccola sfera di luce non ha un movimento regolare: precipita, si rialza, carabattola in aria con immediati zig-zag… e avanza nella nostra direzione diventando sempre più grande. Dico al mio amico di rallentare perché osservi anche lui questa cosa misteriosa. Mi conferma che quella luce, in avvicinamento, gli sembra molto strana, sia per i movimenti troppo repentini sia per il suo biancore innaturale ed intermittente. Nel frattempo questa luce, avvicinandosi sempre più, aumenta la propria brillantezza. Allora, impressionati, ci fermiamo e usciamo dalla macchina per seguirla meglio con lo sguardo. Cerchiamo anche di scorgere se vi siano altri automobilisti con cui scambiare opinioni o chiedere informazioni, ma scopriamo di essere completamente soli tra i tornanti di una strada stretta certamente poco frequentata. Siamo proprio soli con luce naturale ancora per mezz’ora. Intanto, quasi d’un baleno, il luminoso oggetto diviene ben visibile davanti a noi. Si avvicina sino a raggiungere una distanza da noi di circa venti metri e ad una  altezza poco più su degli alberi. Mentre attraversa lentissimo la carreggiata, sbigottiti lo esaminiamo bene e quasi non crediamo ai nostri occhi: è un classico disco volante come talvolta accade di vedere sui giornali o sui comics quando trattano l’argomento. Simile a un piatto fondo capovolto, l’incredibile disco si sofferma per alcuni secondi sopra di noi, come a voler brevemente osservarci o a farsi fugacemente notare. Il disco è largo circa 12 metri ed è di colore grigio metallico scuro. Scopriamo però che la brillante luce lattiginosa, intensa ma non abbagliante, proviene dalla sua cupoletta, semitrasparente. E l’intermittenza della luce è data da tre o quattro fasce verticali di colore scuro che come una guaina imbracano la cupoletta e ruotano velocemente su sé stesse. Il silenzio è totale e grava su di noi. Non un suono, nemmeno il cinguettio di un uccello. Lo stupore non mi impedisce però di risalire precipitosamente in macchina, di usare gli abbaglianti alternativamente a mo’ di segnalazione e di suonare il clacson. Ero eccitatissima. Non so cosa mi aspettassi. Ma non accadde nulla. Anzi, l’incredibile velivolo improvvisamente, senza alcun rumore sibilo o ronzio, schizza via veloce sparendo dietro un costone.

Il mio amico, cercando di smitizzare, mi disse: “Ecco, l’hai spaventato”.

Non abbiamo mai avuti dubbi. Non era nulla di convenzionale, né di militare, né di questo tempo. Rimettiamo in moto di corsa per cercare di beccarlo attraverso un diverso tornante. Ma non l’abbiamo più visto. E ho cercato, come molti altri d’altronde, di percorrere la strada della conoscenza cercando maggiori informazioni e senza immaginare che tutto ciò mi avrebbe condotto molto lontano.

Gordiano Lupi